Entrare nel Monastero del Carmine, in Città Alta, contenitore culturale pieno di fascino.

Dopo Astino e Valmarina, eccoci questa volta in Città Alta, a esplorare un altro complesso monastico: il Monastero del Carmine.

Siamo sulla Corsarola, all’ingresso di quel portone che tutti a Bergamo conoscono come quello dove si trova da sempre la pesca di beneficienza. Ci sarò passata davanti non so quante volte senza mai fermarmi fino a quando, quest’estate, non ho trovato un roll up del Teatro Tascabile sul portone d’ingresso che invitava ad entrare. L’ho fatto e qui ho avuto una bellissima sorpresa.

Ho scoperto che basta percorrere pochi metri all’interno di un corridoio per vedere in fondo un affresco che sembra affiorare per caso dall’intonaco bianco e che invita a proseguire. E grazie a questo invito si raggiunge un antico passaggio di cui si era persa traccia che conduce a quello che un tempo accoglieva una comunità di frati Carmelitani, il Monastero del Carmine.

Ne sono rimasta incantata e ho cominciato, come mio solito, a scattare foto con l’iphone ripromettendomi di tornare a casa e studiare meglio la storia di questo luogo. Era un altro antico gioiello di cui non sapevo nulla e che potevo vedere da vicino, con le sue ferite e il suo carico di storia.

Entrare in questo luogo e raggiungere il chiostro è stato come attraversare una porta spazio-temporale e fare un viaggio nel passato fino al XV secolo. Ti guardi intorno e cerchi di immaginare la vita dei monaci che lo abitavano un tempo e senti quasi vibrare nell’aria il motto ora et labora che scandiva la giornata di quegli uomini.

Se ad un primo sguardo sembra abbandonato, non è per niente così. Quello che resta del Monastero del Carmine, ho scoperto essere affidato da tempo al Teatro Tascabile che ne ha fatto un contenitore culturale pieno di fascino: non solo teatro, ma anche luogo dove fare musica, cinema ed eventi culturali. Il complesso del Carmine è uno dei centri di gravità della vita intellettuale di Bergamo e Città Alta. La novità è data dall’accesso che un tempo era defilato in via della Boccola e oggi avviene direttamente dalla Corsarola.

Quello che ho visto, visitandolo, mi ha lasciato a bocca aperta. Si tratta di un’opera edilizia di antica e non comune nobiltà. La chiesa e il chiostro si presentano con una configurazione strutturale primaria a pianta poligonale irregolare.

Una prima chiesetta già dell’Ordine degli Umiliati, poi passata ai Carmelitani nel 1357, venne da questi ampliata nel 1450 e consacrata nel 1453. Ma il completamento della chiesa si realizzò alcuni decenni dopo, attraverso altre opere di ampliamento, nel 1489. Oggi viene usata per installazioni d’arte contemporanea ed eventi teatrali. E’ un luogo raccolto, molto suggestivo.

Il grande chiostro rettangolare è disposto su due piani con portico ad archi a tutto sesto sostenuti da colonne al piano terra e logge architravate al primo piano. E’ caratterizzato da forme architettoniche di un’eleganza e armonia di misure uniche e questo lo si nota nei vani dei portici e nella linea delle arcate. Quest’ultime sono portate in alto da un piedritto con fascia sagomata, detto pulvino, di altezza un po’ maggiore del capitello, che conferisce maggior snellezza alla colonna e maggior eleganza d’insieme.

I due ordini sovrapposti, a loggia arcuata a pianterreno e a loggia architravata al piano superiore, appartengono ad un periodo di poco successivo alla costruzione della chiesa. La costruzione perimetrale delle celle lungo le logge e la sala capitolare a sud, invece, con ogni probabilità furono realizzati qualche anno dopo, a breve distanza di tempo dalla consacrazione della chiesa.

Il complesso attuale presenta i caratteri dei primi due decenni del Cinquecento e attrae anche per la varietà di gusto e di fattura degli ornati dei capitelli. Il complesso del chiostro al di là del perimetro del porticato oltre la sala capitolare (che ha sull’architrave della porta d’entrata un bel fregio scolpito con l’emblema centrale raggiato del monogramma di Cristo e ai lati le figure dell’angelo nunziante e della Vergine), presenta tre altre grandi sale a volta lunettata.

Lungo il perimetro del chiostro è possibile trovare dei bassorilievi e delle colonnine appoggiati sul pavimento. Sono quasi certamente appartenuti al Monastero. Ma sarebbe bello saperne di più.

Se lo trovate aperto, vi invito a visitarlo. E’ davvero un gioiello.

Se poi volete approfondire la storia del monastero, ecco qualche dettaglio in più.

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