Atalanta, storia e mito. Atalanta Calcio, un nome un po’ particolare. Di certo quasi un unicum nel panorama nazionale dove molti club prendono la denominazione dalla città in cui nascono. Ma i liceali Ferruccio e Giulio Amati, Alessandro Forlini, Giovanni Roberti ed Eugenio Urio fondatori dell’Atalanta amano gli studi classici e la mitologia. E scelgono di dare il nome di una divinità greca alla loro realtà.
Atalanta è una delle figure più affascinanti e complesse della mitologia greca. Nota per la sua straordinaria bellezza e abilità atletiche, Atalanta incarna i valori di indipendenza, forza e coraggio, tratti che la distinguono in un mondo dominato dagli eroi maschili.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Origini e prime imprese
Occorre però partire da un fraintendimento di fondo, da un utilizzo che alcuni potrebbero definire improprio del soprannome Dea che gli Atalantini riconoscono alla squadra di casa: la protagonista del mito era umana e l’elevazione a rango divino passa dall’associazione con la figura di Artemide, divinità della caccia, che secondo il mito andò in soccorso della piccola Atalanta, abbandonata alle pendici del monte Pelio dal padre poiché femmina (al contrario degli auspici paterni).
Atalanta nacque da Scheneo, re della Beozia. Secondo alcune versioni del mito, fu abbandonata alla nascita sul Monte Pelio perché suo padre desiderava un figlio maschio. La piccola fu salvata e allevata da una famiglia di cacciatori o, in altre versioni, da una lupa.
Le imprese di Atalanta

Cresciuta nei boschi, Atalanta divenne una cacciatrice straordinaria, nota per la sua velocità e abilità con l’arco. La sua propensione per la caccia si manifestò quando affrontò e uccise con l’arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di violentarla.
In seguito, chiese di far parte degli Argonauti e partecipò alla spedizione, diventando l’unica donna a prendere parte all’impresa (secondo altre versioni del mito invece, Giasone, che temeva la presenza di una donna sulla nave Argo, rifiutò).
La caccia al cinghiale Calidonio
Una delle imprese più celebri di Atalanta è la partecipazione alla caccia al cinghiale calidonio, una bestia mandata da Artemide per punire il re Oineo di Calidone. Atalanta fu l’unica donna a partecipare alla caccia e fu la prima a ferire mortalmente l’animale, guadagnandosi così l’ammirazione di molti eroi presenti. L’eco dell’impresa la rese tanto celebre che il padre infine la riconobbe.
La gara di corsa
Le insistenze del padre affinché Atalanta si sposasse incontrarono la sua contrarietà: infatti, un oracolo le aveva predetto che, una volta sposata, avrebbe perduto le sue abilità.
Atalanta aveva dichiarato che avrebbe sposato solo l’uomo che fosse riuscito a batterla in una gara di corsa, ma chiunque avesse perso sarebbe stato condannato a morte. Numerosi pretendenti fallirono fino a che Ippomene, con l’aiuto di Afrodite, riuscì a vincere. La dea trovò un semplice stratagemma: dare tre mele d’oro prese dal Giardino delle Esperidi e il giovane, durante la corsa, le avrebbe fatte cadere. Atalanta fu attratta dal prezioso dono, e ogni volta si fermò per raccoglierla, perdendo però il tempo necessario per vincere la corsa.
La trasformazione in leoni
Secondo il racconto di Ovidio nelle “Metamorfosi”, il finale non fu di quelli romantici, anzi: celebrato il matrimonio, i due vennero severamente puniti da Afrodite. Ippomene dimenticò di ringraziare Afrodite per il suo aiuto e si recò al tempio di Cibele con Atalanta. Qui si fecero prendere dalla passione e cominciarono ad amoreggiare. Afrodite, irritata dal mancato ringraziamento e dalla profanazione del suo tempio, li trasformò in leoni e li condannò a trainare il suo carro per l’eternità. La scelta di trasformarli in leoni non fu un caso, in quanto i greci pensavano che i leoni non si accoppiassero tra loro. Insomma, una fine davvero tragica.
Significato del mito
Il mito di Atalanta rappresenta diversi temi, tra cui il conflitto tra natura selvaggia e civiltà, l’indipendenza femminile e le conseguenze della mancanza di rispetto verso gli dei. La figura di Atalanta ha ispirato numerose interpretazioni e adattamenti nel corso dei secoli, consolidando il suo ruolo di simbolo di forza e determinazione.
L’eredità di Atalanta

Oggi, il nome Atalanta vive attraverso la squadra di calcio bergamasca, che incarna gli stessi valori di coraggio, velocità e resilienza. La storia di Atalanta continua a ispirare e a ricordarci l’importanza di onorare le proprie radici e di affrontare le sfide con determinazione e spirito indomito.
L’Atalanta Bergamasca Calcio viene fondata il 17 ottobre del 1907 da cinque studenti locali col nome di Società Bergamasca di Ginnastica e Sports Atletici Atalanta da una costola della compagine “Giovane Orobia” che già si disimpegnava in zona a partire dal 1901. Riconosciuta solo sette anni dopo, e quindi nel 1914, dalla Figc, la società è una polisportiva che, fra le tante discipline, punta forte anche sul calcio. Ginnastica, atletica, scherma e nuoto, con ben tre tesserati che prendono parte anche ai Giochi Olimpici di Stoccolma nel 1912 e di Anversa nel 1920, a completare il quadro.
La storia dello stemma dell’Atalanta
La geometria dello stemma è stata modificata più volte nelle sue evoluzioni nel corso degli anni: non per forza seguendo una chiara linea di continuità, con l’attuale forma ovale che è stata ritenuta la più valida prima di tutto per ragioni estetiche. Il tondo centrale raffigurante la principessa è ripreso fedelmente dal disegno minimalista, efficace e iconico degli anni ’80. Entrando nel dettaglio, la linea stilistica sempre ripresa nella raffigurazione va ricercata nei capelli: in ogni stemma, infatti, il tentativo (sempre ben riuscito) è di immortalarli in movimento, cercando di fotografare Atalanta nella caratteristica che l’ha sempre contraddistinta, ovvero la velocità; il volto della Principessa (che in realtà Dea non è mai stata) va considerato come se fosse in corsa. Per questo motivo nello stemma attuale il volto è stato angolato leggermente all’insù, poiché correndo la testa tende naturalmente ad andare all’indietro.
Si potrebbe dire che è proprio il movimento a contraddistinguere il logo del club: nome e data di fondazione sono scritti seguendo una linea circolare, che li allontanano in parte dall’essere fermi e “incrostati” che è propria degli stemmi classici. Anche la diagonale che divide il simbolo garantisce questo senso di velocità, in uno stemma che resta geometricamente anarchico: l’efficienza del design sta però proprio nell’equilibrio stilistico dell’effetto finale, dove con grande cura sono stati uniti cerchi, diagonali, ovali e angolazioni differenti.
Atalanta, una fede arrivata tardi
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Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, il blog che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio. Il mio obiettivo è ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.
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