Santa Lucia Bergamo. Per i bergamaschi, Santa Lucia rappresenta molto più di una festività religiosa: è magia, stupore, infanzia e calore. Ogni anno, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, la Santa, accompagnata dal suo fedele asinello, lascia dolci e giocattoli ai bambini che si sono comportati bene. Una tradizione che attraversa le generazioni e che, pur essendo celebrata in molte parti del mondo come la Svezia, la Norvegia e la Finlandia, trova a Bergamo un legame speciale grazie alla dominazione veneta.
In via XX Settembre, i bambini si riuniscono con le loro letterine scritte con cura per deporle nel cestone ai piedi dell’altare dedicato alla Santa, all’interno della chiesa conosciuta come “Chiesa di Santa Lucia“, ma il cui vero nome è Madonna dello Spasimo. Questo rito è un momento unico di condivisione e tradizione, che si rinnova ogni anno nella magica atmosfera natalizia di Bergamo.
La figura di Santa Lucia rappresenta un perfetto intreccio tra tradizione religiosa e folklore popolare. La sua storia, tra martirio e leggenda, si è trasformata in una celebrazione che unisce fede, solidarietà e magia, rendendo la notte tra il 12 e il 13 dicembre uno dei momenti più attesi dai bambini. Anche oggi, Santa Lucia rimane simbolo di luce, speranza e condivisione, e porta allegria in ogni casa che celebra questa antica tradizione.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Chi era Santa Lucia?

Santa Lucia, protettrice dei ciechi e invocata per la salute degli occhi, è una delle figure più venerate della cristianità. Nata a Siracusa e martirizzata durante le persecuzioni di Diocleziano, la sua vita è segnata da miracoli e leggende che la rendono simbolo di luce e speranza.
Santa Lucia nacque a Siracusa nel 283 d.C. da una famiglia nobile e cristiana. Scelse di consacrare la sua vita a Gesù e di donare ai poveri la sua ricca dote nuziale, un gesto che le costò caro. Denunciata dal suo promesso sposo, fu sottoposta a terribili torture: cosparsa di olio bollente, le fiamme non la sfiorarono, e persino i buoi non riuscirono a trascinarla via. Infine, fu martirizzata con un pugnale alla gola all’età di soli 21 anni, il 13 dicembre del 304 d.C., un anno dopo l’uccisione di Sant’Alessandro, patrono di Bergamo.
Questa martire coraggiosa, invocata come protettrice dei ciechi, ha ispirato nei secoli numerose rappresentazioni artistiche e un culto profondo, soprattutto nella città di Bergamo.
Una tradizione di fede che viene da lontano
E che ci fa Santa Lucia a Bergamo? Ci fa perché Bergamo è di Venezia e Santa Lucia – che di per sé sarebbe di Siracusa, perché è nella città di Archimede che morì martire – diventò una santa veneziana quando le sue spoglie arrivarono in terra di San Marco.
Una delle tante leggende narra che i corpi di S. Lucia e S. Agata erano stati traslati in un primo tempo dalla Sicilia a Costantinopoli e che solo quello di Lucia fu poi spedito a Venezia, dove pare che giunse il 18 gennaio 1205. Pare certo infatti che la Serenissima si impadronì del corpo della santa proprio durante la conquista della città sul Bosforo durante la Quarta Crociata.
Nella chiesa bergamasca, la teca con la statua della Santa è il fulcro della devozione. Anche se non contiene le spoglie della martire, ma solo dei frammenti di osso che è possibile vedere al polso della statua, il simbolo di Santa Lucia illumina i cuori di chi si affida a lei, soprattutto in questo periodo dell’anno.
Santa Lucia rappresenta un legame profondo con il territorio, una tradizione che unisce fede, magia e comunità e qui sotto scopriamo come e perché.
Santa Lucia e la solidarietà delle campagne: un po’ di storia

Un tempo, il 13 dicembre segnava il solstizio d’inverno, una giornata che nelle campagne era dedicata alla condivisione. Chi aveva raccolti abbondanti ne donava una parte a chi era stato meno fortunato. Questo gesto di solidarietà si intreccia con un evento storico risalente al XVI secolo: una grave carestia colpì la provincia di Brescia, spingendo alcune nobildonne di Cremona a organizzare una distribuzione di sacchi di grano. Una carovana di asinelli, carichi di provviste, attraversò la notte per portare aiuto, lasciando i sacchi sulle porte delle case in modo anonimo. Questo gesto di generosità, compiuto tra il 12 e il 13 dicembre, venne attribuito alla grazia della martire Santa Lucia.
Anche l’antica usanza di accogliere i pellegrini nelle case si lega a questa tradizione: i viandanti trovavano riparo dal freddo e, in segno di riconoscenza, lasciavano un dono sulla porta di chi li aveva ospitati. Col tempo, questa pratica si è trasformata nell’usanza di fare regali, consolidando il 13 dicembre come una giornata dedicata alla generosità.
I pellegrinaggi dedicati a Santa Lucia
In diverse città italiane, il culto di Santa Lucia si manifesta con tradizioni uniche. A Milano, per esempio, il 13 dicembre è il giorno del pellegrinaggio alla chiesa di Santa Maria dell’Annunciata, dove, per volere del cardinale Federico Borromeo, Santa Lucia è venerata come patrona di chi mette in pericolo la vista nel proprio lavoro.
A Verona, la storia si intreccia con un’epidemia del XIII secolo, che colpì gravemente gli occhi dei bambini. La popolazione decise di invocare la protezione della santa con un pellegrinaggio a piedi scalzi fino alla chiesa di Sant’Agnese. Per convincere i bambini a partecipare nonostante il freddo, i genitori promisero loro dei doni al ritorno. L’epidemia si risolse e, da allora, è rimasta la tradizione di portare i bambini in chiesa per la benedizione degli occhi e di aspettare, la notte del 12 dicembre, l’arrivo dei doni di Santa Lucia.
Lo scambio dei doni e le letterine dei bambini

La tradizione dello scambio dei doni il 13 dicembre si è radicata nella cultura popolare, evolvendo nel tempo. Un tempo i bambini ricevevano frutta, abiti e qualche piccolo giocattolo, ma oggi i regali sono diventati più elaborati, dominati da giochi e dolci. Già dai primi giorni di dicembre, i più piccoli iniziano a scrivere la loro letterina a Santa Lucia, indicando i doni desiderati.
Secondo la tradizione, la letterina viene lasciata in un luogo speciale, e nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, la santa la legge prima di partire con il suo asinello, carico di regali. Per ringraziare l’animale, i bambini lasciano una manciata di paglia o una carota vicino alla finestra. Questo semplice rituale, tramandato di generazione in generazione, continua a essere un momento di gioia e stupore per i piccoli di oggi.
La tradizione bergamasca di portare la letterina a Santa Lucia

Ogni dicembre, via Venti Settembre a Bergamo si anima di bambini sorridenti e genitori emozionati, tutti con una missione speciale: consegnare la letterina a Santa Lucia. In questa strada storica, la chiesa dedicata alla Madonna dello Spasimo diventa il cuore pulsante della tradizione natalizia bergamasca, attirando famiglie da tutta la città e oltre.
La tradizione di Santa Lucia non si limita alla consegna delle letterine. Nei giorni che precedono il 13 dicembre, il centro di Bergamo si anima con bancarelle, spettacoli e mercatini che rendono il periodo natalizio ancora più speciale.
E tutto questo ha una storia lunga secoli. Volete saperne di più? Leggete qui sotto.
Le origini della festa di Santa Lucia a Bergamo
La tradizione di Santa Lucia a Bergamo ha radici antiche, legate a un passato che risale alla dominazione veneziana del Cinquecento. La festa si svolgeva presso un convento trecentesco delle Umiliate di Sant’Agata de Rasolo, situato nell’attuale Piazza Matteotti, dove oggi sorge Palazzo Frizzoni. Con l’arrivo nel 1586 delle suore domenicane, trasferite dalla valle di Santa Lucia per cercare maggiore sicurezza, il monastero assunse una doppia titolazione: Sant’Agata e Santa Lucia.
La chiesa, ampia e maestosa, ospitava opere d’arte di artisti come Daniele Crespi, Cristoforo Baschenis e Giacomo Cotta, ed era un punto di riferimento per la comunità. Durante i festeggiamenti, i bergamaschi si riunivano per tre giorni di celebrazioni che includevano un mercato vivace e la distribuzione delle tradizionali “biscottelle” preparate dalle monache.
I mercanti, dopo aver versato un obolo alle monache, esponevano una varietà di merci, tra cui tessuti, guanti, cappelli, calze, utensili e cibi come castagne e dolci. Questo evento era molto sentito dai bergamaschi, che affollavano il mercato per approfittare della ricca offerta e della vivace atmosfera.
La rinascita della tradizione
Con le soppressioni napoleoniche a fine Settecento, la chiesa e il convento vennero chiusi e successivamente demoliti per fare spazio al Palazzo Frizzoni. Tuttavia, i bergamaschi non abbandonarono la loro amata tradizione. La festa di Santa Lucia fu trasferita nella vicina chiesa della Madonna dello Spasimo, oggi nota come chiesa di Santa Lucia, riaperta al culto grazie agli Austriaci.
Questa chiesa, situata in via XX Settembre, divenne il nuovo fulcro della celebrazione, mantenendo vivo il legame tra fede e comunità. Oggi, questa tradizione continua con la consegna delle letterine e l’atmosfera unica che solo Bergamo sa regalare nel periodo natalizio.
La chiesa delle letterine: il cuore della tradizione

La chiesa della Madonna dello Spasimo in via XX Settembre, conosciuta come chiesa di Santa Lucia, è il luogo più amato dai bambini. Ogni anno, centinaia di letterine vengono deposte qui in un cestone ai piedi dell’altare illuminato dalla figura della Santa.
Fondata nel 1592 e arricchita nei secoli da opere d’arte e decorazioni barocche, questa chiesa è un simbolo della fede e delle tradizioni natalizie bergamasche.
Durante il dominio napoleonico, la chiesa perse parte del suo splendore, ma fu riportata in vita grazie agli Austriaci. Oggi, conserva un fascino unico, arricchito dai suoi decori e dai marmi policromi.
500.000 letterine ogni anno per Santa Lucia

Accanto alla statua della santa, le letterine si accumulano giorno dopo giorno, raccontando storie diverse, ma tutte accomunate da un sentimento profondo di desiderio e meraviglia. Ogni anno, si stima che oltre 500.000 bambini scrivano la propria letterina a Santa Lucia. A Bergamo, questa tradizione è resa unica dall’atmosfera che si respira in via Venti Settembre, dove il Natale prende vita tra luci, decorazioni e il sorriso di tanti piccoli sognatori.
La letterina è un momento solenne e magico per i bambini: un pezzo di carta su cui annotano desideri, promesse e speranze. Nella chiesa, un grande cestone davanti alla teca illuminata della Santa accoglie questi messaggi, che chiedono dolci e giocattoli per ricompensare un anno di buone azioni, ma chiedono anche pace, salute e gioia per il mondo.
È una tradizione che illumina non solo le vite dei bambini, ma anche quelle degli adulti, che osservano queste manifestazioni di fede e nostalgia, riscoprendo la capacità di credere in qualcosa di più grande.
I riti della notte di Santa Lucia, tra il 12 e il 13 dicembre

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, Santa Lucia, accompagnata dal suo fidato asinello, prende vita e inizia il suo viaggio straordinario. Dopo aver letto con cura le letterine lasciate nella cesta, la Santa si mette in cammino con il suo carretto, volando tra le case e consegnando i doni richiesti dai bambini buoni. I regali, spesso accompagnati da dolci golosi, vengono lasciati sul tavolo della cucina, dove al mattino i piccoli trovano una sorpresa che riempie di gioia.
Ma questa tradizione ha radici ancora più antiche. Nell’Ottocento e nei primi del Novecento, era usanza mettere una scarpetta di stoffa sul davanzale della finestra. Durante la notte, Santa Lucia vi lasciava dolci semplici e genuini: nocciole, mele, fichi secchi, torroncini e i tradizionali zuccherini chiamati “basì de zöchèr”. I bambini più fortunati potevano persino trovare cioccolato o un’arancia, il prezioso “portogài”, che rappresentava un lusso per l’epoca.
Un rituale di cura e rispetto
La tradizione richiede che i bambini si comportino bene durante l’anno, altrimenti, anziché ricevere regali, troveranno solo carbone. Ma c’è di più: per rendere speciale l’arrivo della Santa e del suo asinello, le famiglie preparano con cura il loro arrivo. È consuetudine lasciare del fieno, crusca o farina gialla per l’asinello stanco, e spesso anche qualche biscotto per Santa Lucia. Al mattino, se il cibo è stato consumato, è segno che la Santa ha gradito e ha lasciato i doni.
I bambini però devono rispettare una regola fondamentale: non sbirciare. Chi osa spiare Santa Lucia durante il suo passaggio rischia di ricevere una manciata di cenere negli occhi, un monito per mantenere viva la magia e il mistero della notte.
Il simbolismo del vestito bianco e del carbone
Santa Lucia è rappresentata con un lungo vestito bianco e un velo che copre il suo viso, un simbolo di purezza e mistero. La leggenda racconta che la Santa non mostra i suoi occhi, essendo considerata la protettrice della vista.
Questa figura benevola porta con sé un messaggio educativo: premiare i buoni e scoraggiare i comportamenti sbagliati. Per questo motivo, ai bambini meno virtuosi, Santa Lucia lascia carbone al posto dei dolci e dei regali, un’usanza che da secoli educa con dolcezza e rigore.
Il legame con i dolci della tradizione
I dolci lasciati da Santa Lucia, un tempo semplici come nocciole e fichi secchi, oggi includono torroncini, zuccherini e dolciumi più elaborati. Questa tradizione dolciaria rappresenta il calore dell’infanzia e la gioia delle piccole cose, un filo conduttore che lega il passato e il presente, mantenendo viva la magia della notte di Santa Lucia.
Un ricordo personale: una tradizione scoperta in età adulta
Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, il blog che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio. Il mio obiettivo è ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.
Era il 13 dicembre 1997, un giorno come tanti per chi, come me, non conosceva ancora la tradizione di Santa Lucia. Non sapevo che proprio quella data sarebbe diventata indimenticabile, non solo per il significato che questa festa porta nel cuore dei bergamaschi, ma anche per un momento personale che ha segnato la mia vita. Quella sera, il mio futuro fidanzato – oggi mio marito – mi aveva dato appuntamento. Si è presentato con un vassoio di caramelle colorate, dicendomi che erano per festeggiare Santa Lucia. Io, cresciuta con altre tradizioni, non avevo idea di cosa fosse questa festa, ma ricordo perfettamente il calore con cui mi spiegò la magia della notte tra il 12 e il 13 dicembre, il rito delle letterine e la gioia dei bambini bergamaschi.
Da quel momento, il 13 dicembre ha assunto un significato speciale: non è solo la festa di Santa Lucia, ma anche l’anniversario del nostro primo incontro. Ogni anno, questa giornata mi riporta a quel vassoio di caramelle e al racconto di una tradizione che, pur non appartenendomi all’origine, ho imparato ad amare. Oggi, Santa Lucia è per me non solo un’occasione per celebrare la magia del Natale, ma anche un ricordo prezioso del giorno in cui ho scoperto un amore e una cultura che mi hanno accolta e fatta sentire parte di qualcosa di speciale.
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Grazie mille per i tuoi articoli!
Ogni volta un interessantissimo modo per scoprire il territorio, la sua arte, la sua cultura e, spesso, anche per approndire le mie letture e per fare qualche gita.
Per quanto concerne Santa Lucia, mi permetto di segnalarti anche la graziosa chiesa di Pradalunga, dedicata alla Santa.
Ancora grazie!
Grazie. Approfondirò la storia di quella chiesa. Grazie ancora.
Questo bellissimo articolo mi ha fatto ricordare alcuni momenti bellissimi.
Grazie!
Grazie, ne sono davvero lieta.