il-vero-volto-del-cicciobello-e-una-bambina-bergamasca

Provincia di Bergamo | Curiosità: la bambina che ispirò il volto di Cicciobello è bergamasca

Il vero volto di Cicciobello. C’è una storia che comincia in riva al lago d’Iseo, una di quelle che sembrano piccole, quasi banali, ma che piano piano si allargano come cerchi nell’acqua fino a diventare leggenda. Una storia fatta di ricordi, di famiglie, di design e di un’infanzia che profuma di plastica nuova e talco per bambini. Una storia che, per sessant’anni, è rimasta nascosta dietro due guanciotte tonde e un paio d’occhi azzurri. Quelli di Cicciobello, il bambolotto più famoso d’Italia. A raccontarcela è stato l’Eco di Bergamo in un recente articolo.

Tutto è partito da una domanda: chi era davvero quel bambino che, nel 1962, ispirò il volto dell’iconica bambola? Chi si nascondeva dietro quel sorriso timido e quelle guance perfette? 
Per anni, nessuno lo ha saputo. Fino a quando una donna, oggi sessantatreenne, non ha deciso di raccontare la verità.

La bambina dagli occhi azzurri

Il suo nome è Velia Valtulini, e la sua storia comincia in provincia di Bergamo, ad Adrara San Martino, tra le montagne e i vigneti che guardano verso il Sebino. Era l’inizio degli anni Sessanta, un’Italia che stava cambiando pelle: i televisori accesi in bianco e nero, la Fiat 500 che diventava simbolo di libertà, i giochi dei bambini ancora fatti di fantasia, di legno e di gomma profumata.

E in quella casa di Adrara, lo zio di Velia, Silvestro Bellini, stava lavorando a un progetto per la Sebino Bambole, la storica fabbrica di Pilzone d’Iseo fondata da Gervasio Chiari. Un’azienda che, all’epoca, stava rivoluzionando il modo di pensare le bambole: più vere, più dolci, più vicine al sogno di un’infanzia felice.

Silvestro, scultore e designer, cercava un volto. Un viso che potesse incarnare la tenerezza di un neonato, la dolcezza universale dell’infanzia. E quel volto lo trovò proprio lì, in famiglia. Negli occhi grandi e chiari della nipotina Velia, nei suoi lineamenti morbidi e curiosi.

“Cicciobello sono io”

Quando lo racconta oggi, Velia sorride con un po’ di pudore e tanta nostalgia. «Sono sempre stata orgogliosa – dice alla testata bergamasca – ma anche terrorizzata che qualcuno lo scoprisse. Mio zio mi diceva sempre che aveva copiato i miei occhi azzurri per creare quelli di Cicciobello».

Lo zio, Silvestro Bellini, non era un semplice modellista. Era un artista. Uno di quelli che sapevano leggere l’anima delle cose e restituirla nella forma più semplice. Aveva studiato scultura, amava disegnare e modellare, e alla Sebino Bambole aveva trovato il terreno perfetto per dare vita alle sue idee.

Così nacque Cicciobello, il 5 maggio 1962. Un bambolotto che non era solo un giocattolo: era un compagno di giochi, un simbolo, un’icona del baby boom italiano. Prodotto a Pilzone d’Iseo, al confine tra la Bergamasca e il Bresciano, divenne presto un successo mondiale.

E mentre il nome “Cicciobello” volava tra le pubblicità e gli scaffali dei negozi di giocattoli, nessuno sapeva che dietro quel viso c’era una bambina bergamasca. Una bambina vera, in carne e ossa.

La caccia al volto perduto di Cicciobello

Un Cicciobello

Sessant’anni dopo, il Memorial Stoppani di Lovere, dedicato al pilota d’aereo Mario Stoppani, ha deciso di lanciare una sfida. Una sorta di caccia al tesoro tra le storie e i misteri del lago d’Iseo.

A raccogliere il filo di questa storia è stato Francesco Dionigi, giornalista lodigiano e autore del libro “Storie di lago”. Nel suo volume, Dionigi aveva lanciato un appello:

“Cercasi Cicciobello originale. Caratteristiche: bambino bergamasco o bresciano nato nei primi mesi del 1962 che conosca lo scultore Silvestro Bellini di Adrara.”

Un invito che sembrava una provocazione, una di quelle curiosità da bar del lago che restano sospese nell’aria. Ma poi, come spesso accade in certe storie, qualcuno ha risposto.

L’outing di Velia

Dopo un’estate di telefonate e messaggi, Velia ha deciso di uscire allo scoperto. «Mi chiamavano cognati, nipoti, amici. Mi dicevano che era ora di dire la verità. E così l’ho fatto.»

Così, sessant’anni dopo la nascita di Cicciobello, il mistero si è sciolto. La bambina bergamasca che ispirò il volto del bambolotto più famoso d’Italia aveva finalmente un nome e un volto.

Oggi Velia vive sul lago di Garda, è in pensione, e ha tre figlie: Giulia, che vive a San Francisco; Matilde, in Inghilterra; e Camilla, a Düsseldorf, dove frequenta l’accademia artistica. Il gene creativo, a quanto pare, non si è perso.

Lo zio Silvestro: lo scultore che creò un’icona

Chi era davvero Silvestro Bellini? Un bergamasco con le mani da artista e la testa da visionario. Fu lui a modellare il primo Cicciobello, dando vita a un prototipo che avrebbe cambiato la storia del giocattolo italiano.

Nella sua bottega ad Adrara San Martino, Bellini non si limitava a creare: inventava. Dalla sua matita nacque anche “Metti”, una piccola bambola pieghevole “da tenere in tasca”. Un’idea che, ancora una volta, prese vita da un desiderio di Velia:

“Un giorno dissi a mio zio che volevo una bambola piccola da portare sempre con me, e così nacque la ‘Metti’.”

Quel legame tra zio e nipote, tra arte e famiglia, tra la Valle e il lago, racconta molto più di quanto sembri.
Racconta la Bergamasca creativa, quella che trasforma le mani in strumenti di bellezza, che lavora il legno, la pietra, la plastica con la stessa passione con cui si scolpiscono sogni.

Dal Sebino al mondo

Il 5 maggio 1962, Cicciobello fu ufficialmente lanciato sul mercato. In pochi mesi conquistò l’Italia, poi l’Europa e infine il mondo. Prodotto fino al 1984 dalla Sebino Bambole, passò poi alla Migliorati Giocattoli e infine alla Giochi Preziosi, che ancora oggi ne custodisce il marchio.

Da Adrara San Martino, dal Sebino, dalle mani di un artista bergamasco e dal viso di una bambina, nacque un mito destinato a diventare parte dell’immaginario collettivo. Un bambolotto che ha insegnato a generazioni di bambini cosa significa prendersi cura di qualcuno.

Un mistero svelato (ma che profuma ancora di leggenda)

E così, dopo sessant’anni di silenzio, il mistero del volto di Cicciobello è stato svelato. Era bergamasca, si chiamava Velia, e aveva gli occhi azzurri come il lago in primavera.

Oggi, quando prende in mano un Cicciobello, Velia sorride. In quella plastica liscia riconosce ancora i tratti del suo viso di bambina, e un po’ della magia di un’Italia che cresceva insieme ai suoi sogni.

Perché, in fondo, le storie come questa non finiscono mai davvero. Restano lì, sospese tra memoria e leggenda, tra l’acqua del Sebino e i colli della Bergamasca, a ricordarci che anche dietro il giocattolo più semplice può nascondersi un pezzo di storia. Una storia che, come direbbe un famoso giallista, comincia sempre così:

“È una storia piccola, ma se ci guardi dentro bene, ci trovi un mondo intero.”

Storie di piccole bergamasche che hanno viaggiato inconsapevoli per il mondo

Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, il blog che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio. Il mio obiettivo è ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.

Quella di Velia Valtulini, la bambina bergamasca che ispirò il volto di Cicciobello, non è l’unica storia in cui una neonata della nostra terra ha lasciato un’impronta nel mondo senza nemmeno saperlo. Tra i vicoli e i palazzi di Città Alta, un’altra piccola bergamasca, Fulvia Baroni Scotti, divenne inconsapevolmente protagonista di una leggenda del design italiano.

Quando il proprietario della casa automobilistica Lancia conobbe la neonata, ne rimase così affascinato da decidere di darle il suo nome: nacque così la Lancia Fulvia, un’auto diventata simbolo di eleganza e stile italiano nel mondo. Da Cicciobello alla Fulvia, due storie che raccontano come, da Bergamo, a volte basti un nome o un paio d’occhi per far viaggiare un sogno molto più lontano delle sue montagne.

Leggi anche: Palazzo Grumelli Pesenti, l’aneddoto sul nome della Lancia Fulvia e molto altro ancora

Note: le foto della copertina sono tratte dal sito Cicciobello.it e dall’Ecodibergamo.it


Scopri di più da COSE DI BERGAMO | BLOG

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

One comment

  1. Sei pazzesca , meravigliosa come racconti tutto questo, ti adoro. Mi riempie il cuore sapere queste curiosità che mi hanno accompagnato nella mia vita. Grazie di cuore. Continua a farmi emozionare. Un abbraccio

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.