Palazzo Grumelli Pesenti aneddoto

Palazzo Grumelli Pesenti, l’aneddoto sul nome della Lancia Fulvia e molto altro ancora

Palazzo Grumelli Pesenti, aneddoto sul nome della Lancia Fulvia. Via Porta Dipinta è oggi ricordata quasi esclusivamente per Palazzo Moroni e le opere di Gian Battista Moroni che si trovano al suo interno. Se però ci soffermiamo ad osservare le facciate dei palazzi che da Piazza Mercato delle Scarpe, piazza di approdo della funicolare, si dirigono verso la Fara, notiamo immediatamente un edificio davvero interessante.  Si tratta di Palazzo Grumelli Pesenti (un tempo Grumelli Pedrocca), la cui facciata cinquecentesca è tra le più importanti di Città Alta e di cui a parer mio si parla poco.

L’edificio fu prima della famiglia Grumelli Pedrocca e poi passò ad un ramo dei Colleoni. Seguì un periodo in cui appartenne ai Ghisalberti e, infine, divenne di proprietà  di Carlo Pesenti, l’imprenditore a capo dell’Italcementi.

Ed è proprio a lui che fa riferimento l’aneddoto che vi voglio raccontare oggi. Voi sapete quanto mi intrighino le piccole storie bergamasche che si intrecciano con la grande storia  dell’imprenditoria o della politica italiana ed internazionale. Quella che vi racconterò è una storia di un palazzo di via Porta Dipinta, di visite di cortesia fra parenti, di bambine appena nate e di nomi che entrano nella storia dell’automobile italiana. Vi ho incuriosito? Seguitemi…

Il palazzo in via Porta Dipinta a Bergamo Alta pieno di storie

Come prima cosa parliamo del palazzo: si tratta di Palazzo Grumelli Pesenti e si trova in via Porta Dipinta a Bergamo Alta. E un bellissimo edificio cinquecentesco che viene spesso tralasciato nelle visite guidate della città perché privato. Ma anche solo soffermarcisi dall’esterno ad ammirare la facciata e i suoi due portoni ricordando l’aneddoto che sto per raccontarvi è un’esperienza che mi sento di consigliarvi.

Palazzo Grumelli Pedrocca e i suoi due portoni

La facciata di questo palazzo segue una linea deviata: una forte trabeazione dorica separa la parte inferiore con i due portali dalla parte superiore, che ha due file di finestre; la cornice della trabeazione fa da parapetto alle finestre del primo piano, mentre un cornicione aggettante con mensole conclude la facciata.

I due portali vi accorgerete subito sono molto diversi tra loro anche se recano entrambi nella chiave degli archi lo stemma con leone rampante della famiglia Grumelli. Il primo portale è formato da un arco con eleganti profilature inquadrato tra de lesene figurate ad altorilievo: due busti, uno femminile (una cariatide) e uno maschile (un telamone) che con il capo sostengono i capitelli a loro volta punti di appoggio della trabeazione. Queste due figure antropomorfe sono l’unico esempio in città di cariatidi e telamoni inseriti in facciata. Il secondo portale ha lesene che nella parte inferiore sono a forte bugnato, poi si assottigliano con scanalature verticali. E’ più alto del primo per la pendenza della via, caratteristica che viene più sottolineata che corretta da zoccoli degradanti di marmo bianco.

Oltre il portale maggiore, si trova un androne con volta a botte lunettata attraverso il quale si accede ad un armonioso cortile, riformato nel tardo Settecento da Leopoldo Pollack, autore anche del Teatro Sociale e di altri edifici che puntellano la Bergamasca. Un ambiente laterale all’androne ha la volta a ombrello finemente decorata. Un portico si sviluppa su tre lati con colonne corinzie.

Aneddoti bergamaschi: i Pesenti, la Lancia e una bimba

Questo palazzo negli anni Sessanta apparteneva a Carlo Pesenti, un imprenditore bergamasco molto importante a livello nazionale. Era a capo dell’Italcementi, potenza italiana nel campo del cemento, e di diverse altre imprese. Fra i suoi molti interessi di ingegnere c’erano da sempre le auto, tanto che quando ebbe l’opportunità di acquistare una casa automobilistica, la Lancia, non se lo fece ripetere due volte e la acquistò. Era il 1956, la Lancia navigava in cattive acque per una gestione poco attenta e per i debiti contratti per la costruzione di un grattacielo a Torino che si era rivelato un progetto al di sopra delle possibilità. Pesenti era tra i creditori della Lancia e quando l’azienda venne messa in vendita se la aggiudicò ad un prezzo di favore che teneva conto di crediti che vantava per via dei lavori del grattacielo non ancora saldati.

Erano gli anni in cui la Fiat non realizzava ancora auto di grossa cilindrata e la Lancia si distingueva per modelli di gran qualità. Pesenti siglò quindi un gentlemen agreement (accordo tra gentiluomini che allora si siglava quasi con una stretta di mano) con la la FIAT di non belligeranza. Accordo che per qualche anno durò e che permise alla Lancia rimettersi in sesto e di sfornare modelli che ancora oggi sono considerati iconici: Appia, Flavia, Flaminia, Fulvia…

Curiosità: come avvenne la scelta del nome della Lancia Fulvia

Ed è proprio di Fulvia che vi voglio parlare. Sono sempre stata affascinata dalla storia dei nomi delle auto. Spesso sono storie legate al vissuto dei proprietari della casa automobilistica, o degli ingegneri che le hanno progettate, o ancora di qualche personaggio che ha compiuto un’impresa storica. Appia, Flavia e Flaminia in realtà, oltre ad essere nomi di donna, erano anche nomi di strade romane e devo dire che la successione non stupiva. Ma mi sono dovuta ricredere.

Era il 1963 e in uno dei palazzi di Città Alta, Palazzo Scotti (quello dove era morto Gaetano Donizetti, di cui vi ho parlato qui), era da poco nata una bimba. Come si conveniva, nelle prime settimane di vita, i genitori facevano il giro di parenti e amici per presentare la nuova arrivata. Fu così che un pomeriggio Nini Scotti scese lungo la via Donizetti con la bimba nella carrozzina e si diresse verso Palazzo Grumelli Pesenti in via Porta Dipinta. Madre e figlia in carrozzina furono ricevute in casa e dopo i saluti di rito, si dedicarono alla bambina che venne presentata come Fulvia.

«Fulvia, ecco il nome per la prossima auto!» pare abbia esclamato la signora Pesenti rivolgendosi al marito. Chissà se andò veramente così, ma certamente doveva essere già a conoscenza del fatto che Fulvia fosse anche il nome della strada romana, che da Tortona andava in direzione ovest fino a Torino passando a sud della sponda destra del fiume. Fatto sta che, dopo Flaminia e Flavia, la Lancia di Carlo Pesenti lanciò sul mercato la terza auto con la F iniziale nel nome: Fulvia!

Certo un bell’aneddoto non trovate?

La storia della Lancia Fulvia in breve

Trovato il nome, la Lancia Fulvia fu immessa sul mercato nel 1963. Era berlinetta tre volumi dalla carrozzeria semplice e squadrata, spinta da un motore quattro cilindri a V stretta di 12º, in grado di offrire al guidatore una buona dote di comfort e una notevole affidabilità nella tenuta di strada.  Queste caratteristiche saranno rese celebri nel 1966, quando una Fulvia prenderà parte ad una spedizione che la porterà fino a Capo Nord, in occasione di una impresa atta a celebrare i sessant’anni di fondazione della casa torinese.

Comunque, la Fulvia non sarà prodotta nella sola versione berlina, perché da questa vettura saranno tratte nel 1965, due modelli sportivi di notevole rilevanza stilistica: “la sport Zagato di Ercole Spada (costruita nel nuovo sito produttivo della carrozzeria milanese a Terrazzano di Rho) e l’esclusiva variante coupé di Piero Castagnero”. Quest’ultima, ancora oggi considerata come una icona intramontabile dell’automobilismo italiano, poiché oltre a rimanere in vendita sino al 1976 con ottimi risultati dal punto di vista commerciale, fu un’auto dal grandissimo successo sportivo, gareggiando in moltissimi rally memorabili a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, grazie alla realizzazione delle indimenticabili versioni HF.

Un palazzo pieno di aneddoti

Isotta Brembati Grumelli.

Questo palazzo è pieno di storie da raccontare. Alla fine del Cinquecento fu la residenza dalla poetessa Isotta Brembati, di cui a Palazzo Moroni (per saperne di più leggete qui) si conserva il ritratto dipinto dall’albinese Moroni durante gli anni del suo secondo matrimonio, contratto a soli 27 anni con il conte Gian Gerolamo Grumelli, anche lui poi ritratto nel famoso dipinto Cavaliere in rosa.

La poetessa morì nel palazzo Grumelli la notte tra il 23 e il 24 febbraio 1586 mentre era a tavola con il marito: “…essendole caduta la goccia, e per ciò perduti tutti i sentimenti se n’è passata all’altra vita, e noi tutti rimasi sbigottiti e in pianto

 

E se vi dicessi che la signora Pesenti era figlia del Premio Nobel per la Chimica Giulio Natta che abitava sul colle di San Vigilio, non vi sembra un altro bell’aneddoto? Ma di questo vi racconterò in uno dei prossimi articoli, visto che tra qualche mese corre il 60esimo anniversario del premio Nobel assegnato a Natta. Quindi, che dire, stay tuned!

 

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Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in Rete. Le foto delle auto sono di repertorio e le informazioni storiche sono tratte da articoli pubblicati negli anni. Qualsiasi imprecisione riscontrata in questo articolo è del tutto involontaria. 

L’aneddoto è stato raccontato dalla stessa Fulvia Scotti all’interno di un video pubblicato su YouTube e girato a Palazzo Scotti in occasione dell’iniziativa Molte Fedi 2022. Per vederlo, cliccate qui.
Se invece volete saperne di più sull’avventura imprenditoriale di Carlo Pesenti in ambito automobilistico, cliccate qui

One comment

  1. Buonasera, sono una ricercatrice storica della II guerra mondiale e sto cercando di completare i dati relativi al bombardamento di Dalmine. Ho trovato una indicazione a stampa secondo cui la villa, scritta però Pisenti, è stata la sede del ministero della corporazione industriale dal 1943 al 1945 e vorrei capire se risponde al vero. Vorrei inoltre sapere, per verificare l’attendibilità della fonte, se la padrona di casa, signora Pesenti, si chiamasse Giulia. Ringrazio vivamente per l’indicazione e porgo cordiali saluti. Mariella Tosoni

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