Infinity Mirror Room a Bergamo. Dal 17 novembre 2023 al 24 marzo 2024, Palazzo della Ragione è teatro di una straordinaria operazione artistica e culturale. Uno dei più antichi palazzi comunali d’Italia accoglie a Bergamo la mostra di Yayoi Kusama (Matsumoto, Giappone, 1929), l’artista più popolare al mondo, secondo un sondaggio condotto dalla rivista The Art Newspaper, che porta nel cuore della città orobica Fireflies on the Water una delle sue Infinity Mirror Room più iconiche, proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York.
Per la prima volta in Italia è possibile visitare una delle sue Infinity Mirror Room, “Firefleis on the water” (Lucciole sull’acqua). L’installazione, delle dimensioni di una stanza, è pensata per essere vista in completa solitudine, una persona alla volta, un minuto soltanto. Con i suoi 60.000 biglietti già prenotati si conferma una delle mostre più attese e importanti dell’anno della Cultura 2023.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Infinity Mirror Room: 10 cose da sapere sull’installazione di Yayoi Kusama in mostra a Bergamo
10 cose da sapere su Yayoi Kusama, la mostra Infinito Presente di Bergamo e sull’esperienza nell’Infinity Mirror Room.
#1 Chi è Yayoi Kusama
Yayoi Kusama ha 94 anni ma da quando ne ha 10 fa arte: è forse la più nota e iconica artista giapponese, certamente quella più conosciuta al mondo.
Fin da piccola Yayoi soffre di disturbi ossessivo-compulsivi e allucinazioni plurime dovute a perpetrate violenze domestiche. Durante una crisi, all’età di 12 anni, il motivo a fiori rossi di una tovaglia da tavola comincerà a riprodursi all’infinito nella stanza, popolando da allora in poi il suo universo in modo ossessivo. Pois e fiori giganti, reti, protuberanze molli e forme falliche. Sarà la riproduzione, la moltiplicazione e l’aggregazione ossessiva di questo ristretto vocabolario di forme la firma stilistica delle sue opere.
E’ un’artista complessa da definire: la sua poliedrica ispirazione l’ha portata a sperimentarsi in numerose discipline, dall’arte alla moda, dal design alla danza, senza dimenticare le incursioni letterarie e musicali. Proprio questa sua capacità di spaziare in tutti gli ambiti creativi l’ha resa riconoscibile a livello planetario, in particolare per i suoi famosissimi pois giganti apposti sulle zucche, repertorio di visioni che si libera del supporto tradizionale per diventare sinonimo di libertà intellettuale e umana.
Oggi, dopo una vita piena di esperienze pienissime, Kusama vive in un istituto psichiatrico, a cui si è consegnata volontariamente. Ogni mattina ne esce per andare nel suo studio a lavorare e dove continua a produrre dalle 9 alle 18. La sera rientra nell’istituto e chiude fuori il mondo. “La forza di questa artista“, dice Stefano Raimondi, curatore e presidente di The Blank, “è che si tratta di una donna, libera e ribelle che dichiara di non aver paura della morte e della vita ma solo della solitudine, che non è altro che la paura del contemporaneo e un po’ di tutti noi“.
Per approfondire la biografia di Yayoi Kusama, cliccate qui.
#2 Quando crea l’opera Infinity Mirror Room
La sua produzione abbraccia la corrente surrealista, l’Espressionismo astratto, il Minimalismo, l’Art Brut, la Pop Art, la Land Art e persino lo Psichedelismo. Nel 1965 crea l’opera Infinity Mirror Room: la sua arte si moltiplica, le superfici specchianti generano uno spazio inesauribile, il corpo viene frammentato dalle pareti, i visitatori diventano parte integrante delle sculture e sperimentano la fusione dei propri movimenti con l’opera. Lo spazio reale e quello illusorio si incontrano nell’instabilità della percezione, realizzando luoghi-non luoghi dove il soggetto è fisicamente presente ed emotivamente altrove.
La natura fotogenica delle Infinity Mirror Room ha contribuito in maniera decisiva alla consacrazione di Kusama. Non è un caso, probabilmente, se l’artista ha raggiunto il successo globale solo in seguito alla nascita degli smartphone, cavalcando il trend dell’arte spettacolarizzata, condotta sulla soglia dell’intrattenimento. Ma, d’altro canto, è da sottolineare l’incredibile coerenza e tenacia che hanno contraddistinto Kusama, che fin dall’infanzia ha iniziato a disegnare forme ripetitive e puntini colorati, i quali sarebbero poi evoluti con costanza nel corso della sua vita in soluzione sempre più grandi e organiche. Non è mai scesa a compromessi, non è mai cambiata per compiacere il mercato o assecondare i critici.
#3 L’eccezionalità di avere un’Infinity Mirror Room in prestito a Bergamo
Ora una stanza costa più di un milione e mezzo di dollari, in asta il record è di 3 milioni (My Heart is Flying to the Universe, da Sotheby’s Hong kong nel 2023). Negli ultimi 10 anni le installazioni sono diventate per i musei ciò che i panda sono per gli zoo: rari, costosi, irresistibili per il pubblico. Nel 2018 l’Art Gallery of Ontario ha speso 2 milioni di dollari per acquisirne una, sfruttando una campagna crowdfunding tra i sostenitori che ha coperto il 40% delle spese.
Almeno venti musei sono riusciti, per ora, a metterne una nella loro collezione, tra cui la Tate Modern di Londra, l’M+ Museum di Hong Kong, il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk (Danimarca), il The Broad di Los Angeles e il Guggenheim Bilbao. Si tratta per lo più di istituzioni americane e asiatiche, mentre in Europa le troviamo sostanzialmente solo nei musei sopracitati.
In Italia, prima di Bergamo, non si erano nemmeno viste in prestito. Ecco quindi l’eccezionalità di questa mostra.
#4 Città Alta si riempie di pois: sono la rappresentazione del Kusama-pensiero
Raggiungendo Piazza Vecchia e percorrendo la Corsarola, se alzate lo sguardo noterete dei pois colorati appesi ai fili. Arrivando in Piazza Vecchia, nei tavolini dei ristoranti all’aperto noterete delle tovaglie a pois. Ecco, sono i pois che celebrano la mostra al Palazzo della Ragione e che dovrebbero rappresentare il Kusama Pensiero.
Yayoi Kusama soffre di una malattia mentale che le fa avere delle allucinazioni, sin da quando è piccola. La prima allucinazione che ricorda è quella di un motivo floreale a pois e da quel momento è nata la sua ossessione per i puntini che si trovano in tutte le sue opere. L’artista definisce questa mania “auto-obliterazione” che letteralmente designa l’eliminazione di sé e corrisponde al desiderio di Kusama di fondere insieme oggetti e persone nelle sue opere.
A seconda di dove vengono esposte, le sue installazioni non hanno lo stesso effetto: i puntini sono disposti sul pavimento o sospesi in aria e vengono realizzate in gallerie vuote o in stanze colorate. Le sue opere appaiono sempre giocose e infantili grazie ai colori vivaci e alle forme arrotondate, che sono la trascrizione del disagio di Kusama nell’arte. Quando gli spettatori si immergono nel sorprendente universo magico, quasi onirico, delle installazioni dell’artista giapponese, avvertono un senso di smarrimento spaziale e un senso di vertigini che li riporta alla follia dell’artista. L’obiettivo è quello di creare reazioni da parte dei visitatori e fare in modo che le loro esperienze siano memorabili.
#5 Dai puntini ai pois da indossare è un attimo
Kusama indossa abiti e accessori a pois, che ormai sono la sua cifra di riconoscimento. I puntini li indossa, li crea, li dipinge. Come Louise Bourgeois, un’altra Signora dell’arte contemporanea, Yayoi Kusama ricrea attraverso il fare artistico le sue visioni come mezzo per dominarle, convertendo questa proliferazione minacciosa in una via di salvezza e fuga verso un’entropia liberatoria. Le sue installazioni sono puntini che si ripetono all’infinito. Ecco perché entrare in una delle sue installazioni indossando dei pois rende parte dell’esperienza. I suoi fan lo sanno e in coda ne incontrerete sicuramente uno.
Fusione tra arte e moda, cosa può esserci di più stimolante ed affascinante? È proprio negli anni Trenta, in cui nasce Kusama, che iniziano a spuntare su capi d’abbigliamento e accessori gli adorati pois, in inglese Polka-dots. Negli anni Cinquanta i pois hanno il loro vero e proprio boom, indossati dalle pin up di tutto il mondo, da Marilyn, ad Audry a Brigitte Bardot. Negli anni Sessanta si guadagnano la targa di tessuto immancabile nell’armadio di ogni donna; negli Ottanta sono i protagonisti per la tendenza a riprendere, sulle passerelle, gli anni cinquanta. Da lì un’ascesa continua negli anni Novanta, nel Duemila, fino ai giorni nostri, dai grandi Stella McCartney, Gucci, Moschino, Yves Saint Laurent, ai più low cost come H&M e Zara.
#6 La parabola artistica di Yayoi Kusama è qualcosa di straordinario e pop
Come abbiamo già detto sopra, Fireflies on the Water (2002), così come le altre Infinity mirror room, è perfetta per Instagram. L’instagrammabilità delle opere è stata certamente uno dei motivi (insieme all’estrosità del personaggio, celebre anche per i suoi capelli fucsia e per le sue zucche coperte da pois neri) che hanno reso Yayoi Kusama un fenomeno pop ben al di là dei limiti circoscritti del sistema dell’arte contemporanea.
Se pensate che sia tutta fuffa, che si tratta del solito evento spettacolarizzato per motivi di botteghino vi sbagliate. Il successo di Yanoi Kusama è un successo globale che ha goduto del megafono di Instagram, sì, ma questo non ne diminuisce il fatto e il valore artistico. Lei ha vissuto la sua arte estremamente pop come uno strumento di resistenza e di opposizione a uno status quo convenzionale e oppressivo e questo la rende una grande artista contemporanea.
Quella a Bergamo è un’occasione quindi preziosissima per godersi il suo caleidoscopio allucinato e ipnotico.
#7 Il percorso introduttivo che precede l’ingresso nella Infinity Mirror Room
La popolarissima artista nipponica “avventuriera del contemporaneo“ è qui allestita da Maria Marzia Minelli con un percorso introduttivo (piuttosto essenziale) che illustra i punti chiave della sua ricerca. Il corridoio “white cube” con foto e informazioni sull’artista che vi consiglio di leggere molto attentamente stimola il procedere dei visitatori verso la stanza delle meraviglie, unica “vera opera” in mostra.
Se vi aspettate una mostra in senso classico rimarrete delusi. Al Palazzo della Ragione è allestita un’installazione dal valore artistico molto alto, un’installazione che ha senso se partecipata dall’esperienza del singolo visitatore. Ecco quindi il motivo per cui i visitatori vi ci accedono uno alla volta e per un minuto rimangono all’interno da soli.
#8 L’opera è una stanza buia punteggiata di luci
Entrando all’interno dell’Infinity Mirror Room -The Fireflies on the water di Yayoi Kusama, ci si trova all’interno di una stanza, in un ambiente buio, rivestito di specchi e “appoggiati” sull’acqua
I suoni esterni arrivano lontani e ovattati. Al centro si trova una pozza d’acqua, da cui sporge una piattaforma panoramica simile a un molo. Al soffitto sono appese 150 piccole luci. L’effetto della luce, emanata sia dagli specchi, sia dalla superficie dell’acqua, fa apparire lo spazio infinito.
La persona rimane su una piattaforma ad osservare la notte punteggiata di luci, che come lucciole invocano una dimensione contemplativa e malinconica.
Lo spazio appare infinito, senza cima né fondo, inizio né fine. Come nelle prime installazioni di Yayoi Kusama, tra cui Infinity Mirror Room, Fireflies on the Water incarna un approccio allucinatorio al reale. Sebbene legato alla mitologia personale dell’artista e al processo di lavoro terapeutico, quest’opera si riferisce anche ad altre fonti, come il mito di Narciso e il paesaggio giapponese nativo di Kusama.
#9 La permanenza del visitatore nella Mirror Infinity Room dura un minuto
Ricordate: l’ingresso nella Mirror Infinity Room dura solo un minuto. I visitatori si trovano in un’atmosfera meditativa, senza riferimenti precisi, in compagnia solo di loro stessi e delle luci. Non bisogna perdersi troppo a pensare, però, perché il tempo concesso nella stanza specchiata è, uno alla volta, di un minuto. Giusto il tempo di un selfie, dicono i primi visitatori: volente o nolente, l’opera è instagrammabile e la troverete su tutti i Social per tutta la durata dell’evento espositivo.
#10 All’uscita si può acquistare il merchandising della mostra: pois, pois, tanti pois! Ma non solo.
Oggi Yayoi Kusama è forse l’artista giapponese più nota. E continua a far parlare di sé: per le sue collaborazioni con il mondo della moda, come quella con Louis Vuitton che ha realizzato diversi prodotti utilizzando alcuni motivi originali della Kusama, o nel mondo della musica con Peter Gabriel che l’ha “citata” nel video di Lovetown. E questo è ciò che forse rende unica l’artista e ciò che crea: l’essere “applicabile” con armonia e senza perdere senso e identità, a più ambiti.
Lo stesso bookshop della mostra, con ogni tipo di merchandising coperto di grossi punti, ne è la dimostrazione. Non ci sono però le costosissime borse realizzate per Louis Vuitton, dalla cui collaborazione sono nate anche stravaganti e forse pure improbabili installazioni su scala urbana (ad esempio, una Kusama gigantesca che appiccica pois colorati a un palazzo parigino). Ma qui potete acquistare piccoli oggetti, libri e i famosi cerchietti di Evelyn.
Vuoi sapere se mi è piaciuto?
Ciao, io sono Raffaella Garofalo e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indi attivo dal 2017 che vi suggerisce cose da fare a Bergamo e provincia almeno una volta nella vita.
Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze, la mia conoscenza del territorio e di quella delle persone che incontro, e tutto quello che scopro sui libri o in rete, nell’ottica di ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.
Se mi chiedete se mi è piaciuto non so dirvelo e non credo che sia questo il punto. Mentre ero dentro la Infinity Mirror Room installata nel Palazzo della Ragione di Bergamo mi sono guardata intorno e ho cercato di vivere a pieno questa particolarissima esperienza. Quando si vivono questi momenti d’arte bisogna “sentire” le sensazioni e cercare di capire se erano quelle che voleva trasmetterci l’artista. In questo caso sì, ho vissuto il senso di straniamento dovuto all’infinito e a quel ripetersi ossessivo di 150 lucine negli specchi che alla fine sembravano milioni. Consiglio una visita? Assolutamente sì.
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Se volete sapere cosa fare nel mese di novembre a Bergamo, lasciaevi ispirare e leggete: Novembre 2023 | Cosa fare a Bergamo e provincia: gli eventi del mese assolutamente imperdibili.
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Caro Luca, io ci sono stata e mi è piaciuto. Mi sono emozionata e l’ho consigliato alle mie amiche e qui sul blog. Evidentemente abbiamo idee e sensibilità diverse su quello che vale la pena vivere e con quale spirito farlo.
Il minuto cronometrato è parte dell’esperienza. Ti dirò di più: io ci sono entrata con il cellulare e non me lo sono goduta fino in fondo, mentre il senso di infinito era palpabile ed emozionante. Ci tornerò e lo farò tenendo il cellulare in tasca. Quindi alla fine avrò speso 30 euro e ne sarò stata felice.