Moroncelli biscotti di Albino

Moroncelli, i biscotti di Albino che celebrano il pittore Giovan Battista Moroni nel segno della tradizione bergamasca

Ancora non sono riuscita a capire se sono più curiosa o più golosa. Ma quando mi hanno inviato la foto dei Moroncelli, i biscotti di Albino dedicati a Giovan Battista Moroni, ho subito deciso che dovevo assolutamente assaggiarli. Ed  è forse proprio sulla combinazione di entrambe le cose (curiosità e golosità) che hanno puntato gli organizzatori del concorso indetto nel 2016 per realizzare un dolce ufficiale di Albino, cittadina seriana dove nacque il pittore albinese più famoso nel mondo.

I Moroncelli, il dolce ufficiale di Albino

Moroncelli il dolce di Albino

La ricetta nasce per il concorso indetto dall’associazione Percorsi Albinesi nel 2016 di cui si rivela essere la vincitrice, diventando così, il dolce ufficiale della Città di Albino. E’ proprio per questo motivo che è dedicato al suo cittadino più illustre: il pittore Giovan Battista Moroni.

Alla base dei Moroncelli c’è il desiderio di richiamare la tradizione bergamasca e di reinterpretarla in chiave dolcemente moderna. Una fragrante brisée che ricorda nella forma i casoncelli bergamaschi nasconde al suo interno un ripieno ogni volta diverso e sorprendente, ricco di sapori tutti da scoprire.

Ecco le diverse versioni dei Moroncelli prodotti da Le Delizie di Alice:

  • Moroncelli Classici
  • Moroncelli Mori
  • Moroncelli Pere, Cioccolato e Rabarbaro
  • Moroncelli Vegan
  • Moroncelli spintani
  • Moroncelli Valtellinesi

Dove si acquistano a Bergamo

Shop Palazzo Moroni

Se volete assaggiare i Moroncelli, a Bergamo, li trovate nello shop di Palazzo Moroni (nella sala della biglietteria).

 

Chi era Giovan Battista Moroni

Giovan Battista Moroni nasce ad Albino (Bergamo) tra il 1520 e 1524. Pochi anni dopo la famiglia si trasferisce nel bresciano, dove il padre Francesco, architetto, può seguire i lavori di Palazzo Lodron di Bondeno; è in questo periodo, attorno al 1532, che Moroni inizia la sua formazione presso Alessandro Bonvicino, detto il Moretto. L’apprendistato si conclude intorno al 1543, nonostante i due collaborino fino al 1549.

La sua formazione artistica inizia, verso la metà degli anni Trenta, nella bottega bresciana del Moretto, risulta del 16 agosto 1532, un atto di affitto della casa in Albino di cinque anni per il trasferimento dell’intera famiglia a Brescia; frequentata ancora nel 1543, come testimonia un suo disegno preparatorio alla pala morettiana della Madonna e i santi Gerolamo, Francesco e Antonio nella chiesa di San Clemente di Brescia.

Nel 1545 si apre il Concilio di Trento. Alla corte del principe vescovo, nonché cardinale, Cristoforo Madruzzo troviamo in questi anni anche il giovane Moroni, che inizia a dare prova di sé firmando le sue prime opere autonome.

Un documento del 1549 cita una collaborazione tra il Moretto e l’ormai emancipato allievo che operava già a Trento verso il 1547, durante il Concilio, a contatto con la corte del Principe vescovo Cristoforo Madruzzo; è anche a Orzivecchi e nella sua Albino, per affrescare Palazzo Spini. Conclusasi questa fase del Concilio, nel 1552, Moroni approda a Bergamo.

Giovan Battista Moroni nella Bergamasca

Giovan Battista Moroni sarà operoso per tutti gli anni Cinquanta nell’area bergamasca.  Questo decennio segna la maggior fortuna dell’artista, come attestano i numerosi ritratti di esponenti dei circoli aristocratici, intellettuali e politici, spagnoleggianti e neofeudali, della città. Se, in particolare nelle giovanili opere sacre, il Moroni si vale dei modelli del maestro Moretto, la sostanza della sua pittura religiosa mostra la sua attenzione ai primi dibattiti nel Concilio di Trento, ancora volti alla ricerca di un canone comune di cattolici e protestanti dell’immagine religiosa.

In patria diventa in breve tempo il pittore di spicco della città, la sua attività è fiorente, soprattutto come ritrattista dell’aristocrazia e della nobiltà bergamasca. Degli anni Cinquanta è un dipinto come il Cavaliere in rosa di Palazzo Moroni, che ritrae Gian Gerolamo Grumelli, esponente di una delle principali famiglie cittadine, e di sua moglie Isotta Brembati.

Leggete anche: A Palazzo Moroni in compagnia del Cavaliere in Rosa e di sua moglie Isotta Brembati

A partire dal decennio successivo il pittore si radica nella vita della natia Albino, dove nel frattempo era tornato anche a vivere. I soggetti dei suoi ritratti sono ora i membri della piccola nobiltà locale, del ceto delle professioni, del clero, ai quali si accosta senza timori, in immagini di grande naturalezza. Anche i santi nelle tante pale d’altare che dipinge in questi anni, hanno i volti della gente comune. Di questo momento sono due capolavori come Il Sarto e il Gian Girolamo Albani: ritratti dove lo sfondo è costituito da un sobrio tono grigio e l’attenzione è concentrata sull’aspetto fisico e psicologico dei personaggi. L’artista muore, ormai infermo, ad Albino nel 1579.

 

 

 

Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in Rete. I biscotti sono stati regolarmente pagati e la ricevuta è conservata su supporto digitale. 

 

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