Bergamo Alta è un labirinto di vicoli medievali, torri svettanti e storie sussurrate dalle pietre antiche. Ma tra le sue mura veneziane si nasconde una curiosità che pochi conoscono: le polveriere, le costruzioni dove un tempo veniva custodita la polvere da sparo. Sì, proprio lei, quella sostanza tanto utile per la difesa quanto pericolosa se maneggiata con troppa leggerezza.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Una polveriera in centro? Ma siete matti?

Ebbene sì. Nel cuore di una città fortificata come Bergamo, la polvere da sparo era una necessità strategica, e bisognava conservarla da qualche parte. Ma dove metterla?
I veneziani, che di fortificazioni ne sapevano qualcosa, costruirono delle strutture dedicate a questa missione esplosiva, posizionandole in punti strategici, protette da mura e lontane dalle abitazioni (o almeno, così si sperava).
Oggi, camminando per Bergamo Alta, si possono ancora scorgere alcune di queste polveriere, riconoscibili per la loro architettura solida e minimale, pensata per resistere a umidità e, soprattutto, per limitare i danni in caso di incidente.
Dove si trovano le polveriere di Bergamo?

Una delle polveriere più note si trova in prossimità di Porta Sant’Alessandro, in via Beltrami nello specifico Polveriera Superiore di San Marco), nascosta tra la vegetazione e le antiche mura. E se un tempo custodiva un tesoro pericoloso, sorvegliato con attenzione da sentinelle che probabilmente avevano il terrore di fumarsi una pipa troppo vicino, oggi è stato restituito alla città ed è diventato un luogo d’arte e di cultura: qui infatti dopo un restauro conservativo dell’edificio si è cominciato ad ospitare mostre d’arte e installazioni site specific temporanee.
Un’altra polveriera (Polveriera inferiore di San Marco) è quella vicino a Porta San Lorenzo. Un edificio in pietra con una struttura semplice ma robusta, con un solo ingresso e piccole aperture per garantire la ventilazione, senza però esporre il contenuto ai pericoli esterni. Questa polveriera che si vede percorrendo via Boccola ha ispirato un commento decisamente curioso. Una guida turistica con cui sono in contatto sui Social, Valentina Ronzoni, portando in visita una classe di studenti, ha sentito uno di loro esclamare: “Sembra la casa di Hagrid, di Harry Potter!”. E in effetti, guardandola bene, con il suo aspetto massiccio e un po’ fiabesco, potrebbe davvero ricordare la dimora del guardiacaccia di Hogwarts. Questo aneddoto fa riflettere su cosa cattura l’attenzione dei più giovani: più che le vicende storiche o le strategie difensive, sono spesso le suggestioni visive e le connessioni con l’immaginario pop che li affascinano di più. Forse, per far amare la storia ai ragazzi, dovremmo raccontarla come una saga avventurosa… con meno date e più magia?
La polvere nera e il curioso contributo delle pecore bergamasche

Se c’è una cosa che non ci si aspetta quando qualcuno ci racconta la storia della polvere da sparo, è il ruolo fondamentale giocato… dalle pecore. Esatto, proprio loro, le tranquille pascolatrici delle nostre valli! La polvere nera, un mix esplosivo di carbone vegetale, zolfo e salnitro, deve la sua esistenza anche ai loro instancabili “contributi” fisiologici.
Già nel Settecento, i documenti storici menzionavano le cosiddette “pecore del salnitro”, perché il prezioso elemento si otteneva, tra le altre cose, proprio dagli escrementi e dall’urina degli ovini. In effetti, il salnitro si forma naturalmente in ambienti umidi come grotte, cantine e stalle, grazie al lavoro di batteri specializzati. Venezia, che di miniere di salnitro non ne aveva, dovette ingegnarsi e trovò la soluzione perfetta proprio a Bergamo, dove sorsero le cosiddette “nitriere” e i “tezzoni”, ovvero strutture apposite per la produzione dell’elemento esplosivo.
Nel 1573 iniziarono i lavori per un enorme tezzone del salnitro nel Prato di Sant’Alessandro, ma come spesso accade con i grandi cantieri, ci misero ben quindici anni per finirlo (la burocrazia non cambia mai). Questo gigantesco capannone raccoglieva terra ricca di sostanze organiche — leggi “letame di pecora” — che, una volta diluita con acqua e trattata adeguatamente, forniva il tanto ambito salnitro grezzo. Oggi, al posto di questo “centro di produzione bellica” sorgono la Banca Popolare di Bergamo e l’incrocio tra viale Vittorio Emanuele e via Tasca.
E non finisce qui. In tutta la provincia di Bergamo si arrivò a contare fino a otto di questi tezzoni, ognuno con un gregge di almeno 200 pecore. Strutture simili furono costruite anche a Osio Sotto e Spirano. Si racconta persino che dove oggi si trova la Borsa Merci, nel Cinquecento ci fosse un grande capannone destinato proprio alla raccolta del salnitro, senza che nessuno degli ignari ovini si rendesse conto di quanto fosse “esplosiva” la loro routine quotidiana.
Esplosioni (mancate) e curiosità
Viene da chiedersi: ma in tutti questi anni, c’è mai stata un’esplosione a Bergamo Alta? Fortunatamente, ad eccezione di un fulmine che colpì uno dei depositi nella zona della Rocca che fece terra bruciata intorno, diciamo che non ci sono stati altri incidenti. I bergamaschi, evidentemente, sapevano il fatto loro quando si trattava di custodire un materiale tanto instabile.
Un aneddoto interessante riguarda invece le ispezioni regolari che venivano fatte per controllare lo stato della polvere da sparo. A quanto pare, era vietato portare torce o candele all’interno delle polveriere (e vorrei vedere!), quindi i controlli avvenivano alla luce del sole, con un’attenzione quasi maniacale per evitare scintille accidentali.
Cosa rimane oggi?
Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, il blog che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio. Il mio obiettivo è ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.
Oggi le polveriere sono costruzioni che mantengono il loro fascino, testimoni silenziose di un’epoca in cui Bergamo non era solo una città da cartolina, ma un avamposto strategico pronto a difendersi. Passeggiando in Città Alta, con un po’ di attenzione, si possono ancora scorgere questi edifici misteriosi, magari immaginando come doveva essere la vita di chi, secoli fa, si trovava a lavorare in un luogo dove un piccolo errore poteva avere conseguenze… esplosive!
Quindi, la prossima volta che passeggiate per Bergamo Alta, buttate l’occhio oltre le solite attrazioni e cercate le polveriere: hanno una strana forma e le riconoscerete subito. Non esploderanno più, ma hanno ancora tante storie da raccontare.
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