55 anni di storia e 850 numeri pubblicati. Sono questi i numeri di Diabolik che dimostrano il successo del fumetto tutto italiano che ogni mese cattura oltre 400 mila lettori con le sue storie ogni volta diverse tra colpi di scena, congegni fantascientifici e fughe mozzafiato. Tutto quello lo vivrete nella mostra Diabolika Mano in via Tasso nella cornice di Palazzo Zanchi.
E se le sorelle Giussani sono le indimenticabili ideatrici di Diabolik, come non ricordare Enzo Facciolo, disegnatore, classe 1931 che lo disegnò per la prima volta nel 1963 nell’indimenticabile episodio del L’Impiccato?
Ecco perché, quando ho saputo che avrei potuto incontrarlo all’inaugurazione della mostra «Diabolika Mano», organizzata da 255 Raw Gallery, nella splendida cornice di Palazzo Zanchi in via Torquato Tasso a Bergamo, non ci ho pensato due volte e mi ci sono fiondata subito. Dovevo assolutamente stringergli la mano.
Perchè Diabolik, in un modo o nell’altro, è entrato nella vita di tutti noi e Facciolo ne è indubbiamente l’anima creativa. Il Diabolik diffuso nell’immaginario collettivo è quello nato proprio dalla sua «Diabolika Mano», una mano dal tratto originalissimo e ancora attuale. Facciolo è ‘unico che lo conosce veramente bene e che sa cose di Diabolik che noi non sappiamo.
Da quel novembre 1963 (mese in cui uscì per la prima volta in edicola il Diabolik disegnato da Facciolo), le caratteristiche grafiche del personaggio che tutti ricordiamo, sono rimaste immutate e uniche: la maschera che lascia scoperti occhi, un pugnale scagliato verso i lettori – divenuto poi logo della casa editrice Astorina –, un volto che ricorda l’attore americano Robert Taylor (Il ponte di Waterloo, Quo Vadis, ecc) sono gli ingredienti inconfondibili di Diabolik, ladro affascinante e fuoriclasse della guida spericolata a bordo della sua Jaguar E-Type del 1955.
Diabolik è così: una figura noir e inafferrabile, che non invecchia, che non rinuncia alla violenza, nonostante la fedele compagna Eva Kant l’abbia ammorbidito nel tempo. Le sue avventure? Episodi di una saga che erano futuro nel 1962 e che sono incredibilmente futuro ancora oggi
Diabolik non si adegua al conformismo dei tempi, nè ha paura di schierarsi su alcuni dei temi più caldi dell’attualità. Perché Diabolik è sempre attuale e nelle sue storie troviamo di tutto: dalla corruzione ai disagi psichici, passando per la mafia e, non ultimo, il terrorismo. Questo magnifico personaggio ci dà l’illusione di poter compiere azioni pazzesche, anche se non le faremo (né faremmo) mai.
Diabolik è una favola moderna che racconta l’evoluzione della cultura e del costume dell’Italia. Diabolik in un modo o nell’altro è entrato nella vita di tutti noi e Facciolo ne è l’anima creativa, con un tratto originalissimo, subito apprezzato dai lettori. Apprezzamento che ho potuto verificare durante la coda per farmi autografare il poster di Diabolik ed Eva Kant: gli appassionati lo guardavano con venerazione, qualcuno addirittura con gli occhi lucidi come quando si incontra un divo e vieni sopraffatto dall’emozione.
Tante delle storie di Diabolik, nella loro serialità, si possono considerare dei piccoli capolavori di letteratura disegnata. Diabolik ha respirato la pop art senza accorgersene: questo ha fatto il personaggio creato dalle signore Giussani e dalla mano di Facciolo.
Diabolik si muove con una Jaguar E, che in tutto il mondo e per tutti “è l’auto di Diabolik”, vive nel lusso grazie agli illeciti arricchimenti con la sua compagna di malefatte Eva Kant, bionda slanciata coi capelli raccolti ispirata a Grace Kelly e ha un acerrimo nemico, l’ispettore Ginko, che gli dà la caccia implacabilmente ma sempre con eleganza e dignità.
Calzamaglia nera attillata, sguardo magnetico incorniciato da sopracciglia folte e scure, Diabolik non esita ad uccidere per raggiungere i suoi scopi, cioè arricchirsi, fra trasformismi (le famose maschere di resina che gli cambiano il viso), gadget tecnologici alla 007 (che guarda caso compie 55 anni come lui quest’anno), ma anche i classici pugnali come un qualsiasi malavitoso marsigliese, città in cui si muoveva agli inizi, poi diventata Clerville, capitale di un omonimo paese fittizio.
Nella mostra allestita alla Raw 255 Gallery è possibile ammirare un intero numero del fumetto con tutte le tavole (LVI – n°10 ottobre 2017) e una serie di disegni originali che raccontano gli oltre 50 anni del connubio tra il celebre fumetto e uno dei disegnatori più importanti della serie. Facciolo ha firmato più di 200 episodi, oltre a cartoline, poster, calendari, quadri e perfino sculture. E durante l’inaugurazione ha mostrato a tutti quanto sia ancora attiva è piena di arte la sua mano.
Mi sono aggirata per le due sale allestite con la sensazione sempre più forte che davvero il fumetto è la nona arte e come tale dovrebbe essere trattato. Guardando la bellezza di quelle tavole, è chiaro a tutti che il fumetto è arte e l’arte che esprime l’ha espressa anche attraverso Diabolik. Quando i critici letterari e i critici d’arte si accorgeranno che il fumetto è qualcosa di più di una storia disegnata, allora dovranno scrivere un nuovo capitolo della loro storia dell’arte e, perché no, della letteratura. E allora finalmente, vedremo consegnare a pagine importanti e a critiche importanti, personaggi come Diabolik.
Nel frattempo mi guardo intorno e sono circondata da appassionati di Diabolik. La critica d’arte ci si sta avvicinando e forse ci vorrà ancora del tempo. I centri museali e le gallerie sono restii ad accogliere i fumetti fra le loro braccia. Ma Bergamo no. Bergamo ama i fumetti e i cartoon. E tutto questo è fantastico.
Per visitare la mostra:
255 Raw Gallery, via Torquato Tasso 49/C – Bergamo
Dal 25 novembre al 26 gennaio 2018
Dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. A dicembre apertura anche il sabato.
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