Le castagne hanno rappresentato per secoli una componente fondamentale dell’alimentazione contadina bergamasca, in particolare nelle valli sotto i 900 metri di altitudine. Infatti questo frutto prelibato dall’alto contenuto di carboidrati è stato per secoli fonte quasi di sopravvivenza per la popolazione contadina tanto da diventare a tutti gli effetti “il pane dei poveri”. Pensate che un sacco di castagne veniva comunemente scambiato per un sacco di farina di granoturco. Oggi le castagne non sono più il cibo dei poveri, ma sono un frutto prelibato che ci conduce all’inverno passando per le sagre, avvolti dal profumo di caldarroste e per i sentieri nei boschi delle nostre montagne. Ecco quindi che vi porto alla Sagra della Castagna in Valle Imagna (a Corna Imagna precisamente, a 40 minuti da Bergamo) alla scoperta del Sentiero del Castagno per mangiare le Castegne de San Simù.
Cosa sono le Castegne di San Simù
Le Castegne di San Simù sono le castagne raccolte prima della festa di San Simone e Giuda che si tiene il 28 di ottobre. In questa data solitamente si portavano i sacchi con i frutti raccolti nei castagneti al mercato nelle varie sagre e si vendevano o scambiavano con sacchi di grano. Era il momento in cui si facevano le scorte di cibo per l’inverno e dove si sapeva in modo definitivo se l’inverno sarebbe stato più o meno difficile.
Oggi le Castegne de San Simù sono diventate una festa che si organizza a Corna Imagna, non solo per celebrare questo frutto così buono, ma anche per ricordare quanto fu importante nell’economia della Valle Imagna per la vita dei suoi abitanti.
Corna Imagna infatti era per definizione la terra delle castagne, tanto è vero che i suoi abitanti, anticamente, venivano soprannominati castagnì. Un legame quello fra le castagne e gli abitanti di Corna Imagna molto forte, che affonda le sue radici nel passato ma vuole continuare nel presente.
Le castagne nella storia dei bergamaschi (e non solo)
I castagneti hanno rappresentato per secoli una importante fonte di sostentamento della popolazione più povera del territorio bergamasco e in particolare delle valli. Oltre a cibarsi delle castagne, inventando diversi modi per consumare questo frutto autunnale, l’uomo ne ha sfruttato il legno per scaldarsi e il fogliame per le stalle.
Pensate che già nel XVI secolo Fra’ Celestino nel testo Historia Quadripartita di Bergomo et suo Territorio (1617) parlava delle castagne e di come fossero il primo e fondamentale rimedio in caso di carestia, quando grano e granturco scarseggiavano ed era difficile procurarsi farina per pane e polenta. Ecco un passaggio in cui parla proprio della Bergamasca:
…Hanno copia di castagne assai, se ne và stagione; perciochè questo forte frutto sotto stà grandemente alla intemperie dell’aere, e in un tratto s’annebbia e corrompe: ma se ne và buon incontro, sono di grande sollevamento alla carestia del grano, e di grande aiuto al vivere dei poveri.
E la penuria del loro raccolto era spesso foriero di crisi più gravi. Basti pensare che appena prima degli anni della grande peste del 1630, e in particolare a partire dall’autunno-inverno del 1628, vi era stata una grande scarsità di castagne e questo aveva fatto da infausto preludio all’arrivo della carestia e, successivamente, della peste!
Che le due cose fossero necessariamente causa effetto l’una dell’altra non è sicuro. L’unica certezza è che in caso di grave crisi alimentare le persone diventano più fragili e riducono le proprie difese immunitarie; di conseguenza è facile che focolai di malattie anche gravi si diffondessero velocemente e in modo violento, decimando le popolazioni colpite.
La grande cura nel passato per i castagneti
Il castagneto dunque era molto prezioso e veniva trattato con cura. Veniva innestato e potato regolarmente, si ripuliva dalle piante del sottobosco che avrebbero potuto danneggiarlo, si estirpavano le erbacce; il terreno veniva pulito, concimato e falciato con cura. Si utilizzavano semplici attrezzi per lavorare la selva, cioè i boschi di castagni: il rastrello, la falce, la scopa realizzata con ramoscelli di betulla. Tutto era fatto in vista della raccolta dei suoi frutti.
Se gli alberi si trovavano su terreni ripidi, per favorire la raccolta delle castagne si preparavano, in fondo alla selva, delle siepi con fascine di legna e questo per permettere alle castagne cadute di raccogliersi e non rotolare troppo in basso, disperdendosi lungo i pendii o rotolando in proprietà altrui.
La raccolta delle castagne nel passato
La raccolta delle castagne iniziava solitamente tra la fine di settembre e la prima settimana di ottobre e continuava fino a novembre. Al proprietario della selva spettava il raccolto e tutta la sua famiglia era impegnata nel lavoro. La prima raccolta veniva fatta esclusivamente nella propria selva; nessuno osava raccogliere le castagne nella proprietà altrui, perché, colti sul fatto, si veniva allontanati con rimproveri e minacce o, si dice, addirittura a sassate. Chi era in possesso di molte selve castanicole spesso ne cedeva una parte a un’altra famiglia in cambio di un compenso e questo diventava una preziosa fonte di reddito.
Nel periodo della maggior caduta i contadini si recavano due o più volte al giorno nella selva: facevano questo lavoro per 2 o 3 settimane. Le donne avevano un piccolo sacco che legavano alla vita e quando era pieno lo svuotavano nella gerla. Ai ragazzi spesso veniva assegnato il compito di raccogliere le castagne: essi si recavano nelle selve muniti di ceste al mattino, prima di andare a scuola, e al pomeriggio dopo le quattro, finite le ore di lezione.
Solo dall’undici di novembre la raccolta era libera e le selve erano aperte a persone e bestiame. Le persone munite di cesti e sacchi raccoglievano castagne ovunque ne trovassero. Questa pratica era definita spigolatura delle castagne ed era consentita sia nelle selve che nei prati. Il termine spigolatura è tipico della tradizione contadina e significa andare a raccogliere i frutti della terra caduti durante la raccolta dalle ceste o dai carri o subito dopo. Gli spigolatori però non avevano vita facile, soprattutto per il fatto che durante il periodo di raccolta ufficiale, le famiglie passavano più volte durante il giorno per essere certe di non perdere i preziosi frutti caduti.
L’importanza sociale di un castagneto
La castagna non era solo un frutto dei boschi, ma era una sorta di welfare sociale. Questo grazie anche al fatto che i più poveri (in genere le vedove e gli orfani), grazie a una legge non scritta ma diffusa e osservata nelle valli, avevano la possibilità entrare nei castagneti da frutto dei più ricchi a raccogliere le castagne cadute o dimenticate dopo la raccolta, o di fare una vera e propria raccolta in quelli abbandonati (pochi) o sotto gli alberi non potati o non innestati. Tutti dovevano poter sopravvivere e quando non possedevano alberi da frutto o terreni, entravano in quelli già battuti e usufruivano di quanto abbandonato o caduto dopo la raccolta.
Questa pratica si chiama spigolatura ed è più che millenaria. E’ un termine antico che troviamo anche nei testi sacri dell’Antico testamento. La spigolatura era la raccolta delle spighe lasciate, volontariamente o involontariamente, dai mietitori nel campo, delle olive lasciate sui rami o dei racimoli lasciati sulle viti. La legge che Dio aveva dato a Israele ordinava specificamente al suo popolo di non mietere completamente i campi fino all’orlo, di non ripassare i ramoscelli degli olivi dopo la bacchiatura delle olive, e di non raccogliere i racimoli delle viti dopo la vendemmia. Anche se veniva inavvertitamente lasciato nel campo un covone di grano, non si doveva tornare a prenderlo. I poveri del paese, gli afflitti, i residenti forestieri, gli orfani di padre e le vedove avevano il diritto, dato loro da Dio, di spigolare e raccogliere quello che rimaneva nei campi.
La raccolta delle castagne: tra esperienza e saggezza popolare
Proprio in questo periodo dell’anno si procedeva alla raccolta, che normalmente avveniva quando i frutti erano già caduti a terra. È per questo motivo che era fondamentale pulire bene il terreno sotto i castagni.
Quando la castagna è matura, i ricci si aprono.
E se il riccio si apre la castagna è matura. Eppure i saggi contadini di un tempo, non sempre aspettavano. Infatti sapevano che il frutto nel riccio era forse meno saporito, ma certamente si conservava più a lungo!
Quindi? Semplice: dividevano il raccolto. Una parte veniva raccolto battendo i rami con una pertica e facendo cadere i ricci prima che si fossero aperti da soli. Dopo essere stati raccolti venivano portati nella ricciaia, il risér, coperti con strati di foglie e terra, al riparo da pioggia e vento, sotto un portico, una tettoia o a ridosso di un muro. In questo modo le castagne si mantenevano fino a Natale e anche oltre…
Quelle che invece erano cosiddette “fresche” venivano messe in acqua per un paio di giorni. Si separavano da quelle marce o bacate che venivano eliminate (erano quelle che galleggiavano). Poi venivano fatte asciugare molto bene e riposte in un contenitore che ne permettesse la traspirazione. All’epoca era un classico sacco di juta, lo stesso che veniva usato per il sacco di granturco.
Se volete vedere un antico essicatoio restaurato potete andare in Valle Imagna alla Locanda Roncaglia.
Raccogliere castagne in Valle Imagna oggi
Se siete amanti delle passeggiate nei boschi, avrete notato che la Valle Imagna, come tutte le nostre valli sono piene di castagni. Albenza, frazione di Almenno San Bartolomeo, è oggi la meta più gettonata per la raccolta di castagne. La mulattiera che collega le varie contrade infatti si contraddistingue per la bontà dei suoi frutti e per la quantità di castagni che abitano indisturbati questa località. Sempre in Valle Imagna, inoltre, dall’antica contrada di Amagno di Strozza si può prendere la mulattiera verso la Roncola, ai piedi del Linzone. Anche qui sarà facile incappare in un tappeto di numerosi ricci di castagno e di piccole ghiande.
Ma sappiate che i castagneti sono proprietà privata e la legge stabilisce che le castagne possano essere raccolte solo dai proprietari. Per questo per contrastare le razzie (spesso inconsapevoli) di castagne da parte dei turisti della domenica, in Valle Imagna hanno studiato un’iniziativa che controlli l’auto-raccolta di questo frutto così ambito. La modalità di raccolta è semplice: basta acquistare gli appositi sacchetti di juta, disponibili nei tagli da 4 euro per un kg e 6 euro per 2 kg, venduti dal bar Alà Baleta a Corna Imagna e recarsi nelle selve messe a disposizione da tre privati del paese. In fondo si va nei boschi per il piacere di stare all’aperto a contatto con la natura e non per raccogliere sacchi e sacchi di castagne, giusto?
Se volete saperne di più sui percorsi e i sentieri migliori, scaricate l’app Orobie Active e troverete tutte le informazioni utili per passare una bellissima giornata nei boschi sulle montagne della Bergamasca.
Il Sentiero del Castagno
Il Sentiero del Castagno è un percorso ad anello lungo cui visitare luoghi legati alla storia del paese di Corna Imagna, ideato con l’obiettivo di valorizzare e rilanciare la coltivazione della castagna nella zona. Il sentiero si snoda lungo mulattiere che attraversano piccoli borghi caratteristici, prati e boschi di castagno selvatico. I punti panoramici non mancano e il percorso attraversa luoghi affascinanti ricchi di storia, natura e cultura. Trovate tutto sull’App Orobie Active. Scaricarla sul vostro smartphone è molto semplice: basta andare sull’app store e scaricarla gratuitamente.
L’itinerario segnalato parte dalla piazza del paese, nei pressi della chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Simone e Giuda, dove si può anche lasciare l’auto. Ci si avvia lungo via Finil mascher fino a imboccare la mulattiera e in breve ci si collega alla carrabile che serve la contrada Canito.
Si attraversa la contrada Regorda per poi proseguire per Ca’ Berizzi. Una volta giunti alle case di Maffineto, al bivio si imbocca la mulattiera delle Pettole verso la contrada Feniletti.
Si prosegue fino a giungere alla Valle delle Moiache e successivamente alla contrada Ca’ Gavaggio, l’abitato più settentrionale ed elevato di Corna Imagna. Si attraversano le località Candelù, Còrna Batàgia, Roncài e Piane dove si possono vedere piccole selve coltivate a castagno. Il sentiero si fa pianeggiante e tocca il campeggio San Luigi ed il piccolo cimitero fino a giungere alla chiesa parrocchiale all’attigua piazza di Corna Imagna, il punto di arrivo.
Sotto, le schermate dell’App Orobie Active con le quale potete orientarvi.
Castagne o marroni? Scopri la differenza
Lo sapevate che di castagne ne esistono moltissime varietà? Ognuna ha tempi di raccolta, conservazione e utilizzo completamente diversi.
Intanto è bene fare un po’ di chiarezza: castagne e marroni non sono la stessa cosa. Nel 1939 c’era addirittura un decreto regio che ne fissava le differenze. In generale: la castagna è il frutto selvatico del castagno, mentre il marrone proviene da alberi coltivati.
Le castagne inoltre non sono molto grosse, schiacciate da un lato, con buccia resistente e colore bruno scuro, con polpa saporita, mentre i marroni sono più grossi (un riccio racchiude al massimo 2 o 3 frutti) con forma a cuore, buccia striata di colore marrone chiaro e polpa dolce. Le castagne poi presentano dei setti dovuti alla penetrazione della pellicola in profondità nella polpa, mentre i marroni sono interi, non settati.
Un dolce povero ma molto amato a base di castagne: i biligocc
Se ogni volta che sentite la parola castagne si materializzano davanti a voi, allineate e sfavillanti, marrons glacés e torte Montblanc, profumati e fumanti castagnacci e zuppe, allora quello che sto per raccontarvi vi farà sicuramente venire l’acquolina in bocca. Conoscete i biligoc o biligocc? (non so mai se si scrive con una o due c)
I biligòc sono castagne essicate e affumicate con un particolare e laborioso trattamento, che venivano vendute come dolce nelle feste. Li potete trovare in particolare a partire dalla festa di Santa Lucia fino al 15 gennaio giorno in cui si svolge la sagra dedicata a questo dolce!
Questa caratteristica preparazione affonda le sue radici nella notte dei tempi, pensate che la prima citazione trovata nei testi scritti risale addirittura al 1490. La tradizione vuole che fu un contadino di Poscante a sperimentare per primo il procedimento di cottura che permettesse il consumo della castagna anche fuori stagione. L’uomo fece cuocere le castagne per circa due ore e le lasciò essiccare all’aria aperta per sette giorni e sette notti. Poi le mise a “ricovero” e si dice che riuscì a mangiare castagne affumicate addirittura fino Pasqua!
Non so quanto fosse importante la sua scorta, ma se fosse successo a casa mia, non sarebbero arrivate alla festa di Sant’Antonio, il 15 gennaio!
Note
Le informazioni contenute in questo post sono il frutto di ricerche e di alcune informazioni fornite dai ragazzi di Bergamowalls, gli stessi che ogni mese organizzano i Free walking tour a Bergamo e provincia come questo. Li conoscete? Sono due ragazzi innamorati di Bergamo che organizzato visite guidate a Bergamo e provincia dove il prezzo lo fate voi, in base alla vostra soddisfazione e possibilità.
Purtroppo non posso mangiare le castagne a causa di un’allergia, ma sono un frutto così affascinante. Per non parlare del momento della raccolta che si può tramutare in un vero e proprio rito. Eccezionale.
Mi ha un po’ intenerita questo post, un frutto piccolo come la castagna e’ stato storia e cibo per un paese nei secoli. Bellissimo leggere di Fra Celestino. 🙂
Io adoro i marroni. Non ce n’è per nessuno. Non conoscevo però la storia e le tradizioni legate alla raccolta delle castagne. Ho letto ben volentieri tutte le informazioni che hai dato in quest’articolo. Ma sai che anche io quando le compro le mette in un sacchetto di iuta? E’una cosa che mi ha tramandato mia nonna, che quando sono andata a vivere da sola mi ha procurato assieme alla pentola bucata per cuocerle sui fornelli. Non so come si chiama 🙂
Ho perfettamente in mente la pentola per arrostire le castagne, ma non so se abbia un nome definito. So che ogni dialetto o regione ne ha uno, alcuni sono davvero divertenti.
Ecco la differenza fra castagne e marroni non l’avevo ancora chiara. Comunque io li adoro entrambi, da noi c’è il castagnaccio che è una prelibatezza!!!
Andare a raccogliere le castagne è una delle 3 cose che amo di più dell’autunno!! E poi fare caldarroste e preparare il tronchetto. Tradizione!
Quello che amo dei sentieri con i castagni è il loro particolare profumo che fa completamente autunno, almeno nella mia mente. Io adoro il profumo dei boschi in questa stagione.
Anche io. Se solo il tempo fosse più stabile… E’ un attimo che diventi subito freddo e cominci a piovere, purtroppo
Adoro le castagne, una delle poche cose che mi piacciono dell’autunno. Ammetto però che non sono mai andata a raccoglierle.
Ma che buone le castagne! Mi piacciono moltissimo cotte in padella sul fuoco!
sono anni che non mangio castagne (ahimè perchè le adoro, ma all’estero è difficilissimo trovarle) e secoli che non faccio una castagnata! che voglia mi hai fatto venire!
Che meraviglia questo articolo: ti porta alla scoperta non solo di un luogo dove trovare castagne ma anche e soprattutto della storia di questo frutto e della sua importanza per la popolazione. Impressionante come un piccolo frutto sia di vitale importanza per l’uomo.
Ecco, mi hai insegnato qualcosa che non sapevo e di cui sono sempre stata curiosa: la differenza tra castagne e marroni! Che bello, amo la stagione delle castagne, una delle mie preferite 😉
Io amo il profumo delle caldarroste: mi fa sentire il calore di casa e delle feste
Conoscevo la differenza tra marroni e castagne ma non sapevo praticamente nulla delle altre cose che hai descritto! Per esempio non conoscevo l’origine della tradizione della spigolatura, pratica che era diffusa anche nelle campagne qui dalle mie parti.
Ma che buoni devono essere i biligoc? Mi hai fatto venire una fame!
Anche per me è stata una scoperta: la spigolatura era un ricordo lontano per me, legato alla storia dell’antico Egitto.
Io adoro le castagne crude, cotte, arrostite o bollite, insomma in qualsiasi modo ma i biligocc non li ho mai assaggiati. Devo assolutamente rimediare!
Se ti capita provali: hanno un sapore particolare, ma sono davvero buoni
Questo post mi è piaciuto tantissimo anche perché io amo le castagne e i dolci fatti con le castagne! Bella la storia della raccolta e della coltivazione nei tempi antichi!! Oggi con i prezzi che ha la castagna è diventata quasi un frutto proibito😂! Mi piace molto andare alle sagre delle castagne sui Sibillini!! 😍😍😍
Hai ragione: i costi delle castagne sono davvero alle stelle. Colpa di una malattia degli alberi che ha decimato i frutti.
Mi hai fatto dolcemente ricordare quando da piccola andavo nei boschi con i miei genitori a raccogliere le castagne e poi non vedevo L ora di cuocerle per sbucciarle e riscaldarmi le mani 🙂 bell’articolo!
Ti ringrazio. Anche per le le castagne hanno un significato affettivo molto forte.
Pensa che io non sapevo neppure che c’era una differenza! grazie dell’infO! 🙂
Quanta storia dietro un frutto! Non sono mai andata a caccia di castagne né conoscevo la storia che racchiudevano per la tua regione e credo sia importante non dimenticarla mai.