Ville gemelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana

Il curioso caso delle ville sorelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana per… due fratelli gemelli!

Tempo fa ho scoperto dell’esistenza di due ville sorelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana e più precisamente a Dorga. Così ho deciso di approfondire la notizia acquistando il volume Ville e villeggiatura tra eclettismo e razionalismo 1875-1945  (Maria Antonella Pansera, Silvana Editoriale) e facendomi un giro in quel di Dorga in compagnia di una cartina del territorio e di qualche dritta da parte di una mia amica guida e mi sono avventurata alla ricerca di queste due ville d’autore.

Chi mi segue da un po’, sa che il tema dei gemelli mi intriga moltissimo. E lo dimostra l’articolo che ho scritto qualche tempo fa sui monumenti o le opere d’arte bergamasche che hanno gemelle, copie o originali in altre parti d’Italia o del mondo e che continuo ad aggiornare (per leggere, cliccate qui). Ma quello che sto per raccontarvi invece è ancora più particolare, perché si tratta del curioso caso di due case di vacanza sorelle progettate da Giò Ponti per… due fratelli gemelli. E volete sapere come si chiamavano questi due fratelli? Romolo e Remo!

Le ville di Castione della Presolana: storie tutte da scoprire

Castione della Presolana, ai piedi della Regina delle Orobie, ha sempre suscitato un enorme interesse turistico tanto che diversi furono i borghesi che decisero di investire  nella costruzione di ville di delizie, eleganti residenze dove trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici, tra aria pulita, natura e buona cucina. Il turismo, in questa zona, prese il via nel 1900 quando i nobili milanesi, desiderosi di staccare dalla monotonia della città, scelsero Castione e le sue frazioni come luogo ideale dove poter godere di  estati all’insegna del relax e del verde, all’ombra della Presolana.

Le ville che potete ammirare semplicemente facendo un giro a piedi tra Bratto, Dorga e Lantana seguono lo stile dei cottage inglesi, castelletti neo quattrocenteschi, edifici eclettici che riportano ai primi del Novecento e al tempo in cui la villeggiatura era semplicemente cosa da ricchi. Ovunque vi giriate, trovate splendide dimore ormai quasi centenarie che hanno ognuna una storia da raccontare. Il volume Ville e villeggiatura di Anty Pansera è perfetto se siete curiosi di avere qualche informazione relativa alla costruzione, ai passaggi di proprietà e a qualche dettaglio storico.

Ville gemelle: una storia davvero curiosa

Ma il caso delle ville sorelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana è una storia che si distingue da tutte le altre e merita di essere messa in evidenza. Non solo perché progettate da uno dei più grandi architetti del Novecento, ma anche perché furono progettate gemelle per accontentare due gemelli!

Giò Ponti odiava i villini: non sopportava di vedere sui monti i finti castelletti, con torrette e decorazioni che poco avevano a che vedere con la storia del luogo in cui si trovavano. Lui era per le linee pulite, per l’ariosità dei locali, per le ampie finestre che facevano entrare la natura come un quadro all’interno degli edifici. Giò Ponti era non solo un architetto, ma anche un designer e i suoi progetti tenevano conto dei muri, sì, ma anche degli arredi, fino addirittura alle stoviglie (non a caso era un designer della Richard Ginori).

E chissà se progettare due case (quasi) gemelle per due gemelli ha consentito di avere economie di scala che ha permesso ai due fratelli di ottenere un forte sconto. Chissà.

Ma andiamo con ordine…

A Castione della Presolana ville sorelle per due fratelli gemelli

Ville sorelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana

Nel 1934 l’architetto Giò Ponti progettò due ville sorelle per due fratelli gemelli, Romolo e Remo De Bartolomeis, due ingegneri di origine piemontese ma residenti a Milano per motivi di lavoro. A parte chiedersi che genio del male dovesse essere il padre di questi due  signori che, quando scoprì che il nuovo nato non era uno ma due bambini, decise di chiamarli Romolo e Remo. Posso solo immaginare quanto potessero essere stati oggetto di battutine da parte di chi li incontrava per la prima volta. Suona altresì abbastanza curioso che i due fratelli raggiunta una certa posizione sociale e professionale chiedessero ad uno degli architetti più in voga negli anni Trenta di progettare per loro due ville sorelle da utilizzare come case d’evasione a Castione della Presolana e di chiedere che fossero addirittura “gemelle”!

Nel 1934, dopo un soggiorno nel grande albergo Franceschetti alla Cantoniera di Castione, i fratelli Remo e Romolo de Bartolomeis affascinati da quei luoghi acquistarono in località Dorga un grande apprezzamento di terreno con vista sul Pizzo della Presolana e contattarono lo studio Ponti-Fornaroli-Soncini, tra i più famosi del tempo, per la progettazione di due case di villeggiatura. Ponti costruisce in meno di un anno due case sorelle, che consegna ai due fratelli completamente arredate con mobili e arredi fissi realizzati su disegno. Si trattò quindi, come era solito fare Ponti, di un progetto chiavi in mano che vede sia l’esterno che l’interno pronto per essere abitato.

Questo già da solo vale il viaggio per andare alla scoperta di queste due ville così particolari, non trovate? Per quanto mi riguarda sì.

La filosofia che sta dietro al progetto delle case d’evasione di Giò Ponti

La storia delle ville sorelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana  si inserisce nel quadro del tema della “casa d’evasione” di matrice mediterranea che Ponti stava mettendo a punto proprio in quegli anni – dal prototipo della Casa per vacanze “Domus Nova” per la IV Triennale di Monza (con Emilio Lancia, 1930) allo studio per una “villa alla pompeiana” (1934) – tema che ritornerà nel progetto per un Albergo nel bosco studiato con Bernard Rudofsky a Capri (1938) e che si concretizzerà nelle realizzazione di Villa Marchesano (1937-38) e Villa Donegani (1940) a Bordighera.

L’anno precedente all’incarico di Dorga, nel suo ruolo di membro del direttorio della V Triennale (1933) aveva promosso la realizzazione di una serie di prototipi di case d’abitazione incentrate sul format prevalente della casa di vacanza destinata al loisir della media borghesia e, sempre alla casa di vacanza dedicherà diversi numeri di “Domus”, declinandola nelle varianti della “casa in campagna”, della “casa al mare” e della “casa in montagna”.

L’urgenza su cui Ponti insiste, e di cui le case di Dorga rappresentano un modello, è quella di dare una risposta concreta al tema del ripopolamento della montagna facendo leva su un turismo di qualità a partire dalla necessità di progettare l’arredo domestico come attrezzatura per una moderna civiltà dell’abitare che sia “italiana” e declinabile con caratteri specifici in relazione ai diversi usi e contesti ambientali. La “progettazione totale” investe anche l’ambito delle arti applicate, dai tessuti (coperte, tovaglie, copriletti, ecc..) ai servizi di piatti in ceramica, prodotti su disegno dalla Richard Ginori.

Le case sorelle per due gemelli: uguali ma non identiche

Il tema di due “case sorelle” per due fratelli gemelli è declinato da Ponti assegnando a ciascuna un carattere distintivo rafforzato sul piano visivo dallo studio di due precisi motivi figurativi – la losanga e il quadrato – inseriti nel design degli arredi.

La particolarità delle due case sorelle di Dorga a Castione della Presolana

Nelle due “case sorelle” di Dorga il riferimento alla “casa mediterranea” è adattato al contesto montano – il patio per esigenze climatiche diventa portico – e i caratteri tratti dalla cultura locale (la muratura portante con inserti in pietra grezza, il tetto a falda con copertura in coppi, gli arredi in legno) coniugati con la semplicità dell’impianto volumetrico intonacato di bianco, il taglio netto delle aperture e l’assenza di decorazioni, conferiscono alle due case un aspetto di “moderna rusticità” che non concede nulla al vernacolare.

Il contributo ne approfondisce l’impostazione planimetrica, l’organizzazione degli spazi interni e il sistema degli arredi mettono in luce gli elementi di continuità rispetto ad altre opere di Ponti e ne evidenziano anche le caratteristiche specifiche: a partire da un medesimo schema distributivo – organizzato intorno alla sequenza portico-sala di soggiorno-sala da pranzo – le due case esprimono due possibili variazioni creando quella compenetrazione tra interno ed esterno che qualifica la “casa all’italiana”.

Un progetto quasi sconosciuto che entra nella storia dell’architettura

La cosa interessante è che ho scoperto che grazie ad un’approfondita ricerca condotta a partire da fonti archivistiche inedite su questo progetto poco conosciuto di Giò Ponti (pubblicato solo sulla riviste “Domus”, n. 119, 1937) per i fratelli Remo e Romolo De Bartolomeis, la Soprintendenza ai Beni Architettonici e al Paesaggio della Lombardia (ai sensi del DL 42/2004) ha messo la sua apposizione alle due case unifamiliari gemelle, comprensive del grande parco e dell’intero corpus degli arredi originali, fissi e mobili, realizzati ad hoc in legno di noce e di castagno da maestranze locali su disegno dello stesso Giò Ponti. Praticamente sono oggi un patrimonio storico dell’architettura da preservare.

Chi era Giò Ponti

Giovanni Ponti, detto Gio, è stato un architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra. Ponti è stato una figura eclettica nel mondo del design italiano. Fu architetto, designer, critico, direttore artistico e scrittore, grazie al suo lavoro hanno visto la luce capolavori architettonici, elementi iconici del design d’interni, premi, libri e riviste.

Gio Ponti nacque a Milano nel 1891. Si laureò in architettura nel 1921 e dal 1923 iniziò il suo lavoro come designer per l’industria di ceramiche Richard Ginori, dove rinnovò la produzione. Non meno importante fu la sua attività di architetto e progettista a Milano e in Italia dove rimangono ancora molte delle sue opere più iconiche. Prima fra tutti il Pirellone di Milano, riconosciuto da tutti come la sua opera più grandiosa e riconoscibile.

Giò Ponti Designer

Proprio grazie alle sue ceramiche Gio Ponti vinse il Grand Prix all’esposizione internazionale di Parigi nel 1925. Nel 1927 aprì il suo primo studio insieme all’architetto Emilio Lancia e divenne successivamente il direttore creativo di Fontana Arte.

In quegli anni fondò la rivista di design e architettura Domus, iniziò la sua collaborazione con le Triennali di Milano e divenne docente del corso di interni, arredamento e decorazione del Politecnico di Milano, in cui insegnò fino al 1961.

A metà anni ‘50 istituì il Premio Compasso d’Oro, che premia i miglior progetti italiani di design, realizzò il grattacielo Pirelli e scrisse il libro “Amate l’Architettura”.

La carriera di Gio Ponti fu lunga e articolata, il designer infatti non fermò la sua produzione neanche in tarda età e le sue ultime creazioni risalgono al 1971, quando aveva ormai ottant’anni. Si spense otto anni dopo, nella sua casa milanese di Via Dezza, da lui progettata a fine anni ’50 a attuale sede del suo archivio.

Giò Ponti Architetto

I suoi edifici sono presenti in tutta Italia, ma il lavoro di architetto di Giò Ponti si sviluppa principalmente su Milano, dove ha sede il Grattecielo Pirelli, universalmente riconosciuto come il suo capolavoro. L’architetto lo progettò insieme a Giuseppe Valtolina, Pier Luigi Nervi, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Rinardi e Egidio Dell’Orto. Dal 1956 al 1960 Gio Ponti diresse i lavori al Pirellone e ne progettò anche gli interni, dagli arredi fino alle stoviglie.

A Milano sono tantissimi gli esempi di edifici realizzati da Gio Ponti e le architetture milanesi più celebri sono celebrate nel libro di Stefano Boeri Gio Ponti e Milano, in cui è presente anche una mappa con la quale ripercorrere le vie in cui si trovano gli edifici realizzati da Ponti.

Tra le opere più importanti di Gio Ponti a Milano ricordiamo il Monumento ai Caduti in Piazza Sant’Ambrogio, Palazzo Garzanti in Via della Spiga, Torre Littoria al Parco Sempione e il Palazzo Rai in Corso Sempione.

In Italia e a livello internazionale tra le opere più conosciute troviamo la Scuola di Matematica nella Città universitaria di Roma, uno dei primi esempi del Razionalismo in Italia, l’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, il complesso in Corso della Repubblica a Forlì e la Fondazione Lerici a Stoccolma.

L’ultima opera architettonica in Italia realizzata da Gio Ponti fu la Concattedrale Gran Madre di Dio a Taranto, nel 1970 e a livello internazionale ricordiamo invece il Denver Art Museum, l’unica opera dell’architetto realizzata in negli USA.

 

Note

Le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete.

Mi scuso per il commento “genio del male” rivolto al padre di Romolo e Remo, ma è stato davvero la prima cosa che ho pensato quanto ho letto i due nomi. Poi in effetti, ripensando al periodo post unitario quei nomi legati al culto di Roma non dovevano essere sembrati poi così strani. Romolo e Remo. La Lupa. Roma…

Le informazioni sulle ville sorelle progettate da Giò Ponti a Castione della Presolana sono state recuperate da

  • Ville e villeggiatura tra eclettismo e razionalismo 1875-1945 (Maria Antonella Pansera, Silvana editoriale)
  • Architettura e paesaggi della villeggiatura in Italia tra Otto e Novecento (AA.VV)
  • Domus, n. 119, 1937

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