Enrico Rastelli giocoliere bergamasco

Personaggi bergamaschi | Enrico Rastelli, giocoliere bergamasco che inventò la giocoleria moderna all’inizio del Novecento

Ci sono personaggi bergamaschi che hanno cambiato il mondo per sempre e che andrebbero ricordati ogni volta che è possibile. Uno di questi è Enrico Rastelli giocoliere bergamasco, forse sconosciuto ai più, che rappresentò un pilastro per l’arte del juggling. Famoso in tutto il mondo nei primi anni del Novecento, ha avuto il merito di aver inventato la giocoleria moderna, compiendo un primo passo verso la tecnica contemporanea. E se chiedete a un amante dell’arte circense e della giocoleria chi è Enrico Rastelli e perché è così famoso, vi risponderà che è stato il più grande giocoliere del mondo.

Ma c’è di più: Rastelli era bergamasco e oggi nel cimitero Maggiore di Bergamo si trova una statua  che rappresentava l’artista a grandezza naturale durante la sua performance di giocoleria col pallone. Per molti anni la visita alla sua tomba è stata una tradizione per i circensi e i giocolieri, soprattutto internazionali, che passavano da Milano o da Bergamo per rendere omaggio a quello che per tutti era ancora il più grande giocoliere del mondo.


L’infanzia e l’inizio della carriera circense travestito da bambina

Enrico Rastelli, nacque a Samara, in Russia, il 19 dicembre 1896, da Alberto Rastelli e da Giulia Bedini (bergamasca), entrambi artisti circensi. Fino all’età di 5 anni visse a Bergamo con gli zii materni che lo avviarono allo studio del violino. Ma il desiderio di intraprendere la professione circense ebbe presto il sopravvento e all’età di 6 anni raggiunse i genitori per unirsi al loro numero di trapezio.

La sua carriera circense cominciò così, camuffato da bambina con l’aiuto di una parrucca: “Per la mia disinvoltura, leggerezza, ero il soggetto ideale per essere lanciato dalla cupola” raccontò un giorno. E questo travestimento andò bene a lungo con grande divertimento del pubblico.

Dopo una figuraccia intraprese la carriera di giocoliere

Ma un giorno, la carriera di trapezista si interruppe per via di un piccolo incidente che fece vergognare moltissimo il giovane Enrico. La parrucca con la quale si travestiva da ragazza cadde a terra e l’inganno fu scoperto.  Questo, fu un grande colpo per l’orgoglio di Enrico che decise in quell’istante di smettere di fare l’acrobata. Da quel giorno si rifiutò di salire sul trapezio e cominciò a pensare ad un nuovo futuro per sè nel circo: decise di diventare giocoliere.

In realtà la nuova scelta fu quasi naturale. Oltre al talento e all’inventiva, l’agilità acquisita durante gli equilibrismi aerei e le acrobazie furono parecchio rilevanti nello sviluppare i suoi numeri di giocoleria, soprattutto all’inizio. Giocolare esigeva lavoro duro e costante, ma anche inventiva e grande coraggio.

Rastelli cominciò infatti a dedicarsi a giocolare tenendo in equilibrio, lanciando e riprendendo palle, cerchi, piatti, forchette, coltelli, cappelli, birilli, bastoni. Per tutta la vita gli allenamenti impegnarono Rastelli molte ore al giorno, addirittura otto e a volte anche dieci ore di seguito. La leggenda narra che per un periodo l’artista trascorse le notti su una branda appesa alle corde del bucato, per imparare a mantenere l’equilibrio anche durante il sonno, segno che il suo allenamento non finiva mai.

La strada per diventare il giocoliere più grande del mondo

I genitori compresero da subito lo straordinario talento del figlio e crearono il Trio Rastelli, in cui si esibivano insieme a lui in un numero di giocoleria ed equilibrismo.

Come sappiamo ormai tutti “per diventare i migliori del mondo, il talento non basta senza il lavoro e lo studio” e Rastelli dimostrò che questa regola era assolutamente vera. Vivendo in quel periodo tra la Russia e l’Oriente, Rastelli ebbe modo di perfezionare la propria formazione. Prese lezioni di danza da Vaslav Nijinsky e scoprì, grazie al giocoliere giapponese Takashima, i giochi di Awata: su un bastone tenuto tra i denti, faceva rimbalzare, o teneva in equilibrio, una o più palle.

Rastelli entrava in scena con un kimono dai ricami sontuosi, sotto il quale indossava un completo di seta bianca. Alla sacralità del gesto appresa dagli orientali, fu capace di affiancare la spettacolarità occidentale e una velocità di esecuzione mai vista prima di lui.

Il debutto come solista, solo nel 1915

Nel 1915, in Russia, debuttò come solista nel circo Truzzi. Nello stesso anno superò il record di nove palle, detenuto dal giocoliere francese Pierre Amoros, riuscendo a giocolarne dieci: «Nessuno può immaginare quanta fatica ciò mi sia costato! – disse un giorno – Il pubblico non si accorse nemmeno che io giocavo con una palla di più, ma i miei colleghi lo capirono».

C’è una celebre classificazione di Strehly (1905), il massimo storico del circo, una progressiva che per la gente del circo vale ancora oggi come una vera e propria legge: “A partire da quattro palle un giocoliere comincia a essere degno di questo nome; a cinque è bravissimo; a sei è un maestro; a sette è un fuoriclasse. A otto palle credo che sia impossibile arrivare“.

Enrico Rastelli riuscì a mettere nella ruota dieci oggetti. Record tuttora insuperato, che gli vale la citazione nel Guinness dei Primati. Aveva 19 anni e ormai era lanciato verso l’Olimpo dei giocolieri.

L’amore, il ritorno in Italia e il lancio internazionale

Nel 1917 sposò Henriette Price, una funambola che aveva dovuto corteggiare per qualche anno prima che il padre di lei, un famoso clown, acconsentisse al matrimonio. Chissà se i dubbi del futuro suocero furono dettati dalla giovane età dei due innamorati o dalla consapevolezza che la figlia sarebbe sempre stata seconda alla passione di Rastelli per la giocoleria. Perché di passione sfrenata e assoluta dedizione alla sua arte si trattava, tanto che la giocoleria portò il neosposo a disertare il pranzo di nozze (le sue nozze!) pur di allenarsi. La prima figlia, Elvira nacque nel 1919.

Con l’arrivo della rivoluzione e della guerra, Rastelli e la sua famiglia furono costretti a lasciare la Russia. Nel 1919, a Odessa, riuscirono a imbarcarsi sulla nave italiana Roma, inviata dal governo per recuperare i connazionali, e tornarono in Italia perdendo quasi tutti i loro averi.

Quanto tornò in patria, però, Rastelli era quasi uno sconosciuto e aveva in tasca pochissimi soldi. Entrò a far parte di un circo e si mise in gioco ricominciando da zero.

Nel 1921 nacque Anna, la seconda figlia.

Rastelli diventa una star internazionale

La svolta che diede il via al suo successo mondiale, sia economico sia artistico, avvenne nel 1921. Il giocoliere, scritturato in quel momento dal circo Gatti e Manetti, fu notato dall’agente inglese Henry Sherek, che lo ingaggiò per una tournée nei più importanti teatri di varietà europei, tra cui l’Alhambra di Parigi e l’Olympia Hall di Londra.

Dall’Europa agli Stati Uniti: nel dicembre del 1922, Rastelli firmò un contratto con Herbert Marinelli, uno degli agenti più famosi d’America. Per 750 dollari a settimana e con il nome bene evidenziato in cartellone, fece una tournée nel circuito di sale Keith-Albee. Ebbe un immediato, grandissimo successo e si esibì nei più importanti teatri di varietà americani, compreso il celebre Palace di New York.

Capitava a volte che qualcuno, tra il pubblico americano, salisse sul palcoscenico per controllare le palle e i bastoni, per constatare che non vi fossero trucchi: “Spesso volevano toccare me per assicurarsi che non fossi cosparso di gomma arabica. […] Se volessero capire che qui non c’è né miracolo né trucco! Un artista ha bisogno di talento e allenamento, nient’altro!”

Una volta ritornato nel vecchio continente, i teatri di varietà di tutta Europa fecero a gara per accaparrarsi il meraviglioso giocoliere; tra i tanti anche il Wintergarten di Berlino, all’epoca considerato un vero e proprio ‘tempio’ per il mondo dello spettacolo. Era a tutti gli effetti una star. E il suo nome era famoso nei circhi e nei teatri di tutto il mondo tanto quanto al cinema lo era quello di Rodolfo Valentino.

Architetti, artisti, poeti: tutti parlano di Rastelli

Rastelli ottenne un successo dietro l’altro, sia di pubblico sia di critica, e attirò l’attenzione di artisti e intellettuali del tempo. Le sorelle Vesque, illustratrici, lo ritrassero in alcuni disegni. Il direttore della sezione teatrale del Bauhaus, Oskar Schlemmer, raccomandò ai propri studenti di studiarne gli allenamenti. Lo scrittore Joachim Ringelnatz gli dedicò una poesia.

Su una delle sue biografie si legge: “Divenni superbo come un bimbo quando a Parigi il poeta René Bizet mi disse: “Lei ha istinto e naturalezza prodigiosi, come le foche del capitano Winston!”

L’artista italiano divenne una vera e propria star. Rastelli fu fotografato in ogni posa, sia durante i suoi esercizi, sia nella vita quotidiana; perfino dentro la vasca da bagno, mentre leggeva il giornale tenendo in equilibrio un pallone sulla testa. Fu anche un testimonial pubblicitario per diversi prodotti: calze di seta – capo d’abbigliamento che il giocoliere indossava in scena –, palloni, sigarette, addirittura macchine da scrivere.

Apprezzato per il suo sorriso fra il timido e l’ironico, come un bravo ragazzo pieno di modestia e di naturalezza, Rastelli, oltre che dal pubblico e dalla critica, fu stimato anche dai colleghi artisti, per la sua disponibilità a dare qualche consiglio su come preparare un esercizio, o a regalare qualche attrezzo che a lui non serviva più.

La sua arte non si ferma: debutto come giocoliere calciatore

Il genio di Rastelli si manifestò non solo nella ferrea disciplina con cui si allenava, ma anche nella curiosità insaziabile che lo portava alla continua ricerca di idee su cui costruire ‘numeri’ sempre nuovi.

Così, dopo essere tornato nel 1928 a esibirsi in America, nel 1930 debuttò in Germania come giocoliere ‘calciatore’. Con palle di cuoio cucito, eseguiva i suoi incredibili esercizi come se fosse su un campo di calcio. Si faceva lanciare, uno dopo l’altro, una ventina di palloni senza mai toccarli con le mani. Se li faceva passare dal calcagno alla nuca, dalla nuca al ginocchio, dal ginocchio alla testa e li lasciava infine cadere a piombo, per calciarli con violenza nel goal costruito in fondo al palcoscenico.

Come sempre il successo fu clamoroso, e Rastelli fu invitato come ospite d’onore ovunque. La Francia dove Rastelli spopola e strappa contratti da favola è quella che nel 1928 è in grado di produrre un numero di automobili sei volte superiore rispetto al 1913. A Parigi Enrico fa in tempo a vedere la Tour Eiffel usata come supporto luminoso per l’enorme pubblicità della Citroen.

Nel 1929 è di nuovo al di là dell’Atlantico, ma questa volta da vincitore, scritturato dal grande Zigfield per le sue «Follie di Broadway». E il massimo riconoscimento cui un attore di music hall o di circo possa aspirare (paga attuale 10 mila euro alla settimana). Torna in Europa alla fine dell’estate quando nacque il terzo figlio, Roberto, anticipando di poche settimane il tuono di Wall Street e la serie di tempeste a catena che terrorizzano l’Occidente negli anni  successivi.

Rastelli nella villa liberty di via Mazzini a Bergamo

Ogni estate i Rastelli tornavano a Bergamo, per trascorrere del tempo con i bambini e gli altri familiari. Il giocoliere si era fatto costruire una grande villa in via Mazzini, dove spiccava una torre, nella quale aveva allestito il proprio laboratorio personale. La potete vedere ancora: la riconoscete per lo stile Liberty e per una statua proprio di fronte all’ingresso.

Qui si divertiva a costruire gli attrezzi che poi avrebbe utilizzato in scena, a fabbricare piatti e bastoncini di legno, a colorare nuove palle. A chi gli chiedeva se a Bergamo dedicasse del tempo anche al riposo, Rastelli rispondeva perentorio: “Oh mai più! Mi metterò a giocolare all’aria aperta, nel mio giardino. Mi eserciterò a nuove idee, a nuove difficoltà. Riposare, non mi dice proprio niente. Io voglio gettare palle in aria, fare un salto e riprenderle a volo“.

Inoltre l’infaticabile giocoliere proseguiva i lunghi, quotidiani, allenamenti presso il teatro Duse.

Un banale incidente che diventa fatale

Nel 1931 si presentò finalmente l’occasione per uno spettacolo in Italia, dove Enrico Rastelli giocoliere bergamasco non si esibiva da anni e dove la sua notorietà non era così grande come nel resto del mondo.

Firmò un contratto con la ditta Suvini-Zerboni: il debutto era previsto per i primi giorni di dicembre proprio nella ‘sua’ Bergamo, al teatro Duse, poi sarebbe stata la volta di Milano.

Rastelli però, pochi giorni prima di arrivare in Italia, si ferì alla bocca durante uno spettacolo in Germania. Con un bastoncino, stretto tra i denti, riceveva delle palle lanciate dal pubblico. Una di queste però, scagliata con troppa violenza contro il bastoncino, gli procurò una ferita che non smise di sanguinare per giorno. L’emorragia continua anche durante il viaggio verso Bergamo, dove i Rastelli pensano di trascorrere le vacanze di Natale insieme ai tre figli.

A dispetto delle precarie condizioni di salute, Rastelli proseguì tuttavia la preparazione della tournée in Italia e il perfezionamento del proprio ‘numero’, portando quest’ultimo all’eccezionale durata di un’ora così da onorare al meglio le date italiane. A Bergamo, si sottopose ad alcune visite mediche: gli fu diagnosticata l’emofilia e consigliato un periodo di riposo. Rastelli decise di andare comunque in scena. Dopo alcune repliche, le sue condizioni peggiorarono.

La morte a soli 34 anni

Morì nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1931: aveva 34 anni. La scomparsa di Rastelli ebbe una potente eco, la notizia fu rilanciata dalle radio e dai giornali nazionali e internazionali.

I funerali si svolsero a Bergamo il 15 dicembre: il corteo funebre, che partì dalla villa di via Mazzini, era gremito di artisti e di persone comuni. Il centro della città fu chiuso al traffico, le lezioni nelle scuole furono interrotte per permettere a insegnanti e alunni di rendere omaggio al meraviglioso giocoliere, i teatri osservarono un minuto di silenzio.

La moglie di Rastelli ripose nella bara anche due bastoncini di legno e una piccola palla, il simbolo della vita del più grande artista di circo del ventesimo secolo,  vittima della propria professione e di una passione fanatica.

Il mausoleo del giocoliere, nel cimitero Monumentale di Bergamo, è ancora oggi meta di pellegrinaggio per gli artisti circensi di tutto il mondo. Qui una statua a grandezza naturale ricorda e celebra le gesta di Rastelli, ritratto mentre tiene in equilibrio una palla su un dito.

Conoscevate già la storia di Enrico Rastelli?

Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita.
Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio bergamasco, nell’ottica di ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.

Non è la prima volta che scrivo di Enrico Rastelli giocoliere bergamasco. Ne avevo già parlato in un articolo dove citavo una decina di bergamaschi che potevano insegnare qualcosa. 

Leggete: Famolo strano (coi personaggi famosi) | Curiosità: 10 bergamaschi ispiranti del passato che ti insegnano ogni giorno qualcosa

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Nota: le foto di questo articolo sono state recuperate in rete. Le informazioni sono tratte dall’Enciclopedia Universale Treccani, da Corsera (2005), Bergamonews (2019), Ecodibergamo.it e da “Enrico Rastelli il signore dell’equilibrio” di Pietro Baracchetti. 

 

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