Arrivarci non è facile, non si conosce il dedalo di stradine e vicoli della Bergamo antica. La chiesa di San Salvatore si trova all’ombra di grandi monumenti del borgo medievale. E’ un luogo che ha attraversato secoli di storia. Importanti testi e studiosi ne parlano come di una chiesa tra le più antiche di Bergamo. Raggiungerla non è semplice: bisogna conoscere il dedalo di stradine della città antica e anche quando ci si arriva, ci si chiede se quello sia davvero il sagrato di una chiesa o sia solo una vietta di passaggio che porta chissà dove.
Sono due angeli ad accogliere i visitatori e a dirigerli verso la scalinata che porta verso l’ingresso della piccola chiesa. Entrate e sedetevi in raccoglimento: non sentirete un rumore, un suono. Niente di niente. Qui, la pace è assicurata.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Dove si trova la chiesa di San Salvatore a Bergamo
La piccola chiesa di San Salvatore sorge sull’omonimo colle, dietro l’Episcopio, sull’omonima via. Si trova arretrata in un ansa come se si volesse nascondere alla vista e al passaggio dei visitatori distratti o frettolosi. Chi ci arriva in genere ne è consapevole. Oppure è nel bel mezzo di una flânerie e non sa che potrebbe imbattersi in una chicca che solo i due angeli posti all’ingresso sanno introdurre.
Di fronte all’ingresso della chiesa si trova il palazzo dove nacque la contessa Paolina Grismondi Secco Suardo (diventata poi la poetessa Lesbia Cidonia) e di lato, sempre su via San Salvatore, si trova l’antica sede del Pio Consorzio della Misericordia Maggiore che oggi ospita il Museo Donizettiano.
La storia della Chiesa di San Salvatore: incerta la data dell’origine
La data di origine della Chiesa di san Salvatore è incerta e va dal 299 d.c. all’800. Quello che è certo che la sua storia è più che millenaria. Nel medioevo occupava il primo posto nell’ordine delle chiese di Città Alta. Nella sua giurisdizione rientravano la Basilica di Santa Maria Maggiore, le case del Consorzio della Misericordia Maggiore e il Palazzo Vescovile.
La versione di Donato Calvi sull’origine della chiesa di San Salvatore
Una storia tra leggenda e realtà racconta le origini della chiesa: il monaco Donato Calvi nel suo Effemeride sacra profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo nel 1676, racconta che Lupo duca di Bergamo, convertito al cristianesimo dalla figlia santa Grata donò il 16 marzo 299 il terreno per la costruzione di una chiesa dedicata al santissimo Salvatore, che sarebbe diventato il luogo della sua sepoltura.
Santa Grata è quella che raccolse la testa di Sant’Alessandro Martire. Se volete saperne di più, leggete: Famolo strano (il 26 agosto) | Itinerario nei luoghi che raccontano la storia di Sant’Alessandro patrono di Bergamo e qualche curiosità
La versione di Lorenzo Dentella
Lo scrittore Lorenzo Dentella nel suo libro I vescovi di Bergamo darebbe ai longobardi scesi in Italia nel 569 la paternità della fondazione della chiesa, sempre il Calvi riporta la data dell’808 come ritrovamento delle ossa di quando Carlo Magno fermatosi a Bergamo fece consacrare la chiesa all’Altissimo, nominando Agino come vescovo di Bergamo.
Quella di Luigi Angelini
Ma forse di più significativa informazione è Luigi Angelini che nel Il volto di Bergamo nei secoli racconta negli anni dall’828 al 911 la città era ricca di monumenti e di chiese di cui una dedicata al Santissimo Salvatore con adiacente monastero eretto nell’841. Il documento dell’895 riporta che re Arnolfo donò al vescovo Adalberto monasterium Domini Salvatoris situm in eadem civitate iuxta cappellan S. Antonio, forse il monastero indica anche la presenza della chiesa avente la medesima intitolazione.
La sintesi arriva dai restauri eseguiti da Elia Fornoni
I restauri degli anni 1910-1911 eseguiti da Elia Fornoni, hanno riportato alla luce un’epigrafe incisa sull’arcata tra la navata e il presbiterio che recita. Divo Lupo/Structum anno salutis 299/Refectum 826/Sumpibus Viciniae Parochialis, nella certezza che la chiesa abbia una storia antica, tutto si confonde tra fantasia e realtà.
La chiesa di San Salvatore diventa la “Chiesa dei disperati”
E’ conosciuta come Santissimo Salvatore o San Salvatore, ma anche come Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, o Nostra Signora della Città o Madonna dei disperati o dei casi disperati. Difficile dire quale sia il nome originario, anche se nei primi secoli del Cristianesimo erano davvero molte le chiese dedicate al Salvatore. Certamente in oltre mille anni di storia si è adattato ai tempi e alle necessità dei fedeli. Ma da oltre 140 anni tra le sue mura è custodita una particolarissima devozione, quella di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, nata in Francia nell’Ottocento e poi diffusasi in tutto il mondo.
Bergamo, grazie a don Giovanni Boroni che amministrava la chiesa di San Salvatore e il vescovo Pietro Luigi Speranza, che si erano recati a Issoudun, fu tra le prime diocesi italiane ad aderire a questo movimento. La chiesa si iscrive alla Pia unione, fondata il 24 settembre 1873 da don Speranza, per il buon esito delle cause estreme e disperate, iscrizione che ebbe da subito un numero altissimo di fedeli, tanto che si pensò di collocare una statua sull’altare maggiore. L’opera venne eseguita da Luigi Carrara, in legno placcato e dorato e raffigura la Madonna con le mani sul cuore del Bambino che ha le braccia spalancate, sul capo porta una corona con dodici stelle come nella visione dell’apocalisse. L’incoronazione avvenne il 29 e 30 di maggio 1877.
Chiesa di San Salvatore: come si presenta all’esterno
All’esterno della chiesa, si è accolti dalle due grandi statue di angeli opera di Giuseppe Siccardi del 1928, che precedono la cancellata in ferro e i 12 gradini che conducono all’ingresso. Il portale ha l’architrave in marmo di Zandobbio con motivi floreali del IV secolo, è la parte più antica della chiesa.
Saliti la scalinata, sulla pavimentazione all’ingresso si trovano delle lapidi tombali, recuperate durante un restauro.
Sapete cosa si trovava lì vicino un tempo?
La devozione all’immagine della Madonna come aiuto alle cause disperate, viene associata al monte dei pegni che si trovava in prossimità, e i disperati qui si fermavano come ultima speranza, prima di impegnare i propri beni.
L’interno della Chiesa di San Salvatore a Bergamo Alta
L’interno è a un’unica navata con la pareti dipinte a damasco che sembra una tappezzeria di quelle che si trovano spesso negli edifici nobili di un tempo. L’opera di maggior pregio è San Giuseppe col Bambino posto sull’altare di destra, opera di Giambattista Tiepolo, eseguita mentre l’artista lavorava presso la cappella Colleoni. Il quadro venne erroneamente considerato per diverso tempo opera di Giovanni Raggi che, allievo del veneziano, ne aveva fatto una copia identica.
Sulla parete di sinistra è conservato un dittico del XV secolo ritrovato nel restauro del 1910 raffigurante la Madonna con Bambino e san Pantalone vescovo di Nicomedia, protettore dei medici, qui raffigurato con strumenti medicali. Sulla parete opposta l’altare è dedicato a san Lupo di pittore ignoto, ma che confermerebbe la leggenda di un duca Lupo fondatore della chiesa.
La devozione alla Madonna portò la chiesa a essere insufficiente negli spazi data la grande affluenza dei devoti; venne affidato all’architetto Elia Fornoni il compito di ampliarli ricostruendo la chiesa, con la formazione della cupola dai tre piani di volta portando luce, abbassando la pavimentazione di 1,20 metri. Durante questi lavori vennero ritrovate testimonianze dei lavori di costruzione precedenti.
La cupola, costruita su progetto del Fornoni nel 1910, misura 17 metri e si sviluppa su tre livelli, con 24 finestre. Venne affrescata da Ponziano Loverini, raffigura il tema della trasfigurazione, il primo livello raffigura gli apostoli Paolo, Pietro e Giovanni, il secondo Elia e Mosè, mentre il livello superiore il Santissimo Salvatore. Gli altorilievi dei pennacchi raffigurano quattro dottori della chiesa anche questi opera di Giuseppe Siccardi.
Note
Le foto sono mie.
Le informazioni contenute in questo articolo sono tratte da
– Chiesa del Santissimo Salvatore di Roberto Alborghetti
– wikipedia.it