Sant’Alessandro patrono di Bergamo fu martirizzato il 26 agosto 303 In 1700 anni di storia, questo santo è diventato così importante e amato che sono molte le curiosità che si possono raccontare legate alla sua storia o alla sua ricorrenza. E oggi sono moltissimi gli edifici religiosi a lui dedicati in città e in provincia. Senza dimenticare ovviamente i luoghi a lui dedicati, testimoni diretti del suo martirio e capaci di raccontarci ancora oggi la sua storia.
Fiere, paste ripiene, statue, bambini con il suo nome, santi omonimi, patroni spodestati, cicli pittorici sparpagliati, torte e persino libri gialli ambientati in occasione della sua festa: leggete questo articolo e scoprirete sicuramente qualcosa che non sapevate.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Sant’Alessandro: chi era e da dove veniva?
Cominciamo col dire che Alessandro non era originario di Bergamo. Nato molto probabilmente a Tebe, in Egitto, nel terzo secolo d.C. svolgeva il prestigioso ruolo di vessillifero della leggendaria legione Tebea, comandata dal generale Maurizio. E’ ricordato per essersi rifiutato di perseguire i cristiani, aver rifiutato gli idoli pagani e per essere stato martirizzato a Bergamo e canonizzato dalla Chiesa Cattolica. Ma procediamo per gradi e ripercorriamone la storia.
Durante l’attraversamento del Vallese alla legione di cui faceva parte Alessandro fu ordinato di ricercare i cristiani contro i quali era stata scatenata una persecuzione. I legionari, cristiani a loro volta, si rifiutarono e per questa insubordinazione vennero puniti con la decimazione eseguita ad Agaunum (oggi S. Moritz). La decimazione consisteva nell’uccisione di un uomo ogni dieci. Al perdurare del rifiuto dei legionari di perseguitare i cristiani, fu eseguita una seconda decimazione e quindi l’imperatore ordinò lo sterminio. Pochi furono i superstiti, tra cui Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia.
A Milano Alessandro fu però riconosciuto e incarcerato, dove rifiuta di abiurare. In carcere riceve la visita di S. Fedele e del vescovo S. Materno. Proprio S. Fedele riesce a organizzare la fuga di Alessandro, che scappa a Como, dove fu nuovamente catturato. Riportato a Milano fu condannato a morte per decapitazione, ma durante l’esecuzione la leggenda narra che ai boia si irrigidissero le braccia impedendo di eseguire la condanna. Fu allora nuovamente incarcerato, ma dopo poco riuscì nuovamente a fuggire.
Durante questa ennesima fuga raggiunse Bergamo passando per Fara Gera d’Adda e Capriate. A Bergamo fu ospitato dal principe Crotacio, che lo invitò a nascondersi, ma Alessandro iniziò a predicare e a convertire molti bergamaschi, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Fu perciò scoperto e nuovamente catturato e condannato a morte. La decapitazione venne eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nel luogo ove oggi sorge la chiesa di S. Alessandro in Colonna.
Quando si festeggia a Bergamo e perché
Sant’Alessandro si festeggia il 26 agosto, data in cui si ricorda la sua decapitazione nei pressi della Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo bassa. I festeggiamenti in genere durano tutta la settimana con un palinsesto di attività religiose e non molto sentite dai bergamaschi. Culminano in genere con i Fuochi di Sant’Alessandro, l’ultima sera dei festeggiamenti.
Tra i detti bergamaschi, si dice che con Sant’Alessandro è finita l’estate.
Qui trovate gli eventi organizzati per la settimana di Sant’Alessandro nel 2022.
Tutti i luoghi di Bergamo che raccontano la storia di Sant’Alessandro
Facendo un rapido censimento, mal contati, oggi troviamo una quindicina di chiese parrocchiali (di cui due in città, una borgo Pignolo e una in borgo San Leonardo), venti sussidiarie e campestri, di cui una in città (agli attuali Cappuccini) e due a Paderno di Seriate. Ma non solo. Dedicati a Sant’Alessandro si trovano in ogni dove oratori privati, cappelle, altari, santelle e chi più ne ha più ne metta.
La storia di Sant’Alessandro e del suo martirio è molto ben raccontata nei luoghi di culto a lui dedicati che si trovano a Bergamo. Potremmo addirittura percorrere un viaggio ideale nelle tappe del suo martirio, dal momento in cui fu catturato, processato, messo a morte e tumulato. Per non parlare dei miracoli, e della traslazione da una chiesa all’altra dopo morto, fino all’ultima sepoltura.
Chiesa di Sant’Alessandro in Captura
Nella chiesa di Sant’Alessandro in Captura prende il via un ideale percorso che ha collegato la vita del santo con quella della città di Bergamo. Qui quello che sarebbe diventato il patrono di Bergamo, cominciò la sua opera di conversione alla fede cristiana numerosi cittadini (fra i quali Fermo e Rustico, in seguito martiri e santi) prima di esser catturato per l’ennesima volta dai soldati romani. E dove avvenne la cattura oggi si trova la chiesa di Sant’Alessandro in Captura, luogo di culto divenuto in seguito sede dei frati Capuccini a Bergamo.
Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna
Veniamo alla seconda tappa di questo viaggio ideale nella storia di Sant’Alessandro: la Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna.
Qualcuno equivoca pensando che le chiese di Sant’Alessandro in Colonna e Sant’Alessandro in Captura siano dedicate a due santi diversi. Ma non è così. Le due chiese, quella “in captura” in via dei Cappuccini e quella “in colonna” in Via Sant’Alessandro segnano ognuna una tappa diversa del suo martirio: la cattura e la decapitazione.
Si narra infatti che Sant’Alessandro, patrono di Bergamo, venne decapitato il 26 agosto 303 proprio nel luogo dove oggi sorge l’imponente pilastro antistante la chiesa dedicata a Sant’Alessandro in Colonna. Santa Grata ricompose il corpo di Alessandro e decise di portarlo in un podere di sua proprietà su un colle di Bergamo per dargli sepoltura.
La chiesa che si vede oggi ricorda quindi il momento della decapitazione del Santo. Sul sagrato si trova la Colonna che, ricomposta nel 1618 con frammenti di pietra risalenti a monumenti di epoca romana, rappresenta anche l’unica testimonianza della cattedrale dedicata al Santo nel IV secolo e poi demolita. L’attuale chiesa risale al 1447 assunse la struttura attuale solo nei primi del Settecento; il campanile invece è stato terminato nel Novecento.
Il prato di Sant’Alessandro e la Fiera
Sebbene l’intenzione iniziale di S.Grata e dei suoi compagni pare essere stata quella di risalire il colle tramite l’attuale via Sant’Alessandro per portare a sepoltura il martire, il gruppetto dovette deviare verso est, imboccando le viuzze che conducevano all’attuale Sentierone dove c’era un enorme prato chiamato in seguito Prato di Sant’Alessandro. Da lì si diressero verso il Borgo Pignolo e all’altezza dell’attuale Parrocchiale, dopo aver preso fiato, i servi della nobile Grata alternarono uno con l’altro il peso rilevante del corpo senza vita per poter proseguire l’ascesa al colle.
La Fiera di Sant’Alessandro affonda le sue radici in un tempo molto lontano, come vedremo collegato in qualche modo al santo: a partire dal X secolo, infatti, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre proprio sul prato di Sant’Alessandro a Bergamo si animava questo importante punto di scambi e traffici economici che richiamava ogni anno commercianti da località lontane, mentre il periodo restante era prato da pascolo per il bestiame. Il primo documento che fa riferimento alla Fiera di Sant’Alessandro risale all’899, quando Berengario I dona al vescovo Adalberto, tra le altre cose, i diritti sulla manifestazione.
Chiesa di Sant’Alessandro della Croce
Percorrendo poi la lunga via Pignolo, strada medievale di Bergamo che collega la Città Bassa all’inizio di quella Alta, si arriva improvvisamente ad uno slargo su cui si affaccia la Chiesa di Sant’Alessandro della Croce, quarta tappa di questo viaggio nella storia di Sant’Alessandro. Prende il nome “della Croce” perché costruita all’incrocio di quattro borghi medievali.
Qui avvenne il miracolo post mortem del santo. Dopo aver trovato la morte, infatti, il corpo di Alessandro fu trasportato lungo la città attraverso Borgo San Leonardo e Borgo Pignolo, dove secondo la tradizione sgorgarono gocce di sangue dalla testa del santo e crebbero dei fiori.
La storia che è stata tramandata vuole che la sua prima edificazione risalga addirittura ai tempi del martirio di Alessandro nel IV secolo; tra il Seicento e il Settecento viene completata internamente, mentre la facciata, rimasta incompiuta, è posteriore e realizzata soltanto nel 1922.
Tre cappelle per parte si aprono slanciate sui lati della navata: nella prima cappella si trova l’urna vuota di quella che fu la prima tomba di Sant’Alessandro, le cui spoglie sono ora custodite nella Cattedrale di Bergamo a lui dedicata.
La basilica fuori dalle Mura dedicata a Sant’Alessandro (ma che ora non c’è più)
La salma di Sant’Alessandro fu deposta in un primo momento in una tenuta appartenuta alla santa bergamasca Grata dove in seguito venne costruita una basilica dedicata al santo. Se però la cercate, questa basilica non la trovate: fu abbattuta dai veneziani per la costruzione delle Mura nel 1561. Al suo posto trovate una colonna che ricorda la posizione in cui si trovava questa chiesa.
Fu un momento molto drammatico per la storia di Bergamo. I Veneziani avevano deciso di abbattere tutto quello che si trovava sul tracciato deciso per la costruzione delle Mura e non guardarono in faccia a nessuno: case, chiese, monumenti furono rasi al suolo. I Bergamaschi cercarono di resistere con manifestazioni e missive fatte arrivare al Governo della Serenissima, ma non ci fu nulla da fare.
E così le spoglie di Sant’Alessandro dovettero essere traslate nel duomo di San Vincenzo (allora il patrono di Bergamo era questo santo a cui era dedicata la basilica che si trova sotto Piazza Duomo, prima di giungere alla definitiva collocazione in un’urna dorata posta sull’altare maggiore del Duomo.
La basilica di San Vincenzo cambia dedicazione e diventa Duomo di Sant’Alessandro
Si narra che il Cristianesimo giunse in bergamasca con i prigionieri romani cristiani dell’Oriente, condannati a lavorare nelle miniere di ferro in Val Seriana: i Damnati ad Metalla. Una volta affrancati, si spostarono e aderirono al culto di San Vincenzo di Saragozza, costruendo diverse chiese, una anche là dove poi sorgerà il Duomo di Bergamo.
Questo primo edificio, risalente al VIII secolo, rimase fino a metà del Quattrocento, quando il famoso architetto fiorentino Filarete costruì una nuova struttura a croce latina. Ma Bergamo aveva già una sua cattedrale, quella dedicata a Sant’Alessandro, patrono della città: per buona parte del Medioevo quindi le due imponenti chiese rivaleggiarono, finché nel 1561 la seconda fu distrutta dai Veneziani per costruire le famose Mura che ancora oggi cingono Bergamo Alta.
San Vincenzo e Sant’Alessandro convissero e condivisero la dedicazione del Duomo fino al 1700 quando la cattedrale maggiore di Bergamo prese il nome di Sant’Alessandro e divenne l’unico Duomo cittadino.
La lunga storia di Alessandro si conclude quindi in un’urna dorata posta sull’altare maggiore del Duomo e con la statua dorata sopra il Duomo ad illuminare le notti bergamasche. Una storia lunga millesettecento anni.
Curiosità sui luoghi e i fatti legati a Sant’Alessandro di Bergamo
Ecco 10 curiosità legate a Sant’Alessandro Martire di Bergamo, al suo nome, all’iconografia, ai luoghi che hanno preso il suo nome che non ci sono più. E persino ad una pasta ripiena col suo nome.
Scopri qual è il significato del nome Alessandro
Il nome Alessandro deriva dal termine greco Aléxandros ed è composto dal verbo aléxein, che significa “proteggere” o “difendere”, e dal sostantivo andròs, che significa “uomo”.
Alessandro significa quindi “Protettore degli uomini”.
Quali sono i paesi della Bergamasca che festeggiano Sant’Alessandro come patrono?
Oltre a Bergamo, Sant’Alessandro è il patrono di Villongo Sant’Alessandro (BG), Fara Gera d’Adda (BG), Paladina (BG), Albano Sant’Alessandro (BG), Capriate San Gervasio (BG) e Lepreno (fraz di Serina, BG).
Il Sant’Alessandro di Bergamo e quello di Brescia non sono lo stesso santo
Oltre al patrono bergamasco Alessandro, il 26 agosto di ogni anno si celebra anche l’omonimo santo originario di Brescia. Contrariamente a quello che si può pensare data la vicinanza di Bergamo e Brescia, il patrono di Bergamo e il Sant’Alessandro che si festeggia a Brescia non sono lo stesso santo. I due Santi Alessandro sono spesso confusi tra loro, ma son personaggi storici ben distinti e vissuti in due contesti del tutto differenti, nonostante siano praticamente coevi.
Sant’Alessandro da Brescia frequentò San Lazzaro e San Massimino in Provenza, regione in cui i due evangelizzatori svolsero la propria opera. Sant’Alessandro da Brescia rientrò quindi nella città natale ove subì martirio e dove oggi si trova una importante chiesa a lui dedicata. Le reliquie del santo bresciano furono traslate in Francia nei secoli successivi alla morte.
Quanti bergamaschi festeggiano l’onomastico il 26 agosto?
I bergamaschi che si chiamano Alessandro festeggiano il proprio onomastico il 26 agosto a differenza di tutti gli altri che lo festeggiano in genere il 9 febbraio. C’è da dire però che Santi che si chiamano Alessandro sono davvero molti (oltre 30) e vengono ricordati tutti in giornate diverse, ad eccezione di quello di Brescia che si festeggia lo stesso giorno di Bergamo.
Bergamo è la provincia lombarda con la percentuale maggiore di persone che si chiamano Alessandro o Alessandra. Sono 8.890 tra versione maschile e femminile e rappresentano il 15% del totale degli Alessandr* lombardi.
Alessandro è uno dei nomi più comuni in Italia (è tra i primi 10), anche se negli ultimi 30 anni percentualmente è diminuita, passando dal 3,3% al 2,1% del totale.
Porta Sant’Alessandro prende il nome della basilica abbattuta
Porta Sant’Alessandro, edificata a partire del 1565, si apre nella parte ovest delle mura ed è collocata tra il baluardo di S. Alessandro e il Forte di S. Marco Superiore.
La sua costruzione, insieme al vicino baluardo, oltre alle case di Borgo Canale, costò la distruzione della precedente porta medioevale e della basilica paleocristiana. E proprio per ricordare la basilica distrutta prese il nome di Porta Sant’Alessandro.
Alla basilica che non c’è più si lega anche la storia dei rafioli di Sant’Alessandro
La storia dei Rafioli di Sant’Alessandro, la pasta ripiena più antica d’Italia e anche d’Europa, ha inizio proprio nella chiesa dove si venerava il corpo del santo martire patrono.
Nel febbraio dell’anno 1187 si tenne nel palazzo vescovile di Bergamo il processo per dirimere una annosa e aspra controversia, che vedeva contrapposte le canoniche delle due principali chiese cittadine. Da una parte la chiesa di San Vincenzo, un tempo presente nel centro della Città sotto l’attuale cattedrale; dall’altra Sant’Alessandro, posta a occidente fuori dalle attuali Mura, la nota basilica alessandrina, demolita nel 1561 per far posto proprio alla costruzione delle mura venete.
Motivo della lite: quale delle due chiese dovesse fregiarsi del titolo di “chiesa madre” o maggiore della diocesi di Bergamo, titolo a cui erano connessi diritti e privilegi, ecclesiastici e anche economici. Per l’oggetto del contendere, il processo verrà chiamato dagli storici De matricitate.
Papa Urbano III, volendo una volta per tutte porre fine a una controversia che da troppo tempo, e con troppo scandalo, lacerava il clero bergamasco, inviò a Bergamo il cardinale Adelardo, veronese, per condurre una meticolosa istruttoria, con l’esame della documentazione prodotta dalle parti e con la raccolta di tutte le possibili e più accreditate testimonianze. Negli atti del processo, oggi conservati nell’Archivio Storico Diocesano, abbiamo l’interrogatorio del converso Avostano della chiesa di Sant’Alessandro. Tra le molte risposte date al cardinale, parlò anche di un pasto che ogni anno dopo Pasqua il vescovo era tenuto ad offrire ai canonici di Sant’Alessandro nel giorno dell’anniversario della morte del conte Attone di Lecco, che aveva lasciato per testamento nel 975 al vescovo di Bergamo la corte di Almenno, circa quindici chilometri a nord-ovest di Bergamo. Questo pasto erano appunto i Rafioli di Sant’Alessandro.
Per saperne di più, leggete: Sapori Bergamaschi | Rafioli di Sant’Alessandro: la pasta ripiena bergamasca più antica anche del casoncello, d’Italia e d’Europa
Come viene rappresentato Sant’Alessandro nell’iconografia?
Alessandro, patrono della città di Bergamo, è raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano con un vessillo recante un giglio bianco.
L’armatura è ovviamente legata al suo essere legionario, per mettere in risalto le virtù quali il coraggio, il valore, la forza e l’audacia. Il vessillo sarebbe stato quello della Legione Tebea comandata da S.Maurizio (legione romana composta secondo la leggenda da soldati egiziani della Tebaide) nella quale Alessandro sarebbe stato, secondo gli Atti del martirio, comandante di centuria. Il vessillo è infatti segno peculiare di alfiere della legione. Esso raffigura sempre un giglio (simbolo di giovanile purezza, di elezione oltre che segnale evidente del suo martirio) e nella storia dell’arte è rappresentato in versione araldica.
Per quanto riguarda le sembianze fisiche del Santo, esistono varie interpretazioni. In pittura, in scultura come nelle miniature e in oreficeria, Sant’Alessandro è raffigurato ora fiero dalla lunga barba e con il volto attempato; ora dall’aspetto giovanile e gentile, o ancora con lo sguardo devoto pronto al martirio.
Tredici tele del Ciclo di Sant’Alessandro sparpagliate fra Bergamo e Brescia
La diocesi di Bergamo con la costruzione delle Mura Venete di Bergamo e la demolizione dell’antica Basilica di Sant’Alessandro dovette affrontare la conseguente unione, non facile, dei capitoli della chiesa intitolata a San Vincenzo Levita, posta sulla piazza del duomo e quella alessandrina, e la successiva scelta di intitolare l’antico edificio a sant’Alessandro di Bergamo. Forse per celebrare l’unione fu decisa la creazione di un apparato pittorico che onorasse il martire bergamasco.
Per realizzare quindi il ciclo delle Storie di Sant’Alessandro fu selezionato l’artista nembrese Enea Salmeggia. Egli aveva raggiunto una notevole fama, la sua attività milanese con le opere presenti in alcuni chiese tra cui il duomo di Milano lo avevano avvicinato alle idee di Federico Borromeo, che chiedevano all’arte attività non solo devozionali ma anche religiosamente educative.
Il ciclo completo delle opere si compone di 13 tele, delle quali 10 attribuibili al Salmeggia, due riferibili a Fabio Ronzelli e uno che rappresenta uno studio preparatorio. Il ciclo fu descritto dallo storico dell’arte Tassi come presente nella sagrestia della cattedrale.
L’insieme del ciclo fu diviso però nel Settecento e i quadri collocati in luoghi differenti. Le tele sono conservate: due in Accademia Carrara, due nella sacrestia del duomo, una nella pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia, cinque alla collezione Piazzini Albani di Bergamo e altre in collezioni private.
Fu raggruppato in occasione dell’esposizione tenutasi a Bergamo dal 26 agosto al 26 ottobre 2010 nella Cattedrale di Sant’Alessandro.
Due statue di Sant’Alessandro molto simili dominano sulla Città Bassa e sulla Città Alta
In Città Alta e in Città Bassa svettano due statue con l’effigie di Sant’Alessando vessillifero molto simili. La prima si trova posizionata sulla cupola del Duomo e mentre la seconda si trova sulla vetta del campanile della chiesa di Sant’Alessandro della Croce.
Entrambe sono di rame sbalzato e rappresentano Sant’Alessandro con la divisa da militare romano e con il vessillo. Ma quella che si trova sulla cupola del Duomo negli anni ’80 del Novecento è stata dorata con una colata di oro zecchino.
La statua di Sant’Alessandro è raffigurata nel logo della Diocesi di Bergamo
La statua di cui vi ho appena parlato, quella che si trova sulla cupola del Duomo di Sant’Alessandro, è quella utilizzata per il logo della Diocesi di Bergamo.
Il logo della Diocesi di Bergamo si compone infatti dell’immagine di Sant’Alessandro patrono di Bergamo e di una scritta. L’immagine è la statua di S. Alessandro vessillifero che campeggia sopra la cupola del duomo, di rame sbalzato e dorato, opera di metà Ottocento dello scultore milanese Carlo Broggi. La scritta, in caratteri gotici, recita” Beate Alexander serva clerum ac plebem”, “Sant’Alessandro proteggi il clero e il popolo”.
La seconda parte è stata ricavata dal segretario del vescovo Radini-Tedeschi, Don Angelo Roncalli, da un sigillo medievale di Malines-Bruxelles, logo della rivista di quella diocesi, fatta conoscere dal cardinale Mercier al vescovo Radini-Tedeschi, di cui era amico.
Immagine e scritta figurano per la prima volta nel primo numero de “La Vita Diocesana” nel Gennaio 1909. Nel 2011 ha subìto un restyling per renderla più leggibile.
La torta di Sant’Alessandro, un dolce da forno per festeggiare il Patrono di Bergamo
Nel 2010 l’amministrazione comunale ha chiamato a raccolta i pasticceri di Bergamo per creare una torta dedicata al santo patrono che si affiancasse all’ormai più celebri Torta del Donizetti e alla Polenta e Osei dolce.
La Torta di Sant’Alessandro è una torta di pasticceria secca, che quindi sopporta una conservazione di almeno due-tre settimane. Gli ingredienti sono semplici: zucchero, uova, burro montato, farina di frumento, farina di mandorla, fumetto di mais, miele, scorza di limone. L’impasto va messo in forno a 180 gradi per circa 40 minuti.
Un giallo ambientato a Bergamo durante la fiera di Sant’Alessandro
“E’ un thriller, è un romanzo storico, è una commedia, c’è una fiera molto affollata, diversi omicidi, una scimmia morta, una borsa con uno strano ticchettio, acrobati, un sicario molto elegante, storie d’amore un po’ così, uno che ce l’ha molto grosso, uno che vola da una finestra, una Repubblica di duecento abitanti, numerosi criminali e i soliti due che devono capire cosa sta succedendo”.
Lo presenta così l’autore Fabio Paravisi di cui ho già scritto parlando dei precedenti romanzi. I suoi gialli sono molto divertenti. Da notare che questo si svolge a partire dal 22 agosto, in occasione della fiera di Sant’Alessandro.
Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete. Le informazioni contenute in questo articolo sono una rielaborazione di materiale trovato su:
- santalessandro.org
- wikipedia.it
- lombardiabeniculturali.it
- diocesibg.it
- primabergamo.it
- bergamonews.it
- ecodibergamo.it
Ottimo, tanti spunti per un tour nei luoghi alessandrini al prossimo giro a Bergamo 🙂
anche a fontaneto d’agogna in provincia di novara la chiesa principale è dedicata a sant’alessando e la festa del paese è sant’alessandro ma non so a quale alessandro si riferisca
Bellissimo il percorso storico, grazie