Se ci arrivi una mattina di giugno, puoi sentire il cinguettio degli uccelli e, in lontananza, qualche cane. C’è molta pace e i colori sono quelli tipici della campagna della Bassa Bergamasca. I campi intorno sono coltivati a grano e maggese e si alternano a siepi e filari di alberi. Anche se in fondo realizzi di essere di fronte al cimitero, non puoi fare a meno di rimanere colpito da quello che resta della chiesa (forse basilica) romanica di Santa Giulia (conosciuta da tutti appunto come Basilica di Santa Giulia). Absidi, colonne, capitelli dalle figure geometriche, dai volti scolpiti, corpi mostruosi e il fascino della grande chiesa crollata o forse non conclusa, con la sua monumentale abside che ancora sale verso il cielo lo si può respirare a due passi da casa, a Bonate Sotto.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Basilica di Santa Giulia di Bonate Sotto, un luogo sorprendente
La prima volta che ho visitato la Basilica di Santa Giulia era pieno inverno e stavo cercando la chiesa in cui sposarmi. Io e il mio fidanzato volevamo qualcosa di particolare, ma quando siamo arrivati in questo luogo abbiamo capito che era decisamente troppo ‘particolare’: non c’era soffitto, non c’era tetto, le navate non c’erano più, anche le pareti laterali mancavano.
Della grande chiesa di cui avevamo letto sulla guida della Lombardia (antica Basilica di Santa Giulia), restavano l’altare e l’abside con i suoi muri di pietra. Pietre chiare, ben squadrate, muri ben costruiti. Un’abside «trilobata»: non un solo grande ambiente semicircolare, ma tre ambienti. Tre cappelle, una grande al centro, le due più piccole ai lati. Restavano anche parti di colonne lungo quello che doveva essere lo sviluppo delle tre navate.
E un muro alto circa tre metri costruito con la tecnica dei sassi di fiume a secco che aveva preso il posto delle antiche pareti e formava un perimetro, che cominciava dall’abside e chiudeva l’antica chiesa in una sorta di recinto.
Ma la sorpresa era un’altra: al posto della pavimentazione e dei banchi, un vialetto di ghiaia, l’erba e le tombe. Tombe di pietra, tombe antiche, croci, lapidi. Nomi di persone che non c’erano più da cento, anche duecento anni. La Basilica di Santa Giulia era diventata un cimitero.
Era inverno. Siamo venuti via subito.
2017: la mia seconda volta alla basilica di Santa Giulia di Bonate Sotto
Quando ci sono tornata a distanza di vent’anni avevo uno spirito decisamente diverso. Sapevo cosa avrei trovato. Sapevo cosa avrei potuto fotografare. Quello che non sapevo era cosa mi avrebbe trasportato e cosa mi avrebbe “chiamato”.
La storia della Basilica di Santa Giulia
Le origini della basilica di Santa Giulia sono legate a doppio filo allo sviluppo dell’antico centro abitato di Lesina, di cui sappiamo molto poco non essendoci arrivati documenti certi. Alcuni atti notarili redatti a cavallo dei secoli XI e XII lo definiscono «castrum», ossia centro abitato fortificato, e parlano di un mercato, indizio evidente dell’importanza del borgo.
Una lettera di papa Onorio II del 14 maggio 1129 indirizzata al vescovo Ambrogio di Bergamo ed al Capitolo di Sant’Alessandro affermava tra l’altro «….riguardo alla chiesa di Lesina non ancora consacrata…», certificando così la sua esistenza a quella data. Anche altri atti ufficiali, di cui si è certi per la storicità delle loro fonti e di data successiva, confermano l’esistenza della basilica nella prima metà del XII secolo. Rimane, tuttavia, oscura l’iniziativa e la motivazione che hanno portato alla costruzione della basilica.
La basilica risulterebbe l’ultima traccia di quella cittadina florida in rapida espansione di cui non si ha più notizia dalla seconda metà del XII secolo. In un poemetto medioevale sulle gesta di Federico Barbarossa si legge che Lesina osò contrastare i potenti di Bergamo.
Lo storico Angelo Mazzi sostiene infatti che il paese fu distrutto probabilmente a seguito di una ribellione dei suoi feudatari, che avrebbero osato mettersi dalla parte della guelfa Milano. Oggi restano, nei pressi della chiesa, i resti di antiche mura in ciottoli. Della basilica si hanno pochissime notizie fino alla prima metà del XVI secolo.
La basilica di Santa Giulia fu costruita in un sito abitato denominato Lesina o Lisina su un pianoro poco distante dall’attuale comune di Bonate Sotto, alla cui giurisdizione amministrativa appartiene. Attualmente il suo rudere è inserito nella area cimiteriale comunale e viene usato come cappella cimiteriale.
L’origine: due leggende (che rimangono tali)
Se si hanno notizie certe, seppure indirette, sulla data di fondazione della basilica nulla si sa della sua origine, confinata nel mito e che la rende ancora più piena di fascino
La credenza popolare l’ha voluta fondata ora dalla stessa santa Giulia martire, ora dalla regina longobarda Teodolinda, ma entrambe le ipotesi rimangono delle leggende prive di valenza storica. Sia il periodo di fondazione accertato, il XII secolo, sia il suo stile architettonico, romanico, vanno in conflitto con le attribuzioni leggendarie. La santa, martire africana, non venne mai in Italia, mentre la regina Teodolinda concluse la propria vicenda umana nel VII secolo, ben cinque secoli prima della costruzione della basilica.
Si può ragionevolmente supporre che la basilica fosse espressione della pietas della comunità di Lesina e al servizio delle sue esigenze religiose e liturgiche.
La decadenza della Basilica di Santa Giulia di Bonate Sotto
Le violente vicende storiche dell’epoca, il medioevo, portarono alla scomparsa e alla dispersione della comunità di Lesina e alla conseguente decadenza della basilica stessa, che culminò nel XIV secolo. Seguì, infatti, il destino di analoghe costruzioni che, in Italia e in altri paesi, ebbero momenti di grandezza e fine ingloriosa, riducendosi a cave di materiale edile.
Il verbale redatto a seguito di una visita vescovile del 1550 riporta lo stato di rovina e abbandono dell’edificio. Tant’è che, in seguito alla visita apostolica di San Carlo Borromeo nel 1575, si decise di demolirla. Il decreto, per fortuna, restò inosservato.
Da Basilica a camposanto
Nel 1630 la chiesa fu adibita a cimitero per le vittime della peste. Il sito vive un inarrestabile declino per più di un secolo: nemmeno le sante messe venivano più celebrate in loco.
Fino alla fine del Settecento, quando fu costruito il tetto sopra il presbiterio, i fratelli Orelli affrescarono l’abside e nelle navate scoperte fu riorganizzato il camposanto. Nell’Ottocento la chiesa fu oggetto di grande interesse grazie al fiorire di studi sull’arte romanica. Non c’è una datazione certa della sua fondazione, ma solo indiretta in quanto derivante dalla corrispondenza papale tuttora esistente.
Questo fu il destino della basilica di Santa Giulia come lo fu di tanti altri monumenti religiosi e civili dell’epoca.
L’architettura
L’edificio ha una struttura architettonica basilicale a tre navate culminanti in tre absidi, l’interno era distribuito in cinque campate di cui sopravvive solo la prima antistante le absidi.
Rimangono oggi, a testimonianza di quello che fu la basilica di Santa Giulia, le tre absidi e la prima campata coperti da tetti non più originali e parti della muratura perimetrale. La parte scoperta, ossia quella priva di tetto, è stata ed è tuttora parte del cimitero di Bonate Sotto con ancora molti tumuli e testimonianze sepolcrali antiche di un paio di secoli al massimo.
Un restauro settecentesco sopraelevò di circa un metro l’abside centrale e sostituì, variandone la pendenza, la copertura lapidea dei tetti con tegole di terracotta. Il sopralzo è chiaramente visibile nelle immagini relative l’abside centrale dove balza evidente come corpo estraneo, aggiunto successivamente ed alterante l’armonia geometrica originaria. L’abside centrale, attualmente adibita a cappella cimiteriale, è stata affrescata nel 1795 dal pittore Vincenzo Angelo Orelli in collaborazione col fratello Baldassarre, specializzato nell’esecuzione delle quadrature.
I resti della basilica lasciano immaginare la sua forma originaria e testimoniano l’eleganza della sua decorazione architettonica. Di particolare finezza sono i residui capitelli interni, scolpiti in leggere forme zoomorfe, antropomorfe e geometriche mentre sottile e gentile appare l’ornato esterno delle absidi con le finestrelle a doppio sguancio separate da cordonature o semicolonne che slanciano e snelliscono la struttura.
L’ornatura di alcuni capitelli richiama lo stile cluniacense e sembra quasi anticipare il gotico tipico di Cluny. Lo zoccolo dei tetti delle absidi è ornato con un giro di archetti, alcuni dei quali terminano su graziose testine.
Curiosità: l’urna che ha dato origine alla leggenda della Regina Teodolinda
Ho cercato di immaginarmi quel luogo al tempo dei Romani, perché, che questa zona fosse abitata anche al tempo dei Romani, lo testimonia l’urna funeraria rinvenuta scavando nei pressi della chiesa e conservata ancora oggi sopra un capitello della chiesa. L’urna risale al II secolo dopo Cristo: già allora, in questo luogo doveva trovarsi un’area funeraria. Sull’urna la scritta: «Romanae Titianae quae vixit». Sui libri di storia della zona si legge che una leggenda narra che in questo luogo fosse stata seppellita una figlia della regina Teodolinda. In realtà l’urna è ben più antica.
Si legge anche che a sud del cimitero, ancora oggi si possano incontrare numerosi resti di ciottoli, dei mucchi chiamati «murere»: potrebbero rappresentare i resti dell’antico insediamento romano. La leggenda testimonia che in questa zona dopo i romani siano passati anche longobardi e franchi e che la chiesa romanica molto probabilmente sorse al posto di una più antica.
Io non ho visto questi acciottolati, ma ho visto queste pietre che sembrano vive e che accolgono storie di dolore, devozione e pace.
E ci ho lasciato il cuore.
Note:
Le foto a colori sono mie. I testi anche e sono una rielaborazione di quanto appreso in rete riguardo alla Basilica di Santa Giulia di Bonate Sotto.
Questo è uno dei primi articoli dedicati alle Cose di Bergamo che ho scritto. Non potevo non partire dal paese che da anni mi accoglie.
Per saperne di più sulla Basilica di Santa Giulia, vi consiglio questo post sul blog Due Passi nel Mistero
E’ davvero molto ben fatto e racconta aneddoti curiosi che ho trovato davvero molto interessanti.
Bergamo, quanti tesori da scoprire!