Il pastoralismo e la transumanza sono trendy. Ne avrete la conferma al Festival del Pastoralismo che si tiene ogni anno a Bergamo alla fine di ottobre e che attrae numerosi curiosi e appassionati. Il capoluogo orobico è ormai a pieno titolo “capitale della transumanza” di pecore e mucche del Nord Italia. La consacrazione è avvenuta negli ultimi 5 anni in cui il festival ha raccontato e mostrato la vita dei bergamini, i transumanti con bovini da latte più importanti nelle Alpi (e probabilmente d’Europa), produttori di quel formaggio tipico bergamasco che piace tanto a tutti noi. Ma anche la vita dei pastori che con le greggi attraversavano le valli fino alla pianura, portando latte, carne e lana in città.
Il Festival del Pastoralismo
Da cinque anni Bergamo, grazie al Festival del Pastoralismo, offre l’opportunità di osservare da vicino il mestiere del pastore, un tempo caratteristico delle nostre valli che oggi, seppur con tutte le difficoltà, continua sorprendentemente a (r)esistere.
Un evento per far conoscere alla gente la capacità montanara. Pecore, agnelli, asini, cani, accompagnati dai suoni dei campanacci e dai fischi dei pastori, attraversano Bergamo, che si risveglia in un mondo antico. Uno scenario bucolico. Una poesia d’altri tempi. Una fatica sempre attuale.
È la transumanza, la migrazione stagionale delle greggi che si spostano da pascoli montani verso le pianure. Pastori abbottonati in pesanti mantelle, cani fedeli e ubbidienti e gli zampognari che accompagnano le pecore in un percorso che dalla Fara va verso Colle Aperto, fino a Valmarina. Tutto questo a Bergamo, un sabato mattina del 2019, per ricordare la tradizione di questi uomini che tanto hanno rappresentato per la cultura e l’economia delle nostre valli.

Chi erano i bergamini
Allevatori di mandrie da latte transumanti e di casari che ancora oggi restano i protagonisti dei sapori bergamaschi e delle antiche tradizioni locali. I bergamini con le loro mandrie e le loro attività casearie, che i pastori con le loro pecore, hanno impresso un forte influsso bergamasco e lombardo alla realtà pastorale e casearia alpino-padana.
La civiltà dei Bergamì (bergamini o malghesi) originaria delle valli bergamasche, si fondava sulla solidarietà familiare, sul bestiame e su un patrimonio immateriale di competenze e conoscenze tecniche in campo caseario che venivano custodite e tramandate in famiglia. Con i loro spostamenti stagionali conducevano gli animali dalle Alpi alle Pianure diventando un elemento determinante nella comunicazione tra la montagna e la pianura, facilitando così lo scambio di idee ed esperienze. Se volete saperne di più, vi consiglio di leggere il libro La civiltà dei Bergamini di Michele Corti, edito del Centro Studi Valle Imagna: è un testo completo sulla vita di queste comunità di famiglie seminomadi, dedite all’allevamento e alla pastorizia, che ogni anno raggiungevano le vette delle valli bergamasche con i propri animali e durante l’inverno scendevano in pianura con le loro mandrie e gli stracchini da vendere.
I bergamini dalle Orobie, si spingevano in Piemonte nel Vercellese, sino ai limiti del Torinese e nell’Alessandrino, in Emilia sino al Ferrarese, in Veneto a Verona (ma anche oltre) portando in tutta la Padania le loro tecniche casearie come testimonia la diffusa identificazione tra la “bergamina” e la vacca da latte e tra il “bergamino” e il casaro/mungitore/allevatore (senza dimenticare i pastori ovini bergamaschi con un raggio di transumanza estiva che spaziava dalle Alpi marittime al Tirolo passando per il massiccio del Rosa e la Svizzera interna).
Questi nomadi sono eroi senza tempo: vivono come vivevano i loro padri e, prima di loro, vivevano i padri dei padri.
La bruna alpina e la tradizione casearia
La «Bruna alpina originale» per secoli è stata la principale fonte di sostentamento delle comunità orobiche. Una razza, però, oggi in via di estinzione. Dal suo latte nacquero stracchini, formaggi di monte, Taleggio, Bitto e Branzi.
Fino ancora a vent’anni fa circa, nella nostra provincia, in montagna e in pianura, gli allevamenti bovini erano di Bruna alpina, ovvero la razza originaria, nata in Svizzera, con il latte della quale per decenni e oltre, si sono prodotti i formaggi orobici diventati poi famosi nel mondo, dal Taleggio al Formai de mut, dal Bitto al Branzi.
Ma già dal 1940, in Italia, e quindi anche da noi, venne introdotta la Brown Swiss, un incrocio americano della Bruna alpina, con un’attitudine più lattifera rispetto all’originale. In sostanza produceva più latte e, perciò, in nome del commercio e del profitto, la Bruna alpina originale, più rustica e adattabile all’alpeggio, ma meno lattifera, venne «insanguata» con la razza oltreoceano.
Per il ritorno della razza originaria si parte dalla Valle Brembana, culla di formaggi: i primi due allevamenti tornati (o rimasti fedeli) alla Bruna alpina sono quelli dell’agriturismo Ferdy di Lenna (con capi già certificati e arrivati da Austria e Svizzera, con alpeggio in Valle Inferno, Ornica) e di Ignazio Carrara (con alpe ai Laghi Gemelli)
Pecora: animale dalle grandi utilità
La pecora gigante bergamasca ha rappresentato un’altra fonte di sostentamento importante: carne ma anche latte e lana.
Di gigante questa pecora ha solo l’ossatura, che la rende un animale forte e resistente, ma con una carne inaspettatamente magra e delicata. Inoltre queste pecore sono molto sane, poiché si nutrono solo di erbe naturali, rispettando e tenendo puliti i terreni dove ancora oggi pascolano nella bassa.
Invece, nonostante la diffusione territoriale e la storica disponibilità di questo animale, la pecora gigante bergamasca non è mai stata particolarmente utilizzata sulle tavole di Bergamo, neanche in passato; con la differenza che prima almeno si vendeva di più in Italia, soprattutto in Romagna e nelle Marche, mentre oggi vive soprattutto grazie solo al mondo musulmano, che la include di più nella sua cucina.
Una mostra a Porta Sant’Agostino
La Mostra aperta alla Porta Sant’Agostino (inaugurazione sabato 26 ottobre 2019 ore 18) resterà aperta (ore 10-19) tutti i week end e il ponte dei Santi, racconta di come la pecora Bergamasca abbia impresso i suoi caratteri alla generalità delle razze ovine alpine.
Essa è accompagnata da due mostre che guardano alla pecora e ai pastori con occhio d’artista (opere a soggetto pastorale di Giacomo Piccinini, noto pittore novecentesco bergamasco) e foto (sotto) del giovane fotografo Mauro Scattolini che ha seguito assiduamente due pastori durante la transumanza di un gregge di pecore e che vi consiglio perché è davvero straordinaria.

Racconta il viaggio di un gregge e dei suoi pastori, nei suoi diversi aspetti di fascino e durezza, senza patine nostalgiche da mondo perduto, ma evidenziando l’attualità e la concretezza delle vite narrate. Una carovana errante che si sposta sulle tracce di un pascolo vagante, seguendo itinerari la cui origine ha radici quasi epiche, addirittura tracciati dagli antenati del neolitico.
Note
Le foto sono state recuperate in rete. Quelle della mostra visitata all’interno della Porta Sant’Agostino sono mie.
Ecco il calendario di tutte le iniziative del Festival del Pastoralismo 2019
Il festival del pastoralismo lo amerei alla follia!! Le pecore sono tra i miei animali preferiti, tant’è vero che non riesco a mangiarne la carne neanche per sbaglio. Una volta ho anche scritto un intero post dedicato gli ovini :°°D Come sempre post interessantissimo!!!
Sempre molto interessanti i tuoi articoli. Ma sai che i miei bisnonni e per una parte della loro vita anche i miei nonni, erano bergamini? Si spostavano dalla bergamasca alla pianura della Lombardia e in inverno stavano nelle cascine, sempre diverse. Hanno fatto un sacco di figli, all’epoca si diceva che ad ogni nuovo spostamento dei bergamini corrispondeva una nascita. Bello che la loro memoria non venga dimenticata e che la loro dura vita, come quella dei pastori, venga presentata per quello che era senza “patine nostalgiche” come dici perfettamente tu. Ancora una volta: complimenti Raffi!!
Che bella testimonianza, grazie! E ti ringrazio anche del complimento: mi fa molto piacere. 🙂
Come al solito racconti di avvenimenti della tua città in maniera puntuale e interessante. Questo connubio tra festival agricolo e mostre quasi artistiche è interessante e naif allo stesso tempo, mi piace.
E’ un evento particolare, lo ammetto, ma mi sembrava carino. E’ un altro aspetto di Bergamo che racconta delle storie pazzesche. Sto raccogliendo il materiale: presto vi racconterò quello che ho scoperto.
Ci stai dicendo che ora la transumanza è cool? Avrei dovuto godermela di più quando vivevo in campagna 😉 comunque devo dire che dopo aver letto il titolo delle pecore giganti ci sono rimasta un po’ male perché non sembrano così enormi dalle foto, mi aspettavo delle pecore-mucche
ahahahahahaha! Beh, se le vedessi dal vivo e le potessi mettere a confronto con le pecore “normali” scopriresti che sono davvero molto più grandi. E forse ne rimarresti meno delusa. 😉
Mio nonno che era Bresciano, non bergamasco ma anche lui un bergamí.. un malghese. Questo tuo post mi ha riportato un po’ ai racconti del nonno e della mia infanzia 😊
Che bello. Come mi piacerebbe sentire quei racconti. Se ti va di condividere qualcosa su questo blog, ti prego, non esitare.
Non conoscevo queste tradzioni, ma mi piace molto la cultura montanara, anche se ho respirato quella di altre valli durante la mia infanzia!
La storia e le storie delle valli sono le più affascinanti.
Mi piacciono questi festival, all’insegna della tradizione e confesso che adoro gli animali, quindi sarei soprattutto entusiasta di essere a contatto con le pecorelle 😊
E’ una bella esperienza. Particolare.
Questo ritorno alle origini è un trend del momento, anche da noi in Piemonte imperversano fiere legate all’allevamento e alla vita agreste, la nostra va ca si chiama Pezzata Rossa ed è una mucca snella e agile, una mucca di montagna insomma.
Grazie per l’ampio commento. Vi sono solo alcune cose da aggiornare. Dal 2017 la transumanza delle pecore termina al monastero di Valmarina e non più a quello di Astino. Ignazio Carrara ha oggi tutti gli animali iscritti al registro della Bruna Originale e gli allevatori di O.B. sono molto aumentati. Il 1° novembre e il 3 sono a presidiare le mostre. Avrei piacere di scambiare opinioni con l’autore del blog e chi ha commentato. Michele Corti. Presidente Festival del pastoralismo di Bergamo (blogger)
Grazie del commento. E grazie delle precisazioni: ho corretto immediatamente. Tra il 1 e il 3 novembre purtroppo sarò fuori Bergamo. Mi sarebbe piaciuto fare due chiacchiere di persona.
Davvero molto interessante, trovo che queste manifestazioni siano davvero splendide e mettano davvero in risalto le eccellenze del territorio!
Veramente super interessante, peccato non esserci stata. Cercherò di andarci l’anno prossimo. Sono certa sia un qualcosa di super tipico e tradizionale da non perdere assolutamente 🙂
Un festival davvero interessante e particolare che vuole mantenere la memoria storica e la tradizione del luogo. Un lavoro non semplice quello legato ai pastori e alla transumanza