Era un po’ che seguivo il suo profilo su Instagram e le sue foto mi piacevano davvero moltissimo. Lei è Lisa Martignetti (@lasagnetti su Instagram), e fa delle foto stupende in bianco e nero dedicate all’arte cimiteriale. Ma non solo. Quando una sera, ad una cena tra amiche ho detto che mi sarebbe piaciuto incontrare e intervistare la Ragazza dei Cimiteri di Bergamo (#laragazzadeicimiteri) qualcuna si è fermata con le parole a mezz’aria, indecisa se fare le solite domande di rito o tacere. Poi però le domande sono partite e io ho risposto a tutte: “Chi è? Cosa fa? Perché dei cimiteri?“. Ho raccontato chi è Lisa e ho mostrato le sue foto in bianco e nero e ne sono rimaste tutte affascinate. Hanno uno stile molto particolare. Non so come definirlo, ma mi piace, perché nonostante i suoi soggetti siano legati ai cimiteri, è capace di trasmettere mistero e rispetto, senza cadere nel macabro.

Le foto di Lisa Martignetti, #laragazzadeicimiteri
Era un po’ che ci pensavo. Da quando era uscita la notizia che Lisa Martignetti avrebbe fatto una mostra fotografica al Cimitero Monumentale. Purtroppo non ero riuscita ad andare a vederla, ma quando ho scoperto che di lì a qualche giorno avrebbe raccontato la sua esperienza di fotografa al Tè Fotografico del Circolo Fotografico di Albino, ho preso la decisione di non farmela scappare di nuovo, di contattarla e chiederle un’intervista. Lei ha accettato subito anche se la parola “intervista” la faceva sorridere. Le ho detto di non preoccuparsi, che la nostra sarebbe stata una chiacchierata informale. E infatti così è stato. Prima però di raccontarvi la nostra chiacchierata, vorrei mostrarvi alcune delle sue foto.

Sarebbe troppo semplice associare l’idea dei cimiteri a un’immagine tetra, priva di colore e in bianco e nero… Il nero, colore per eccellenza di questi luoghi, del dolore, della tristezza e del mondo sconosciuto e taciuto dei cimiteri è in realtà solo una parte del linguaggio di queste immagini. Questa nuova prospettiva mette in primo piano innanzi tutto il lato estetico dell’arte funeraria dove i particolari delle sculture (le Creature, così le chiama Lisa) comunicano e lasciano senza fiato.
Qualcuno l’ha definita “estetica del rispetto”: pur non dimenticando la sacralità del luogo e la moltitudine di vicende umane che esso custodisce, queste foto portano alla luce la bellezza, l’arte, la teatralità, la magnificenza e il fascino delle opere che i cimiteri racchiudono tra le loro mura. Nel totale rispetto del luogo e del defunto al quale sono dedicate, queste “creature” non hanno nulla da invidiare ad altre opere che rientrano negli itinerari turistici più convenzionali: Lisa lo sa, le fotografa e fa loro raccontare una storia. Una storia ogni volta diversa.
Non solo icone religiose ma anche sculture e momenti che rappresentano la quotidianità e la vita “reale”. Alcune rappresentano disperazione, rammarico per la perdita subìta o per ciò o coloro che il defunto ha lasciato in questa vita, altre rappresentano scene affettuose, altre emanano sensualità ed erotismo, altre ancora un indissolubile legame con la “vita”.
Quattro chiacchiere con la Ragazza dei Cimiteri
Quando ho deciso di incontrare Lisa e di intervistarla mi ero fatta un’idea molto diversa di lei. Me la immaginavo più noir: teatrale, con la voce profonda, poco disposta a concedersi. E invece no. Quando l’ho vista che armeggiava con il suo PC pochi istanti prima che iniziasse il Tè Fotografico del Circolo Fotografico del Moroni, ho scoperto che era del tutto diversa: aveva un maglioncino nero, una gonna a fiori, il suo trucco era discreto, la sua voce dolce e sottile. E quando ha cominciato a raccontare ha confermato questo nuovo pensiero: è una giovane donna appassionata di quello che fa, con la voglia di raccontarsi, di raccontare il suo percorso artistico, di farci entrare nel suo mondo senza spaventare nessuno, con dolcezza e ironia.
Si è data un compito difficile: farci scoprire che la morte non deve essere un tabù, che può e deve essere affrontato con dolcezza e rispetto, ma anche ironia. Senza essere dissacrante o macabra.
Hai sempre fotografato solo cimiteri e arte cimiteriale?
No. Il mio è stato un percorso legato alla mia passione per la fotografia. Una volta scattavo foto con lo smartphone, poi un giorno un amico mi ha regalato una vera macchina fotografica (una Fuji) e così ho cominciato a scattare. Oggi scatto con la Sony, una macchina che mi dà soddisfazioni anche se non è nuovissima. Sono un’autodidatta e ho imparato tutto leggendo, guardando i tutorial su Youtube, andando alle mostre. Ho sempre amato il bianco e nero e da lì sono partita. Le prime foto le ho fatte qui a Bergamo, poi la macchina fotografica mi ha seguito nei miei viaggi in solitaria: New York dove facevo street fotografy, poi in India (l’unico momento in cui ho abbandonato il bianco e nero per il colore). Con la mia macchina non mi sono mai sentita sola: era il mio terzo occhio, quello dell’anima.
Partiamo da questo hashtag. Da quando sei diventata #laRagazzadeiCimiteri?
Da circa un paio di anni. Da ho cominciato a fotografare le mie “Creature” del cimitero e a postarle su Instagram. All’inizio ho avuto un po’ di problemi con questi soggetti: mi dicevano che ero blasfema, che non rispettavo un luogo intimo e sacro di dolore. Che sfruttavo un luogo sacro e il dolore per mettermi in mostra. Ma non è così: io sono sempre andata nei cimiteri, sin da quando ero bambina. Per me sono luoghi familiari che mi fanno stare bene. Poi però hanno capito e ora il mio profilo è seguito e apprezzato.
Mi racconti il Monumentale di Bergamo secondo te?
Innanzitutto è un luogo pieno di bellezza: è un vero museo a cielo aperto. Poi è un luogo di pace e serenità. E, a dispetto di quello che si possa pensare, è un luogo pieno di vita. A me piace andare a passeggiare e a pensare. Quando ero giovane e non mi trovavano, mio padre sapeva che ero lì e veniva a riprendermi. Poi qui c’è anche lui, mio padre: la persona che ho amato di più. Vado al Monumentale e parlo con lui. E poi mi guardo intorno e fotografo le mie “creature”. Quelle opere d’arte che punteggiano il cimitero, che mi trasmettono emozioni e che mi aiutano a raccontare le mie emozioni.
Qual è la narrazione della tua mostra fotografica?
Trasmettere i sentimenti e il senso di pace che queste creature mi trasmettono. Ci sono sculture che mi raccontano delle emozioni e che incarnano i sentimenti che provo. Niente di lugubre. Vita, amore, dolore, curiosità, rassegnazione, pace, speranza… Le mie creature raccontano tutto questo e io lo fotografo.
Il tuo profilo instagram (@lasagnetti) mescola foto scattate al Monumentale di Bergamo con altre foto di te.
Si, quel profilo è una sorta di diario e di dialogo continuo con chi apprezza le mie fotografie. Ci sono io e ci sono le mie Creature. Ma le foto non sono scattate solo al Monumentale: puoi riconoscere anche il Cimitero di Crespi d’Adda, alcune chiese. E poi ci sono alcuni frame di progetti che ho realizzato insieme a dei videomaker. Come Aldilà dell’Amore: un video in cui sono io vestita da sposa che mi aggiro a Crespi d’Adda, in una delle casette operaie, in un giardino, nel cimitero. Ho giocato sul doppio significato Al di là dell’amore e Aldilà…
In questo profilo potete trovare tutta la mia vita attraverso le foto. Una vita fatta di gioia, ma anche di dolore. Ci sono infatti delle foto di me con mio padre nei suoi ultimi mesi di vita. E ci sono io che piango, perché sono tutti bravi a farsi i selfie quando sono felici, ma la vita è fatta anche di dolore e io mi fotografo e mi mostro anche in quegli istanti.
Di chi sono le opere che racconti con le tue fotografie?
Non lo so. Davvero. Se mi chiedete di chi sia quella scultura io non lo so proprio. Io la guardo, la osservo, mi lascio trasportare da quello che mi comunica e scatto. Poi le dò un nome, quello che mi ispira. Che potrebbe non corrispondere al titolo che ha dato lo scultore. Non è presunzione. Voglio essere libera di lasciarmi attraversare dall’ispirazione senza farmi condizionare dalle intenzioni dello scultore. E quindi la fotografia a cui ho dato il nome Amore e Psiche potrebbe non avere quel nome nella realtà.
Sei una delle poche artiste che è riuscita ad esporre nel Famedio del Cimitero di Bergamo.
Si, è stata una gioia e una sorpresa. Avevo appena finito di raccogliere le foto delle mie creature in un’unica galleria e ho pensato che sarebbe stato bello poterle esporre al Monumentale. Così ho scritto all’assessore e dopo qualche mese ho ricevuto la mail con l’ok. E’ stata una gioia immensa. Tanto immensa che quando ho letto l’email ho cominciato a piangere di gioia. E così dal 26 ottobre al 6 novembre le mie “creature” sono rimaste esposte. E per questo a dicembre sono stata premiata dal Comune di Bergamo.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Ho un progetto: diventare Funeral Planner. Io non ho paura della morte e dei morti. Io sono loro amica, mi prendo cura di loro e mi prendo cura delle loro famiglie nel momento più doloroso che è quello che precede il distacco. Anche questo fa parte del mio percorso. Ti ho detto che ho sempre frequentato il Monumentale, e per questo vedo il mio futuro non solo artistico ma anche lavorativo in questo ambito. Colgo l’eredità di mio padre che lavorava in questo settore e che mi ha insegnato a dargli il giusto valore e la giusta interpretazione. Accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio e accompagnare chi ha perso il proprio caro verso l’ultimo saluto è un impegno che mi piace e che mi fa sentire utile.
Note
Le foto sono tutte di Lisa Martignetti e sono state pubblicate con la sua autorizzazione. Rispettate il copyright.
Io conosco lizzy da sempre le auguro ogni bene e le mondo un forte abbraccio
Non la conoscevo assolutamente… le sue foto sono splendide… non ho mai fatto foto nei cimiteri ma sono luoghi che visito sempre quando sono in vacanza perchè secondo me dicono molto del luogo in cui sei. Mai avuto paura in un cimitero.
Non la conoscevo e sono entusiasta dell’intervista che le hai fatto. Lei sta contribuendo a dare in Occidente un diverso approccio alla morte. Tutta la mia stima.
Ci sarà sicuramente chi trova quest’arte blasfema, chi la trova macabra, ma io la trovo molto delicata. Le figure che si trovano nei cimiteri più e meno noti sono leggere ed eleganti, e Lisa le ha sapute ritrarre con altrettanta delicatezza ed eleganza.
Trovo molto bello quello che dice a proposito di prendersi cura delle famiglie in un momento di dolore.
Quando vivevo in Italia entravo nei cimiteri solo per recarmi a salutare i miei cari che non ci sono più; ma ora che vivo oltremanica mi sono accorta che qui i cimiteri vengono vissuti in maniera diversa. Sono molto verdi, spesso le persone ci portano i cani a passeggio, e ho persino visto qualcuno seduto su una panchina a gustarsi il suo pranzo take away. Inoltre dal punto di vista architettonico e scultoreo ci sono alcuni pezzi davvero interessanti. Quindi comprendo benissimo che possano essere fonte di ispirazione. Soprattutto se immortalati con rispetto e delicatezza come fa Lisa.
Devo ammettere che non sono un’amante dei cimiteri. Sono luoghi che non sono mai stata abituata a frequentare e che ad essere sincera mi mettono molta tristezza. Le foto di Lisa però sono molto belle.
Scatti stupendi. Anche io adoro fare foto nei cimiteri, alle cappelle e alle statue che Si trovano al loro interno, ma anche alle cancellate. Queste foto sono a dir poco meravigliose, una vera e propria forma artistica di grande spessore. Complimenti.
Perché alla fine bisogna solo cercarla la bellezza, aver voglia di trovarla, questa ragazza ci riesce benissimo e riesce anche a fare da tramite mostrandola agli altri.
Mi piacciono molto le foto di Lisa, il bianco e nero accentua i dettagli. Non vedo nulla di macabro né di blasfemo in quello che fa, la morte fa parte della vita
Ho postato tempo fa su Instagram una foto del vecchio cimitero ebraico di Praga. È stato una sorta di esperimento per vedere come le persone reagivano ad un contesto ritenuto angosciante quando davvero invece sono luoghi quasi mistici, di serenità e pace, in cui spogli te stessa di tanti artefatti e ti ricolleghi con l’essenza della vita. E niente, quella foto è andata malissimo. Non imi sono sorpresa. Ci sono tanti dolori e cicatrici legati a ricordi e affetti importanti, per cui l’ambiente instagram risulta quasi sacrilego e inappropriato. Complimenti a quest’artista, che ha saputo farsi apprezzare e a mettere in mostra le sue opere. È avvenuto probabilmente perché si è percepito il senso di profondo rispetto che muove la sua passione.
Interessantissimo… Mi ha toccata molto la sua risposta riguardo ai suoi progetti sul futuro! Vado subito a dare un’occhiata anche al suo profilo Instagram!
Interessantissimo. A volte si pensa solo ai cimiteri monumentali delle grandi città, e poi uno non si accorge delle opere d’arte vicino a casa
Le fotografie di Lisa sono bellissime e molto particolari e il bianco e nero le rende ancora più affascinanti. Non avevo mai sentito parlare della ragazza dei cimiteri ma adesso vado a cercarla su Instagram! Grazie per avercela fatta conoscere con la tua intervista!