Villa Moretti e la torre di Berengario a Brembate

Isola bergamasca | Una visita guidata straordinaria: Villa Moretti e la Torre di Berengario a Brembate

Le Giornate di Primavera del FAI sono una magnifica occasione per andare a visitare dei luoghi solitamente non accessibili. Grazie a queste giornate ho scoperto delle chicche presenti sul territorio bergamasco che altrimenti non sarei mai riuscita a visitare e a raccontare. Anche quest’anno (2022) la magia si è ripetuta e sono riuscita a visitare Villa Moretti e la Torre detta di Berengario a Brembate (BG) nell’Isola Bergamasca. A fare da ciceroni sono stati i componenti della famiglia che possiede questo luogo da quasi duecento anni, i fratelli Moretti.

Devo dire che mi chiedo sempre che effetto faccia vivere in un luogo così pieno di storia e di storie da raccontare. Io mi sentirei responsabilizzata dalla cosa e credo che molti proprietari di ville e castelli si sentano proprio così: custodi della memoria di quei luoghi.

Nello specifico questa villa-castello in realtà dai proprietari viene chiamata Casa Moretti perché ormai non è un castello propriamente detto, né una villa come la intendiamo noi, con saloni e stanze enormi per banchetti e ricevimenti. E infatti visitandola si scopre quanto sia vissuta e piena di ricordi di famiglia. Durante la visita ci sono stati narrati storie e aneddoti della vita familiare dei Morotti che hanno dato una connotazione di vera casa e di vicinanza con il territorio e le persone del posto. La storia di questa villa infatti è legata a doppio filo con la storia di Brembate sin dall’anno 950, ha mosso le sorti del territorio e dei suoi corsi d’acqua.

Dove si trovano Villa Moretti e la Torre di Berengario

Casa Moretti di Brembate vista dall'Alto

Villa Moretti e la Torre di Berengario si trovano nel cuore più antico del centro storico di Brembate, su un rilievo che domina sul corso del fiume Brembo a due passi dalla Parrocchiale intitolata ai Santi Faustino e Giovita martini. Anche se sto nominando due edifici, in realtà si tratta in unico complesso architettonico, che in passato probabilmente dominava sul nucleo medievale della cittadina. Oggi lo troviamo circondato di edifici storici rimaneggiati nei secoli e viuzze ciottolate, ripide e strette, che si snodano fra le case, scendendo verso il fiume.

Nella mappa ottocentesca che trovate qui sotto, Villa Moretti (o Casa Moretti) si distingue per essere quell’edificio a forma di ferro di cavallo affacciato sul fiume. In quel periodo era circondato di una cintura verde coltivata a gessi. Questo fu il motivo per cui venne acquistata dai Moretti: perché la fecero diventare la casa di campagna di famiglia dove portare avanti l’allevamento dei bachi da seta e il business di famiglia.

Brembate nel 1800

Varcato il cancello della villa e superate le sue mura, è evidente come l’edificio sia stato immerso in un’ambiente naturale aperto affacciato sul corso del fiume Brembo. Entriamo infatti un giardino semplice (non immaginatevi giardini all’italiana o all’inglese) ma di enormi dimensioni, che crea un piccolo polmone verde tra la villa e le costruzioni esterne. Al centro un magnifico cedro del libano che venne piantato nel 1945. “Accanto alla torre”, raccontano i proprietari, “c’era anche un enorme ippocastano, alto quasi quanto la torre. Era magnifico, ma purtroppo con le sue radici danneggiava le fondamenta della casa e per tanto abbiamo dovuto abbatterlo”.

 

La storia di Villa Moretti e della Torre di Berengario

Villa Moretti e la Torre detta “di Berengario” sono stati protagonisti della storia di Brembate, e non poteva essere altrimenti visto la loro posizione dominante sul fiume Brembo. Si pensa infatti che la costruzione di un primo castello difensivo avvenne attorno all’anno 950, ma di questa struttura rimane visibile solamente la facciata nord e l’antica Torre detta “di Berengario”. Berengario II, per chi non lo sapesse era il marchese d’Ivrea e re d’Italia, che nell’anno 952 possedeva alcune tenute sul territorio di Brembate.

Nel 1360 però sappiamo con certezza che un castello era presente a Brembate e apparteneva alla famiglia bergamasca dei Suardi. Nel XV secolo la costruzione fu teatro di lotte fratricide tra le fazioni dei Guelfi e quelle dei Ghibellini e di sanguinose contese tra brembatesi e Trevigliesi per il controllo delle acque del fiume.  Dovete sapere infatti che ai tempi in cui le economie si sostenevano sull’agricoltura,  avere il controllo delle acque dei fiumi significava avere un grande potere. Ecco perché brembatesi e trevigliesi battagliavano: perché da Brembate partivano le acque irrigue che andavano ad irrigare le campagne trevigliesi.

Nel 1624 passò di proprietà e dai Suardi fu acquistato da Gian Giacomo Tasso. Sulla cancellata, infatti, persiste l’aquila imperiale e il tasso, ma pare che il primo nucleo di abitazioni, poi ampliato dalla famiglia, corrisponda agli stabili di Piazza Trento.

Solo successivamente all’acquisto del castello da parte della famiglia brianzola dei Tasca di Meda, durante il XVI secolo, il primo maniero medioevale venne trasformato in una dimora gentilizia. I leoni che troviamo sull’ingresso principale sono infatti lo stemma dei Tasca.

Nel 1813, alla morte della contessa Camilla Tasca di Rosate, la villa passò di proprietà alla famiglia Moretti, imprenditori nel campo della seta che possiedono ancora oggi il complesso.

La struttura architettonica di Villa Moretti e della Torre di Berengario

La struttura architettonica originale di Villa Moretti e della Torre detta “di Berengario” è stata rimaneggiata a causa del cambio di destinazione d’uso che l’edificio ha subìto nei secoli. Il castello difensivo eretto nel X secolo, i cui resti sono oggi visibili solamente nel bugnato rustico in ciottoli di fiume (i borlanti bianchi e di verrucano lombardo) della facciata nord e nella pianta quadrangolare della Torre, terminò di essere utile dopo il XV secolo.

Tra il XVI ed il XVIII secolo, sotto la proprietà della famiglia Tasca di Meda, il castello originale venne trasformato da diversi interventi architettonici in una villa. Per questo, in questo periodo, venne edificata la terminazione ottagonale dell’originaria torre, per darle un aspetto più “lezioso”. A riprova delle opere attuate in questi secoli, all’interno della torre è visibile un’iscrizione che recita: “In data 14 aprile 1614 Tasca fece fare questa fattura”, con riferimento alla messa in opera di un tirante in ferro per il consolidamento della Torre stessa.

Inoltre furono innalzati i bastioni a terrazza con muratura di sostegno ad archi, che contraddistinguono il giardino verso il fiume. Qui noterete una scalinata che porta verso il fiume: nel 1900 era ancora in uso per raggiungere l’acqua e una barca di proprietà della famiglia.

L’intervento architettonico della storia più recente, avvenuto nel 1813, quando l’edificio passò sotto la proprietà della famiglia Moretti. Si tratta dell’innalzamento di un portico ad archi, destinato alla funzione di filanda dove si lavoravano i bachi da seta allevati nella parte di casa adibita a cascina. Fino ad alcuni anni fa gli ingressi della parte nobile e di quella adibita a filanda erano separate da muri e cancelli. qualche anno fa la cancellata che delimitava la filanda è crollato.

Gli interni della villa

Durante  il tour degli interni di palazzo Moretti, in compagnia dei proprietari, ho potuto constatare di persona che non si tratta di una villa e nemmeno di un palazzo nobile come lo intendiamo noi, come una villa di delizie. Questo nasceva come castello, con stanze piccole e poi è stato trasformato nei secoli. Anche gli affreschi che si trovano sono abbastanza recenti perché risalgono al periodo del barocchetto.

Nella parte nobile della villa fu costruita la scala di accesso al primo piano e furono realizzati gli affreschi che decorano i soffitti a volta e le sale del primo piano.

Salendo al primo piano dall’escalier d’honneur (lo scalone principale) si accede nel locale più grande della villa: una biblioteca ottocentesca, alle cui pareti si trovano mobili libreria pieni di libri molto curiosi. Non sono libri antichi nel vero senso della parola, perché il più vecchio pare sia del 1850. Sono stati acquistati da un componente della famiglia Moretti (antenato degli attuali proprietari): era un avvocato che amava fare lo studioso e per tanto si circondava di libri e manuali. Vedrete di tutto, davvero. Il soffitto di questo locale è l’unico della villa con il soffitto affrescato su legno.  E’ davvero una chicca.

Le stanze seguiranno una dopo l’altra senza soluzione di continuità, di salottino in salottino, di biblioteca in biblioteca fino ad arrivare alla sala da pranzo dove ci sono delle copie di ritratti di famiglia realizzati dall’artista Andrea Carnovali, detto il Piccio.

Riscendendo al piano terra, arriverete alla cucina del custode, quella che la famiglia chiama ancora la “cucina del Bernardo”. Si narra che il nonno degli attuali proprietari, in inverno si recava a Bergamo col suo calessino per mangiare la polenta consa che Bernardo gli faceva trovare pronta.

I dipinti del Piccio che non ci sono più (a Palazzo Moretti)

Negli anni tra il 1862 e il 1865 il Piccio fu ospite, forse non continuativamente ma certo con notevole assiduità, di uno specifico gruppo di famiglie borghesi che avevano residenza quasi stabile a Brembate Sotto, presso Bergamo: le famiglie, vicine di casa ma anche imparentate tra di loro, erano quelle dei Tasca riuniti intorno al colonnello Vittore, garibaldino dei Mille e poi Deputato, dei Moretti che facevano capo ad Andrea, avvocato ed anch’egli Deputato, e infine dei Caccia, che sono anche i protagonisti dell’unico “Ritratto di famiglia” di mano del Piccio, datato 1863 (esp. a Bergamo, 1974, n. 99); e l’incontro con il Piccio poté essere favorito dalla frequentazione della casa del vecchio amico Daniele Farina, anch’essa a Brembate (ma un primo contatto con Andrea Moretti risaliva a quasi vent’anni prima).

Qui sopra trovate alcuni ritratti realizzati dal Piccio (in questi mesi c’è una mostra in Carrara di cui parlo qui) che appartennero alla famiglia per diversi anni, ma che furono venduti dal nonno degli attuali proprietari per far fronte ad alcune turbolenze economiche del tempo. All’interno di Casa Moretti si trovano delle copie realizzate da una zia suora che si dilettava nel dipingere, ma che certamente non hanno la mano dell’originale.

I ritratti di bambini della famiglia Moretti realizzati dal Piccio

Anche questi dipinti non si trovano a Casa Moretti, ma vi invito a soffermarvi sul terzo, quello dove Il Piccio ritrae la Bambina con Giocattolo. Il dipinto è firmato e datato in basso a destra, ma l’ultima cifra non è di sicura lettura: il Valsecchi lesse quindi la data come “1860”, ma si può ipotizzare – anche su base stilistica – una cronologia leggermente più avanzata, interpretando la scritta come “1863”: con il che il ritratto viene ad allinearsi ad altre note immagini di bambini, Pierino e Luigi Moretti (esp. a Cremona 2007, nn. 117 e 118), ed è circostanza non irrilevante per comprenderne la logica interna.

Ed è in questa logica che si motiva l’impostazione – così decisamente informale – di questa Bambina con la bambola, che i critici ritengono appartenente al nucleo Moretti-Caccia, popolatissimo di bambini in tenera età (i Farina erano mediamente più anziani…): potrebbe trattarsi di Marianna figlia di Antonia Moretti Caccia: nel ritratto datato 1866 (cfr. De Vecchi – Piatto, 1998, n. 302), dimostra appunto sei o sette anni… Mentre il piccolo Pierino (antenato dei proprietari della villa) è in posa composta e ben educata questa bimbetta è ritratta “dal vero” con una immediatezza che presuppone un approccio amicale e quotidiano, come da vecchio zio cui la bambina si rivolge interrogativa, badando bene a proteggere quell’informe pupazzo cui è ridotta la bambola a forza di sbatacchiamenti qua e là…

Qualche aneddoto su Casa Moretti

Un grande cedro del libano che vive al centro del giardino di casa moretti dal 1945. Un monumento della natura che con le sue fronde immense dà ombra in estate agli abitanti della casa.

Un pozzo ancora funzionante, profondo 13 metri che un tempo riforniva d’acqua potabile gli abitanti del paese. E’ la prima volta che mi capita di vedere un pozzo con la carrucola e la manovella per sollevare la catena. Anche se questo, in realtà, mi dicono che venga fatto funzionare con un motorino, è comunque  interessante scoprire che questi pozzi venivano condivisi con i contadini e gli abitanti di Brembate che vivevano nei dintorni dell’edificio.  L’acqua era davvero un bene prezioso che solo pochi avevano a disposizione nelle proprie abitazioni, nonostante la vicinanza con un corso d’acqua così importante come il Brembo.

Nessun fantasma a Casa Moretti

Chissà quanti rumori di notte. Storie di fantasmi ne avete?” è stata la mia domanda alla signora Moretti che mi ha accompagnato nella visita. Non tanto perché io creda ai fantasmi, ma quanto perché nel mio girovagare tra ville e castelli della Bergamasca di storie e aneddoti su avvistamenti di fantasmi ne ho davvero ascoltati moltissimi. E invece a Casa Moretti nessun fantasma. Si racconta infatti che la paura degli spiriti veniva fatta passare ai bambini di casa, facendogli percorrere ogni sera una scalinata abbastanza buia a ridosso del giardino. Si voleva così temprare il coraggio dei piccoli e dimostrare che non esisteva nessun fantasma. Un metodo educativo che oggi non sarebbe messo in pratica, ma che certamente nei primi decenni del secolo scorso veniva assolutamente accettato.

Le leggende di casa Moretti: tesori e cunicoli che collegano i castelli della zona

Leggende ne abbiamo? Sì, quelle ci sono. E tali ovviamente restano, visto che non sono mai state provate. E’ il caso della presenza di un tesoro, che pare sia stato seppellito in giardino, ma mai ritrovato. Oppure della presenza di un passaggio sotterraneo che dal Castello di Marne arrivava fino al castello di Trezzo passando da qui. La cosa potrebbe anche essere vera, ma non è mai stata provata.

Quello che invece sorprende è che questo complesso non abbia cantine. O meglio, ne ha due molto piccole. A differenza di quanto avveniva invece per gli edifici costruiti rimaneggiando antichi castelli che erano provvisti di sotterranei e cunicoli per scappare in aperta campagna in caso di attacco di nemici. Chissà perché, ci si chiede. E la domanda è legittima. Ma tant’è.

Se vi state chiedendo perchè questa cosa sorprende, leggete: Famolo strano (sottoterra) | Storie, leggende e misteri sui sotterranei dei castelli bergamaschi. E non solo.

Cosa visitare nei dintorni

Vi è piaciuta questa visita virtuale alla scoperta di villa Moretti e la Torre di Berengario a Brembate, un luogo solitamente non accessibile al pubblico? Spero di sì.

Se vi trovate a Brembate, vi consiglio di fare assolutamente un giro ad una delle chiese rupestri più belle della Bergamasca, la chiesa di San Vittore. Leggete Alla scoperta della Chiesa di San Vittore di Brembate e di tutte le storie curiose legate a questo santuario.

Poi, ovviamente, essendo vicini a Crespi d’Adda, dovete andare a visitare questo storico villaggio operaio così suggestivo. LeggeteUn tuffo nel passato visitando il Villaggio Operaio di Crespi d’Adda, Patrimonio dell’UNESCO.

E se volete trovare delle suggestioni su quello che potete visitare nell’Isola Bergamasca, cliccate qui

 

3 comments

  1. Grazie tantissimo Raffaella. Leggo sempre i suoi scritti con curiosità e molta attenzione.

  2. Ho visitato in passato Brembate e sapevo della torre Moretti. Avrei voluto partecipare alla visita Fai, ma sono stata impossibilitata. Ho letto con attenzione il suo articolo molto puntuale che mi ripagato della mancata visita in loco. Molte grazie

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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