Il mistero del Trionfo di Cibele a Bergamo. La storia che vi racconterò oggi è una storia di specchi, di eventi che vengono raccontati nei libri del passato e che vanno in scena a distanza di centinaia d’anni. E’ la storia di un Carnevale pieno di misteri che si svolse a Bergamo nel 1733. O che forse era solo una fantasia e non andò mai in scena. Ma che sicuramente si svolse nel 2007 in Piazza Vecchia a Bergamo Alta, 274 anni dopo così come ci è arrivato dai racconti di uno storico valdimagnino. Sto parlando del Carnevale di Cibele, una curiosità bergamasca piena di misteri.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Il Carnevale di Cibele raccontato da Giovanbattista Angelini
Siamo nel 1733. Bergamo era sotto la dominazione della Serenissima. E’ febbraio e nonostante il freddo dell’inverno è una bellissima giornata. Andriana, la moglie del Podestà veneto è pronta per uscire dal palazzo e recarsi in Piazza Nuova (Piazza Vecchia, per noi degli anni Duemila).
Ai lati della grande piazza vuota due ali di folla che aspettano che tutto abbia inizio. Ad un certo punto arrivano 24 quadrighe senza passeggeri a bordo che si posizionano davanti al Palazzo del Potestà. Tutti tacciono, uomini, donne, bambini: aspettano che qualcuno dia il via all’evento.
Ad un certo punto timpani e trombe annunciano l’arrivo di guerrieri a cavallo, pronti a difendere quella che simile a una Dea esce dal portone del palazzo, calpestando con passo sicuro la terra che rappresenta e difende.
A raccontare tutto ciò è Giovanbattista Angelini, un abate valdimagnino, che su un libretto dal titolo Il trionfo di Cibele narra di una straordinaria sfilata carnevalesca la cui protagonista era Andriana Dolfin Bonfandini, moglie del Podestà veneto in carica a Bergamo sotto la dominazione veneziana.
Nel racconto di Angelini, la dama guidò la sfilata accompagnata da Bacco e Mercurio, da Saturno e Cielo, dalle quattro Stagioni e da tutti i Continenti. Sfilò accompagnata da suonatori di trombe, di liuti e di viole, guerrieri sui loro destrieri…
La sfilata di Cibele (Andriana) per le vie di Bergamo
Adriana/Cibele sistemata su un carro altissimo sfilò per le vie di Città Alta tenendo in mano delle cornucopie piene di leccornie che prendeva e gettava al popolo: una pioggia di confetti e di frìttole mai viste! Per tutta la durata della sfilata la dama lanciò alla folla confetti, caramelle, zuccherini e piccoli dolci che, in quanto simili nella forma a chicchi di grano, erano simbolo di fertilità e di abbondanza.
La donna appare preceduta da valletti che gettano in aria confetti d’ogni tipo che la folla cerca di afferrare al volo, sorpresi e contenti di tanta grazia. Andriana trasformata in Cibele, la dea della fertilità della terra, sovrana della natura, signora degli animali, protettrice delle città e dei suoi abitanti. Si dirige al centro della piazza con uno splendido travestimento: sul suo capo un diadema con cinque torri d’argento, appoggiato ad una corona di alloro verdeggiante che si intreccia con i capelli tempestati di gioielli. Gli occhi della dama brillano, gareggiando con lo splendore delle stelle.
Dalle sue spalle scende un manto di seta intessuto delle immagini di tutti gli animali, di tutte le piante e dei fiori che corrispondono al dominio della madre terra, due schiavi incatenati lo sollevano e distendono, mostrando la sopraveste ricamata d’argento, con il busto rilucente di pietre preziose, mentre dalla cintura della gonna pende una chiave a forma di torre.
Il corteo di nobili travestiti al seguito di Cibele per le vie di Bergamo
Alla sfilata in mascherata parteciparono tutti i rappresentanti delle famiglie nobili di Bergamo: conti, marchesi, nobiluomini. Accompagnavano Cibele mascherati da suonatori di flauti, violini e liuti; da agricoltori, mietitori e giardinieri; vestiti in fogge varie, frutto della fantasia di eccellenti costumisti e della perizia di innumerevoli sarti.
Corpetti fioriti e setosi, cappellini di paglia infiocchettati servirono per abbigliare donne e bambine da farle sembrare quelle statuine di porcellana che avevano invaso le nobili case d’Europa, raccontando l’immaginario dell’Arcadia che al tempo andava tanto di moda. Giovani contesse si trasformarono per un giorno in Primavera e Estate, con i costumi decorati da fiori e frutti, seguite da Autunno e Inverno, accompagnate da Dicembre, Gennaio e Febbraio. Un febbraio col suo Carnevale che vivrà nella memoria di Bergamo grazie a questa trionfale parata!
Il percorso della sfilata di Cibele si muove per le vie di Bergamo
Il corteo del Trionfo di Cibele si muoveva attraverso Città Alta. Una folla di persone festanti ondeggiava seguendolo e cercando strade alternative per poter godere più a lungo possibile dell’occasione che il Carnevale stava loro offrendo. Il percorso prevedeva di raggiungere Città Bassa, attraverso Porta S. Agostino. Cibele era insieme a Saturno, dio del tempo, sul suo carro, che non era trainato da leoni come il mito prevedeva, ma da otto cavalli bai. Sui cocchi scoperti che seguivano salirono tutti i partecipanti, avanti tutti i quattro Continenti, perché tutto il mondo doveva far festa.
Giunta sul Prato di S. Alessandro Cibele scese dal carro e proseguì a piedi, tra ali festose di gente che la acclamava. Raggiunse piazza Pontida, quel nodo centrale del commercio e della ricchezza della città, al cui centro secondo tradizione era stato eretto un altare a Bacco, che la folla festeggiava perché il Carnevale era consacrato a Bacco.
Quando arrivò buio, tutti risalirono in carrozza. Il corteo spronò i cavalli che, con stridio di ferri e sconquasso di legni, risalirono verso Porta S. Giacomo per poi tornare in Piazza Vecchia. Ma la festa non era finita. All’arrivo erano state accese le torce che illuminavano la piazza e la scala del Palazzo.
La festa in maschera al Palazzo della Ragione
Tutti i partecipanti giunsero nella grande sala «qual teatro parata», con cortine di damasco e velluti, lampadari e candelieri che illuminavano a giorno il trionfo della first lady settecentesca Andriana Dolfin Bonfadini.
Danze e carole si intrecciavano: a turno le Stagioni e i Continenti accompagnavano la Dea, mostrando il rapporto tra chi governa, il tempo, il mondo. Bello, erudito lo spettacolo, bella la musica. Sul finire arrivò il momento del sontuoso banchetto dove trionfarono i confetti, una specialità bergamasca, famosa da sempre e ovunque. Confetti di pinoli, di pistacchi, di finocchio, di mandorle e nocciole, di coriandolo, ginepro e rosmarino serviti su vassoi d’oro e d’argento in tale quantità da soddisfare le cento e più persone presenti in sala, invitate a brindare al trionfo di Cibele.
La festa finì là dove era iniziata: con un percorso rituale, dall’alto verso il basso, il cerchio si era chiuso intorno alla città.
Ecco il dubbio: la sfilata ci fu veramente o fu solo fantasia?
Ma la straordinaria festa del Carnevale 1733 ci fu davvero? O fu solo frutto della fantasia di Giambattista Angelini? L’Abate in esordio al poemetto afferma di raccontare il vero, e ci crediamo anche noi, ma ad oggi non esiste nessun altro documento che confermi quel meraviglioso evento. E questa cosa è molto strana: nessuna cronaca cittadina, nessun quadro, nessun legato negli archivi dei nobili. Niente di niente. Se quella sfilata andò veramente in scena, nessuno ad eccezione di Angelini volle mai parlarne. Un mistero…
Ma che qualcosa di particolare possa essere accaduto in quell’inverno lo testimonia un altro curioso fatto: in viaggio verso Milano Carlo Goldoni decide di fermarsi a Bergamo. Le strade scoscese non consentivano alle carrozze di salire in Città Alta. Salì a piedi utilizzando le scalette ripide, maledicendo a tratti la sua curiosità. Ma l’occasione che gli si presentò, lo ripagò di tutto.
Podestà di Bergamo era Francesco Bonfadini. Goldoni lo conosceva perchè era stato al suo servizio come vice-cancelliere quando lo stesso era Podestà di Chioggia. Bonfadini e la moglie Andriana accolgono Goldoni con tutti gli onori, che rimane ospite a Palazzo per quindici giorni. Più tardi, Goldoni scriverà di aver fatto a Bergamo «la più piacevole vita di mondo». Ma non cita alcun Carnevale. Che non gli sia piaciuto? Che abbia preferito non raccontare delle feste meravigliose che si facevano nei possedimenti della Repubblica di Venezia? Che abbia preferito assecondare il profilo basso dei Bergamaschi per non mettere in cattiva luce il suo amico potestà? Chissà…
Il Carnevale del 1733 è sicuramente andato in scena nel 2007
Non sapremo mai se la sfilata di Cibele nel Carnevale del 1733 andò in scena veramente oppure fu solo un sogno dell’abate valdimagnino. La cosa che credo stuzzicherà tutti voi però è che nel 2007 questo Carnevale rimasto nella memoria della città, ma forse mai avvenuto veramente, si è svolto 274 anni dopo.
Una curiosità stuzzicante, non trovate? Di quel misterioso Carnevale, infatti, nel 2007 è andata in scena una rievocazione organizzata dal Comune di Bergamo, una manifestazione a cui accorsero migliaia di persone e che ha visto riproporre una sfilata sfarzosa nella quale si è aggirato sicuramente lo spirito di Carlo Goldoni. Sono in parecchi ad aver visto infatti la maschera dell’avvocato drammaturgo aggirarsi per le vie di Bergamo Alta, con il suo abito settecentesco.
Il corteo era composto da una ventina di maschere, guidate da Cibele, Saturno e Cielo, accompagnate da danzatrici e musicisti. Si è snodato per le vie e le piazze di Città Alta facendo tappa in diversi luoghi in cui di volta in volta venivano proposte delle animazioni. Non solo. Il corteo, attraversando la città antica, ha dato il via con il suo passaggio a una serie di spettacoli che sono stati replicati nell’arco del pomeriggio. Tutto questo nei luoghi magici del borgo storico di Bergamo Alta, attraversando piazza Vecchia, via Colleoni, piazza Mascheroni, via Salvecchio, piazza Mercato delle Scarpe, chiesetta di San Rocco, chiostro di San Francesco, Palazzo della Ragione e piazza Vecchia.
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Nota: le foto sono state recuperate in rete e sono a titolo esemplificativo, ma non corrispondono all’evento del 2007. Le informazioni storiche contenute in questo articolo sono state raccolte sulla pagina della Cultura dell’Eco di Bergamo e integrate con altre informazioni trovate in rete.