Tra le mostre allestite in questo periodo in città, ce ne è una che dovete assolutamente andare a vedere. Si intitola Transfigured, la videoinstallazione Time No Longer ideata dall’artista Anri Sala (Tirana, 1974) su richiesta della Gamec (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo) per il Palazzo della Ragione di Bergamo Alta.
Un giradischi che volteggia nell’assenza di gravità di una stazione spaziale, sulle note di una melodia composta durante il secondo conflitto mondiale. È questo il fulcro di Time No Longer, l’opera audio-visiva di Anri Sala proiettata su uno schermo flottante lungo 16 metri allestito nella Sala delle Capriate.
Il suo significato non è immediato e bisogna conoscere anche il Palazzo della Ragione per comprenderne a pieno il suo significato. O meglio, bisogna conoscere gli strappi di affreschi che sono esposti nella meravigliosa Sala delle Capriate che accoglie l’opera, per coglierne tutte le sue sfaccettature e apprezzarne tutti i significati.
Che cosa vedrete entrando nella Sala delle Capriate
Entrando nella sala delle Capriate verrete immediatamente colpiti dal buio. Ci metterete un po’ per abituarvi all’oscurità. Questo sarà il primo attimo di smarrimento che vivrete. Poi, man mano che procederete all’interno della sala sentirete il suono di uno strumento musicale e comincerete a vedere dei lampi di luce e ad abituarvi all’oscurità.
Ad un certo punto vi apparirà un grande schermo sul quale vedrete fluttuare un giradischi. Siete di fronte alla video installazione. Di fronte allo schermo ci sono delle panche: se potete, sedetevi e lasciatevi catturare da quello che succede, dai suoni che sentirete.
Ne rimarrete ipnotizzati. E forse anche un po’ disturbati e affascinati. E incuriositi. Quest’opera proiettata su uno schermo flottante non vi lascerà indifferenti.
Cosa racconta l’opera di Anri Sala
Un giradischi che volteggia nell’assenza di gravità di una stazione spaziale, sulle note di una melodia composta durante il secondo conflitto mondiale.
Il giradischi riproduce un arrangiamento di Quartet for the End of Time, ideato da Olivier Messiaen nel corso della sua prigionia in un campo tedesco, dove la composizione fu presentata per la prima volta nel 1941, davanti a un pubblico formato da guardie e detenuti. A catturare l’attenzione di Anri Sala è il movimento solista The Abyss of the Birds, scritto per clarinetto ed eseguito dal commilitone e musicista Henri Akoka.
Un rapido salto in avanti sposta l’asse temporale nel 1986, quando il sassofonista Ronald McNair, fra i primi astronauti neri a raggiungere lo spazio, pianificò l’inedita registrazione di un assolo a bordo dello Space Shuttle Challenge, che esplose tragicamente dopo il decollo, ponendo fine alle esistenze dell’intero equipaggio e all’ambiziosa impresa di McNair.
Clarinetto e sassofono diventano così i due poli sonori dell’opera di Sala, prendendosi una sorta di rivincita sulla storia e fondendo due piani distinti, ma contrassegnati da una solitudine che diventa cassa di risonanza per la vulnerabilità – dell’essere umano e di un mezzo ad alto tasso di tecnologia come lo Shuttle.
Com’è concepita l’opera di Anri Sala?
L’artista ha concepito la sua installazione come una sorta di lanterna che illumina l’architettura della Sala delle Capriate e anche i personaggi degli affreschi. Una melodia in loop si ripete ogni 13 minuti, così come i lampi di luce e buio si ripetono nella loro danza a blocchi di 13 minuti. Non esistono intervalli nell’installazione di Sala, tutto si muove, senza punti di ancoraggio, ribaltando visuali e convinzioni, travolte da onde sonore che non concedono tregua.
Soltanto i lampi di luce provenienti dal retro dello schermo riportano lo sguardo sul “qui e ora”, illuminando gli affreschi della Sala delle Capriate e generando nuovi cortocircuiti temporali, mentre sullo schermo il giradischi prosegue la sua ipnotica danza in un vuoto di cui non si conosce la fine.
Un’opera che dialoga col luogo che la ospita
Anri Sala è abituato a far dialogare in modo rispettoso le sue installazioni con il luogo che le ospita. Sala ha interpretato il contesto architettonico del Palazzo della Ragione “non come un semplice contenitore, ma come un organo attivo”.
Per l’artista ogni spazio fisico può portare con sé valori e memorie che, di volta in volta, l’interazione con l’opera d’arte può riattivare. E così come avviene per tutte le sue opere, così l’opera esposta a Bergamo dialoga con il luogo che la ospita: un dialogo rispettoso, ma anche molto pensato. Nel caso della Sala delle Capriate tale dinamica trova un ulteriore sviluppo – una sorta di amplificazione dell’effetto – in relazione alla storia secolare dell’edificio e agli antichi affreschi in esso contenuti.
In particolare l’opera è entrata in risonanza con l’affresco degli Angeli Suonatori che si trova proprio sul muro in corrispondenza con il retro dello schermo.
Scoprite di più sul Palazzo della Ragione leggendo Ammirare i 100 strappi nel Museo dell’Affresco, il museo che racconta la storia e le storie della Bergamo “picta”
Un’opera che dialoga col tempo
L’affresco degli Angeli costituisce l’immagine residua di una civiltà ormai appartenente al passato. Mentre il giradischi che fluttua nella stazione spaziale in assenza di gravità rappresenta l’immagine residua di un presente e di un futuro che non c’è più. Quando lo spettatore fa l’esperienza di questa videoinstallazione riunisce l’esperienza del presente, del passato e del futuro.
Dove e quando
Palazzo della Ragione, Sala delle Capriate
Piazza Vecchia, Bergamo
Quando
Fino al 16 ottobre 2022
Orari di apertura
Martedì-Venerdì: 11:00-18:00
Sabato e domenica: 10:00-20:00
Lunedì chiuso
Ingresso gratuito
Ingresso gratuito
Visitando la mostra di Anri Sala si riceve un coupon per visitare le mostre in GAMeC con biglietto ridotto (€ 3,00 anziché € 5,00)
E per finire? Un bel tour di Città Alta. Per rendere indimenticabile la vostra visita ecco qualche suggerimento: Famolo strano (velocemente) | Visitare Bergamo Alta in 3 ore l’itinerario definitivo.
Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete.
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