Quando la scorgi da lontano, scendendo una sopraelevata che oltrepassa la ferrovia, in fondo a un viale, non puoi fare a meno di pensare che questa costruzione prestigiosa assomiglia moltissimo alla Villa Reale di Monza. Di stile neoclassico, sia per impianto a ‘U’ dentato, che per il partito architettonico decorativo con ordini sovrapposti di lesene che spartiscono il corpo centrale in cinque campiture d’uguale larghezza è decisamente bella. Eppure la vasta mole della facciata di fondo, di quasi 40 m., con gli avancorpi e le parti laterali costituiscono un complesso che supera i 90 m. e rende questa villa la più grandiosa della nostra provincia. Stiamo parlando di Villa Mapelli Mozzi, gigante addormentato, nella piana di Ponte San Pietro, di fronte a Locate.
Ecco quello che troverete in questo articolo
L’origine di Villa Mapelli Mozzi
Le radici del manufatto risalgono al 1460 (epoca in cui vennero acquistati i terreni), ma è dal 1600 che si possono ricavare maggiori dettagli storici sull’immobile.
L’edificio è stato costruito nel tardo ‘600, poi ripreso e completato alla fine del Setttecento ad opera delle due famiglie che l’hanno abitato avvicendandosi: i Mozzi, capitani d’armi e condottieri, e i Mapelli, nobili e letterati. Si pensa che già nel ‘600 esistesse un primo nucleo, costituito da un castello di proprietà dei Mozzi, mentre la villa vera e propria fu fatta costruire dopo il 1770, data che si ricava da un manoscritto di Giovanni Moroni, architetto di Ponte S. Pietro che, probabilmente, ne fu il costruttore.
Una lapide in marmo nero, visibile ancora oggi, chiarisce come proprio a San Rocco fu dedicato un «oratorio» in segno di ringraziamento. Nel periodo più tremendo dell’epidemia seicentesca, infatti, Locate fu risparmiata dalla peste e, quando nella seconda metà del Settecento si diede inizio all’edificazione della chiesa, l’intitolazione al santo protettore fu d’obbligo.
Cosa si vede da fuori
E’ la villa storica più grandiosa di tutto il territorio bergamasco. Avvicinandosi si rimane impressionati dall’imponente facciata in stile neoclassico, che troviamo colorata in giallo chiaro, con cornici alle finestre e le decorazioni in giallo scuro e bianco panna (toni presenti anche nella facciata della villa reale monzese). La parte più decorata è quella centrale: con le ampie vetrate al piano terra, i terrazzini, l’aquila sovrastante e il timpano con l’orologio. Quest’ultimo, con le debite proporzioni, prende spunto dalla facciata del Teatro alla Scala di Milano (sempre del Piermarini).
Nella parte posteriore è andato perduto l’ampio giardino all’italiana, che completava la nobiltà della costruzione. Ora sopravvive, oltre ad un’imponente quercia che ha raggiunto i tre secoli di età, la vasca della fontana al centro del gran prato. Se chiudete gli occhi non è difficile immaginare le feste che venivano organizzate alle spalle della villa fra siepi e fiori: la natura di fronte tra i campi e le montagne all’orizzonte. All’estremità occidentale della villa sopravvive la cappella seicentesca a croce greca: presenta pregevoli decorazioni settecentesche alle pareti e sulla volta, così come sulla porta del tabernacolo.
Gli interni della villa (non più visitabili)
Lo scalone e l’atrio con soffitto a vela all’interno sono posteriori alla facciata; al piano superiore, decorazioni dei secoli XVIII e XIX con stucchi, gessi e affreschi di tema mitologico-naturalistico tra vedute paesaggistiche e grottesche. Caratteristica la camera da bagno, illusoriamente all’aperto poiché troviamo affrescato un ampio pergolato di rose e vite con uva matura.
Il trionfo di affreschi e stucchi ad opera del pittore milanese Giuseppe Ferrari si espande anche nel piano nobile dove si possono ammirare dipinti del bergamasco Paolo Vincenzo Bonomini (allievo del Galgario) e di Antonio Orselli, pittore svizzero. O ancora nel salone da ballo dove campeggiava, prima che fosse coperto da stucchi, un affresco che rappresentava l’incendio di Troia, mentre in un altro salone il soffitto dipinto pare oscurato da un’ombra. Sembra che a soffitto ci sia una perdita, una macchia di umidità, in realtà è un effetto voluto perché, sempre per l’esposizione ad ovest della casa, ancora il sole crea dei giochi in controluce che, volutamente, sono stati “fissati” in questo modo.
Chi l’ha visitata in passato riporta che “L’arredamento d’epoca è ben conservato: sedie, divani, specchi, consolle e il bel letto con baldacchino in seta sembrano aspettare ancora i legittimi proprietari“. Importanti nomi dell’alta società bergamasca soggiornarono nelle stanze di questa nobile residenza.
Feste e guerre
Guardando quell’edificio è bello immaginare la vita dei nobili del tempo, con belli e ricevimenti. Momenti che però non furono tutti di festa. Sì perchè nel 1799 la villa venne occupata dalle truppe russe che con quelle austriache cercavano di cacciare i francesi dall’Italia. E proprio in questa villa si contarono molti danni, con mobili buttati giù dalle finestre in cortile.
Intrecci di vita di una complessa ed articolata genealogia famigliare dove, tra decine di notabili, spicca la figura di padre Luigi Mozzi, gesuita di chiara fama, che è possibile conoscere attraverso un piccolo ritratto appeso nel grande atrio che dà sul giardino.
Una curiosità: fu set fotografico dei Pooh
Nel 1966 Villa Mapelli Mozzi fu set fotografico dei Pooh per le foto dell’album “Un po’ del nostro tempo migliore”.
Villa Mapelli Mozzi e la Villa Reale di Monza: copia o citazione?
Di sicuro il progettista era molto vicino al Piermarini e questo si deduce dall’impostazione architettonica, che ha evidenti richiami con la già citata Villa Reale di Monza, eretta dal Piermarini tra il 1776 e il 1780; d’ispirazione piermariniana è anche la profilatura dell’attico del corpo centrale che, pur nella sua semplicità, prende spunto dal coronamento del Teatro alla Scala di Milano.
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Gigante addormentato: tornerà a nuova vita?
Data la vicinanza della strada provinciale ogni giorno migliaia di persone vi transitano e non possono fare a meno di lanciare un’occhiata all’imponente e stupenda architettura di un passato glorioso e, in parte, anche un po’ misterioso.
Anche io ci passo davanti molto spesso e devo dire che questo edificio emana un fascino particolare. L’aria di abbandono la fa assomigliare ad un gigante addormentato che vorrebbe risvegliarsi, ma che non ce la fa. Troppa fatica. Troppo denaro, forse, riportarla ad antico splendore.
Un articolo del Corriere di qualche giorno fa, lascia intendere che ci sono delle idee sul futuro di quella che l’architetto Luigi Angelini aveva definito come “la più grandiosa delle ville della provincia”, ossia la sua trasformazione in un centro di ricerca e cura per malati di Alzheimer e Parkinson, patologie in crescita esponenziale, come quelle che afferiscono ai disturbi alimentari.
Cosa visitare nei dintorni di Villa Mapelli Mozzi di Ponte San Pietro (BG)
Sebbene Villa Mapelli Mozzi non si possa visitare, sappiate che nei dintorni a pochi chilometri di distanza ci sono tantissime cose meravigliose da scoprire e da visitare. La villa si trova nell’Isola Bergamasca, a due passi da Crespi d’Adda (Patrimonio Unesco) e ovviamente da Bergamo.
Ecco qualche suggerimento per una visita nei luoghi più belli e rappresentativi della zona:
- Crespi d’Adda, patrimonio Unesco
- La basilica romanica di Santa Giulia di Bonate Sotto
- Abbazia di Sant’Egidio a Fontanella
- La Rotonda di San Tomè ad Almenno
Ovviamente senza dimenticare Bergamo. Leggete: Famolo strano (velocemente) | Avete poco tempo? Visitare Bergamo Alta in 3 ore si può
Note: le foto sono mie e sono state scattate nel 2018.
Chi sono i proprietari,attualmente? Non si puo far morire una casa cosi bella
Che combinazione ricevere questo commento. Proprio oggi ho letto sul giornale cittadino che uno degli eredi dei proprietari sposerà una delle nipoti della Regina Elisabetta (una delle figlie di Andrea Windsor e Sarah Ferguson). Riguardo alla tua domanda, non saprei, credo che appartenga ancora alla famiglia Mapelli Mozzi. Dispiace a tutti quando ville storiche di questa portata rimangono chiuse, ma capisco anche che costi davvero una fortuna sistemarle e mantenerle e se non si autofinanziano da sole è il destino a cui vanno incontro molti monumenti.
Una sera ho sbagliato indirizzo e una vecchietta gentile oltre il calcello mi ha indicato la strada giusta.
Non so chi sia, ma mi piace pensare di aver parlato con l’anziana Contessa 😊.
Forse e’ davvero lei, la ho intravista varie volte passando la rotonda della strada principale li vicino, o forse una custode.
Sarebbe bello se magari qualcuno la intervistasse.
Tanto interesse per questa villa in questi giorni. Una delle nipoti di Elisabetta II ha sposato un erede della famiglia Mapelli Mozzi e tutti ora vogliono sapere chi sia e che legami abbia con l’Italia e la provincia di Bergamo. Trovo questa cosa estremamente divertente.