A pochi minuti da Bonate Sotto e da Bergamo, ad Almenno San Bartolomeo, si trova la Rotonda di San Tomè, una piccola chiesa di stile romanico del XII secolo. La si trova seguendo le indicazioni per l’Antenna Europea del Romanico. Dopo aver abbandonato la strada principale, si imbocca un viottolo che porta verso la campagna: fate attenzione ai ciclisti che la usano spesso come punto di partenza per mete più collinari. Si raggiunge comodamente a piedi, da un ampio parcheggio, percorrendo un selciato su cui si affacciano alberi secolari e girasoli.
Rotonda di San Tomè, una forma particolare
Avvicinandosi alla Rotonda di San Tomè, ciò che colpisce sin da subito è l’armonia delle sue forme e dei suoi colori che si sposano perfettamente con il paesaggio: la pianta circolare che la fa sembrare semplice e ricercata al tempo stesso, i campi coltivati o lasciati a maggese, gli alberi maestosi e, poco distanti, le prealpi bergamasche rendono questo posto unico e pieno di atmosfera.
La sensazione di essere un luogo fuori dal tempo è palpabile ad ogni passo. Siamo di fronte infatti a un piccolo gioiello architettonico ricco di storia, fascino e mistero, tutto da scoprire.
Da tempio votivo a chiesa
Alcuni scavi e il ritrovamento, nel 1988, di una tomba del I secolo a.C, hanno rivelato che la Rotonda di San Tomè rappresenta l’ultima trasformazione di un luogo di culto antichissimo, risalente addirittura all’epoca romana. In assenza di prove sicure, l’unica cosa certa è che nei decenni successivi questo tempio prima pagano e poi cristiano venne abbattuto, parzialmente ricostruito o modificato più volte per raggiungere, fra l’XI e il XII secolo, la configurazione attuale.
La chiesetta di San Tomè è a forma di tre cilindri concentrici che evocano la volontà di raggiungere e di congiungersi con il cielo; i mattoni di pietra esaltano le merlature e le decorazioni dei capitelli, oggi rovinate e in gran parte perdute ma che in passato dovevano essere certamente più ricche e fastose.
Entrando nella Rotonda, la luce illumina soffusamente l’ambiente, mettendo in risalto il fascino delle pure pietre, delle otto – numero che nella simbologia cristiana rimanda alla resurrezione di Cristo – colonne che sostengono la parte superiore del matroneo e che si aprono leggermente verso l’abside. Tutto intorno anche sette nicchie dove un tempo forse c’erano statue o reliquie.
Attraverso due strette scalinate si giunge al secondo piano, il matroneo, chiuso per motivi di sicurezza. Da qui si può osservare non solo la parte inferiore, ma il terzo cilindro superiore e soprattutto i punti luce, cioè gli oblò circolari e quelli a forma di croce, i cui fasci luminosi disegnano una coreografia tutta scritta dalla natura e dal cosmo.
Infatti nei giorni di equinozio verso le 17.20 viene proiettato sull’altare un fascio di luce che assume l’aspetto di un disco solare che illumina il tabernacolo. Mentre durante i solstizi e alcune fasi lunari particolari, la luce che penetra dalla monofora del cilindro intermedio disegna nitidamente, sulla parete opposta, la sagoma di una croce.
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