Mancano pochi anni al quinto centenario della morte di Raffaello, ma Bergamo ha voluto portarsi avanti con le celebrazioni del 2020. Ecco infatti la grande mostra Raffaello e l’eco del mito, di Fondazione Accademia Carrara di Bergamo, in collaborazione con GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Un evento straordinario che consiglio davvero a tutti. E non solo perché dovrebbe essere una delle 101 cose da fare a Bergamo almeno una volta nella vita.
Ho deciso di andare il primo giorno di apertura al pubblico dopo aver letto tutto quello che potevo sulla mostra, in rete, per non andare completamente a digiuno di informazioni e per riuscire a cogliere i punti fondamentali da trasmettere poi in un secondo tempo, qui, su questo blog.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Una mostra e un museo Social
Comincio dicendo che la mostra mi è piaciuta e che ho apprezzato la possibilità di scattare foto e postarle direttamente sui social. Non è scontato. Mi è capitato di andare in musei blasonati, in Italia (anche recentemente), e di non poter scattare foto, pena la defenestrazione immediata. E aggiungo che ho apprezzato moltissimo che, per coinvolgere quelle come me che amano scattare foto ovunque, sia stato organizzato un contest con l’hashtag #fattoreR, che mette in palio 5 week end a Bergamo e molti altri premi legati alla mostra. Cliccando sul link tutte le info per partecipare al contest
10 motivi per visitare la mostra
Ma ora, bando alle ciance (si scrive con o senza i?), e veniamo ai 10 motivi per cui penso che non dobbiate proprio perdervi la visita di questa mostra organizzata dall’Accademia Carrara di Bergamo.
Raffaello Sanzio è uno dei pittori più importanti della storia della pittura italiana. E’ un fatto.
Le sue opere, si sa, sono apprezzate in tutto il mondo, ma pochi sanno veramente che Raffaello ha stabilito un canone di bellezza rimasto immutato per secoli e che la sua figura non ha mai smesso di essere un mito per ogni generazione di artisti. Le sessanta opere esposte nelle sale della GAMEC ne sono la dimostrazione e raccontano la formazione del genio urbinate, senza trascurare la trama delle sue relazioni, la fortuna del suo mito nell’Ottocento e la sua eco nella contemporaneità.
I trenta artisti esposti disegnano un percorso inedito nel mito di Raffaello. Mica bubbole!
Oltre al dipinto del San Sebastiano, opera di punta dell’Accademia Carrara che ha dato lo stimolo ai curatori della mostra (Emanuela Daffra, M. Cristina Rodeschini e Giacinto Di Pietrantonio) nell’intraprendere questo inedito percorso nella storia dell’arte, si possono ammirare 13 tra le più significative opere di Raffaello, realizzate tra il periodo giovanile e la soglia della maturità: dalla “Madonna Diotiallevi” arrivata da Berlino alla “Croce astile dipinta” del museo Poldi Pezzoli, al “Ritratto di giovane” di Lille.
Ma troviamo anche le opere di trenta artisti che insieme a Raffaello disegnano un viaggio ideale, dal rinascimento ai nostri giorni, che ci aiuta ad approfondire il mito cresciuto attorno al genio di Urbino, in particolare nell’Ottocento, che ha affascinato, in forme diverse, artisti più vicini a noi, dalle Avanguardie d’inizio Novecento fino a oggi.
L’allestimento è straordinario ed esalta la bellezza di tutte le opere esposte. Provate a dire di no!
L‘allestimento è straordinario e, nell’accogliere le opere della mostra, ha letteralmente cambiato il volto della Gamec così come ce la ricordiamo. Così, tela grezza di iuta imbevuta di gesso e pigmenti è diventata sfondo per le opere. Sottili linee di doratura del telaio delimitano gli spazi e configurano il ritmo dell’esposizione. Tela grezza bianca e tagliata a vivo diventata tendaggio e membrana protettiva dai raggi della luce esterna. Luce che non manca, ma che non ferisce. Io me ne sono innamorata.
Gli accostamenti delle opere sono letteralmente “parlanti” e mostrano la genialità di Raffaello. Anche chi visita la mostra “di pancia” lo capisce.
Il percorso espositivo studiato dai curatori è costruito con accostamenti parlanti capaci di illustrare con spiegazioni sintetiche ma puntuali la genialità di un artista che ha cambiato la cultura visiva europea. Ecco quindi che ritroviamo in una sala i maestri di Raffaello, quelli che lo hanno ispirato. Oppure, in un’altra sala un quadro come il “Ritratto di Elisabetta Gonzaga“, giunto in prestito dagli Uffizi di Firenze, accanto al San Sebastiano della Carrara, legati insieme da citazioni e sfondi della straordinaria corte di Urbino. Perchè Urbino non fu solo la città natale di Raffaello, ma determinò in modo significativo la sua formazione, restando per tutta la sua vita un punto di riferimento essenziale. Una città preziosa, ricca di stimoli storici, artistici e culturali, punto di riferimento del Rinascimento italiano. E perché proprio di Urbino è il padre di Raffaello Giovanni Santi; uello stesso Santi che a pochi mesi dalla nascita di Raffaello lo aveva usato come modello per un quadro oggi esposto alla rocca di Gradara. Pittore, intellettuale, poeta, Santi fu un riferimento imprescindibile, “un tramando fondamentale”, tanto che Raffaello a Firenze si firmava “urbinate e figlio di Giovanni Santi”.
Ammirare cicli pittorici ricostruiti per la prima volta in una mostra. E’ un’occasione da non perdere.
Aggirandovi per le sale, vi accorgerete subito che questa mostra ha spostato capolavori assoluti e che ha ricostruito cicli pittorici che in Europa non si erano mai visti prima. E proprio qui, a Bergamo, si ricompongono le tre parti della “Pala Colonna” (dal Metropolitan di New York, dalla National Gallery di Londra, dall’Isabella Stewart Gardner di Boston) e tre componenti della “Pala del beato Nicola da Tolentino” (dal Detroit Institute of Arts e dal Museo di Palazzo Reale di Pisa).
Viaggiare nel mondo grazie ai prestiti straordinari.
Scoprirete che ci sono opere bellissime e anche difficili da vedere in Italia. L’esposizione raccoglie prestiti straordinari provenienti dalle maggiori istituzioni museali italiane e internazionali, dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze all’Hermitage di San Pietroburgo, dalla Pinacoteca di Brera alla Galleria Nazionale di Roma, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al Metropolitan Museum di New York, dalla National Gallery di Londra al Bode Museum di Berlino e al Pushkin di Mosca. E potrete viaggiare nel mondo immaginando di essere davanti a quelle stesse opere, ma a migliaia di chilometri di distanza.
Scoprire le influenze che hanno reso Raffaello così grande tra gli artisti contemporanei.
Dipinti, sculture e testimonianze raccontano inoltre i mondi e i maestri con cui venne in contatto l’artista, dalla Urbino del padre, Giovanni Santi, a Perugino e Pintoricchio, mettendo a fuoco la sapiente capacità innovativa. Perché proprio di questo si tratta: innovazione. Che insieme alla strepitosa maestria tecnica e alla controllata naturalezza, fanno di Raffaello un punto di riferimento (o un oggetto di polemica), come dimostrano alcune opere in mostra di Picasso, de Chirico, Giulio Paolini o Francesco Vezzoli.
Potrete ammirare un Picasso che ammirava Raffaello.
Raffaello è la punta massima del rifiuto per l’antico da parte della modernità.
Raffaello è l’artista della bellezza, mentre il Novecento è il secolo dell’antigrazioso, del rifiuto del classico.
E allora perché è così importante per gli artisti contemporanei? La risposta non è semplice, e hanno provato a darla i curatori di questa mostra esponendo una selezione di artisti che meglio lo rappresentano. Ecco quindi Picasso, il padre della contemporaneità, che dopo la sua visita alle meraviglie di Roma dirà che l’unico artista che gli interessa è Raffaello, il suo segno e il suo disegno. L’avremmo mai detto?
Leggere le citazioni di Raffaello nelle opere dei contemporanei
Il ritratto è la cifra che l’arte contemporanea utilizza per riprendere Raffaello. Per esempio Mariella Bettineschi gioca con lo sguardo della Fornarina, Francesco Vezzoli e Salvo si autoritraggono nella foggia dell’urbinate, Carlo Maria Mariani nella Costellazione del leone rappresenta se stesso al centro di una conversazione di figure come fa Raffaello nella Scuola di Atene col suo sguardo che “buca la tela” verso di noi. Christo che impacchetta alla sua maniera una formella con impressa un’immagine dipinta da Raffaello.
Scoprire come l’arte contemporanea può rendere il San Sebastiano (che non c’è) contemporaneo.
E se qualcuno si è chiesto dove fosse esposto il San Sebastiano prima di entrare nel percorso della mostra, sappiate che prima si trovata nella sala 4 dell’Accademia Carrara, nell’edificio di fronte alla GAMEC.
Oggi, a colmare il buco che sarebbe rimasto per tutta la durata della mostra, su quella stessa parete, troviamo un’opera commissionata ad hoc dalla Fondazione Accademia Carrara e Gamec a Giulio Paolini: si tratta di uno studio ispirato al San Sebastiano.
E se qualcuno dovesse strabuzzare gli occhi, pensando ad un sacrilegio, sappiate che quella è arte contemporanea, e lo studio per “Estasi di S. Sebastiano” è un simbolo di dialogo tra due artisti di diverse epoche, un lavoro che prende avvio proprio dal capolavoro di Raffaello.
Il doppio intervento dell’artista sull’immagine trae ispirazione da tre dettagli iconografici del dipinto: l’aureola, la freccia e la collana. Un cerchio delineato a matita inscrive l’aureola e la scollatura dell’abito, mentre un secondo tratto prolunga la freccia trasformandola in una penna. Il terzo elemento circolare – la riproduzione di un fuoco
d’artificio – è applicato in corrispondenza della collana, come fosse una gemma.
Con quest’opera Paolini attinge al grande serbatoio iconografico dell’arte, attraverso un arricchimento semantico e una variazione della ripetizione, riuscendo a trasformare la celebre opera di Raffaello in un’opera altra, di senso pienamente compiuto. Questa la spiegazione che trovate in Rete.
Informazioni
A Bergamo dal 26 gennaio al 6 maggio 2018.
Il biglietto costa 12 euro (solo la mostra), oppure 15 (visitando anche la pinacoteca dell’Accademia Carrara).
Per gli orari e le riduzioni, consultare il sito.
Se non volete tornare a casa a mani vuote, all’uscita potrete acquistare il catalogo della mostra (anche in formato ridotto), cartoline, quadri e molto altro ancora.
Nota:
Le foto sono mie. Il testo è un’elaborazione di articoli e news trovate in rete. Se trovate degli errori o delle incongruenze, sono pronta a sostituirle immediatamente.
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