La storia di Simone Pianetti

La storia di Simone Pianetti il giustiziere della Val Brembana, raccontata anche in podcast, video, libri e canzoni

Nell’estate del 1914, mentre il mondo è sconvolto dallo scoppio della Prima guerra mondiale, in un paesino della Val Brembana, vicino Bergamo, Simone Pianetti uccide sette persone. Cadono sotto i colpi di fucile il parroco, il medico del paese, il segretario comunale e sua figlia, un giudice conciliatore, il messo comunale e una contadina. Questa è in sintesi la storia di Simone Pianetti, il giustiziere della Val Brembana, ma quello che sembra solo un brutale gesto di follia, nasconde una realtà drammatica. Pianetti si è scontrato con i rappresentanti di un potere ostile e ottuso, ottenendo in cambio una vita di fallimenti. La sua vendetta e l’epica caccia all’uomo che segue, diventano, nel tempo, mito e leggenda popolare raccontati nelle cronache del tempo e arrivati fino a noi.

Di solito è il tempo ad alimentare le leggende ma in questo caso, già nelle  cronache dell’epoca, la caccia a quell’uomo fuggito tra gole e canaloni inaccessibili, descritta da giornalisti al seguito delle truppe inviate sul posto, si coglie una dimensione epica.

Oggi la storia del Pianetti (“del Pianetti” lo dicono i bergamaschi tutte le volte che lo citano) la troviamo in podcast, libri, canzoni. Ha varcato addirittura i confini nazionali, finendo in un video del canale youtube anglo americano dedicato ai crimini irrisolti. Sì, perché il corpo del Pianetti non è mai stato trovato e per la Giustizia l’ultra centenario (oggi avrebbe oltre 160 anni) risulta ancora latitante.

La storia di Simone Pianetti, giustiziere della val Brembana

Pianetti, originario di Camerata Cornello, dopo aver trascorso alcuni anni negli Stati Uniti d’America, dal quale fu costretto a fuggire perché ricercato dalla Mano Nera, la mafia locale dell’epoca, per aver denunciato alcuni loro uomini, ritorna nella valle bergamasca dove apre, insieme alla moglie Carlotta Marini, una locanda con sala da ballo.

Simone Pianetti: una storia personale di fallimenti e tragedie

Inizialmente gli affari sembrano andare molto bene, ma dopo un po’ di tempo girano voci che lo definiscono un libertino, anarchico e anticlericale, accuse molto pesanti visto che il blocco dominante nella zona era quello cattolico-conservatore. La locanda subì un vero e proprio boicottaggio, a tal punto che Pianetti fu costretto a chiuderla per la mancanza di clientela.

Si trasferisce con i soldi rimasti a san Giovanni Bianco, dove apre un’opera all’avanguardia per i tempi: un mulino elettrico. Ma anche qui fu additato come portatore di maledizioni e malattie, tanto che la sua farina fu soprannominata la Farina del Diavolo. Nel frattempo gli muore una figlia, e accusa di questo il medico che a suo dire non la curò bene.

Costretto a chiudere anche il mulino, inizia a prendere in considerazione l’idea del suicidio, poi velocemente scartata. Lo spunto arriva il 28 giugno 1914, giorno in cui avviene l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando. Pianetti decide di emulare il gesto del serbo Gavrilo Princip e di farsi giustizia da solo.

Il giorno della strage: 13 luglio 1914

Il 13 luglio, Simone Pianetti esce di buon’ora e uccide in totale sette persone, tra cui il parroco di Camerata don Camillo Filippo, il sindaco Cristoforo Manzoni e il messo comunale Giovanni Giupponi, entrambi di Camerata, che lui riteneva responsabili del fallimento delle sue due imprese, delle sue ambizioni politiche e di pettegolezzi e maldicenze che lo hanno colpito, per poi dileguarsi nei boschi sulle montagne.

Il Pianetti si dà alla macchia

Sulle sue tracce c’erano 170 soldati appartenenti al 78° battaglione di fanteria e 40 carabinieri, ma Pianetti, complice anche il fatto che dallo strato più basso della società era visto come un giustiziere, tanto che alcuni giorni dopo la strage cominciarono ad apparire scritte sui muri quali “W Pianetti, ce ne vorrebbe uno in ogni paese”, quindi ottenendo rifugio e cibo dai contadini che incontrava, non fu mai trovato. L’ultima sua traccia certa fu una lettera in risposta a quelle scritte dalla famiglia e consegnate dal figlio, dove scrisse: “non mi troveranno mai, né vivo, né morto”.

 

Che fine ha fatto Simone Pianetti?

Ci sono varie ipotesi riguardo la fine di Pianetti. Alcuni credono che il bergamasco sia riuscito a fuggire negli Stati Uniti, altri credono che sia fuggito in Svizzera. La famiglia invece confermò che Pianetti era morto nei boschi delle montagne.

Col fatto che stava per iniziare la prima guerra mondiale, il caso Pianetti passò in secondo piano, anche se il 25 maggio 1915 la Corte d’Assise di Bergamo lo condannò in contumacia all’ergastolo, accompagnato da cinque anni di segregazione cellulare continua, dall’interdizione dai pubblici uffici, dalla perdita della patria potestà e dell’autorità maritale, nonché dall’interdizione legale con conseguente annullamento del testamento da lui sottoscritto.

Dalla condanna al mito

La storia di Pianetti, con il mistero della sua fine, è rimasta nella tradizione popolare. La carneficina avvenuta oltre cento anni fa esatti in Val Brembana, tra Camerata Cornello e San Giovanni Bianco ha due particolarità. Di tutte le stragi italiane è una delle poche di cui conosciamo il colpevole. E conoscendolo, osservando i suoi occhi luciferini, ripetendo la sua incredibile storia non riusciamo a volergli così male. Simone Pianetti, la sua vita avventurosa e il mistero della sua fine sono ammantati in un alone di leggenda. La spaventosa crudeltà dei suoi gesti viene trasfigurata in ideali e motivazioni che probabilmente non lo avevano mai nemmeno sfiorato.

Sono già iniziate le polemiche e le querelles tra le testate giornalistiche, in particolare tra “Il Secolo” e “L’Eco di Bergamo”. Il primo quotidiano, liberale e anticlericale, dipinge Pianetti come una sorta di liberatore dall’oppressione e dalle vessazioni dei “feudatari” del paese, come il sindaco, il medico e il parroco; il secondo, espressione (allora come ora) della Curia di Bergamo, lo dipinge come un assassino, amorale e senzadìo. Il 20 luglio 1914, “Il Secolo” riporta la testimonianza di un abitante di Camerata Cornello:  «Qui tutti sapevano che il Pianetti era perseguitato… Chi vuol vivere tranquillo deve essere ossequiante al parroco del luogo… Il parroco è il feudatario ed i paesani si dividono in vassalli e valvassori a seconda della loro astuzia e del loro stato economico… Al Pianetti ne avevano fatte tante che non poteva più frenarsi»

La scritta ‘Viva Pianetti. Ce ne vorrebbe uno in ogni paese’ viene tracciata sui muri della zona già nell’immediatezza. Tra la gente (magari anche tra la stessa che fino a poco tempo prima aveva messo in giro maldicenze su di lui, vallo a sapere…), Simone Pianetti comincia ad essere considerato un eroe ed un liberatore. In Val Brembana, Simone Pianetti è tuttora ricordato come un vendicatore, un raddrizzatore di torti, un inafferrabile eroe avverso ai “poteri forti”.

 

Simone Pianetti raccontato da Enrico Ruggeri in un podcast di Radio24

Per ascoltare la storia di Simone Pianetti ecco il podcast della trasmissione Il Principe e il pirata di Enrico Ruggeri dedicata a Simone Pianetti (2019)

Simone Pianetti nel podcast Mangiafuoco sono io su RaiRadio1

Per ascoltare la storia di Simone Pianetti ecco il podcast della trasmissione Mangiafuoco sono io dedicata a Simone Pianetti (2020)

 

Simone Pianetti nel libro di Denis Pianetti: Cronaca di una vendetta, la vera storia di Simone Pianetti 

Una seconda edizione di rinnovato interesse per nuove testimonianze e documenti ritrovati anche in occasione del centenario della tragica e misteriosa vicenda di Simone Pianetti. L’autore è venuto in contatto con alcuni discendenti delle sette vittime, con persone i cui avi conoscevano l’assassino o facevano parte delle truppe sulle sue tracce, con i nipoti e pronipoti di Pianetti, alcuni giunti dall’estero per conoscere questa incredibile storia della loro famiglia.

Nuovo e interessante l’apparato di documenti e fotografie di una indagine del maresciallo cav. Luigi Cervi. Frequentando le montagne del Cancervo e della Venturosa a caccia di camosci, incuriosito dagli avvenimenti del 1914 e dal mistero sulla fine del “giustiziere” brembano che rese tragicamente celebri quei luoghi, si mise alla ricerca di documenti, ritrovati dal figlio Paolo dopo la morte del maresciallo nel 2014.

La documentazione fu ceduta all’autore e ora è parte integrante e inedita di questo volume. Una nuova edizione che risulterà di ancora più appassionante lettura anche per chi già lesse la prima, pur restando aperto il mistero sulla fine del Pianetti, un ultracentenario ancora latitante per la legge.

Per acquistare il libro “Cronaca di una vendetta, la vera storia di Simone Pianetti”

Simone Pianetti nella canzone dei Folkstone (musica e testo)

I cantastorie con le loro ballate sono stati i primi a portare in pubblico la cruenta vicenda di Pianetti e l’enigma della sua sparizione. La canzone dei Folkstone “Simone Pianetti” è stata ripresa di recente dalla band folk-metal Barad Guldur che ha introdotto le cornamuse (“baghet” nel dialetto orobico).

Ecco il testo e più sotto, cliccando sul link colorato, potete ascoltare la canzone.

Partito dai miei monti / Lontano dalle genti / Il nuovo continente mi cambiò
Tra i libri e nelle strade / Con nuove idee lottavo / I miei orizzonti si schiusero
Come un falco sulla preda / La morte sfidai/ Per chi la mia dignità ha rubato
Io non conosco pietà / Tonache nere e drappi /  Distrussero i miei giorni
Scambiati ciecamente per pazzia /  Gli amici miei lontani / Accanto ho solo vili
Nella taverna di Belial / Come un falco sulla preda / La morte sfidai
Per chi la mia dignità ha rubato / Io non conosco pietà
Senza padroni né un Dio / Rifugio i monti saran
Orme di una vendetta in attesa / Con ferro e fuoco vi sfido
Un nuovo inizio di vita / La mia giustizia farò
Come un falco sulla preda / La morte sfidai
A chi la mia dignità ha rubato / Grido: “Non mi avrete mai!”
Tu nei racconti vivi / Leggenda è diventata / Immersa nella nostalgia che fu
Tu che cammini ancora / Nascosto tra le cime / A respirar la tua libertà
Fonte: Musixmatch
Compositori: Rukhman Yonatan

Simone Pianetti entra in una delle puntate del canale Brief Case

Simone Pianetti è protagonista anche di una delle puntate di  ‘Brief Case’, canale youtube anglo-americano dedicato alla riscoperta di storie di crimini poco note e provenienti da tutto il mondo.
Il racconto si basa sugli scritti del criminologo e scrittore Harry Ashton Wolfe (dal libro ‘Crimes of violence and revenge, 1927) unito ad alcuni dettagli storici tratti probabilmente da Wikipedia. Nonostante alcune discrepanze con la vera storia e la mancanza di un’accurata ricerca iconografica (le immagini dei luoghi e delle scene non sono le originali) la vicenda e il protagonista sono comunque riusciti in poche ore a conquistare il pubblico di lingua inglese.

Guarda il video su Youtube dedicata alla storia di Simone Pianetti

 

Biblio e Sitografia
Simone Pianetti di Denis Pianetti
radio24.it
Raiplaysound.it
Corriere.it
Bergamonews.it
Antiwarsongs.org
Note:
le foto sono state recuperate in Rete

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.