Turris Sapientiae: schede su Averara

Turris Sapientiae: 30 schede su Averara, per conoscere e ricordare la sua storia fra il ‘300 e il ‘600

Se vi è piaciuto l’articolo dedicato alla Torre della Sapienza di Averara, ecco un progetto che io ho trovato tanto interessante da segnalarvelo in Cose di Bergamo tra le 101 (ormai 505) cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. Si tratta della lettura della Turris Sapientiae: 30 schede su Averara (Torre della Sapienza in latino) il progetto di divulgazione culturale dell’Associazione Castanicoltori Averara, realizzato con il sostegno della Comunità Montana Valle Brembana e del Comune di Averara.

Il tutto realizzato a cura di Cecilia Modi, che si è avvalsa dei preziosi spunti e suggerimenti di Flavio Galizzi, Leo Bega, Enrico de Pascale e di varie fonti tra le quali le pubblicazioni del Centro Storico Culturale Valle Brembana, è una raccolta di 30 schede con contenuti che si rifanno al patrimonio culturale, risalente al periodo tra il 1300 e il 1600, da difendere e preservare.

Turris Sapientiae: dall’affresco del 1446 al cofanetto cartonato

Il Cofanetto cartonato Turris Sapientiae raccoglie 30 schede su Averara che prendono spunto dal modello dalla Torre della Sapienza  di cui vi ho parlato in un articolo (questo è il link per leggerlo). Ma se non avete tempo di andarlo a rileggere, sappiate che la Torre della Sapienza di Averara è un affresco realizzato su committenza del parroco di Averara, Davide Bottagisi, nel 1446, allo scopo di aiutare a fissare nella memoria, associando a un’immagine di alto valore simbolico come una torre di difesa, alcuni fondamentali precetti riguardanti la pratica religiosa del cristiano.

La Torre della Sapienza originale si trova nel porticato della chiesa di Averara ed è stata il modello di riferimento per il progetto di divulgazione culturale Turris Sapientiae dei Castanicoltori di Averara, che hanno dato forma, attraverso immagini, testimonianze e curiosità, a una serie di schede agili e fruibili che raccontano un patrimonio culturale  che fa riferimento, come detto, al periodo tra ‘300 e ‘600.

 L’importanza di conoscere la storia e le storie di un territorio

Conoscere e riconoscere sul territorio le impronte culturali – anche nel contesto contemporaneo – è molto importante per una comunità ma altrettanto importante è conservarne la memoria e tramandarla.

Sapere che un chiodo forgiato è testimonianza delle “ferrarezze” che alimentavano i traffici commerciali del passato, o che strutture architettoniche con una precisa connotazione stilistica testimoniano la ricchezza di un luogo, o che dietro a una pittura ci sono storie di dinastie di frescanti, è arricchente per chi vive in un luogo ma altrettanto attrattivo per chi visita il territorio. Sono le curiosità che mantengono viva la memoria e che spingono le persone a guardare con occhi nuovi un luogo.

 

Turris Sapientiae: 30 schede sulla storia e le storie di Averara

Le schede del cofanetto Turris Sapientiae sono trenta e sono tutte molto interessanti. Ne ho scelte alcune che spero  vi facciano venire la curiosità di leggerle tutte. In fondo a questo articolo trovate il link per scaricarle tutte in formato pdf.

Scheda: Lo Studioso

Anche se questa non è la prima scheda, io ho deciso di partire da qui per farvi venire voglia di leggere tutte le altre. Questa è la scheda relativa a Francesco Bonaccorso: sua è l’idea della Turris Sapientiae, lo schema visivo che permette di memorizzare un concetto o un precetto.

Scheda Lo studiosoA fine Duecento un eminente domenicano bolognese, Francesco Bonaccorso – che è indicato dai codici in modi diversi fra cui “Iohannes Metensis’’ (da Metz, monastero benedettino in Francia) – elabora una raffigurazione della Torre della Sapienza che sarà il “modello” per l’affresco omonimo di Averara. Egli elabora lo schema della “Torre” da quello tradizionale dell’”Albero”: una torre, infatti, permette di visualizzare meglio l’idea-precetto della solidità delle fondamenta e insieme permette una più ricca e varia collocazione delle virtù e del loro manifestarsi. L’arroccamento va visto anche come atteggiamento da tenersi al sopraggiungere delle correnti eretiche provenienti da oltralpe.

Scheda: Guelfi e Ghibellini

Scheda Guelfi e Ghibellini«I numerosi esempi tratti dal “Chronicon” – si legge invece nella scheda “Guelfo e Ghibellino” – mostrano con chiarezza il significato di connotarsi come guelfi o ghibellini (ossia farsi amici e aderenti dei Suardi o dei Rivola-Bonghi) per i piccoli gruppi presenti nelle montagne bergamasche.

Con la morte di Gian Galeazzo Visconti, in assenza dell’inquadramento visconteo, aumentarono i conflitti tra guelfi e ghibellini. In Val Brembana mancarono completamente le figure di comando.

Le azioni militari erano per lo più volte alla rapina, pur non limitandosi a tale pratica: esse fornivano anche la protezione agli abitanti della zona della propria parte, ai lavoratori nei campi, nonché tutela e supporto alle attività commerciali».

Siamo nel periodo della dominazione dei Visconti. Per approfondire leggete anche: La Cittadella Viscontea di Bergamo Alta: un luogo pieno di sorprese e di storie da raccontare

Scheda: Il Viandante

La scheda de «Il Viandante» racconta:

Scheda il viandanteFin dal IV secolo si creò un flusso di popolazioni in fuga dalla pianura verso la montagna per sfuggire alle persecuzioni dell’imperatore Massimo. Tra i viandanti illustri di questa migrazione c’erano anche alcuni dei primi vescovi di Milano che cristianizzarono la Valsassina e l’alta Valle Brembana con oratori sparsi lungo i sentieri.

Nel corso del Medioevo, con i mercati e con la crescita delle attività commerciali, i paesi diventano un luogo di passaggio dove fare affari. Il forestiero non sarà più visto soltanto come un nemico, ma anche come una opportunità: gli stranieri arrivano in città per comprare e per vendere, per riparare o per commissionare lavori o, talvolta, per trovare lavoro.

Per approfondire leggete questo articolo che parla di Averara e delle cose da visitare: Alla scoperta dell’Antica Via Porticata di Averara, in Alta Val Brembana. Un tuffo nella storia della valle.

Scheda: Il Mercante

Attività commerciali che nelle figure dei mercanti si recavano nei paesi a fare affari, come ad Averara, dove nel Medioevo, racconta la scheda de «Il Mercante», sotto le volte della strada porticata brulicava la vita, risuonavano lo scalpitare dei cavalli, le chiacchiere e le grida dei mercanti di tessuti e di spezie che andavano e venivano dalla Valle Brembana alla Valtellina, valicando il passo orobico, per raggiungere il ricco cuore dell’Europa centrale.

Un tempo sotto le volte della “strada porticata” di Averara brulicava la vita, risuonavano lo scalpitare dei cavalli, le chiacchiere e le grida dei mercanti di tessuti e di spezie che andavano e venivano dalla Valle Brembana alla Valtellina, valicando il passo orobico, per raggiungere il ricco cuore dell’Europa centrale.

Tra gli archi, nel Cinquecento, si affrescarono gli stemmi delle più famose famiglie locali, in una sorta di precoce vetrina pubblicitaria ad uso commerciale.

Sotto i portici passavano decine di cavalli e di muli con il loro carico, conducenti e portatori, guide, stallieri e osti pronti ad assicurare i loro servizi.

Se vi viene voglia di ripercorrere le antiche strade dei mercanti della Val Brembana, leggete: Autunno in Val Brembana: 5 passeggiate (e trekking per tutti) lungo le antiche strade bergamasche, tra natura e borghi storici

 

Scheda: L’esattore

Scheda L'esattoreLa tradizione vuole che i Marieni fossero presenti ad Averara sin dal XIII secolo e che la famiglia, proprietaria di terre e case, avesse la funzione di controllo del passo San Marco, il valico più conosciuto e praticato dai viandanti, dai mercanti e dagli eserciti che, dalla Germania attraverso la Svizzera, scendevano in Italia lungo l’antica mulattiera chiamata Mercatorum.

Quando nel 1593 la Via Priula, fortemente voluta dalla Serenissima, sostituì la Mercatorum, al passo fu costruito un ospizio. L’edificio disponeva di tre stalle, di un locale a osteria (che guadagnava bene perché esente da dazi e gabelle) e di cinque stanze adibite a vari usi, fra cui una collettiva per il riposo notturno dei viandanti. Il custode doveva avere sempre disponibile, “nella casa predetta, quella quantità di pane, vino, legna che potesse bisognare per servizio dei passeggeri”.

Se vi è venuta voglia di andare a fare un giro al Passo San Marco, ecco un articolo che potrebbe esservi utile per approfondire: Alla Ca’ San Marco sulle tracce della via Priula

Scheda: Il Frescante

Scheda i FrescantiLa Valle di Averara, infine, spiega la scheda «Il Frescante», è la terra degli Asenelis, dei Baschenis, dei Guerinoni, degli Scipioni, degli Scanardi, dei Cavagna.

Erano tutti artisti nati in famiglie di pittori che, per vivere, se ne andarono ben presto altrove, irrobustendo di luci e di colori i loro dipinti una volta venuti a contatto con la scuola veneziana.

I Baschenis soprattutto, artisti erranti che portarono altrove la primitiva grazia dei loro modelli.

Leggete anche: Famolo strano (macabro): itinerario tra gli scheletri dipinti che si trovano a Bergamo e in provincia

E molti altri ancora…

In valle, all’epoca, diversi erano i mestieri, dall’esattore al minatore, passando per il falegname il carpentiere, fino alla guardia e al lanaiolo. Di tutti questi raccontano le schede, e anche di molti altri.

Dove è possibile trovare il cofanetto Turris Sapientiae?

La raccolta non è in vendita ma distribuita al momento dall’Associazione Castanicoltori Averara ai sui Soci e come strumento di promozione della Valle Averara. Se volete leggerla, ecco il link con tutte le schede. Vi consiglio farlo: è davvero molto interessante.

Turris Sapientiae: tutte le schede da leggere

 

 

Note: Le informazioni e le foto contenute nel post sono tratte dal sito castanicoltoriaverara.it. I consigli sugli articoli di approfondimento sono miei e i post segnalati anche. 

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