Siete in Città Alta, in Colle Aperto. Siete saliti costeggiando le Mura fino alla Marianna, o siete saliti direttamente con la linea 1 del pullman cittadino. Alzate lo sguardo poco prima di entrare nella Città Vecchia e vi trovate di fronte un edificio in conci di pietra più alto degli altri. Di cosa si tratta? Ecco, siete dinnanzi alla Torre di Adalberto, detta anche Torre della Fame, uno degli edifici storici più antichi e pieni di curiosità della città.
In effetti lo si nota poco, non perché non sia imponente, ma perché tutti sono più interessati ad entrare nella città vecchia e di fatto risulta essere un edificio su un luogo di passaggio. Ma ad un’osservazione più attenta, si scoprirà che è una delle torri più curiose della città. E, sicuramente, tra le più antiche e meglio conservate.
Ecco quello che troverete in questo articolo
La Torre di Adalberto all’ingresso di Piazza della Cittadella
Posizionatevi all’ingresso del Passaggio di Adalberto. Soffermatevi e guardate tutto quello che incontrate in questo passaggio per cercare di capire quali storie, quali avvenimenti caratterizzarono questo luogo. Dove siamo? Siamo nella zona Ovest di Bergamo Alta, all’inizio del decumano dell’antica città romana, la linea lungo cui si sviluppò la città. Per rendervi conto di come fosse, vi consiglio di osservare con attenzione la mappa che si trova proprio di fronte alla Torre di Adalberto in Colle Aperto. Il Decumano era la strada che tagliava in due la città e che la attraversava dall’ingresso all’uscita. Oggi il decumano è la cosiddetta Corsarola.
Il Passaggio di Adalberto era un ingresso che porta in quella che oggi si chiama Piazza della Cittadella, ma che un tempo portava alla residenza della famiglia Crotta. Se volete saperne di più su questo scorcio della città, leggete: La Cittadella Viscontea di Bergamo Alta: un luogo pieno di sorprese e di storie da raccontare
Il Passaggio di Adalberto era il cortile di una casa nobile
Se ci fermiamo a guardare con attenzione quello che si trova nel passaggio di Adalberto, poco prima di entrare nella Piazza della Cittadella, ci renderemmo conto che siamo all’interno di una casa, in quello che un tempo doveva essere sicuramente un cortile interno. Ma non in una casa qualsiasi: siamo all’interno di una casa nobile, di una casa importante.
Da cosa si capisce che siamo all’interno di una casa nobiliare? Dalle colonne circolari, ad esempio. Sì, perché per fare una colonna circolare, bisognava sbozzare tutte le pietre, riducendo in parte la stabilità dell’edificio e quindi doveva esserci una richiesta specifica per farla. Significa che qui volevano qualcosa di bello. Ma non solo. Guardando in alto si notano delle decorazioni dipinte risalenti proprio a quel periodo. Sono semplici losanghe bianche e nere, ma dimostrano la volontà dei proprietari di avere una casa elegante, con decorazioni che ingentilissero le forme dell’edificio costruito di pietra.
A proposito di questo passaggio: ogni sabato e domenica qui potete trovare dei mercatini di Handmade e Antiquariato. Per saperne di più sui Mercatini di Bergamo, leggete: Famolo strano (antico) | Viaggio tra i mercatini dell’antiquariato di Bergamo e provincia
Curiosità: chi era Adalberto che diede il nome alla Torre e al Passaggio
Abbiamo citato la Torre di Adalberto e del Passaggio di Adalberto. Ma chi era Adalberto? Era un vescovo longobardo che nell’886 diventa Vescovo di Bergamo. Era una persona colta che amava molto Bergamo e che cercò di rendere sempre più bella.
Quando Arnolfo, re dei Franchi, conquistò Bergamo e la distrusse quasi completamente, cattura il Vescovo che si era ribellato con forza a questa devastazione e lo incarcera a Magonza. Quelli erano tempi in cui le fortune cambiavano molto velocemente e ad un certo punto Arnolfo cadde e Adalberto poté tornare a Bergamo. Al suo ritorno, il vescovo prenderà in mano un’opera di ricostruzione straordinaria della città, ricostruendo di fatto gran parte della città e anche della Torre, che prenderà il suo nome.
Torre di Adalberto: una torre senza ingressi sul piano strada
Come abbiamo già detto la Torre venne distrutta dai Franchi e ricostruita da Adalberto, ma non è per questo che è interessante. Avvicinandosi alla torre, ci si rende subito conto che è una costruzione molto antica, costruita in epoca lontana. La cosa particolare di questa torre alta poco più di 24 metri, che però si ripresenta anche in altre torri medievali, è che la porta di accesso è a un livello molto alto che rendeva impossibile sia entrare che uscire se non con l’utilizzo di scale di legno da appoggiare di volta in volta lungo la parete della torre. La porta infatti è un’apertura relativamente piccola ed è allo stesso livello del tetto della casa contigua, il palazzo nobiliare che ospitava la Famiglia della Crotta, sul lato sud della Torre. Sopra la porta di accesso si nota una finestra feritoia da cui gli arcieri potevano scoccare le loro frecce in caso di attacco.
Sul lato nord della Torre, si scopre un’altra porta di accesso alla stessa, sempre molto alta rispetto al suolo e murata in tempi antichi. E’ stata salvata solo la parte superiore di questa apertura che è stata chiusa con 6 barre di ferro incardinate all’interno del muro. Sopra, sempre sul lato nord si vede una finestra sempre chiaramente di epoca successiva, mentre il lato ovest non ha nessuna apertura. E l’ultimo lato dei 4 lati, non lo vediamo perché è contiguo alla casa.
Curiosità: cosa sono i buchi pontieri?
Se entrando in una torre medievale, o di poco successiva notate dei buchi all’interno della muratura, non si tratta di errori o di buchi lasciati per farci nidificare gli uccelli. Sono i cosiddetti buchi pontieri. In quei buchi, durante la costruzione della torre si inserivano dei pali di legno, su cui poi venivano appoggiate delle assi che servivano per farci lavorare i muratori e procedere in altezza. Ogni volta che i muratori raggiungevano il piano superiore, spostavano i pali e si procedeva fino alla fine della torre.
La Torre di Adalberto: da torre difensiva a Torre della Fame
Passata dalle mani della famiglia Crotta (di cui porta ancora oggi il nome il giardino pubblico annesso), la torre divenne una struttura difensiva nel corso del Trecento, quando la famiglia Visconti costruì nella zona circostante la celebre Cittadella. Cambiò nuovamente ruolo durante il Quattrocento, quando la città passò sotto il dominio veneto, che attribuì ad essa un nuovo appellativo : la “torre della fame”.
La struttura, utilizzata come prigione per evasori fiscali, fu soprannominata così a causa delle atroci pene che i condannati subivano, fra le quali erano inserite l’impossibilità di avere contatti con l’esterno, quello di vedere la luce dall’esterno e la mancanza di cibo.
La torre, edificata totalmente in pietra arenaria, ancora oggi mostra i segni di quel tragico utilizzo attraverso l’unico ingresso esistente, posto qualche metro da terra e raggiungibile soltanto tramite l’utilizzo di una scala in legno, aspetto che rendeva più difficile la fuga ai prigionieri.
Con l’arrivo degli austriaci la torre venne dismessa e trasformata in un edificio di contorno alla foresta di ippocastani che allietavano le domeniche novecentesche dei bergamaschi nello spiano di Colle Aperto.
Il boschetto di Città Alta ha fatto spazio con il passare degli anni ad un passaggio nevralgico per il traffico della città ed oggi, a ricordo di tutto ciò, è rimasta solo la Torre di Adalberto. Ma, per quanto possa esser spesso dimenticata e passare inosservata, la Torre di Adalberto rimane per tutti la “torre della fame”.
Cosa fare nei dintorni della Torre di Adalberto a Bergamo Alta
Se siete in Città Alta, state guardando la Torre di Adalberto e non avete ancora varcato la porta che conduce in Piazza della Cittadella, perché non fermarvi a mangiare il celeberrrimo gelato alla stracciatella alla Marianna? Cercate l’edicola con gli occhi e dietro un magnifico albero pieno di lucine trovate la Marianna. Qui, nel 1953 fu inventato il gelato alla Stracciatella. Io vi consiglio un pitstop gelatoso. Attendo i vostri commenti.
Se volete saperne di più, leggete: Mangiare la stracciatella: gelato di Bergamo inventato da Enrico Panattoni 60 anni fa.
Nota: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in Rete.
Grazie per la bella vivace descrizione della storia della torre di Adalberto