Complesso delle sagrestie di Alzano Lombardo

Visitare le Sagrestie di Alzano Lombardo: un tripudio di intarsi lignei da scoprire e da ammirare

La prima volta che ho visitato le Sagrestie della Basilica di San Martino di Alzano Lombardo (dette più familiarmente Sagrestie di Alzano Lombardo) era la fine degli anni 90. Era la festa del Patrono, San Martino, e io ero una giovane studentessa universitaria. Ricordo che rimasi folgorata dalla bellezza di questo gioiello dell’arte barocca. Inserite nel corpo strutturale della basilica di San Martino, chiesa parrocchiale del paese, il complesso delle Sagrestie di Alzano, raccoglie come uno scrigno sculture, intarsi, stucchi ed affreschi risalenti al XVII secolo di importanti esponenti del barocco lombardo.

Le Sagrestie oggi sono una sezione del Museo d’Arte Sacra San Martino, situato nel comune di Alzano Lombardo in Val Seriana, nella provincia di Bergamo. Se decidete di venire da queste parti dovete assolutamente organizzarvi per andarle a visitare.

Storia delle Sagrestie

L’atto formale con il quale si autorizzò la costruzione delle Sagrestie è datato 12 agosto 1676 e, firmato dal podestà di Bergamo, consentiva l’acquisizione dei terreni circostanti alla Basilica di San Martino, in fase di ultimazione.

L’intenzione era quella di adibire i nuovi locali ad ambienti volti ad ospitare riunioni clericali, ma anche atti alla preparazione della preghiera, sia per il clero locale che per il popolo, nelle processioni.

Il risultato di tale commissione fu di primissimo livello nella storia del barocco del XVII secolo, grazie alle sculture e intarsi delle famiglie Fantoni e Caniana, agli affreschi di Antonio Cifrondi e Giulio Quaglio il Giovane, e agli stucchi degli artisti luganesi Giovanni Angelo Sala e del figlio Gerolamo Sala.

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Tre Sagrestie di Alzano Lombardo

La progettazione, affidata all’architetto Gerolamo Quadrio, stabilì la costruzione di tre sale in una planimetria a “elle rovesciata”. Il lato corto fu destinato alla prima sagrestia, comunicante con la quinta campata della basilica di San Martino, nella congiunzione tra i due lati della “elle” fu collocata la seconda, ed nel lato lungo la terza sagrestia che si apre verso la canonica. Questo permetteva al sacerdote di celebrare la liturgia passando direttamente dalle sagrestie, dove veniva celebrato il rituale della purificazione.

La Prima Sagrestia

La prima sagrestia, con una planimetria rettangolare, è dotata di un ambiente sorretto da quattro pilastri, posti a coppie sui due lati, che dividono le pareti in tre nicchie, nelle quali sono riposti grandi armadi incassati. Il tutto è sovrastato da una volta a botte, con fregi e decorazioni.

Notevoli sono gli stucchi, realizzati nel 1677 dai plastificatori ticinesi Giovan Angelo e Gerolamo Sala (padre e figlio), già noti per i loro contributi nella Basilica di Santa Maria Maggiore e nel Monastero Matris Domini, entrambi nel capoluogo orobico. Il loro lavoro produsse una rifinitura estremamente dettagliata e minuziosa, anche grazie all’utilizzo di un tipo di marmo che, triturato in modo fine, permetteva un accordo con gli sfondi policromi.

Gli arredi della Prima Sagrestia

L’arredo è composto da sei armadi in noce incassati all’interno delle sopraccitate nicchie. Di questi sei, i due centrali sono a doppia anta, e furono eseguito nel 1679 da Grazioso Fantoni, padre del più famoso Andrea. Gli altri quattro sono ad anta semplice e possiedono due colonne sovrastate da piccoli angeli ed altri elementi ornamentali che accompagnano le statue dei quattro padri della Chiesa: Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Gerolamo e Sant’Ambrogio.

Quest’ultima è il primo intervento operato da Andrea Fantoni. In questi armadi è presente una forte simbologia: si può trovare, ad esempio, la sirena a coda bifida che rappresenta il bene ed il male.  Sono inoltre riportate numerose scene legate alle sacre scritture, tra cui San Martino in gloriaL’Arcangelo Michele scaccia i diavoli dal Paradiso, la Verità vittoriosa sulle Eresie del mondoSan Pietro Martire in gloria, lo Spirito Santo vincitore sui peccati, e la Morte trionfatrice sui poteri del mondo (papato, impero e mondo arabo).

La bussola invece fu eseguita in seguito, precisamente nel 1855, dagli allievi dell’Accademia Carrara Giuseppe Guffanti e Ignazio Briolini, che mantennero lo stile fantoniano.

La Seconda Sagrestia

Seconda-Sagrestia

La Seconda Sagrestia rappresenta un luogo di preghiera appartato e prezioso, dominato dall’altare in marmo di Andrea Peracca e racchiuso dalla volta a botte con gli stucchi di Gerolamo Sala e i dipinti del Cifrondi.

Nel 1692, quando venne stilato il contratto per le realizzazioni degli arredi lignei (i “credenzini”) era ormai Andrea Fantoni ad avere la conduzione della bottega di famiglia. Al suo fianco operò Gian Battista Caniana, che si occupò dei lavori di intarsio.

Il piano iconografico è assai complesso, animato da più di ottocento figure (figure allegoriche di Virtù, scene di martirio dai tratti fortemente drammatici, storie del Vecchio (la vita di Mosè) e del Nuovo Testamento (la vita di Gesù), che, in un gioco di continui rimandi simbolici ed allegorici, intessono una fitta trama di piani di lettura.

Gli affreschi, opera di Antonio Cifrondi, riportano episodi tratti dal Vangelo: si va dall’Ultima cena fino all’Ascensione, dipinti in medaglioni. Durante un restauro avvenuto verso la fine del XIX secolo, parte di questi affreschi furono ridipinti, perdendo alcune caratteristiche.

Altri ovali raffigurano i miracoli di San Martino, patrono di Alzano, e i nomi degli autori di tale opera, con annessa data di termine dei lavori.

Gli arredi della Seconda Sagrestia

In questa sala spicca un grande altare, sormontato dalla scultura di Andrea Peracca, eseguita in marmi rossi e bianchi, raffigurante la Morte e Passione di Gesù Cristo. Anche in questa sagrestia, come nella precedente, si trovano gli stucchi dei plastificatori Sala che, con le loro decorazioni esuberanti, sembrano annullare completamente le pareti sotto i loro movimenti artistici.

Ma ciò che maggiormente colpisce di questa sala, sono gli arredi composti dalle sculture e dai banconi della bottega dei Fantoni, e dagli intarsi decorativi dei Caniana. Si trovano infatti armadietti con cassettoni, utilizzati per contenere gli oggetti di ognuno dei sacerdoti presenti nel collegio sacerdotale (stimati intorno alle 30-40 unità), con statuette allegoriche tra le varie postazioni. Tra queste si trovano episodi dell’Antico Testamento (Esodo) e del Nuovo testamento (Storie di Cristo).

Vi sono anche sportelli al centro dei quali sono raffigurati animali legati alla simbologia ecclesiastica, tra cui la colomba, la cicogna, il pellicano ed il leone, ripetuti una seconda volta sugli armadietti (in numero di 34), ma con cromia inversa tra legno chiaro e legno scuro.

Due piccole credenze creano un elemento di discontinuità tra le suddette cassettiere e gli inginocchiatoi che rappresentano il capolavoro della sagrestia: su questi si trovano due ovali, rappresentanti la Deposizione di Cristo dalla croce ed il Passaggio del Mar Rosso.

 

La Terza Sagrestia

Terza-Sagrestia

La Terza Sagrestia si presenta ampia, luminosa, dominata dalla raffinata decorazione del soffitto a volta a botte con gli stucchi di Gerolamo Sala e gli affreschi di Giulio Quaglio. L’elemento decorativo risulta dominante. Si passa dall’esuberanza dell’arte barocca della sagrestia precedente alla raffinatezza del rococò, ad una nuova poetica del “bello”, visto come piacevolezza ed eleganza ricercata. Possiede una pianta rettangolare ed è disposta perpendicolarmente alla prima sagrestia, sul lato lungo della “elle rovesciata” che costituisce la pianta dell’intero stabile. Si pensa che questa sagrestia fosse adibita soltanto alle adunate e alle riunioni del collegio sacerdotale locale, tanto da somigliare ad un “piccolo conclave”. Qui avveniva il Capitolo della Chiesa di San Martino.

Gli stucchi di Gerolamo Sala risultano essere meno appariscenti rispetto a quelle presenti nella seconda sagrestia, anche a causa del fatto che, dopo la scomparsa del padre Giovan Angelo, si avvalse della collaborazione dell’allievo Stefano Mesci. Gli affreschi del comasco Giulio Quaglio il Giovane raffigurano, in riquadri al centro della volta, episodi dell’antico testamento quali il Sacrificio di Abele, il Sacrificio di Melchisedec e il Sacrificio di Abramo; il tutto ornato con immagini di angeli con oggetti liturgici.

Sulle due pareti lunghe, i ventinove scanni, opera della bottega dei Caniana, sono realizzati come bancali continui. Stupendi nel loro raffinato naturalismo sono gli intarsi che presentano una ricca varietà di fiori e frutti, strumenti musicali, paesaggi fantastici, giochi infantili, in alcuni casi arricchiti da delicati inserti in madreperla.

Gli arredi della Terza Sagrestia

Gli arredi sono ancora opera dei Caniana che, dopo il successo riscontrato dalla lavorazione della seconda sacrestia, decisero di trasferire l’intera famiglia, con annessa bottega, ad Alzano. Il loro lavoro consiste in una cassapanca con schienale ripetuta ben quaranta volte: undici sulla sinistra, diciassette sulla destra e due accanto alla porta d’ingresso.

Ognuna possiede intarsi con animali esotici, pappagalli, farfalle e fiori intrecciati tra loro con la presenza di piccoli bambini, opera di Caterina Caniana, figlia del capomastro Giovan Battista.

Eseguirono anche i dossali riportanti tre episodi della vita di Cristo ed uno della vita di Mosè, interrotti però dai committenti.

Numerose sono le lavorazioni lignee e gli intarsi raffiguranti paesaggi idillici, intrecci vegetali ed oggetti militari (come armature, spade ed elmi); ma anche oggetti liturgici e particolari legati alla tradizione liturgica ebraica.

 

Informazioni utili

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Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete. le informazioni storiche contenute in questo articolo sono tratte dai siti istituzionali di Alzano Lombardo e della diocesi di Bergamo. 

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