Nel villaggio Crespi, patrimonio Unesco dal 1997, esiste un edificio unico nel suo genere: si tratta di villa Castello di Crespi d’Adda. Arrivando la Capriate e scendendo verso Crespi, lo notate subito: un edificio imponente, immerso in un parco, con un grosso torrione e le merlature tipiche dei castelli medievali. Domina il villaggio operaio e la fabbrica e, insieme alle ciminiere, è l’edificio più vistoso di tutta Crespi, svettando sulla pianura anche a chilometri di distanza. La sua imponenza è giustificata dal ruolo che rivestiva un tempo: essere il biglietto da visita dell’intero villaggio operaio di Crespi d’Adda e per il suo fondatore, Benigno Crespi.
La villa fu la residenza dei Crespi durante i periodi di permanenza presso il villaggio, dalla tarda primavera fino al mese di novembre: vi si trasferivano ogni anno con tutta la famiglia per stare vicino alla fabbrica e agli operai, per tenere sotto controllo gli affari. Alla fine degli anni Sessanta la proprietà della villa passò al comune di Capriate San Gervasio. Dal 1968 al 1981 assunse la funzione di scuola media e, successivamente, di scuola professionale. Nel 1977 l’edificio fu acquistato da privati, che continuarono a permetterne l’uso scolastico. Queste destinazioni d’uso ben differenti rispetto a quelle originali comportarono importanti modifiche agli spazi e decorazioni interni.
Oggi l’edificio è dichiarato bene immobile di interesse storico ai sensi del Decreto legislativo 2004, n. 42 ed è attualmente in vendita. Ed è proprio grazie al sito del Real Estate che ne sta curando la messa in vendita che sono riuscita a recuperare le meravigliose foto di questo articolo, che vi permetterà di visitare il Castello come se foste dentro.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Un progetto unitario: villaggio e castello

L’architetto incaricato di progettare la villa Castello fu Ernesto Pirovano e l’edificio fu costruito in 20 mesi. A Crespi d’Adda Pirovano ebbe un ruolo di assoluto rilievo, progettando numerosi edifici e occupandosi inoltre della planimetria complessiva dell’abitato. Suo il progetto della villa Castello, il mausoleo del cimitero, e quello della centrale idroelettrica di Trezzo. Ma non solo. L’ultimo suo intervento fu dedicato alle villette per gli impiegati, costruite verso il 1921-25 e non prive di una certa, sobria, influenza viennese. Per la stessa famiglia, Pirovano eseguì inoltre dei lavori per il Palazzo in via Borgonuovo a Milano (1895-99).
Per una questione di uniformità con l’architettura del villaggio operaio sceglie come materiale predominante il mattone, che richiama le decorazioni in cotto diffusamente presenti sulle altre costruzioni. L’esterno della villa Castello è arricchito da fitti ornamenti, come monofore, bifore, trifore e colonnine, basi e davanzali in marmo, parti in cemento, affreschi con stemmi araldici, mosaici, capitelli dal tono epico e inserti in ferro battuto e bronzo.
Perché un castello neo-medievale a Crespi d’Adda

Arrivando da Capriate, Villa Crespi si presenta agli occhi di chi la guarda come vero e proprio castello, caratterizzato da torrette, polifore e cuspidi. Le sue sembianze neo-medievali rispondono a quello stile architettonico di fine Ottocento che si ispirava a revival del passato ed in particolare al medioevo.
Chiara ed evidente era l’intenzione di enfatizzare il ruolo di moderno “feudatario” del committente. Cristoforo Crespi prima e il figlio Silvio poi, alla stregua di un vero e proprio signorotto, un giorno regalava ai suoi sudditi asili e scuole ed il giorno dopo poteva anche licenziarli e costringerli a lasciare il villaggio se non rispettavano le regole imposte. Il Padrone vedeva e decideva tutto dal castello che dominava sul villaggio e dal quale poteva vedere e sapere ogni cosa.
A questo proposito vi consiglio di leggere il libro di Alessandra Selmi che vi può far capire cosa significasse vivere al Villaggio Crespi tra la fine dell’Ottocento e il primo trentennio del Novecento per gli operai, a quali regole dovessero sottostare, quelle scritte e quelle non scritte definite dal “padrone” che ne regolavano la vita, dalla nascita alla morte. Trovate il link alla fine di questo articolo.
Villa Castello di Crespi d’Adda: esterno

Il paramento in mattoni a vista, le decorazioni in pietra, i cornicioni sporgenti, il complesso intreccio di balconi, loggiati e la merlatura ghibellina sono tutti elementi che contribuiscono a caratterizzare questa inconfondibile architettura. Tuttavia, più che il rigore filologico nei confronti degli stili storici, il palazzo rivela la volontà di far rivivere la severa atmosfera dei manieri medievali.
All’esterno la villa è caratterizzata da contrasti cromatici dati dall’uso di laterizio a vista rosso e ceppo dell’Adda tendente al bianco. Per gli impianti decorativi vennero scelti materiali più pregiati, come pietre di Saltrio, Mapello e Verona, ma anche marmi colorati perle colonnine delle finestre sormontate da archi a tutto sesto. Per la decorazione esterna si fece anche ricorso a marmo bianco di Carrara, mosaici, affreschi, ferri battuti e bronzi.
Esuberanti stemmi gentilizi, fregi con animali mostruosi, bifore e trifore neoromantiche, archetti decorativi esaltano la potenza economica dei Crespi. Il loro stemma figura in un affresco allegorico tra Mercurio e Flora che reca la conocchia, simbolo dell’industria tessile.
Altro riferimento medievalista che non sfuggirà al visitatore è la posizione dell’edificio di culto che si trova sullo stesso asse della villa padronale, dando un forte senso al collegamento tra i poteri spirituale e temporale.
Galleria fotografica degli esterni del Castello di Crespi d’Adda
Ecco una galleria di immagini. Come già detto, sono tratte dal sito di vendite immobiliari Lionard Luxury Real Estate, sito su cui si trova il Castello in vendita.
Castello di Crespi d’Adda: gli interni
Il Castello di Crespi d’Adda si presenta con una pianta centrale che occupa una superficie di circa 700 m². Le due torri avevano due diverse funzioni: una ospitava il serbatoio per la raccolta dell’acqua, mentre la seconda, alta circa 50 m, era usata come belvedere. All’interno gli spazi prevedevano quarantaquattro stanze e tre balconate che si affacciano sul grande e scenografico atrio centrale quadrato.

All’ingresso si trova un grande atrio di circa 100 m² che si apre in altezza sui tre piani della villa. È coperto da un doppio lucernario e circondato da un loggiato riccamente decorato. Al piano terra si trovavano, in origine, altre stanze padronali: il salone blu, il salottino bianco, lo studio padronale, il salone verde dotato di grande camino, la sala rossa con porta a vetri che affacciava sul giardino, una sala da pranzo e una sala dedicata al gioco del biliardo. I locali di servizio, lavanderia e cucina, erano posizionati nel piano seminterrato.
Salendo un imponente scalone d’onore in marmo con balaustra in rame decorato con motivi floreali, si poteva accedere al primo piano, dove si trovavano le camere da letto padronali. Per raggiungere il secondo piano dell’edificio era presente una piccola scala in legno che dava accesso a una piccola stanza vetrata posta in cima alla torre principale.
Tutti gli arredi interni erano in legno e realizzati dai laboratori di falegnameria del villaggio.
Galleria fotografica degli interni del Castello di Crespi d’Adda
Ecco una galleria di immagini degli interni del Castello di Crespi d’Adda così com’è oggi.
Se volete saperne di più su Crespi d’Adda
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Per saperne di più su Crespi d’Adda e sul Villaggio Operaio, leggete anche:
- Un tuffo nel passato visitando il Villaggio Operaio di Crespi d’Adda, Patrimonio dell’UNESCO.
- Libri ambientati nella Bergamasca | Al di qua del fiume, il sogno della famiglia Crespi, di Alessandra Selmi
- Necroturismo | A Bergamo e in provincia i cimiteri ci raccontano storie d’arte e storie curiose
- Famolo strano (da paura) | Fantasmi orobici: storie di cavalieri, dame, orchi e misteriose presenze a Bergamo e provincia
Note: le foto sono tratte dal sito Lionard.com
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Articolo stupendo non avevo mai visto l’interno, peccato venderlo, il comune negli anni 80 ha fatto male a cederlo ma ora potrebbe anche ricomprarlo coi fondi del pnrr e destinatarlo a museo o centro culturale
Sarebbe bellissimo se potesse tornare alla collettività, davvero. Un gioiello come questo, in un luogo che ormai è Patrimonio Unesco da anni, dovrebbe essere integrato nel tessuto culturale del villaggio.
Peccato che non sia di proprietà pubblica, come ho pagato per visitare lo stabilimento pagherei altrettanto volentieri per visitare la villa. L’ amministrazione pubblica forse dovrebbe ripensarci.