Non so se sarà l’ultima volta che potremo ammirare l’Albero della Vita che abbiamo (ri)scoperto un paio d’anni fa sulla parete meridionale del transetto della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, ma certamente non dobbiamo perderci l’ultimo sguardo a questo capolavoro medievale prima che sia ricoperto nuovamente dal Diluvio Universale di Liberi. E di tempo ormai ne abbiamo davvero poco: a metà maggio il telero del Liberi sarà ricollocato nella sua sede originaria e la parte superiore del capolavoro di arte gotica a cui ormai ci eravamo abituati sparirà dalla nostra vista. Fino a data da destinarsi.
Quest’affresco, (ri)scoperto per caso nel 1959 e mostrato integralmente al pubblico moderno solo nel 2015 nel 750 anniversario della costruzione della Basilica, fu eseguito tra il 1342 e il 1347 da un pittore di estrazione artistica lombardo-emiliana il cui nome rimase sconosciuto e che è ricordato come il “Maestro dell’Albero della Vita”.
L’Albero della Vita raffigura un grande albero dal cui tronco partono dodici rami, sei per lato. Dai rami pendono quattro tondi, nei quali sono rappresentate scene dell’Infanzia, della Passione e della Glorificazione di Cristo. Sul tronco dell’albero è inchiodato il Salvatore che Bonaventura definisce «Fiore aromatico». Ai piedi dell’albero, sulla sinistra, si trovano le figure di santa Chiara, San Francesco e Maria, sulla destra San Giovanni, San Ludovico e S. Antonio. In ginocchio e in scala ridotta rispetto alle figure dei santi è rappresentato Guidino Suardi il committente dell’intera opera. Di quest’ultimo sappiamo che abitava in Piazza Duomo, in una casa d’angolo e che, come tutti i ricchi dell’epoca, voleva un’opera per dimostrare la propria ricchezza e la propria devozione.
L’Albero si ispira al «Lignum Vitae» scritto dal francescano Bonaventura da Bagnoregio intorno al 1260 per consentire al fedele di comprendere il senso della vita di Cristo, fino al sacrificio e alla sua crocifissione. L’affresco doveva essere una catechesi illustrata, una Biblia pauperum, esattamente come il sonetto del francescano, per raccontare ai fedeli del tempo la vita di Cristo, doveva essere parlante e andare a supporto delle predicazioni. Non dobbiamo dimenticare infatti che a quei tempi il popolo difficilmente sapeva leggere e le sacre scritture e le vite dei santi venivano tramandate attraverso la predicazione e col supporto delle immagini pittoriche.
Quindi affrettatevi, se volete vedere per l’ultima volta quest’opera così come fu concepita nel Quattrocento. La parte superiore dell’affresco verrà nuovamente ricoperta dalla tela di Pietro Liberi raffigurante il Diluvio Universale realizzata nel 1661 così come successe 4 secoli fa. Perché la storia, spesso, volenti o nolenti, seppellisce la storia. E l’arte seppellisce l’arte. Per secoli questo affresco è rimasto coperto dal telero di Liberi, senza che non se ne sapesse nulla: venne alla luce solo nel XX secolo e da allora il suo caso si è inserito nei dibattiti degli addetti ai lavori sull’opportunità di trovare una nuova collocazione per queste opere “sommerse”, decontestualizzandole dal luogo che le aveva viste realizzare.
Abbiamo potuto ammirarlo per quasi tre anni, solo grazie al restauro del telero, altrimenti forse non lo avremmo mai visto. Una fortuna per tutti gli amanti dell’arte. Un dispiacere per chi non si rassegna all’idea di dovergli dire addio. Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, be’, corriamo a rivederlo e riempiamo la nostra macchinetta fotografica o il nostro smartphone di foto, per riguardarlo ogni volta che ne avremo nostalgia.
E se proprio non riusciamo a capacitarcene, ci venga in aiuto sapere che in questo caso la decisione della Fondazione MIA di riportare il telero di Liberi nella sua originaria sede è che la basilica bergamasca, Santa Maria Maggiore, ha ora una veste barocca. Anche se l’esterno della chiesa ha conservato l’originale architettura romanica, l’interno ha subìto, nel tempo, notevoli cambiamenti: dall’austero stile Romanico, si è passati all’ornamentale Barocco, che oggi ammiriamo. E con questa veste perfettamente si sposa il pennello esuberante di Liberi cui si deve il rinnovamento in chiave barocca dell’iconografia sacra tra Venezia e Padova.
Per questo affrettatevi, perché tra qualche giorno la parte superiore de l’Albero della Vita la potremo solo ricordare attraverso i libri e le immagini che ci restituisce la nostra macchina fotografica o internet. Per il resto, ci accontenteremo della parte bassa.
Note
Le foto da lontano sono mie e sono state scattate in questi ultimi giorni. Quelle da vicino dell’opera sono tratte dal sito della Basilica e sono quelle ufficiali. Per saperne di più, andare sul sito della Fondazione MIA, dove potrete trovare altre immagini o sul Sito dei Beni Culturali. Esiste anche un libricino edito dalle Guide di Bergamo dedicato all’Albero della Vita che potete trovare facilmente on line se desiderate acquistarlo.
Le informazioni sulla decisione di ricoprire la parte superiore dell’Albero della Vita le ho raccolte in Rete e grazie a queste ho potuto comprendere la ratio di quanto succederà nei prossimi giorni.
Sarà possibile ammirare l’Albero della Vita dal vivo solo fino al 15 maggio. Dopo chissà…
Che strana cosa questa, dopo anni si scopre un capolavoro nascosto sotto un altro e fra poco lo ricopriranno di nuovo? Ma non si poteva trovargli un’altra collocazione. Hai ragione comunque, la storia copre la storia, l’arte copre l’arte… mi spiace non riuscire a vederlo perchè chiude fra poco, ma ti ringrazio di avermelo fatto vedere tu. Mi segnerò questo post come “opera d’arte rara”.
Caspita, non sapevo di questo affresco coperto! Sono stata studentessa all’Università di Bergamo e mi è capitato di entrare nella basilica, ma è stato prima del 2015 quindi non ho mai avuto l’occasione di vederlo. Direi che una gita a Bergamo ci sta tutta. Complimenti per il blog, è un’ottima idea. Bergamo è davvero un gioiellino da scoprire! 🙂
Ti ringrazio.
Durante un blog tour a Bergamo abbiamo avuto la fortuna di vederlo e ora che scopro questa cosa devo dire una grande fortuna. Mi dispiace che venga coperto… È davvero in peccato! 😔
Un immenso peccato, dovrebbero trovare una nuova collocazione per il telaro e lasciare in bella mostra l’affresco trecentesco dell’albero della vita. Un immenso errore!
Non è facile. Questo è il punto. Il Diluvio Universale nasce proprio per la basilica e fu sistemato lì nel 600. Spostarlo sarebbe ugualmente un errore.
Ho visto la foto su Instagram e devo dire che mi hai incuriosita: poi, quando le cose hanno il tempo contato, bisogna correre subito a vederle. E meno male che la tela era in restauro! 🙂
Grazie per il tuo blog & foto: non ho mai valutato Bergamo come città turistica ma col fatto che racconti tante chicche, mi stai facendo voglia di visitarla!
Grazie di questo commento. E’ proprio questo l’obiettivo del mio blog. 🙂
Complimenti per l’articolo! Sono appassionata d’arte, ma questa cosa non mi piace molto, perché non cercare un compromesso… che peccato!
https://ilfilodiariadneblog.blogspot.it/
Non voglio difendere questa decisione, ma la comprendo e immagino che non debba essere stata semplice. Probabilmente stanno studiando qualcosa che riporti in luce l’opera, ma certamente il telero di Liberi ha la stessa dignità di essere collocato nella sua sede. E’ una situazione davvero intricata e difficile.
I tuoi articoli su Bergamo sono sempre una scoperta. Stupendo scoprire un pezzo d’arte che ne cela un altro, non penso che riuscirò a vederlo in persona (ahimè) però già solo esserne a conoscenza a vedere le foto è una meraviglia.
Se non hanno trovato altra destinazione per questo capolavoro ci deve essere un motivo, o almeno spero ci sia perché ricoprirlo è davvero un peccato! Oltre a libri e foto, pero’, rimarrà anche nel tuo blog 😉
Allora sono stata fortunata a vederlo la scorsa estate! Mi sono innamorata di Santa Maria Maggiore!
ma che cosa strana..trovano un capolavoro e lo ricoprono..grazie per averci avvisato almeno sappiamo di doverlo vedere in fretta prima che sia troppo tardi
Che peccato che un tale capolavoro venga nascosto. Come è possibile che non si sia riusciti a trovare una collocazione diversa in modo da mostrare entrambi i dipinti? Resto senza parole
Uno è un affresco e l’altro aveva una collocazione da 400 anni… sopra l’affresco. Quale privilegiare? Il primo o il secondo? A scapito di cosa? Un’altra opera? Strappare (termine tecnico) un affresco da un muro non è semplice e costa molti soldi. Forse si attendono fondi.
In questo momento il telero di Liberi è appoggiato su un cavalletto (un enorme cavalletto) sul pavimento. Ma questa sistemazione è ovviamente provvisoria e a lungo potrebbe non essere la soluzione più adatta alla conservazione dell’opera appena restaurata. Ripeto: si tratta di decisioni difficili che non accontentano nessuno. Se avessero scelto di lasciar visibile la parte superiore dell’affresco spostando definitivamente il Liberi, tutti i puristi del Barocco sarebbero insorti. Ma non voglio che sembri che sono contenta che l’Albero della Vita venga ricoperto. Spero anch’io in una soluzione diversa.
In effetti succede spesso che opere artistiche vengono scoperte per caso virgola ma di solito in caso di pulizia delle pareti e dei soffitti virgola non perché si sposta un’opera d’arte già presente. Ritrovamento davvero singolare
In effetti l’ho riassunto un po’ frettolosamente. Non è proprio andata così. Si scoprì l’affresco nel 1959 e si lasciò visibile la parte bassa. Poi nel 2015, quando si tirò giù il telero per il restauro, si riuscì a mostrare l’intera opera al pubblico. Considera che i quadri secenteschi di grandi dimensioni (40 metri quadrati) inseriti in una cornice di stucco murata non si tolgono spesso dalla parete. ;.)
Chiedo scusa per l’ortografia del mio commento, l’ho dettato e si vede!
Ahahaha! tranquilla. Ho sorriso. E ti ho ammirato. Io quando detto i messaggi non vengo mai capita. Altro che virgola! Non ti dico cosa viene fuori! 🙂
Che tristezza… sarà veramente una grande perdita artistica per la città
Sono d’accordo.
Il tuo blog è stato chiarissimo. L’ ALBERO DELLA VITA non verrà dimenticato perché rimarranno le foto, i commenti e la descrizione fatta dagli esperti e dagli amatori dell’arte.
Non è una perdita ma solo una conservazione “occulta”. Una mini Pompei.
Del resto sono pochi quelli che possono recarsi nei vari musei del mondo a gustarsi le opere d’arte, io le ammiro tramite i blog.
Delio.
Bellissima opera, e se da un lato capisco il dispiacere nel sapere che verrà nuovamente coperto, dall’altro è anche giusto che il Telero torni alla sua sede iniziale. Le esigenze della tutela e della conservazione non sempre prevedono decisioni popolari ma, lavorando bene o male nel ramo, posso solo pensare che la decisione di ricollocare il Telero a coprire l’Albero della Vita abbia giustificazioni più che valide.
Sono assolutamente d’accordo con te. Mi spiace che sia ricoperto di nuovo, ma conservare l’armonia barocca della basilica è la scelta più ragionevole. Sono certa che la Fondazione troverà un modo per farci ammirare nuovamente l’Albero della Vita nella sua interezza.