Avete mai sentito parlare del magico “potere delle genge” contro tutti i mali da raffreddore? No? Volete sapere cos’è una gengia? Le genge sono quelle che nel resto d’Italia vengono chiamate “castagne matte” e nella vostra vita avrete sicuramente incontrato persone che ne custodivano una o due in una tasca del cappotto per proteggersi dal raffreddore.
Volete sapere perché? Perché una tradizione antica vuole che tenere una gengia in tasca protegga dal raffreddore.
Ecco perché ogni anno, in autunno, quando le castagne matte degli ippocastani cominciano a cadere, lungo le Mura di Città Alta, trovate giovani e anziani che raccolgono una o due genge da regalare o da tenere in tasca.
Il potere anti raffreddore della gengia
Il potere anti raffreddore della castagna matta ha origini lontane e probabilmente è da attribuire agli effetti curativi che questo frutto possiede nella medicina veterinaria e in particolare sulle malattie dei bronchi. Pare abbia effetti ottimi sui cavalli, ma è tossica per gli uomini (quindi guai a ingerire una gengia se non siete dei quadrupedi alti 2 metri).
Le castagne matte o genge sono dette anche “castagne di cavallo” (da cui il nome “ippocastano” dell’albero) e nei secoli passati, per il loro effetto lenitivo, venivano fatte masticare agli equini affetti da asma e raffreddore . Ecco perché quando il cavallo starnutiva, il padrone tirava fuori dalla tasca del cappotto una o due castagne matte (gengia a Bergamo, appunto) e la dava all’animale.
Il reale potere curativo delle castagne matte
Il potere curativo delle genge per i cavalli che le masticano è dovuto alla presenza di “escina”, una sostanza contenuta nelle castagne matte che ha un’azione antinfiammatoria.
Gli estratti (ma solo gli estratti) delle castagne matte oggi vengono utilizzati anche nella medicina naturale o in erboristeria e si usano molto nella cosmesi. In particolare, questi estratti (o anche i decotti) li troviamo in tutte quelle preparazioni che non si devono ingerire, come ad esempio le creme anti cellulite, i preparati per curare le emorroidi o dare sollievo ai disturbi delle vene varicose. L’escina, infatti, è un antinfiammatorio naturale, capace di migliorare il drenaggio linfatico, di ridurre la permeabilità capillare e aumentare la pressione venosa.
Come potete intuire non è riconosciuto alcun fondamento scientifico al tenere le castagne matte in tasca come cura contro il raffreddore. Ma visto che lo facevano i nostri nonni, e prima di loro i nonni dei nonni, perché non continuare? In fondo, che male fa?
Quindi non abbiate paura di raccogliere una gengia e regalarla al vostro familiare o amico: dimostrerete solo che ci tenete!
Le castagne matte o genge
Si presentano come castagne, dalla scorza più dura e lucida. Le vedete brillare al sole tra le foglie proprio per la loro lucentezza che riflette i raggi del sole. Sono belle grandi e tonde e, se non fosse che sono tossiche per gli uomini, verrebbe voglia di metterle sul fuoco e arrostirle.
Ma accontentatevi di prenderle in mano, accarezzarle e se avete le mani d’oro sono ottime per fare delle composizioni autunnali come centri tavola o ghirlande di Natale. Oltre a tenerne una in tasca per non farsi venire il raffreddore, ovviamente.
Gli ippocastani di Città Alta
Dopo i platani che sono la specie di alberi più diffusa a Bergamo con 1.187 esemplari, gli ippocastani sono senz’altro la specie più caratteristica della città. Se ne contano addirittura oltre 750.
La presenza di alberature in città contribuisce a combattere lo smog, a mitigare il clima urbano, e a migliorare nel complesso la qualità della vita.
Le maggiori concentrazioni di ippocastani sono in centro (circa 150) e lungo il viale delle Mura, baluardi compresi (350). Se vi trovate in questo periodo non potete non rimanere affascinati dai colori dell’autunno che fanno sembrare il paesaggio un quadro dipinto da Monet.
Importati dalla Grecia gli ippocastani sostituirono in parte i platani piantati in epoca napoleonica sulle Mura e in Colle Aperto. Rinnovati sul finire del 1800 e nei primi decenni del ventesimo secolo, gli ippocastani sono oggi un elemento insostituibile della città. Questa specie fu utilizzata per ombreggiare tutti gli spalti e si rivelò una scelta felice anche al punto di vista ambientale.
Tutti i vantaggi degli alberi in città
Comunque, oltre al valore estetico, non si deve dimenticare il valore funzionale dei filari di ippocastani (e di tutte le altre specie di albero) che troviamo in città. La vegetazione urbana contribuisce infatti anche alla regolazione del deflusso superficiale delle acque piovane e più in generale previene il dissesto idrogeologico.
E favorisce la biodiversità, perché questi viali alberati sono di fatto delle vere e proprie autostrade verdi utili sia alla flora che alla fauna. Inoltre attenuano i rumori del traffico e influenzano il microclima, migliorando la qualità e l’umidità dell’aria. Per questo motivo si sono privilegiate piante autoctone e resistenti come i biancospini, ippocastani, tigli, platani e frassini.
Note
Tutte le foto delle genge sono state scattate in Città Alta, lungo le Mura, sullo spalto dei 100 alberi. Le foto delle composizioni le ho trovate in rete.
Le informazioni contenute in questo post sono state trovate in rete.
Riesci sempre a sorprendermi! Perchè no, mi procurerò un a bella gengia cone scCciapensieri e scacciaraffreddori nel cappotto. Devo solo trovare gli ippocastani a Roma, o venire a prendermela a Bergamo 🙂
Se vieni a Bergamo fammi un fischio che ci prendiamo un bel caffè. 🙂
Ha, ha, ha, che male fa?! Tante cose tenevano i nostri nonni in tasca per portare bontà e salute.
la mia nonna me la procurava sempre quando era ora della raccolta! Io adoro le castagne e forse è anche per questo motivo. Mi sa che quest anno riprendo la tradizione, male sicuramente non fa.
Inoltre vorrei fare un salto a Bergamo nei prossimi weekend per qualche foto, vediamo se riesco.
Pazzesco! Che chicca questa delle genge, non lo sapevo! Interessante
Ma siii anche mia nonna faceva questa fantastica cosa! E mi sa che anche io dovrò ricominciare la raccolta 🙂 mi raffreddo molto spesso in inverno quindi devo fare una bella e grossa scorta! 🙂
La scorta solo se hai un cavallo in casa. Mi raccomando. 😉
Castenya jënja, qe l’völ dì “d’India”.
D’India > gingia, e gengia; jënja al plüral jënje (genge).
Grazie! Interessantissimo. Lo integro nel pezzo. Grazie 1000!
Ah l’ippocastano 🙂 avevo sentito delle proprietà dell’ippocastano, ma non conoscevo quello delle sue castagne 🙂
ma lo sai che capisco solo ora perché mia nonna mi infilava sempre una castagna nella tasca della giacca e mi obbligava a non rimuoverla?
Ogni volta che vengo sul tuo blog imparo cose nuove, sai? 😀 Mi ero sempre chiesta l’origine del nome ippocastano e non avevo idea di cosa fossero le genge! Adesso devo solo trovarne una da tenere in tasca! 😛
Conoscevo l’escina ma non sapevo si ricavasse dalle castagne matte! Comunque anch’io le ho sempre avute in tasca da bambina è una in borsa anche adesso!
Mia zia quando ero piccola mi ricordo che mi diceva di tenere una castagna matta in tasca x il raffreddore. Che forte sapere che in realtà per i cavalli funziona. Mi piace scoprire queste chicche… e poi raccontarle in giro!!
Funziona se gliene fai mangiare una o due al massimo. Di più potrebbe farli stare male.
Come ho scritto domenica 22 Settembre sulla mia pagina di Facebook dando il benvenuto all’Autunno e ricordando la tradizione bergamasca insegnatami dai miei nonni sulle Castègne GÉnge o Castègne màte che preservano dal raffreddore,ricordo anche che un tempo le stesse venivano usate dopo averle fatte seccare come carbone da mettere nella stufa per scaldare d’inverno la casa e che le massaie per lungo tempo ci facevano anche il sapone come la mia nonna… Tutte cose preziose che fanno la nostra storia e che non vanno perse… Grazie.
Carmen Fumagalli Guariglia.
Grazie del tuo commento Carmen. E’ sempre bello ricevere queste piccole perle e ricordi bergamaschi che arricchiscono le piccole storie di tutti i giorni.