Ci sono eventi e personaggi di Bergamo che non si possono ignorare. Ecco perché domenica, durante la mia passeggiata per andare a fare colazione in Città Alta, appena ho scoperto che la Biblioteca Angelo Mai era aperta mi ci sono subito infilata dentro: per vedere la mostra Donizetti “giovine di belle speranze”. La formazione di un talento nella Bergamo di fine Ottocento.
Nell’Atrio Scamozziano sono esposti (fino al 31 gennaio) pezzi musicali e non solo che mostrano il legame tra il compositore e la sua città e come Bergamo abbia influito nella formazione del musicista. Mi raccomando, se passate, non perdetevela. Avrete tempo fino al 31 gennaio 2019.
Il patrimonio di testi musicali conservato alla Biblioteca Mai
I pezzi esposti provengono dal ricchissimo patrimonio non solo librario, ma anche musicale della Biblioteca Angelo Mai, a dimostrazione della portata e della preziosità delle opere conservate nei suoi archivi e alla capacità di raccontare sempre nuove storie.
Parecchi di quei pezzi, infatti, sono scritti a mano da Donizetti stesso e testimoniano quanto di suo resti ancora oggi nella città che lo ha visto nascere e spiccare il volo verso la fama internazionale. Ed è davvero bello poter leggere note e spartiti scritti di suo pugno e metterli in relazione con quanto ho ascoltato durante le prove delle due opere in cartellone quest’anno per il Festival Donizetti Opera.
Una mostra che ricostruisce la formazione di Donizetti e il suo rapporto con Mayr
La mostra prova a ricostruire frammenti del contesto in cui il giovane Donizetti si formò, a partire dalle istituzioni. Parliamo delle Lezioni Caritatevoli di Musica che si svolgevano in quella che oggi è Casa Angelini, della cappella di Santa Maria Maggiore dove ascoltò la musica suonata dal suo maestro Mayr, i teatri cittadini (il Riccardi e il Sociale); ma anche dell’Accademia Carrara e dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti.
Visitando la mostra si scopre che Donizetti durante tutta la sua vita era stato un lettore curioso, spettatore di spettacoli non solo di opera ma anche di prosa, scrittore di lettere argute e soprattutto corrette grammaticalmente (esimi studiosi rivelano che non si poteva dire altrettanto di Rossini e Bellini), o addirittura autore di versi e di qualche libretto e perfino caricaturista.
Tutto ciò grazie senz’altro a talenti di cui era dotato, ma anche a una formazione che non si limitò al solo aspetto musicale. Giovanni Simone Mayr che lo prese sotto la sua ala protettrice si era preoccupato non solo della sua formazione musicale, ma anche di fornirgli una cultura generale utile a districarsi nel mondo. Con Donizetti intrattenne un colloquio continuo e informale, anche nella quotidianità comportandosi come un vero mentore e spesso quasi come un padre.
Bergamo nell’Ottocento una città a misura di musicista curioso
Se Simone Mayr era stato un maestro nel vero senso della parola per il giovane Donizetti, non dobbiamo dimenticare che a Bergamo non mancavano anche altre occasioni di arricchimento culturale. A partire dai molti libri disponibili nella pubblica biblioteca, diretta da Agostino Salvioni ma anche dall’universo visivo esposto alla pinacoteca voluta da Giacomo Carrara e quello prodotto negli anni dai maestri e allievi dell’Accademia annessa, guidata da Giuseppe Diotti.
Senza ovviamente dimenticare la musica e i musicisti di professione attivi stabilmente nelle chiese e occasionalmente nei teatri cittadini durante le stagioni di carnevale e di fiera con i quali era possibile confrontarsi. E coi musicisti dilettanti (ma ugualmente interessanti) che si riunivano più o meno stabilmente nelle case private della Bergamo ottocentesca e che permettevano a giovani desiderosi di fare musica e di accrescere la propria cultura come Donizetti di assimilare e avere scambi continui.
Cosa si trova esposto alla Biblioteca Angelo Mai
Al visitatore vengono proposti i documenti che attestano i primi passi del Donizetti “giovine di belle speranze”, come lo definiva la Gazzetta di Bologna del 5 giugno 1818, pochi mesi prima del debutto teatrale di quell’esordiente con Enrico di Borgogna. Ad essi si affiancano libri e giornali stampati o presenti a Bergamo e una scelta di immagini opere di artisti a lui coevi e suoi amici attivi in città. Tutte cose che è possibile si siano stratificate dentro di lui e nei suoi occhi.
Accanto a ciò la mostra riserva la sua ultima sezione all’altro titolo che il Festival Donizetti Opera riporta in scena, il Castello di Kenilworth nell’allestimento che fu proposto al teatro Donizetti nel 1989. L’abbondanza di documentazione è anche qui ottimo segno di ricchezza e di efficiente gestione del patrimonio: recente, ma non meno importante e fecondo.
Note
Le foto sono mie e sono state scattate domenica mattina durante l’apertura #maididomenica
La mostra rimarrà a disposizione del pubblico fino al 31 gennaio.
La biblioteca Angelo Mai si trova in Piazza Vecchia a Bergamo Alta.
Conosco poco Donizetti e questa mostra potrebbe essere una buona occasione… chissà che non si riesca ad organizzare una gita a Bergamo entro il 31 gennaio…
Che storia interessante! La cosa che mi ha fatto sorridere è che scrivesse in maniera grammaticalmente corretta e che questa “bravura” non fosse di pertinenza di tutti i musicisti. Chissà perché ma uno si immagina i compositori come persone molto colte 🙂