Tutti sanno cos’è la Sacra Sindone ma pochi sanno che pochi giorni fa è stata presentata al mondo la riproduzione fedele della Sindone realizzata da tre aziende bergamasche in collaborazione con l’Istituto Internazionale di Studi di Sindonologia di Torino. Questa copia della Sindone è stata realizzata su un telo prodotto in provincia di Bergamo da piante di lino selezionato che hanno permesso di realizzare un particolare filato, tessuto poi con lo stesso numero di fili alla maniera di 2000 anni fa e stampato con una tecnica ultrasofisticata. Un lavoro straordinario frutto di uno studio attento, sia dal punto di vista storiografico, che delle tecniche di coltivazione e filatura del lino, che di tessitura, finissaggio e stampa. Un grande orgoglio per Bergamo e la sua provincia poiché le aziende che hanno realizzato tutto ciò sono bergamasche. Il 4 maggio 2021 la copia certificata della Sindone sarà consegnata con una cerimonia solenne al Duomo di Torino che la custodirà e la utilizzerà per le Ostensioni ai fedeli.
Cos’è la Sacra Sindone: la storia e le discussioni sulla datazione
Un lenzuolo di lino, circa 4 metri e 40 cm per 1.13 di larghezza, con impressa l’immagine doppia di un uomo morto in seguito ad una serie di indicibili torture. Un ritratto impresso con i caratteri del sangue, narrazione della passione, crocefissione e morte di Gesù. Un’immagine che ci permette di vedere i tratti del suo volto e i segni della sua sofferenza.
La prima fonte storica della Sindone risale al 1453, quando il cavaliere Goffredo di Chambery fece costruire una chiesa a per contenere un sudario che aveva avvolto il Corpo di Cristo. Al lato del lenzuolo ci sono ancora i segni delle bruciature causate dall’incendio che nel 1532 nella Sainte Chapelle dove i Savoia, ai quali fu ceduto il Telo sepolcrale, lo custodivano. Una scelta di cui fu “complice” il pellegrinaggio votivo voluto da San Carlo Borromeo dopo l’epidemia di peste che aveva colpito Milano, Bergamo e Brescia.
Attualmente è conservata nel Duomo di Torino, lasciata in eredità da Umberto II di Savoia al Papa, con l’obbligo di tenerla nel capoluogo piemontese. L’ultima Ostensione regolare risale al 2015, mentre nel corso di questi ultimi anni ci sono state delle ostensioni speciali, ultimissima quella alla fine del 2020 dedicata ai morti da Coronavirus avvenuta on line.
Scampato all’incendio del 1997 della Cappella del Guerini a Torino, dal ‘300 a oggi la Sindone è stata oggetto di letture controverse. Nonostante la tanto discussa datazione al radiocarbonio che la fa risalire al periodo medievale e la mancanza di informazioni certe sul periodo precedente, la devozione non ha mai accennato a indebolirsi. Tanto più che studi recenti hanno riaperto il tema della datazione del tessuto rimettendo in discussione tutti gli studi che la davano per certo un’opera medievale (vi invito a leggere questo link).
Sacra Sindone, un fatto di fede e umanità
Non esistono prove scientifiche né tanto meno storiche abbastanza robuste da mettere la parola fine alle discussioni sull’autenticità della Sindone. La Sacra Sindone infatti, non è nè vera, nè falsa. O meglio, è autentica nella misura in cui la si vuole credere autentica. E’ falsa, fino a prova contraria. Il suo valore trascende l’importanza del contesto, come accade per i simboli.
“Qualunque sia il giudizio storico e scientifico, il volto di Cristo raffigurato in questa misteriosa reliquia, appare così vero, così profondo, che in nessun’altra immagine avevamo potuto ammirare”, sono le parole di Paolo VI. Milioni di persone da ogni parte del mondo hanno sostato davanti all’immagine della Sacra Sindone, cuore della fede, per ritrovare tra i segni della Passione, la profonda serenità di quel viso con gli occhi chiusi, icona del Sabato Santo.
Le copie della Sindone realizzate in passato
Se l’idea di una copia della Sindone vi scandalizza, sappiate che non è una novità. Sono note circa 50 copie della Sindone, eseguite da vari pittori in diverse epoche. Solo in Italia esistono 15 copie a grandezza naturale della Sindone e una addirittura ad Albino (BG).
Una tra le più note, realizzata nel 1516 e conservata a Lier in Belgio, è attribuita ad Albrecht Dürer anche se questa attribuzione è controversa.
Esiste anche una copia spagnola della Sindone, la cui vicenda inizia nel 1594 quando fu commissionata da Carlo Emanuele I di Savoia per donarla poi al suocero Filippo II di Spagna. Si narra che l’artista incaricato si fosse recato nella Collegiata di Torino e che avesse dovuto dipingere a capo raso e in ginocchio per rispetto.
Una copia recente è nel Real Santuario del Santísimo Cristo de La Laguna a Tenerife (Spagna, nella foto sotto). Questa replica è stata realizzata con le tecniche più avanzate del XXI secolo, per cui era fino ad ora quella considerato la più simile all’originale.
Una delle 15 italiane è conservata nella Collegiata di Santa Maria Assunta di Ripalimosani, in Molise. L’opera era nelle mani di Monsignor Riccardo, Arcivescovo di Bari, per volere dello stesso Savoia. Alla morte del Monsignore, la Sindone passò nelle mani di varie famiglie nobili, e tornò nella Collegiata di Ripalimosani soltanto nel 1807, dopo l’abolizione del regime feudale. La locale copia della Sindone iniziò ad essere venerata pubblicamente nel 1898 per volere di don Nicola Minadeo in occasione dell’esposizione per celebrare le nozze di Vittorio Emanuele III.
Una copia della Sacra Sindone anche ad Albino (Bergamo)
Anche la provincia di Bergamo ha la sua copia. Nella chiesetta dedicata alla Madonna di Guadalupe ad Albino, in provincia di Bergamo, è conservata una copia della Sacra Sindone. Il prezioso drappo con l’immagine di Cristo venne donato al celebre cantante lirico, Federico Gambardelli, sacerdote, che fece costruire nell’Ottocento il piccolo tempio di Albino, al termine di una sua interpretazione nella “Lucrezia Borgia” del Donizetti, rappresentata nell’ottobre 1886 alla Pergola di Firenze.
Successivamente la principessa Maria Clotilde autorizzò monsignor Gambardelli ad eseguire una “copia” del volto di Cristo, mettendo a contatto il lenzuolo con la vera Sindone. A testimoniare questo fatto rimane oggi un prezioso documento, rilasciato dal cardinale Agostino Richelmy, vescovo di Torino, nel quale si descrivono i dettagli della complessa operazione e della cerimonia del contatto tra Sindone e
copia sindonica.
Copie made in Bergamo? Non c’è solo la Sindone.
Uno dei motivi per cui mi è piaciuto parlare di questa copia straordinaria della Sacra Sindone è perché già in un altro articolo vi avevo parlato delle copie bergamasche. Si tratta infatti di un articolo in cui segnalo tutte le copie bergamasche di luoghi e oggetti straordinari che si trovano in giro per il mondo.
Qualche esempio? Il Grand Hotel di San Pellegrino sembra essere la copia del palazzo francese des Tuilleries, oppure la Rotonda di San Tomè ha dei gemelli in Francia. La chiesa di Crespi d’Adda è la copia di una chiesa che si trova a Busto Arsizio (Va). Ma non solo.
Se vi ho incuriosito, leggete:
Famolo strano (copiando) | Monumenti e opere d’arte bergamasche che hanno uno o più gemelli in giro per il mondo.
Note: le informazioni sono tratte in parte dalla puntata di Porta a Porta del 1 aprile 2021. Le immagini sono tratte dal video “Lino in Val Gandino”.
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