Per anni il Sebino è stato un lago fuori dalle rotte abituali del turismo. Ancora oggi non possiamo dire che sia una meta del turismo di massa, ma grazie al lavoro di posizionamento che è stato fatto negli ultimi 10 anni è certamente diventato un lago con forti spinte dedicate all’arte. Molti hanno cominciato a sentirne parlare nel 2016 con l’evento di portata mediatica mondiale The Floating Piers di Christo, ma forse non tutti sanno che sul Lago d’Iseo sono vissuti o passati artisti indimenticabili hanno lasciato ognuno un segno, piccolo o grande che sia. Oggi ne voglio ricordare alcuni.
Seguitemi in questo viaggio nelle arti che parte nel 1300 e finisce ai giorni nostri.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Joannes da Volpino – Costa Volpino (BG)
Il primo artista di questo articolo il cui nome si lega al Lago d’Iseo è Joannes da Volpino.
Di Giovanni da Volpino non si conosce la biografia, non se ne conosce neppure l’esatto nome se non fosse avvalorato da alcune ricerche compiute da vari studiosi. Pur non conoscendo l’esatta località di nascita si presume che sia nato a Costa Volpino verso la metà del XIV secolo, mentre la morte è avvenuta tra il 1384 e il 28 marzo 1389.
Johannes si spostò in diverse località per esercitare quello che ai tempi non era diverso da un semplice lavoro, e si ritrovano le sue tracce in Val Seriana, a Tavernola Bergamasca, in Val Camonica e addirittura in Veneto. L’identificazione di Giovanni da Volpino come unico esecutore di affreschi presenti in varie località, nasce dal riconoscerne oltre che i medesimi modelli artistici, anche le medesime caratteristiche, che fanno ricondurre a lui quel pittore itinerante in più parti indicato.
Tra le pitture attribuitegli, la più antica è presente nella chiesa di Sant’Apollonio di Pezzo (vicino a Ponte di Legno, BS) dove è stato possibile riconoscere la datazione del 1362 che l’artista aveva indicata sul libro che tiene tra le mani il Cristo Pantocratore, di quattro anni successiva la datazione sul medesimo soggetto della chiesa di San Michele di Cambianica nel territorio di Tavernola Bergamasca. La data in caratteri latini, l’artista l’aveva posta anche nella chiesa di Sant’Andrea di Sommacampagna sulla cornice dell’affresco raffigurante san Bartolomeo (MCCCLXXXIIII).
Recenti studi hanno dimostrato che Johannes da Volpino ha lasciato il suo segno anche a Branico, frazione di Costa Volpino. Qui, durante un restauro nella chiesa di San Bartolomeo e San Gottardo, è tornato alla luce un interessante affresco che rappresenta l’Ultima Cena; realizzata pare proprio dal pittore trecentesco.
Leonardo da Vinci – Il Lago d’Iseo in lungo e in largo
Il geniale pittore e scienziato durante la sua fuga da Milano tra il 1499 e il 1500, soggiornò sulle rive del lago d’Iseo, s’inoltrò fino a Breno in Valle Camonica ma, è a Maspiano di Sale Marasino che Leonardo da Vinci conobbe un grande amore: la venticinquenne nobildonna bresciana Medea Martinengo da Barco.
Un suo disegno con la mappa del Sebino e della Valle è conservato a Windsor, presso la Royal Collection, in un gruppo di circa 600 documenti, non rilegati e di formati differenti, che raccolgono studi di anatomia, geografia, caricature e carte geografiche, prodotti tra il 1478 e il 1518. Il titolo è Sketch-maps of the course of the river Oglio, south of the Lago d’Iseo, disegno a penna e inchiostro, delle dimensioni di 39 x 27 centimetri, e risale al 1510.
Sul recto compaiono due mappe abbozzate che delineano il corso dell’Oglio, il bacino del lago con Montisola, le isolette di Loreto e San Paolo, e la parte sud del Sebino, da Pontoglio a Sarnico. La trascrizione dei nomi di centri e villaggi rivieraschi è in dialetto bresciano. Sul verso vi è un altro schizzo della zona, con il biscione visconteo.
La Valle Camonica e il Lago d’Iseo potrebbero avere ispirato Leonardo Da Vinci nell’ideazione degli sfondi di alcuni dei suoi dipinti più noti, tra cui la Gioconda, o il più probabile Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino, olio su tavola conservato al Louvre, che Leonardo dipinse a Milano tra il 1510 e il 1513.
Ecco un altro articolo dedicato a Leonardo da Vinci e i rapporti con la provincia di Bergamo: La Gioconda fu dipinta sull’Adda. Lo direbbero studi geomorfologici e il confronto con l’altra Gioconda.
Romanino – Predore e Pisogne (BS)
Le testimonianze più alte di questa poetica si possono incontrare lungo la cosiddetta “Via del Romanino” che si snoda tra Pisogne, Breno e Bienno. Percorrendo questo itinerario, che attraversa i tre paesi dove sono custoditi gli affreschi più importanti, si seguono le orme lasciate dal pittore cinquecentesco ironico e beffardo, dalla marcata vena anticlassica e dagli evidenti accenti derivanti dai modi pittorici transalpini.
Treno dei Sapori: una giornata sul Lago d’Iseo, tra splendidi panorami, arte e sapori del territorio
Mary Montegou – Lovere (BG)
È il posto più romantico che abbia visto in tutta la mia vita”. È una delle sue espressioni più famose dedicate al lago d’Iseo alla fine del 1700. Questa frase che ritroverete ovunque sul Sebino è infatti di Lady Mary Wortley Montagu nata Pierrepont (Londra 1689-1762).
Donna dai molteplici interessi, fu artista, colta letterata, non solo era un esempio di scrittrice-viaggiatrice ma antesignana del moderno femminismo e legata alla storia della medicina grazie alla profilassi del vaiolo che introdusse in Europa nel 1721 e da lei conosciuta e sperimentata per inoculazione anche su di lei, appresa in Turchia dove visse due anni con il marito ambasciatore.
Spirito critico e anticonvenzionale, durante gli anni trascorsi a Londra, fu al centro della società letteraria, si cimentò in teatro, nella poesia, nei saggi storici e nella critica politica. Nel 1739 per vicissitudini politiche-sentimentali, lascia l’Inghilterra e si trasferisce in Italia, in quel tempo meta d’ispirazione per le classi più elevate e per persone colte e, dopo un pellegrinare artistico e affettivo in varie città d’arte si stabilisce a Lovere per un decennio sul lago d’Iseo e così lo descrisse:
“Le Sebino, angle extraordinaire de la terre, ne semble point destiné par la nature à être habité par des creatures terrestres”. (Il Sebino, angolo staordinario della terra, ne sembra il punto destinato per la natura ad essere abitato per le creature terrestri).
Antonio Canova – Lovere (BG)
L’Accademia di belle arti Tadini è una preziosa testimonianza della cultura neoclassica in Italia.
La Galleria ospita una prestigiosa raccolta d’arte, che comprende un importante nucleo di opere di Antonio Canova: il bozzetto in terracotta della Religione per il Monumento a Papa Clemente XIII, una raccolta di oltre trenta incisioni e la Stele Tadini. Ed è proprio di quest’ultima che vi voglio parlare e che vi invito ad andare a scoprire di persona.
La Stele Tadini, realizzata dal noto scultore neoclassico Antonio Canova, è oggi conservata nella splendida Accademia Tadini di Lovere (Bg) e segna un’amicizia familiare molto importante. Il primo incontro tra i Tadini e il grande scultore ebbe luogo a Roma, nella bottega di Canova: il figlio di Luigi Tadini, Faustino ebbe l’occasione di conoscere lo scultore tra la fine del 1794 e l’inizio del 1795, quando, durante un viaggio a Roma, ebbe la possibilità di visitare il suo studio.
Il primo risultato di questo incontro fu il fortunato volumetto di Faustino Tadini, Le sculture e pitture di Antonio Canova pubblicate fino a quest’anno 1795 (Venezia 1796). Segno concreto della stima dell’artista fu il dono del bozzetto in terracotta, La religione, modello per la grande scultura destinata al monumento a Clemente XIII in San Pietro. Il conte Tadini completò successivamente la propria raccolta acquistando oltre trenta incisioni che riproducevano le opere canoviane.
Quando Faustino Tadini morì per un incidente durante la costruzione di Palazzo Tadini, il padre non si dette pace, ma alla fine decise di realizzare una pinacoteca con tutte le sue raccolte da donare alla cittadinanza loverese. Per prima cosa volle però fosse edificata una cappella nel luogo dove aveva perso la vita il suo unico figlio. Contemporaneamente chiese ad Antonio Canova di realizzare un’opera per impreziosire la futura collezione d’arte, aperta al pubblico.
Memore dell’amicizia tragicamente interrotta con il Contino, e dopo anni di ripensamenti, Antonio Canova decise di realizzare una scultura per il conte Tadini, e la volle dedicare alla memoria di Faustino. Eseguita tra il 1819 ed il 1821, la stele rappresenta forse l’ultimo capolavoro dell’artista, che rielabora il tema della dolente già impostato nella precedente Stele Volpato (Roma, Ss. Apostoli), trasfigurando il ricordo del tragico episodio nel quale scomparve Faustino Tadini una commossa elegia.
Francesco Hayez – Lovere (BG)
Testimonianza del legame tra Francesco Hayez e i nipoti loveresi, testimoniato tra l’altro da una fitta corrispondenza, sono le opere donate a Carlotta Martinolli e al marito Enrico Banzolini. Pegno d’affetto doveva essere l’Autoritratto, promesso fin dal 1871 la cui data di consegna resta però ignota.
Nella minuta di una lettera riferibile al luglio 1875 indirizzata a Giuseppina Negroni Prati, dove Hayez ammette la difficoltà a concludere “L’Ecce Homo ed una Vergine” che “dopo aver mancato per otto anni ho dato la mia parola di spedire a Lovere”. Nelle successive versioni si fa riferimento genericamente ad “alcuni dipinti, come l’Ecce Homo ed un piccolo quadretto”, o semplicemente del “puntiglio di mantenere la promessa che ho dato a mia nipote di fare avere il dipinto l’Ecce Homo pei primi del venturo Agosto”.
Sulla base di questa testimonianza vanno riferiti al 1867 circa l’avvio dei lavori o almeno la promessa delle tele, che forse potrebbe essere maturata nell’ambito di quel soggiorno a Lovere rievocato con nostalgia nel 1871: “Lovere, quel bello e pittoresco paese, la vostra casa, la Carlotta e voi mi conviene assai più e sapete perché? Perché mi sembra di essere a casa mia”. L’Ecce Homo, estremo capolavoro della pittura sacra di Hayez, impegnò a lungo il pittore e la struttura della tela tradisce il lungo travaglio per raggiungere quell’effetto di monumentalità che ne avrebbe giustificato la collocazione elevata. Hayez vi lavorava ancora nel settembre 1874, e nel giugno 1875 lo dava per quasi compiuto, compiacendosi della propria capacità di dipingere a malgrado le condizioni di salute non buone. La tela fu spedita a Lovere nel luglio dello stesso anno.
Va sottolineato come l’opera, estremo raggiungimento di Hayez nel campo della pittura sacra, sia stata prodotta e donata (non commissionata quindi) ma senza una precisa destinazione; si deve quindi alla lungimiranza della nipote la scelta di depositarla lo stesso anno presso l’Accademia Tadini, una decisione che incontrò l’approvazione del pittore che, nel corso del soggiorno loverese, ebbe modo di visitare il cantiere di quella che sarebbe diventata la pinacoteca cittadina.
George Sand (e Frederich Chopin) – Monte Isola (BS)
George Sand, pseudonimo di Amantine Aurore Lucile Dupin, nacque a Parigi il 1º luglio 1804 e nel corso della sua vita fu scrittrice e drammaturga. Considerata tra le autrici più prolifiche della storia della letteratura, è autrice di numerosi romanzi, novelle e drammi teatrali.
E qui, ad Iseo, trovò il luogo ideale per ambientare uno dei suoi romanzi più famosi: “Lucrezia Floriani” dove la protagonista è figlia di un pescatore di Monteisola che annoda reti sognando una vita diversa. Quale protagonista migliore per un evento di passioni dal quale dove essa stessa entrava e usciva coi suoi compagni, dove la protagonista è figlia di un pescatore di Monteisola che annoda reti sognando una vita diversa: “Le petit lac d’Iseo n’a rien de grandiose dans son aspect ses abordes sont doux et frais comme une egloghe de Virgile”… (…“Il piccolo lago d’Iseo non ha nulla di grandioso nell’aspetto e i suoi dintorni sono dolci e freschi come un’egloga di Virgilio”).
“Tra le montagne che formano i suoi orizzonti e gl’increspamenti molli e lenti che la brezza traccia sulle sue sponde, v’ha una zona d’incantevoli praterie, letteralmente smaltate dei più bei fiori campestri che produca la Lombardia. Dei tappeti di zafferano rosato coprono le rive ove l’uragano non spinge mai l’onda tempestosa. Leggere e rustiche imbarcazioni strisciano sulle onde tranquille, sulle quali si sfogliano i fiori del pesco e del mandorlo”(1834).
Sono rimaste poche lettere della storia d’amore di George Sand e Frédéric Chopin che durò più di otto anni – dal 1838 al 1847 – , perché alla fine del loro rapporto Sand distrusse tutto ciò che aveva scritto e che, con un gesto di orgoglio, le erano state restituite dallo stesso Chopin. Ma il rapporto e la stima reciproca fra i due amanti, nonostante le incomprensioni che si accentuarono negli ultimi anni, non si deteriorarono mai.
Giorgio Oprandi – Lovere e il lago d’Iseo in lungo e in largo
Giorgio Oprandi, figlio di Marino e Teresa Bianchi, nasce a Lovere il 1 luglio del 1883. Dopo aver frequentato la Scuola di disegno presso l’Accademia Tadini, si sposta a Bergamo presso la Scuola d’arte applicata all’industria. Successivamente si iscrive all’Accademia Carrara, dove studierà, sotto la guida di Ponziano Loverini. Nel 1907, insieme a Natale Morzenti, vince il premio del Concorso Piazzoni, che gli consente un primo viaggio di formazione al di fuori del capoluogo orobico.
Giorgio Oprandi partecipa, nel primo decennio del Novecento, a manifestazioni artistiche bergamasche (organizzate soprattutto dal Circolo Artistico) e milanesi, promosse dall’Accademia di Brera e dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano. Nel 1913 vince il concorso per il Legato Oggioni indetto dall’Accademia di Brera, che gli permette un ulteriore soggiorno a Roma.
Giorgio Oprandi, pittore ed esploratore bergamasco, è stato il capofila degli artisti che, agli inizi del ‘900, hanno dipinto paesaggi e abitanti dei possedimenti italiani d’Oltremare. Sembra di vederlo: un viaggiatore solitario tra deserti, città e colonie d’Africa con la sua Fiat 503 modificata dotata di cucina, camera, e all’occorrenza in grado di ospitare anche una barca, contenente tutti gli strumenti del mestiere come colori, pennelli e tele.
Durante il secondo conflitto mondiale, il pittore si ritira nella cerchia familiare di Lovere e nella solitudine dell’altopiano di Bossico, dipinge soprattutto vedute del lago d’Iseo e dei paesaggi circostanti. Il soggiorno nel delta del Po è l’occasione per una serie di vedute rese con pennellate rapide e sciolte.
Oprandi muore a Lovere il 10 gennaio del 1962. Dopo la morte dell’artista, che non lascia eredi diretti, la memoria e il patrimonio artistico di Oprandi vengono gestiti dalla sorella Maria, che negli anni ne fu gelosa e attenta custode.
Leggete anche: Scoprire Giorgio Oprandi con una mostra e i suoi quadri proiettati sulle facciate a Lovere
Aligi Sassu – Zorzino di Riva di Solto (BG)
Zorzino non è solo un quadro splendido, ma è anche una località che si affaccia sul Lago d’Iseo e che per anni ha ospitato l’artista che proprio in quel borgo sopra Riva di Solto si era costruito una casa: Aligi Sassu.
Era la fine degli anni Trenta in Europa soffiavano ormai venti di Guerra. Nel 1937 Aligi Sassu era stato incarcerato a San Vittore e quando venne rilasciato su intercessione di alcuni amici influenti, gli fu consigliato di cambiare aria. In quel periodo tumultuoso conobbe l’industriale Primo Minervino, che lo invitò sul lago d’Iseo a Zorzino, con la scusa di realizzare un affresco nella sua villa. Nonostante la sorveglianza e le raccomandazioni di non cacciarsi di nuovo nei guai, Sassu continuò proprio dalle sponde di quel lago a svolgere la sua attività antifascista, occupandosi dei collegamenti tra la V Armata e la 53° Brigata Garibaldi sul lago d’Iseo.
“Attraverso Minervino entrai in contatto con i partigiani della Valcamonica e precisamente con Montagna, un fotografo di Lovere, comunista, comandante partigiano di collegamento di quella unità combattente”, raccontò Sassu. Si occupò in prima persona di rifornire di armi e di dispacci quell’unità. Ma non solo. Alcuni anni dopo, parlando della guerra, raccontò di aver portato bombe a mano da Milano ai partigiani sul lago, superando con timore blocchi dei tedeschi a Bergamo e a Lovere. Ma quando non era impegnato in queste “missioni” dipingeva, ispirato da questo magnifico panorama.
Nei giorni della Liberazione si trovava a Lovere, presso il Comando della 53° Brigata Garibaldi. Erano giorni furiosi, dove le notizie si susseguivano con lanci e smentite e nuove conferme. La sorella ad un certo punto lo contattò per informarlo che una lettera anonima lo stava accusando di aver rivelato nomi di antifascisti durante gli interrogatori subiti a San Vittore nel 1937, motivo per cui era stato liberato.
Sconvolto da quelle accuse infamanti, si recò immediatamente a Milano armato e si presentò al comando delle Brigate Matteotti dove consegnò le armi. Raccolte le testimonianze delle brigate che aveva aiutato in quegli anni, gli fu subito riconosciuta la concreta attività antifascista e fu lasciato andare. Così, al termine della Guerra, festeggiò la Liberazione dell’Italia insieme ai suoi amici combattenti sul lago d’Iseo.
Oggi quella casa è diventata un Hotel Ristorante molto famoso. Per saperne di più, leggete: Regalarsi un week end sul Lago d’Iseo, nel luogo che ispirò l’artista Aligi Sassu
Arnaldo Pomodoro – Castro (BG)
Non so quante opere di Arnaldo Pomodoro si trovano nella Bergamasca (bisognerebbe fare un censimento), ma mi piace pensare che questa provincia e il lago d’Iseo abbiano giocato in qualche modo un ruolo importante nell’opera di Pomodoro. Infatti è stato proprio nell’Italsider di Lovere che ha avuto luogo la prima colata monumentale dell’opera che segnò la svolta di questo straordinario artista. Infatti nelle officine della fabbrica di Lovere prese vita la Colonna del Viaggiatore.
Era il 1962 e Arnaldo Pomodoro era stato chiamato con altri 10 artisti a partecipare alla mostra Sculture in città curata da Giovanni Carandente e sponsorizzata dall’Italsider che mise a disposizione degli artisti le proprie officine. All’Italsider di Lovere, in provincia di Bergamo, si fondevano le ruote dei treni e le eliche delle grandi navi da crociera delle flotte italiane e Pomodoro andò proprio lì per realizzare la sua opera.
Leggete anche: Muovere il Giroscopio di Arnaldo Pomodoro che si trova in Via Tasso a Bergamo e finire nello Spazio con George Lucas
Christo – Sulzano, Monte Isola e Isola di San Paolo (BS)
Tra il 18 giugno e il 3 luglio del 2016 l’artista bulgaro Christo (1935-2020), dopo due anni di lavoro, ha reso fruibile al pubblico il progetto The Floating Piers. Come tutte le opere di Christo, anche la Passerella ebbe una durata temporanea e come fu montata, così fu smontata. I visitatori in quei 15 giorni poterono percorrere l’installazione che si sviluppava tra Sulzano, Montisola e l’isola di San Paolo. A questa fruizione diretta si accompagnava la nuova possibilità di lettura del paesaggio dai punti panoramici presenti sulle alture circostanti.
Il progetto rappresenta l’ultimo rilevante episodio in ordine di tempo e di risonanza mediatica dell’attenzione del Lago d’Iseo verso l’arte contemporanea.
Per approfondire, leggete: The Floating Piers: 10 curiosità tutte da scoprire
Se questo articolo ti è piaciuto…
Ti è piaciuto questo articolo? per rimanere sempre aggiornato sulle Cose di Bergamo, iscriviti sul form che trovi nella colonna laterale (visione da PC) o scorrendo verso il basso sullo schermo del tuo smartphone. Riceverai gli articoli in anteprima via email ogni volta che saranno in pubblicazione.
Note: questo articolo non pretende di essere esaustivo degli artisti presenti sul lago d’Iseo che hanno lasciato un segno, ma è semplicemente una selezione.
Non pensavo così tanti artisti storici fossero stati sul Swbino
interessante