Ecco quello che troverete in questo articolo
La storia del Palazzo del Podestà di Bergamo
Raccontare la storia del Palazzo del Podestà è come raccontare la storia di Bergamo, dalle sue origini a oggi. Un palazzo che ha raccolto diverse funzioni seguendo le vicissitudini dei suoi abitanti e delle mutate esigenze della città nelle varie epoche. E’ partito con un nucleo centrale, ha inglobato una torre, poi ha aperto nuovi ingressi ed è cresciuto costruendo e annettendo nuovi corpi di fabbrica. Oggi si affaccia su due piazze e chiude il lato orientale della splendida Piazza Vecchia.
Le origini del Palazzo
Il Palazzo del Podestà di Bergamo fu costruito nel XII secolo per volere della famiglia ghibellina dei Suardi, passò agli atti come “Palazzo ex Zentilino Suardo “. Il palazzo iniziò a cambiare volto già a partire dal 1296 quando alcuni danneggiamenti spinsero il podestà Borolo di Castelletto a intervenire nel 1320 compiendo una prima ricostruzione e ampliando peraltro i propri spazi facendo anche realizzare un nuovo ingresso nei pressi del cortile della Curia.
Ma la vera rivoluzione iniziò nel 1360 quando la struttura venne coinvolta da un devastante incendio che ne distrusse buona parte e costrinse il primo cittadino a trasferirsi in una casa alle spalle del Fontanone Visconteo. Parte delle strutture non vennero ricostruite, tuttavia a cavallo fra il Trecento e il Quattrocento l’edificio fu nuovamente ampliato grazie all’acquisizione di terreni appartenenti al Vescovado.
Nella medesima fase storica alcuni terreni adiacenti vennero ceduti ai Suardi che eressero il fabbricato noto come “palazzo ex Zentelino Suardo”, ceduto da quest’ultimo ai fratelli Giacomo, Felisio e Giovanni Avogadro e abitato a partire dal 1434 dal podestà. La decisione da parte dei fratelli Avogadro di dividere le proprietà portò a partire dal 1443 all’inserimento anche del Consorzio della Misericordia Maggiore, destinata a raccogliere la parte lasciata in eredità da Giacomo, scomparso proprio in quell’anno.
L’arrivo dei Veneziani
Il Palazzo del Podestà cambiò letteralmente aspetto con l’arrivo dei Veneziani, così come la città. In quel periodo la Serenissima Repubblica di Venezia trasformò Bergamo con opere che passarono alla storia, a cominciare dalle poderose Mura Veneziane, che oggi ammiriamo tutti, un perimetro di 6 chilometri che implicarono lo sbancamento di più di 250 edifici preesistenti.
Facciamo un breve recapp. Il palazzo non era più stato utilizzato come abitazione civile e la nobile famiglia aveva perso la proprietà nel XIV secolo a causa delle guerre tra guelfi e ghibellini che movimentavano l’epoca. L’edificio era così diventato Hospitium potestatis, di proprietà del comune e residenza dei podestà.
Dopo varie vicissitudini e incendi, nel ‘500 il palazzo cambiò nome e diventò il Palazzo dei Giuristi, affiancato dalla Turris Nova (oggi chiamata come Campanone e all’epoca luogo di detenzione) nonché dotato di botteghe e di una cisterna.
L’arrivo dei Veneziani a Bergamo comportò il trasloco del proprio rappresentante nei locali affacciati su Piazza Vecchia e il pagamento di un affitto annuo di sessanta ducati inizialmente destinata alla sola casata bergamasca. Questo portò anche a un riassetto dell’intero centro istituzionale che si spostò letteralmente dall’allora Piazza San Vincenzo (oggi Piazza Duomo) all’attuale Piazza Vecchia sulla quale venne aperto un ingresso e inserito lo scalone esterno che conduce al Palazzo della Ragione.
Il piano terreno dell’edificio divenne la Camera fiscale, sede del camerlengo, del podestà e del capitano: insieme formavano il potere giudicante con il giudice alla Ragione chiamato ad occuparsi delle pratiche civili e il Giudice al Maleficio impiegato in questioni di materia criminale.
Dai Veneziani al Novecento: tutti i cambi d’uso del Palazzo del Podestà
Il Palazzo del Podestà subì un’ulteriore grave ferita nel 1770 quando un ampio incendio rovinò nuovamente il nucleo originario della costruzione iniziando una fase di vera e propria decadenza che perdurò fino al crollo della Repubblica di Venezia e l’arrivo a Bergamo dei francesi. Con l’istituzione della Repubblica Cisalpina guidata da Napoleone Bonaparte, l’area diventò sede della Corte di Giustizia e del Tribunale provinciale che rimase lì sino al trasferimento in Piazza Dante avvenuto alla fine del XIX secolo.
Le sale dello stabile rimasero così per la prima volta della sua storia vuote, almeno sino al 1926 quando vennero prontamente occupate dal Museo di Scienze Naturali che conservò le sue collezioni in Piazza Vecchia per oltre trent’anni.
Negli ultimi decenni Palazzo del Podestà ha più volte cambiato destinazione d’uso prima di tornare ad ospitare un’istituzione culturale nel 2012 quando venne creato il Museo del Cinquecento, chiamato a raccontare la storia della città sotto il Leone di San Marco e consentire ai visitatori di immergersi negli scavi archeologici riguardanti l’epoca romana.
Leggete: Museo delle Storie di Bergamo: una passeggiata in 6 tappe per ripercorrere la storia della città
Come si presenta oggi
Nonostante le numerose modifiche subite nel corso dei secoli, la struttura appare ancora oggi inconfondibile grazie alla pianta rettangolare irregolare a corpo doppio e alla muratura in pietra e mattoni intonacata che contraddistinguono la facciata principale.
Nella parte inferiore compaiono pilastri in conci di pietra squadrati a faccia vista lavorata a punta o martellinata e colonne in mattoni pieni intonacati, mentre le fasce superiori sono punteggiate da aperture in pietra arenaria così come lo scalone.
La copertura appare infine a padiglione, con una piccola parte a falda, contornata da legno e coperta in gran parte da coppi.
Come si presentava nel 1500: un palazzo riccamente affrescato
Ciò che attira maggiormente i curiosi è senza dubbio scoprire che nel ‘500 il prospetto principale di questo palazzo era riccamente affrescato, addirittura da Bramante, e che oggi questi affreschi, o ciò che ne resta, sono esposti nel vicino Palazzo della Ragione all’interno della Sala delle Capriate.
Il viso di un filosofo, la mano di un intellettuale, lo stemma di una famiglia nobile. Tutto ciò è quanto rimane degli affreschi che un tempo decoravano Palazzo del Podestà. Alte più di due metri, le sette immagini vennero realizzate dal Bramante nel biennio 1477-1478 raffigurando una serie di antichi saggi protetti da un’architettura destinata a richiamare quella reale.
Un ulteriore ciclo decorativo era visibile all’interno del Salone dei Giuristi posto al secondo piano della dimora e addossato al lato meridionale del Campanone. Più tardi sono invece gli affreschi disegnati da Giovan Battista Guarinoni d’Averara nel 1517 e nei quali erano riprodotte alcune scene di storia sacra capeggiate al centro da una raffigurazione della Trinità.
Lo scorrere inesorabile del tempo ha cancellato anche questi piccoli gioielli d’arte rinascimentale, tuttavia il certosino lavoro di restauro compiuto durante il secolo scorso ha permesso di restituire la luce ad alcuni frammenti e allo stemma dei Visconti, accompagnato da due aquile araldiche.
Oggi quello che rimane degli affreschi di questo palazzo e di tutti gli altri di Bergamo, li trovate nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione. Per saperne di più, leggete: Ammirare i 100 strappi nel Museo dell’Affresco, il museo che racconta la storia e le storie della Bergamo Picta.
5 curiosità sul Palazzo del Podestà di Bergamo
Una storia così lunga e stratificata porta inevitabilmente a celare tra le proprie mura molte curiosità. Questo palazzo lo possiamo leggere dall’alto verso il basso, con le sue stratificazioni storiche che vanno dalla fondazione di Bergamo Alta fino al Novecento. E poi in lungo e in largo, con tutti i cambiamenti e le annessioni dei corpi di fabbrica che hanno trasformato la pianta originaria in quella attuale. Per non parlare delle sue decorazioni e del passaggio dei suoi abitanti.
Qui sotto, qualche curiosità legata al Palazzo del Podestà di Bergamo.
Gli scavi archeologici sotto il Palazzo
Gli affreschi del Bramante
Una delle più belle caratteristiche del passato che distinse questo palazzo fu la sua facciata, splendidamente dipinta con affreschi di Bramante, realizzati nel biennio1477-1478. L’opera passò alla storia come “Li phylosophi coloriti nella fazzada sopra la piazza” e consisteva in sette immagini raffiguranti antichi saggi, alti più di due metri e perfettamente in armonia con la struttura architettonica dell’edificio.
Ma i secoli furono impietosi con questi giganti affrescati: restauri, rifacimenti e incuranza dell’arte antica (come si usava al tempo) fecero sì che i dipinti del Bramante vennero coperti e dimenticati. Vennero alla luce solo nel 1927 a seguito di alcuni lavori di restauro. Purtroppo il tempo e le cattive condizioni dell’intonaco che li aveva coperti, permise di salvare dall’oblio solo due personaggi della scena corale: Epimenide e il filosofo Chilon, superstiti e testimoni dell’antica meraviglia del palazzo, oggi esposti nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione.
Nel 2018 si organizzò un evento molto carino in Città Alta per mostrare al pubblico la storia di questi affreschi. Sulla facciata di Palazzo Suardi vennero proiettati gli affreschi nella posizione originaria mostrando anche le diverse stratificazioni del palazzo e i suoi mutamenti nel tempo.
Leggete anche: Incontrare Bramante a Bergamo ammirando i palazzi di Città Alta a colori.
Il Museo del Cinquecento
All’ombra del Campanone, il Palazzo del Podestà vi racconta una storia che ha origini lontane: al piano terra, immergetevi nella Bergamo romana degli scavi archeologici, per poi salire al primo piano ed ammirare i meravigliosi affreschi del cavedio rinascimentale. Qui si apre il Museo del Cinquecento, un percorso multimediale e interattivo fatto di immagini, suoni e suggestioni.
Vi invito a compiere un viaggio indietro nel tempo, tra prestigiosi palazzi e antichi conventi, per scoprire le storie di nobili famiglie in lotta per il potere, ambiziosi mercanti in cerca di fortuna, grandi condottieri al servizio della Repubblica di Venezia. Immersi nella vita del Cinquecento, assisterete alla costruzione delle Mura, segno indelebile della dominazione veneziana, divenute oggi patrimonio Unesco.
La misteriosa sfilata del Carnevale di Cibele del 1733
Il Carnevale di Cibele andò in scena (forse) nel 1700, una sfilata in maschera dedicata al culto di Cibele che attraversò tutta la città. Siamo nel 1733. Bergamo era sotto la dominazione della Serenissima. E’ febbraio e nonostante il freddo dell’inverno è una bellissima giornata. Andriana, la moglie del Podestà veneto è pronta per uscire dal palazzo ed entrare in Piazza Nuova (piazza Vecchia per noi) per dare inizio alla grande sfilata. Ma c’è un ma. Non sappiamo se davvero questa sfilata andò mai in scena. Se davvero Andriana era uscita dal Palazzo del Podestà. Perchè questo è un grande mistero.
Se volete saperne di più, leggete: Curiosità bergamasche| Il Carnevale di Cibele raccontato nel 1733, che forse andò in scena (solo) nel 2007.
Il misterioso segno esoterico della Triplice Cinta
Può essere un segno esoterico o semplicemente il gioco del filetto inciso sulla pietra per passare il tempo. Questo segno che vedete (tre quadrati concentrici) si trova in diversi punti della città, sia a Bergamo Alta che a Bergamo Bassa. E lo troviamo anche su uno dei davanzali del palazzo del Podestà, oggi Museo del Cinquecento. Se volete saperne di più su questo segno misterioso e mettervi sulle tracce di tutti gli altri, leggete l’articolo qui sotto.
Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in Rete.
Sitografia
http://www.bergamonews.it
http://www.paesionline.it
http://www.lombardiabeniculturali.it
Bello 👍 e come sempre molto interessante. Grazie