Museo delle Storie di Bergamo: una passeggiata in 6 tappe per ripercorrere la storia della città

Il Museo delle Storie di Bergamo è un museo diffuso che comprende sei luoghi della città, ognuno con una propria identità ma uniti da un progetto unitario e organico.  Sono 6 musei storici allestiti in 6 luoghi tra i più antichi e affascinanti della città di Bergamo. Sei musei che visitati uno dopo l’altro permettono ai visitatori di immergersi in un viaggio nella storia della città, dall’epoca romana fino al Ventesimo secolo. Ho deciso di regalarmi (e regalarvi) una passeggiata nel tempo capace di farci ripercorrere l’intera storia di Bergamo attraverso le vicende umane dei suoi abitanti, le piccole e grandi storie bergamasche.

6 tappe in un giorno

Qual è il percorso ideale di questa passeggiata nel museo storico diffuso della città di Bergamo? Si parte dal cuore della città vecchia, dal Campanone, dove è possibile scoprire la Bergamo più antica. Si prosegue nel Palazzo del Podestà dove viene raccontata la storia del Cinquecento e delle Mura Venete, emblema della città. Ci si sposta quindi nel Museo Donizettiano per scoprire la storia del bergamasco più celebre nel mondo, Gaetano Donizetti. E si raggiunge la Rocca, per ammirare la città dall’alto e scoprire perché Bergamo è chiamata la Città del Mille. Si scende quindi in Città Bassa alla Torre dei Caduti per scoprire i grandi avvenimenti del Novecento e infine si risale in Bergamo Alta fino il Museo della Fotografia Sestini, all’interno dell’ex Monastero di San Francesco, per scoprire attraverso le immagini il Ventesimo secolo bergamasco. Il tutto con un unico biglietto della durata di 24 ore.

Percorso 6 musei storici del Museo delle Storie di Bergamo


Museo delle Storie di Bergamo: il Campanone

Bergamo Alta, Piazza Vecchia

Eccoci quindi alla prima tappa di questa passeggiata nella storia di Bergamo attraverso i suoi Musei Storici. Siamo in Città Alta, in Piazza Vecchia: qui è possibile visitare dall’alto la città, dalla cima del Campanone, simbolo per eccellenza del Medioevo della città.

La Torre civica, detta appunto il Campanone, con i suoi 52,76 metri di altezza offre una vista panoramica mozzafiato sulla città antica. Al piano terra è possibile ammirare la Bergamo romana degli scavi archeologici. Alla sommità, raggiungibile comodamente in ascensore, trovate la più grande campana della Lombardia. Ancora oggi, tutte le sere alle 22.00 il Campanone batte i suoi suggestivi cento rintocchi a perenne ricordo della chiusura delle porte della città, lungo le mura, durante la dominazione veneta. Una volta questi rintocchi erano 180, lunghi e cadenzati. Oggi sono (circa) cento, ma se volete esserne certi vi invito a contarli uno ad uno, magari mentre siete al centro del cerchio che segna il punto in cui venne fusa la campana.

Per saperne di più:
Contare i rintocchi del Campanone di Città Alta alle dieci di sera.
5 curiosità e cose da fare in Piazza Vecchia una volta scoperte.

Museo delle Storie di Bergamo: il Museo del Cinquecento

Bergamo Alta,  Piazza Vecchia

Procediamo insieme nella visita, entrando nel Palazzo del Podestà, che è quel palazzo che cinge tutto intorno il Campanone. Salendo al primo piano possiamo ammirare i meravigliosi affreschi del cavedio rinascimentale.

Qui si apre il Museo del Cinquecento, un percorso multimediale e interattivo fatto di immagini, suoni e suggestioni. Tra prestigiosi palazzi e antichi conventi, è possibile ripercorrere le storie di nobili famiglie in lotta per il potere, ambiziosi mercanti in cerca di fortuna, grandi condottieri al servizio della Repubblica di Venezia. Ma non solo.

Il Museo del ‘500 racconta la storia affascinante e piena di “piccole storie” legate alla costruzione delle Mura Veneziane (o Mura Venete), oggi Patrimonio UNESCO di cui la città va naturalmente fiera. La fortificazione risale a molti secoli fa, al 1561 e fu edificata per proteggere l’ultima città della Repubblica di Venezia sul confine con il Ducato di Milano. Per fortuna queste Mura non servirono mai allo scopo per il quale erano destinate, ma aiutarono Bergamo Alta a cristallizzare la propria forma nei secoli, così come le bellezze contenute al suo interno.

Per saperne di più, leggete: Mura Venete di Bergamo: dal 2017 sono Patrimonio dell’UNESCO.

Museo delle Storie di Bergamo: il Museo Donizettiano

Bergamo Alta, via Arena

Continuando la passeggiata, dirigiamoci in Via Arena, immersi in un silenzio quasi irreale.  Ad un certo punto arriveremo al Museo Donizettiano, il museo storico dedicato al musicista più importante di Bergamo e certamente più conosciuto nel mondo: Gaetano Donizetti. Qui si racconta la storia di un uomo nato nel 1797, l’anno in cui finì la dominazione veneziana, e che morì in un anno altrettanto cruciale per la storia di Bergamo e dell’Italia intera: il 1848, anno dei moti rivoluzionari.

La via che conduce al museo è silenziosa e poco frequentata, ma riesco ancora a ricordare quando proprio nel cortile del museo c’era il Conservatorio di Bergamo ed era bellissimo ascoltare gli studenti suonare.  La musica era ovunque. Oggi invece la musica attraversa le sale dove si possono ammirare i mobili della camera di Donizetti (la poltrona, il letto e la coperta, il pianoforte che lo stesso compositore aveva acquistato per i Basoni a Vienna nel 1844), i suoi oggetti personali e il ritratto fattogli da Giuseppe Rillosi nel 1848. Grazie a questo museo storico è possibile conoscere la vita, l’opera e la personalità di Gaetano Donizetti, protagonista del teatro musicale europeo del primo Ottocento. Partiture autografe, ritratti, lettere, oggetti della sua vita privata accompagnano in un affascinante percorso: a fare da guida saranno le parole e la musica del grande compositore.

Per saperne di più sulla storia di Gaetano Donizetti, leggete:
Le aule delle Lezioni Caritatevoli di Musica dove studiò il giovane Gaetano Donizetti.
Un portone aperto sul mistero che avvolse per trent’anni Gaetano Donizetti da morto
La calotta cranica di Donizetti usata come portamonete? Tutta la verità.


Museo delle Storie di Bergamo: il Museo dell’Ottocento

Bergamo Alta, Piazzale Brigata Legnano

Percorrendo parte del borgo antico di Bergamo arriviamo alla Rocca, dove si disvela il museo storico che racconta la città nell’età risorgimentale. Qui infatti si trova il Museo dell’Ottocento. Qui scopriamo perché Bergamo è stata insignita del titolo Città dei Mille. Scopriremo tutte le glorie dell’epopea garibaldina.
A proposito, se desiderate sapere perché Bergamo è detta anche Città dei Mille, leggete qui.

La Rocca è una fortificazione di origine trecentesca che porta ancora oggi tracce della funzione militare avuta nel corso dei secoli: percorrendo il camminamento di ronda, si scopre la Porta del Soccorso e si entra entrate nella casa dei bombardieri, oggi sede del Museo dell’Ottocento.
Il percorso racconta le trasformazioni della città tra Ancien Regime e Unità d’Italia. Una Bergamo in pieno clima Risorgimentale in cui rivivono le storie dei 180 bergamaschi dei Mille che si unirono a Garibaldi nell’eroica impresa.

E se dopo aver visitato il Museo dell’Ottocento ci avanza del tempo, con lo stesso biglietto andiamo sulla cima della torre ad ammirare Bergamo a 360 gradi. E’ sempre un’emozione che va vissuta.

Per saperne di più, leggete:
Salire sulla cima della Rocca di Bergamo per dominare la città a 360 gradi.
Bergamo Alta: 10 posti instagrammabili tra l’Accademia Carrara e la Rocca, passando dalle Mura e da Piazza Vecchia.

 


Museo delle Storie di Bergamo: la Torre dei Caduti

Bergamo Bassa, Piazza Vittorio Veneto (temporaneamente chiusa)

Scendendo in città bassa con una passeggiata di una ventina di minuti e salendo i sei piani del museo che sta all’interno della Torre dei Caduti, arriviamo in cima ad ammirare lo skyline di Bergamo Alta dalla terrazza. Qui è possibile vedere la città vecchia racchiusa nelle mura venete, i suoi palazzi, le sue torri, i suoi monumenti e Città Bassa, dal Sentierone fino alla Stazione.

Costruita con conci regolari di pietra arenaria di Bagnatica, simile nell’aspetto a quella impiegata per l’edificazione delle torri della parte antica della città, la Torre, a pianta quadrata, con cinque piani, terrazzo e torretta, fu inaugurata nel 1924. Al suo interno, un affascinante itinerario racconta la nascita del Centro Piacentiniano e la vita della città intorno alla Torre divenuta simbolo della Bergamo moderna. Da edificio decorativo divenne monumento dedicato alla memoria dei caduti bergamaschi della prima guerra mondiale.

Nella seconda metà dell’Ottocento, la decadenza della Fiera e lo spostamento del centro amministrativo e commerciale da Città Alta a Città Bassa, avevano decretato la trasformazione dell’intera area. Nel 1907 un concorso, decretò vincitore il progetto di Marcello Piacentini (1881-1960) e Giuseppe Quaroni, che rispondeva alle esigenze di funzionalità e modernizzazione e rispettava la visione di città alta.

Aperta sul panorama di città alta, ricca di opportunità e architettonicamente rinnovata, l’area del centro di Bergamo bassa è diventata per generazioni di bergamaschi nel Novecento il palcoscenico di un’intensa vita sociale. Dagli anni Cinquanta ai Settanta in particolare, il viale alberato, la “vedovella” (fontanella pubblica) e piazza Dante sono anche spazi politici di dibattito e di contestazione. Oggi è la zona dello shopping e delle sedi istituzionali più importanti della città. Insomma, il cuore della Bergamo moderna.

Per saperne di più:
Addentrarsi nel cuore del Centro Piacentiniano, nell’ex Albergo Diurno di Piazza Dante a Bergamo. 
Centro Piacentiniano a Bergamo: visitare il palazzo della Camera di Commercio.
Il Centro Piacentiniano in Lego: perchè a Bergamo i mattoncini non sono (solo) un gioco da bambini.

Museo delle Storie di Bergamo: il Museo della Fotografia Sestini

Bergamo Alta, Piazza Mercato del Fieno 6/a

E per chiudere questo viaggio nel Museo delle Storie di Bergamo, torniamo in Città Alta, dove dal 2018 nell’ex Convento di San Francesco ha sede il Museo della Fotografia Sestini. L’ultimo nato a Bergamo, questo museo è anche la sede dell’archivio fotografico più ricco della città, con oltre 1 milione di foto che parlano di Bergamo e non solo.

Il Museo della Fotografia si trova all’interno di un luogo antico, in un dialogo perfetto, tra passato e presente. E’ un museo nato all’insegna della modernità per le sue avanzate tecnologie della conservazione dedicata alla fotografia e per la modernità delle soluzioni multimediali che offre l’allestimento. E che permette di scoprire tutti i segreti attorno a quella meravigliosa invenzione che è stata la fotografia.

Nel 2017 nasce quindi un polo museale moderno, d’avanguardia, nasce in pieno rispetto e in meravigliosa simbiosi con quel gioiello dell’architettura medievale che è il Monastero di San Francesco. La visita al Monastero restituisce due cose: la quiete e la bellezza dei chiostri, i cicli di affreschi, la vista dalla terrazza all’incrocio della Val Seriana e Val Brembana. E dall’altra, attraverso soluzioni multimediali adatte a bambini e ragazzi, il mondo della fotografia. Ma non solo. Si può scoprire cosa si nasconde nel cuore di questo museo, l’Archivio. Qui vengono conservate con apparati che garantiscono una climatizzazione adatta (quindi Bergamo è assolutamente all’avanguardia oggi in Italia) e la conservazione delle fotografie. Ma il Museo non si limita a questo: le immagini vengono studiate, digitalizzate e catalogate così da rendere possibile a chiunque vedere una foto storica con un semplice clic.

Parete con fotografie al Museo della Fotografia Sestini Bergamo

Dall’archivio digitale alle mostre fotografiche: come visitare il museo

Il Museo racconta attraverso immagini e oggetti la storia della fotografia: la quadreria interattiva lo fa raccontando tre storie e i due tavoli lo fanno illustrando la manualità del lavoro dei fotografi nell’800 e nel ‘900. Quelle stesse macchine viste sui tavoli interattivi possono essere ammirate dal vivo negli espositori lungo il corridoio del Museo. Le fotografie originali, invece, stanno là dove è opportuno che stiano: ben conservate – a umidità e temperatura costanti- entro i locali dell’archivio. Li si può “sbirciare” dalla finestra -appositamente predisposta- lungo il corridoio.
Si tratta di una scelta conservativa importante, l’unica in grado di garantire la sopravvivenza nel tempo delle fotografie e dei loro diversi supporti, molto fragili e sensibili ai mutamenti igrometrici e alla luminosità. Ma il materiale originale è comunque “visibile” a chiunque voglia fare ricerca.

Volete ammirare le immagini presenti in archivio? I modi per farlo sono tre:

1. Comodamente, da casa propria, all’indirizzo https://archivio.museodellestorie.bergamo.it.
2. Sui computer messi a disposizione nel museo: si può cercare un soggetto e scorrere le immagini, una ad una, leggendone le descrizioni operate dai catalogatori che ogni giorno lavorano nel Museo.
3. Se si desidera vedere “dal vero” una foto basta compilare il form che si trova sul sito, attendere la risposta del museo e recarsi all’ex convento di San Francesco nella data definita.

Ma le fotografie non solo solo sul web sono anche nei locali bellissimi dell’ex chiesa di San Francesco, più di 500 metri quadrati di spazio all’interno del quale vengono organizzate mostre temporanee dedicate alla fotografia, con soggetti scelti di volta in volta dall’archivio Sestini. Perché la fotografia non è solo bella da vedere, ma è anche una fonte storica che ci racconta il nostro passato.

Un ricordo personale: il mio lavoro in un archivio fotografico storico

Permettetemi un ricordo personale. Era il 1992 ed ero ancora un’universitaria quando frequentai il master per Documentalisti esperti informatizzati.  Al termine di quel corso entrai nel primo progetto di digitalizzazione e analisi fotografica d’Italia. Per due anni lavorai digitalizzando, analizzando e raccontando foto storiche (dell’archivio Alinari e Farabolafoto) e foto giornalistiche. In due anni passarono per le mie mani ben 25.000 immagini e di alcune porto ancora un ricordo indelebile.

Poi il mio amore per i giornali mi portò a specializzarmi in archivi editoriali e centri di documentazione giornalistici. Ma, da allora, quando mi imbatto in una foto storica, ripenso con nostalgia a quegli anni in cui la digitalizzazione degli archivi fotografici era agli esordi e le regole erano ancora tutte da scrivere. Sono passati quasi trent’anni. 😉 Internet era un’autostrada percorsa da pochi e io facevo parte dei pionieri.

Quant’acqua passata sotto i ponti!

 

Note: le foto sono in parte del mio archivio personale e in parte recuperate in Rete. 

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