Pagliari antico borgo di montagna

Alta Val Brembana | Alla scoperta di Pagliari, antico borgo di montagna, a due passi da Carona

Se amate i luoghi fuori dal tempo, immersi nella natura e nel silenzio, una visita a Pagliari, antico borgo di montagna incastonato sulle Orobie dell’Alta Val Brembana, è d’obbligo. E non c’è un periodo in particolare: tutte le stagioni sono perfette per raggiungere questa frazione e aggirarsi per le sue vie sterrate, tra le 15 case di pietra e piöde. In estate il paesaggio intorno è dolce e accattivante, in autunno i marroni screziati rendono tutto ancora più affascinante e intenso. Ma anche tra l’inverno e la primavera l’effetto cartolina è assicurato: con le stradine e i tetti coperti di neve o con il manto erbosi e i fiori che spuntano.

Sono sempre stata affascinata da questi luoghi e qualche giorno fa ho approfittato della bella giornata per andare a visitarlo. Così sono andata in Alta Val Brembana e lassù, dopo le ultime case di Carona, lungo la strada che porta al Rifugio Calvi, dopo aver camminato per una ventina di minuti, ho visto  spuntare sulla destra, da una piccola quanto suggestiva radura, la frazione di Pagliari. Un borgo antico, fra i meglio conservati nella sua architettura rustica, che d’inverno appare come un unico sasso compatto e scuro all’interno di un paesaggio brullo. Mentre non è difficile immaginarlo d’estate stemperarsi all’interno di un paesaggio più dolce e variegato, dove le lingue verdi dei pascoli e dei prati s’insinuano fra le stradine e i viottoli…

La storia di Pagliari, antico borgo di montagna

La storia di Pagliari è la storia di un piccolo borgo di montagna come tanti, nato probabilmente tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Tutto ora sembra addormentato, ma un tempo qui c’erano almeno un centinaio tra donne, uomini e bambini. La fortuna di questo piccolo centro era stata la presenza di diversi sentieri che mettevano in comunicazione la Val Brembana con la Valtellina. Si racconta che queste vie di comunicazione venissero utilizzate dai contrabbandieri già a  partire dalla fine del Cinquecento per raggiungere i Grigioni senza dover attraversare la dogana veneta di Mezzoldo. Quegli stessi antichi tracciati che hanno poi continuato nei secoli ad essere utilizzati dagli allevatori che, carichi di prodotti caseari, raggiungevano le località limitrofe. Pagliari prosperò offrendo cibo, un letto, ospitalità e una stalla capiente ai viandanti.

Era un piccolo mondo, dove tutti contribuivano per farlo andare avanti nel migliore dei modi. Alla fine del XIX secolo era abitato da un’ottantina di persone. Qui si poteva trovare una piccola chiesa, un’osteria ed era possibile pernottare in alcune strutture, e c’era addirittura una piccola scuola elementare. Il borgo era sempre molto vivo anche se la presenza di animali domestici e da fattoria era di gran lunga maggiore rispetto a quella umana. 

Dallo spopolamento alla rinascita di Pagliari

La vita di Pagliari ha continuato immutata per secoli, fino a quando non sono arrivate le guerre e, successivamente, la possibilità di guadagni del lavoro in fabbrica in città come Bergamo e Milano. Fu allora che cominciò lo spopolamento e per Pagliari fu un po’ l’inizio della fine. Poco alla volta i campi diventarono incolti, il bestiame fu venduto e le case abbandonate.  Negli anni Sessanta la popolazione del borgo risultava dimezzata e nel giro di un paio di decenni, venne praticamente abbandonato dalle ultime famiglie rimaste ad eccezione di qualche unità resistente.

Ma come spesso succede, qualcosa dà una nuova impronta alla storia. Pagliari è tornato a risplendere, da qualche anno grazie ad alcuni giovani che, spinti dalla nostalgia, hanno deciso di ristrutturare gli edifici e donare nuova vita al piccolo borgo. Oggi questa rinascita è possibile intuirla semplicemente guardandosi intorno: le casette sono state per la maggior parte recuperate, alle finestre troviamo le tendine, le porte d’ingresso sono nuove e tutte ben verniciate. 

Il silenzio dei primi di marzo è solo una parentesi e presto con la natura questo luogo ritornerà ad animarsi. Con il boom del turismo naturalistico un numero sempre maggiore di villeggianti ha ripreso a raggiungere Pagliari d’estate per scappare dall’afa e dal caos delle città di pianura, riscoprendo il piacere di un panorama verde e bellissimo, dell’aria frizzante e leggera, del profumo dei fiori, della fatica di una salita ripagata dalla soddisfazione e dei benefici di una vita più sana.

Pagliari: cosa vedere quanto tutto è ancora chiuso

Quando mi hanno suggerito di andare a visitare Pagliari, non sapevo proprio cosa aspettarmi. Sapevo che la camminata sarebbe durata meno di mezz’ora ma, vista la vicinanza con il paese, avevo paura che non avrei trovato nulla di particolare. E invece no. Mentre mi avvicinavo alla destinazione e cominciavo ad intravvedere il profilo di Pagliari ho trovato tutto molto suggestivo. Quel piccolo gruppo di case in pietra locale, con gli infissi in legno, l’architrave a vista e i tetti in ardesia, occupa una radura che digrada verso il fiume e si staglia contro le montagne sullo sfondo. Tra i comignoli di pietra si scorge solo una croce ad indicare la chiesetta di San Gottardo: non ci sono campanili a rompere l’uniformità dei tetti. La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un’oasi di pace silenziosa e misteriosa, che non racconta tutto ma che lascia molto spazio e tempo per immaginare.

Il segreto per godere di quel luogo è lasciarsi avvolgere dal silenzio e dalla natura. Ascoltare il rumore del fiume che scorre più a valle e il verso di qualche uccello che si rincorre nel cielo. Mentre cammino per quelle viuzze strette mi sembra quasi di essere in un posto magico e irreale dove regna la pace assoluta. Tutti gli edifici di Pagliari sono chiusi, ma si intuisce subito che durante la bella stagione non è così e soprattutto che un tempo non era così.  Se chiudo gli occhi sento riecheggiare le voci dei bambini, degli uomini e delle donne che un tempo lo abitavano. Immagino le stradine e i viottoli perdere il manto di neve e coprirsi di un tappeto verde. Immagino gli animali aggirarsi indisturbati come se fossero loro i veri padroni assoluti. Sto sognando? Forse. Ma qui tutto è perfetto per un racconto d’altri tempi.

Percorrere queste vie è molto affascinante perché sembra davvero di essere stati catapultati in un altro secolo. Gli appassionati di storia locale pensano che queste casette siano state costruite intorno al 1600, sasso su sasso, su basi prive di fondamenta. Sarà, ma sono ancora qui, dopo più di quattrocento anni, sopravvissute al freddo, alla neve e alle intemperie.

Le case di Pagliari attualmente sono una quindicina, tutte rigorosamente in pietra e coi tetti in piode, adagiate su un pendio.  La piccola contrada è percorsa da sentieri e viottoli, che convergono nella piazzetta dove si affaccia la chiesetta di San Gottardo. Il lavatoio porta la data del 1914. Mentre sulla casa di fronte, un affresco, che raffigura una Madonna con il Bambino, è datato 1877.

 

La festa di San Gottardo

C’è un giorno dell’anno nel quale Pagliari si anima al punto da diventare “il centro della montagna”: è il 22 luglio, quando il gruppo Alpini di Carona organizza qui la festa di San Gottardo. Nel cuore dei piccolo borgo si radunano un centinaio di persone per assistere alla Santa Messa, gustare un ottimo piatto di spiedini grigliati e polenta preparato dai volontari e per condividere una giornata spensierata, in allegria, all’aria aperta.

Informazioni utili

Se anche voi volete andare a visitare Pagliari, qui sotto trovate delle informazioni utili.

Dove si trova Pagliari

L’antico borgo di montagna Pagliari si trova in Alta Val Brembana, nel comune di Carona. Lo si raggiunge percorrendo la strada che porta al Rifugio Calvi.

Come raggiungere Pagliari

Arrivarci, poi, è facile. Risalita la Val Brembana lungo la Strada Provinciale della Valle Brembana, a Piazza Brembana s’imbocca il bivio per la Val Fondra, una convalle dell’Alta Valle , percorsa dal ramo orientale del Brembo. Giunti nella piana di Branzi, alcuni tornanti portano in pochi chilometri a Carona. Parcheggiata la macchina, si prende lo sterrato per il Rifugio Calvi e, dopo circa una ventina di minuti di cammino, si raggiunge Pagliari, antico borgo di montagna.

La salita che da Carona porta alla piccola frazione di Pagliari è lenta e costante: è una mulattiera per gran parte asfaltata, percorsa solo da escursionisti e qualche rarissimo mezzo autorizzato. Sul cartello di legno messo in direzione del borgo è scritto “Rifugio Fratelli Calvi” ce, anche se Pagliari non è nominato, state tranquilli che quella è la vostra destinazione.

Cosa vedere nei dintorni

Lungo il sentiero per giungere a Pagliari si incrocia la cascata della Val Sambuzza.
Pagliari ha una graziosa chiesetta consacrata a San Gottardo, protettore delle frane delle valanghe. Di fatto vi accorgerete che le valanghe quando nevica sono un rischio reale, tanto che lungo il percorso noterete le reti antivalanga posizionate  a protezione dell’abitato.
Ma c’è di più. Ecco qualche suggerimento per visitare i dintorni.

A Carona sculture in legno di Mario Midali a forma di animali: un percorso all’insegna della natura

Gita fuori porta coi bambini: al Mulino FAI di Baresi a Roncobello (Val Brembana), un luogo tutto da scoprire.

Gita fuoriporta: 10 cose da fare e da vedere a Lenna in Val Brembana

Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita.
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Note: le foto sono in parte mie (scattate il 4 marzo 2023) e in parte recuperate in rete. 

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