Medea Figlia di Bartolomeo Colleoni

Bg Bs 2023 | Io Medea, figlia di Bartolomeo Colleoni. Alla scoperta della leggenda bianca che ha ispirato artisti e poeti

Il 6 marzo 1470 moriva, a 14 anni, Medea figlia di Bartolomeo Colleoni, uno dei maggiori condottieri del Rinascimento, per 20 anni Capitano Generale dell’esercito veneto. Sono passati esattamente 553 anni da quell’evento che colpì il condottiero bergamasco e che ha lasciato nei secoli testimonianza di una grande tenerezza e amore paterno insospettabile in un uomo d’armi. Scultura, pittura, documenti, tessuti, percorsi scientifici, narrazioni artistiche e una pubblicazione hanno negli ultimi anni raccontato la vicenda di Medea, figlia illegittima amatissima, trasformandola in un mito. Ma non solo. Hanno anche aperto una finestra sul Rinascimento a Bergamo, tra storia, arte, costume, ruolo ed educazione della donna, universo degli affetti familiari. Dalle trasformazioni urbane, alle politiche matrimoniali, fino ad arrivare alla letteratura e al rapporto con gli animali. IO, MEDEA è la mostra pensata per Bg Bs 2023 che tesserà trame che uniscono la città di Bergamo al suo territorio, quelle “terre colleonesche” che della vita e delle attività del condottiero ancora oggi conservano tracce storiche, artistiche e architettoniche importanti.

Medea Colleoni, una storia di tenerezza che diventa leggenda

G.A. Amadeo Monumento a Medea Colleoni

Da quando ho iniziato a scrivere questo blog, ho scoperto che alcune delle storie più affascinanti di Bergamo le devi cercare con cura, tra i suoi segreti più nascosti. Una di queste l’ho trovata in Piazza Duomo, in Città Alta, nella Cappella Colleoni, il mausoleo che custodisce le spoglie del celebre condottiero Bartolomeo Colleoni il signore della città e di sua figlia prediletta Medea, morta a soli 15 anni. In questo luogo, oltre a padre e figlia, seppelliti uno accanto all’altro, possiamo trovare molti dettagli curiosi, ma ce n’è uno di malinconica dolcezza che vale la pena essere raccontato.Si tratta della presenza di un uccellino conservato in una teca di vetro: era l’uccellino tanto amato da Medea, che con lei era stato seppellito, quasi una rivincita dei piccoli sentimenti sul clamore della storia con la S maiuscola.

Tra le numerose figlie di Colleoni, tutte femmine, Medea era sicuramente la sua preferita. Il 6 marzo 1470 nel Castello di Malpaga, Medea Colleoni muore di polmonite, a soli 15 anni, e il padre, allora settancinquenne incarica un promettente giovane scultore, Giovanni Antonio Amadeo, di realizzare il monumento funebre della giovinetta, regalando a Bergamo quella che è stata definita come “la più bella delle effigi che riposano in terra lombarda”. Originariamente collocato nel presbiterio della chiesa della Basella di Urgnano, il monumento fu traslato nel 1842 nella Cappella Colleoni in Città Alta, e da allora si trova accanto a quello di Bartolomeo Colleoni.

La traslazione del monumento della giovinetta nel mausoleo del condottiero ha contribuito ad alimentare una leggenda romantica di un Colleoni nelle vesti di padre tenero. Si narra infatti che per la morte della figlia il condottiero versò le sue uniche lacrime e volle seppellire insieme a lei anche l’uccellino che era stato il suo compagno di giochi, per accompagnarla nell’ultimo viaggio. Leggenda supportata dal fatto che nel 1842, quando fu traslato il monumento funebre di Medea Colleoni dal Santuario della Basella a Urgnano alla Cappella Colleoni a Bergamo, fu trovato accanto alle spoglie della giovanetta un passerotto (o forse un cardellino) imbalsamato, che è tuttora custodito, e visibile, sotto una campana di vetro nella Cappella.

Il lungo viaggio di Medea (da morta)

Sebbene la leggenda narri di un padre sconsolato e affranto per la morte della figlia prediletta, va detto che l’idea di seppellire Medea accanto a sé non fu di Bartolomeo Colleoni. Ci vollero invece più di 360 anni prima che i due fossero riuniti nel Mausoleo dedicato al Colleoni. Ma la decisione di seppellirla accanto all’anziano padre fu invece del Luogo Pio Colleoni intorno al 1842.

Medea riunita al padre 367 anni dopo la sua morte

La giovane fu sepolta all’interno del Castello di Malpaga, fino a quando il sepolcro, eseguito in marmo bianco di Carrara, non venne terminato. Fu allora che venne traslata nella chiesa del convento della Basella a Urgnano, non lontano dal castello dove risiedeva il Colleoni e lì vi rimase per oltre 3 secoli.

Firmato in basso “JOVANES ANTONIUS DE AMADEIS FECIT HOC OPUS”, il monumento reca una grande iscrizione in marmo sopra la figura distesa della giovane che attesta che i lavori furono conclusi dopo la morte del Capitano, quindi dopo il novembre 1475.

Ma, come informano le iscrizioni su marmo nero in basso, la tomba di Medea fu acquistata nel 1842 dal Luogo Pio con l’intento di riunire i due sarcofagi Colleoni e salvare il sepolcro di Medea dall’incuria in cui versava il convento della Basella.

Le testimonianze di questo lungo viaggio tra gli artisti e letterati

A descrivere il viaggio che il corpo di Medea fece prima di arrivare in Città Alta ci hanno pensato numerosi studiosi e letterati, che nei secoli hanno raccontato e scritto dove si trovava il corpo inumato della giovinetta.

La prima sepoltura di Medea: Malpaga

Il monumento è ricordato dall’umanista piacentino Antonio Cornazzano (1429-1484), ospite per qualche tempo alla corte del Colleoni a Malpaga e dal letterato bergamasco Pietro Spino (1569): “… quivi Medea la figliola, che di sessanta anni egli acquistò d’una amica; vergine di bellezze, e di costumi elettissimi, e per ciò dal Padre tenerissimamente amata, venendo anzi tempo a morte, seppellì, e depose entro un’arca di finissimo marmo.”

La sepoltura di Medea nella chiesa della Basella di Urgnano

Anton Francesco Albuzzi (1738-1802), che raccoglie nella seconda metà del settecento il materiale per scrivere la prima storia degli artisti lombardi, definisce il “monumento di Medea Colleoni alla Basella” quale “opera lodevolissima”.
Giovanni Maironi da Ponte
, (1819) descrive nella chiesa di Basella il “mausoleo di Medea” “… la quale vi è magistralmente raffigurata distesa sopra un’urna lavorata a bassorilievi e graziosissimi intagli …”.
Leopoldo Cicognara, nella sua “Storia della scultura…” (1823), loda i capolavori dell’Amadeo: “Questo scultore fu quegli che in Bergamo fece il famoso deposito di Bartolomeo Colleoni , e poco più lunge dalla città a Basella il monumento elegantissimo di Medea figlia nubile del suddetto …” “ … è forse la più distinta fra le sculture di questo autore, ove la figura di questa giovane è scolpita mirabilmente colla grazia più fina, e i più leggiadri ornamenti, ed ove i bassi rilievi che fregiano la fronte del deposito, e le statuette di tutto tondo che ne coronano la cima sono di una elegantissima esecuzione.”

 

La morte di Medea diventa arte e leggenda. Ecco qualche curiosità.

Il ricongiungimento post mortem a distanza di secoli nel Mausoleo di Città Alta contribuì certamente ad alimentare il mito di questo amore paterno fortissimo del condottiero per la figlia prematuramente scomparsa.

Medea, figlia illegittima amatissima di Bartolomeo Colleoni, con la sua giovinezza stroncata, verrà cantata da poeti e letterati, come Gabriele D’Annunzio e il dolore straziante del padre diventerà soggetto per dipinti commoventi.

Presunto busto di Medea di Verrocchio

Verrocchio, busto di Medea

La fotografia ritrae un’immagine meno comune della giovane, ossia il presunto busto di Medea realizzato dal Verrocchio, autore anche dei disegni del monumento equestre del Colleoni a Venezia.

Non c’è certezza che questo busto raffiguri la giovane Medea, ma l’acconciatura che si trova sul monumento bergamasco è davvero molto simile e il busto potrebbe essere stato realizzato dopo aver visto un bozzetto dell’opera.

 

Bartolomeo Colleoni visita la tomba della figlia Medea di Giovanni Beri

Giovanni Beri, Bartolomeo Colleoni visita la tomba della figlia Medea

Il dipinto di grandi dimensioni raffigurante Bartolomeo Colleoni che visita la tomba della figlia Medea che l’Amadeo ha compiuto, è dell’artista Giovanni Beri e risale al 1867. Questo dipinto, come vedremo più sotto vinse un concorso e oggi è conservato a Pavia presso i Musei Civici del Castello Visconteo.

Beri Giovanni, nato a Trivolzio nel 1841 e morto a Pavia nel 1924, frequentò la Civica Scuola di Pittura di Pavia con Giacomo Trécourt dal 1858 al 1867. In quell’anno vinse il concorso Franck col tema: “Bartolomeo Colleoni visita la tomba della figlia Medea”. Fedele alla tecnica del maestro, dal quale derivò pure la speciale predilezione per il ritratto, cosicché egli divenne uno dei ritrattisti maggiormente ricercati di tutta Pavia nella seconda metà del XIX secolo.

L’ultimo saluto del Colleoni alla figlia Medea di Ponziano Loverini

L’ultimo saluto del Colleoni alla figlia Medea è un dipinto olio su tela con soggetto profano realizzato da Ponziano Loverini nel 1871, per molti anni considerato perduto, era invece conservato presso il Castello di Thiene fin dall’anno della sua realizzazione. Il dipinto è firmato e datato: Loverini Ponziano Gandino 1871, la particolarità di inserire il cognome prima del nome e il luogo di nascita è da ritenersi proprio una testimonianza dell’esecuzione in età giovanile.

Raffigura una scena particolarmente intima e dolorosa. L’ambiente è silenzioso, di raccoglimento. I protagonisti compiono gesti con calma, quella calma che è espressione di dolore, illuminati da un debole lume centrale alla stanza, unico segno di speranza. La salma di Medea è posta su di un luminoso catafalco dove troneggia centrale il blasone del condottiero. Le sta accanto il Colleoni, raffigurato nelle sembianze di un vecchio sconsolato nell’atto doloroso di sollevare il velo che copre la defunta. Tre figure femminili presenziano la scena, una è genuflessa a fianco del condottiero mentre due sono a lato, entrambe indossano abiti ricchi degni del loro rango, probabilmente tre delle sette sorelle di Medea. Una finestra socchiusa con i vetri istoriati riempie la parte sinistra della scena e ai piedi di questa un giullare tiene un uccellino e una gabbia aperta, sembra infatti che la giovane avesse un uccellino come compagno di giochi, e che questo morì il medesimo giorno, il padre volle che fosse imbalsamato e posto nella tomba con la figlia.

Medea, la citazione di D’Annunzio in Merope

D’Annunzio cita Medea nella parte iniziale di Merope, La Canzone di Mario Bianco, in cui ricorda il primo caduto a Bengasi nel 1911.

Le due prime terzine alludono alla giovanissima figlia di Bartolomeo Colleoni, a quella vergine Medea sepolta nella stupenda Cappella costrutta in Bergamo dall’arte di Giovan Antonio Amadeo, dell’architetto scultore che lavorò al fronte della Certosa di Pavia e all’interno del Duomo di Milano.

GIOVINE, so che vuota è la tua tomba
la nella cerchia ove le primavere
della morte una candida colomba

reca, Medea nata del Condottare
di bronzo, quella che i suoi rosei marmi
disfoglia come rose di verziere.

(Gabriele D’AnnunzioMeropeLa canzone di Mario Bianco)

Io Medea, la mostra all’interno del palinsesto di Bg Bs 2023

Da importanti ritrovamenti documentari e di oggetti, portati in luce negli ultimi anni da una ricerca attenta e interdisciplinare, nasce un articolato percorso espositivo e scientifico. Io Medea, l’iniziativa che prende il via il 16 marzo 2023 e continuerà fino al 4 giugno, sarà l’occasione eccezionale per riportare sotto i riflettori sia la tomba di Medea, che per la prima volta sarà accessibile al pubblico anche con la piena visione dall’alto della scultura di Amadeo, sia gli spazi, normalmente non accessibili, di quel Luogo Pio della Pietà che fu fondato nel 1466 da Bartolomeo Colleoni nella sua dimora cittadina, ancora attivo dopo quasi cinque secoli e mezzo.

Le sezioni della mostra Io, Medea

Tre le sezioni della Mostra Io Medea in scena tra il 6 marzo 2023 e il 4 giugno a Bergamo, in Città Alta.

Scolpita per l’eternità – Cappella Colleoni, Piazza Duomo

Durante la mostra sarà possibile “scalare” il monumento funebre di Medea per ammirare con una visuale completa e da vicino la splendida statua della fanciulla che riposa.

Tracce di lei, Medea – Luogo Pio della Pietà Colleoni, via Colleoni, 11

Sopra l’epigrafe in lettere capitali, che attesta la conclusione dei lavori dopo la morte del Colleoni, nel Mausoleo troviamo un altorilievo la raffigurazione della Madonna col Bambino, affiancata a sinistra da Santa Caterina d’Alessandria, protettrice delle donne nubili e forse per questo presente sul monumento, e a destra da Santa Caterina da Siena, caratterizzata dal crocifisso (ora spezzato e mancante) e dal cuore raggiato. Con questo salto logico ci troviamo nel Luogo Pio della Pietà Colleoni, l’istituzione voluta dal Condottiero per aiutare le donne nubili senza dote.

Ecco che in questo luogo prende il via la narrazione del Quattrocento anche al femminile, attraverso la pittura, la poesia, la moda, gli affetti e le strategie matrimoniali del tempo.

Il Codice Colleoni Medea e Bartolomeo – Biblioteca Civica Angelo Mai, Piazza Vecchia 15

Un legame speciale che affiora tra le pagine di un prezioso codice miniato: la biografia del Capitano scritta dall’umanista Antonio Cornazzano (1473-1474).

 

Lasciatevi ispirare dai luoghi

Lasciatevi ispirare dai luoghi, leggete: 

 

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