Suddividere un cammino in più tappe è utile, soprattutto se come me non siete particolarmente allenati o volete gironzolare in cerca di storia e di storie. Eccomi quindi a raccontarvi la seconda tappa del Cammino del Vescovado, il nuovo percorso che attraversa le Terre del Vescovado. Questa tappa collega Albano Sant’Alessandro a Montello in provincia di Bergamo, una zona compresa tra Bergamo, il Lago d’Iseo e la Franciacorta.
Questo percorso come vi ho già scritto nell’articolo dedicato all’apertura del Cammino è stato progettato da Michele Pellegrini, esperto di cammini di montagna, per le Terre del Vescovado.
Ecco quello che troverete in questo articolo
La partenza dal Santuario della Beata Vergine delle Rose
Ci eravamo lasciati al termine della prima tappa del Cammino del Vescovado, ad Albano Sant’Alessandro nei pressi del Santuario della Madonna delle Rose (nella foto) e qui ci ritroviamo per iniziare la seconda tappa. Dalla stazione ci si dirige verso il Santuario seguendo le indicazioni. Qui si gira a sinistra. Non potete sbagliare: seguite il cartello per il ristorante Cantalupa e camminate seguendo una stradina asfaltata che passa fra i campi e le ultime villette di Albano S. Alessandro.
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Agriturismi e ristoranti stellati: c’è l’imbarazzo della scelta
Questa tappa vi rimarrà in mente sicuramente per i ristoranti che incontrerete sulla vostra via e che vi faranno venire voglia di fermarvi per provare l’offerta ristorativa. Infatti, sulla destra, si incontra subito l’Agriturismo S. Alessandro. Un luogo dove sentirsi a casa pranzando tra mura seicentesche abbracciate da un grande giardino: è un ristorante che saprà conquistarvi grazie ai sapori autentici e all’accoglienza tipica di queste zone. Se passate all’ora di pranzo non potrete fare a meno di sentire i profumi della tradizione che si propagano tutt’intorno.
Svoltate a destra seguendo il cartello per la Cantalupa, il Ristorante Da Vittorio. Passate sotto la superstrada e salite fino a raggiungere il ristorante stellato della Famiglia Cerea.
Da Vittorio (nella foto) è uno tra i ristoranti d’eccellenza assoluta nella scena italiana, pluripremiato e pluristellato è entrato nella prestigiosa e mitica guida rossa Michelin. Io ci sono stata solo una volta ad un matrimonio e da allora non ci sono più tornata, ma, credetemi, è una di quelle esperienze che, potendo, bisogna fare almeno una volta nella vita.
Una passeggiata tra i boschi
Nel punto in cui la strada comincia a scendere si imbocca un sentiero sulla sinistra che consente una breve digressione fra i boschi del versante Nord del Monte Tomenone. Qui sarete immersi in boschi di robinie ma con un bel portamento arboreo. E poi carpini, aceri, castagni e persino qualche faggio. Guardatevi intorno e respirate a pieni polmoni. Ogni volta che entro in un bosco ho questo istinto primordiale di riempirmi di ossigeno, di inspirare con le narici tutti i profumi che mi circondano, di ascoltare il rumore dei miei passi e di lasciarmi avvolgere dal canto meraviglioso che è il fruscio delle foglie mosse dal vento. E’ una sensazione bellissima. Sono sensazioni bellissime.
Qualche tempo fa ho letto un libricino di una collana che amo molto che tratta la filosofia del viaggio. Si tratta di “Il Sussurro degli Alberi, piccolo miracolario per uomini radice” di Tiziano Fratus. Se vi capita leggetelo. Ci sono dei passaggi che secondo me superano la poesia. Questo è il mio preferito, quello che rileggo ogni volta che so che mi troverò in mezzo ad un bosco:
“Gli alberi sussurrano le loro storie, la storia delle loro cortecce, la storia delle loro fronde, la storia delle loro radici. E in queste storie sono sedimentate le storie del paesaggio che li ospita. E in questi paesaggi si compiono e si sono compiuti i destini di molti uomini e di molte donne. I secoli passano, talvolta anche i millenni, e queste creature restano lì, aggrappate alle rocce, alla terra, crescono e occupano, deformano e invecchiano. Generazioni di esseri umani, di padri e di figli, di nipoti e discendenti transitano sotto le loro chiome e si abbeverano nelle ombre, ristorano l’anima e azzerano il pensiero. Si siedono, toccano il legno, si lasciano invadere lo sguardo dai movimenti che il vento anima, accarezzano le foglie e i frutti, i semi e ramificazioni. Un altro albero cresce dentro di loro e sono pronti ad ascoltarlo, ad ascoltarsi. Lì vibra il centro del mondo”.
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Attraverso oliveti e vigne
Proseguiamo insieme il cammino. Il sentiero sale e poi scende. Ignorate le deviazioni di sinistra e raggiungete una strada sterrata che prosegue verso sinistra in lieve discesa. In breve, la stradina passa sulle pendici meridionali del rilievo e costeggia un oliveto (via delle Querce). Raggiunto nuovamente l’asfalto si gira a sinistra (via Boschina), con ancora olivi sulla sinistra, e poi vigneto, e sulla destra campi coltivati con lo sfondo del centro abitato di Brusaporto. Ulivi e vigne. Vigne e ulivi. Sembra di essere in mille luoghi diversi. La strada svolta a destra e si fa cementata (via degli Aceri). Si tocca nuovamente l’asfalto.
Siamo in uno dei luoghi più belli di questa zona. A sinistra la strada finisce raggiungendo la Cascina dei Frati (nella foto), un’antica cascina ristrutturata e trasformata in un ristorante noto per eventi e banchetti. Anche qui sono stata ad un matrimonio, diversi anni fa. Ne ho un ricordo ottimo e mi è venuta voglia di tornarci per verificare se è ancora così. Vi farò sapere, spero, presto.
Il Cammino prosegue a destra e poi a sinistra (via Belvedere) raggiungendo così Bagnatica. A uno stop ci dirigiamo a sinistra per via S.S. Redentore, che si abbandona in prossimità di una curva a destra per proseguire dritti per via Roma poi a destra per via Camozzi e quindi subito a sinistra per via Tomenone, che presto diventa una stradina ghiaiata fra vigneti e prati. Il Cammino in questo tratto è dolce e piacevole, adatto veramente a tutti.
Qui vi renderete conto che questo territorio è caratterizzato da vigne e oliveti. Questo anche grazie alla mitezza del clima. E proprio per questa tipologia di coltivazioni non potrete che rimanere incantati dai paesaggi. Prendetevi tutto il tempo, guardate, respirate e se amate immortalare i paesaggi e i colori della natura questo è il posto che fa per voi.
Verso il borgo di Costa di Mezzate
Dopo le ultime case sparse si riprende a salire raggiungendo in breve il Casello di San Marco (nella foto), bell’edificio restaurato e panoramico con area ristoro. La zona è caratterizzata da muri a secco, appezzamenti coltivati a vite e una ricca vegetazione caratterizzata dalla presenza di querce, olmi, carpini bianchi, aceri campestri, pioppi e da un variegato sottobosco. Tempo fa ho scoperto un’app che potete scaricare sul vostro cellulare per riuscire a dare un nome alle varietà di vegetazione che potete trovare sul vostro cammino. Ecco qui potreste distinguere il candido campanellino, il dente di cane, l’erba trinità, l’anemone dei boschi, l’acetosella e l’aglio orsino.
Se poi siete degli amanti della storia del territorio, sappiate che qui potrete distinguere le le strutture murarie di particolare pregio in località Belvedere e le rovine romane del Monte Tomenone (I sec. d.C.).
Continuate a salire. Prima su una stradina cementata che nel punto più alto si fa sentiero. E poi cominciate a scendere. A un successivo bivio prendete il sentiero pianeggiante di sinistra che fra platani e vigneti raggiunge una strada sterrata da seguire verso destra mentre appare, sempre sulla destra, il turrito Castello Camozzi-Vertova di Costa di Mezzate. Si torna sull’asfalto e si va a sinistra (a destra si raggiunge in breve il centro storico di Costa di Mezzate). Soffermatevi in questo piccolo borgo. E’ davvero uno splendore, soprattutto la parte che porta verso il castello. Sembra di essere immersi in un altro tempo. Vicoli, strade strette, scalinate e scalette. Tutto ruota intorno al castello che si trova a metà collina.
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Verso Montello
A uno stop ancora a sinistra e così a un ulteriore bivio (via Cornelli) che sale fra rade case, orti e giardini, le ultime propaggini orientali del Monte Tomenone. Poi si scende (la strada prende il nome di via Colleoni) e entra nel centro storico di Montello, passa sotto una volta a botte, svolta a sinistra, costeggia per qualche metro una roggia e la attraversa su un ponticello
Attraversiamo via dell’Assunzione proseguendo per via Brevi, davanti al municipio di Montello con, sulla destra, la moderna chiesa di S. Elisabetta.
Nel parchetto oltre il municipio c’è una fontanella. Ah, la fontanella: vi avevo già detto di ricordarvi di portarvi dell’acqua? Si svolta a sinistra si attraversa la ferrovia e dirigetevi a destra per via Stazione fino a incontrare, dopo un centinaio di metri, la stazione ferroviaria di Montello-Gorlago.
Siete arrivati. Avete percorso 8 chilometri in poco più di due ore. Avete viaggiato attraverso 600 anni di storia, da Albano Sant’Alessandro fino a Montello.
Scheda tecnica del Cammino del Vescovado
Seconda Tappa Cammino del Vescovado
Punto di partenza: stazione ferroviaria di Albano S. Alessandro
Punto di arrivo: stazione ferroviaria di Montello-Gorlago
Lunghezza: km 8
Dislivello in salita: m 150
Tempo di percorrenza: h 2.00
Difficoltà: facile
Note
Le foto sono in parte mie e in parte di repertorio gentilmente offerte dalle Terre del Vescovado.
Questo post è stato scritto in collaborazione con l’Associazione Terre del Vescovado in occasione del Bando Viaggio #inLombardia
Mi piace molto la tua idea di dividere il cammino in diverse puntate, si ha più tempo di gustarlo ed assimilare le informazioni. Le strutture, poi, sono incantevoli.
Sto camminando con te a puntate, e la cosa mi piace molto. Abbandono sempre gli articoli molto lunghi, preferisco di gran lunga leggere poche cose, ma interessanti e concise. Una tappa in uno dei ristoranti da te citati credo che sia d’obbligo, soprattutto per riprendere il cammino satolli tra questi boschi fiabeschi.
Che incanto queste foto! Immagino che soprattutto in primavera siano davvero zone splendide da scoprire.
E’ sempre bellissimo poter camminare nella natura! Cerco di farlo almeno una volta o il sabato o la domenica!
Sto seguendo con piacere le tappe di questo cammino dai paesaggi davvero speciali. Poi anche una tappa in un buon ristorante non guasta 🙂