Lungo la prima tappa del Cammino del Vescovado

La prima tappa del Cammino del Vescovado: da Scanzorosciate ad Albano Sant’Alessando

Descrivere e raccontare un cammino è un’avventura. Soprattutto per me che sono una neofita dei Cammini e che ho scoperto da poco quanta meraviglia può nascondersi in una camminata. Ma eccomi qui a raccontarvi la prima tappa del Cammino del Vescovado, il nuovo percorso che attraversa le Terre del Vescovado, quella che collega Scanzorosciate ad Albano Sant’Alessandro.

Questo cammino è stato progettato da Michele Pellegrini per le Terre del Vescovado ed è stato aperto qualche giorno fa  da un gruppo di esperti di camminate e di montagna (tra cui immeritatamente c’ero anche io). Questa è la descrizione dei luoghi e della camminata che, ad onor del vero, non era particolarmente difficile, anche se un po’ di allenamento non mi avrebbe fatto male. Avrei affrontato alcuni strappetti con un po’ più di allegria. Ma devo dire che anche la fatica ha il suo fascino, specie se ad ogni salita corrisponde un luogo stupendo o un panorama mozzafiato.

Vi chiedo scusa in anticipo perché in questo post si sprecheranno i termini: panorama mozzafiato, luogo stupendo, panorama magnifico, luogo incredibile, fantastico, ecc. ecc. ecc. Dovete avere pazienza ma quando faccio qualcosa per la prima volta mi sento come una bambina nel Paese delle Meraviglie.

Pronti per percorrere insieme a me la prima tappa? Seguitemi!

Il primo tratto del Cammino del Vescovado comincia a Scanzorosciate, capitale ideale delle Terre del Vescovado, o almeno così la considero io. Se arrivate da Bergamo, senza traffico, dovete calcolare almeno 25 minuti. Se arrivate da Milano, calcolate almeno un’ora.

L’appuntamento era davanti all’ingresso della Biblioteca Civica, a due passi dalle fermate dell’autobus (5E e 5F), armati di zaino e pedule (scarpe da trekking). Ricordatevi di riempire la borraccia perché non ci sono molti punti da cui prendere acqua lungo il percorso e potrebbe venirvi sete.

Da qui il gruppo di cui facevo parte (ne ho parlato nel post in cui spiego cosa significa aprire un cammino) si è diretto verso Via Colleoni attraverso il centro storico. Sono vie molto piacevoli da percorrere, con alcuni edifici particolarmente pregevoli e significativi che vi invito a osservare e ad appuntarvi per una visita successiva.

Consorzio Moscato di Scanzo.jpgVilla Galimberti, sede del Consorzio del Moscato di Scanzo. Tenetela a mente, se un giorno vi dovesse venire voglia di acquistare una bottiglia di Moscato di Scanzo. In questo edificio infatti sono in vendita i migliori passiti rossi che si producono nella DOCG più piccola d’Italia. E troverete sicuramente delle bottiglie se la vostra enoteca di fiducia le ha finite.

Girate a destra per Via Fanti e prendete un sentiero sulla destra fino alla strada asfaltata. E’ in salita, con una bella vista sul centro storico e sui colli di Bergamo.

Dal Sentiero del Gianino fino alla Chiesetta degli Alpini

Ad un certo punto abbiamo abbandonato l’asfalto a favore di un sentiero sulla sinistra (segnalato come “Sentiero delle Orchidee” o come “Sentiero del Gianino). Preparatevi: se non siete allenati vi farà scoppiare il cuore. Purtroppo io ingenuamente avevo dato troppo credito alle mie gambettine corte e al mio fiato (che in realtà non era pronto e che ci ha messo un bel po’ prima di spezzarsi), tanto che a metà salita già mi chiedevo chi me l’avesse fatto fare a decidere di intraprendere questo cammino. Ma tutto passa, anche la fatica per una salita un po’ ripida. Non fermatevi, ma al limite rallentate e vedrete che non appena il fiato si spezzerà, sarà tutto più facile.

Il Sentiero del Gianino (o Sentiero del Giannino, con doppia n), prende il nome dallo storico sacrestano di Scanzo che aveva cura della chiesa del paese “quasi più del curato” e di questa collina. Percorretelo con calma e in poco più di 10 minuti arriverete in cima, nel punto in cui diventerà più dolce e potrete ricominciare a respirare.

Seguendo la via, arriverete all’imbocco di una scalinata ripida che guarda giù, verso il paese. Non imboccatela, ma sappiate che quella è un’ottima alternativa al sentiero del Giannino. Una curiosità: i gradini sono stati fatti dagli Alpini con i legni della ferrovia dismessa.

Scalinata degli Alpini a Scanzorosciate

Ed è proprio agli Alpini che è dedicata la suggestiva chiesetta che raggiungerete proseguendo sulla via sterrata sulla cima del Monte Bastia. Prendetevi tutto il tempo per respirare e per ammirare il paesaggio.

La vista dal sentiero che conduce alla Chiesetta degli Alpini di Scanzorosciate

La Chiesetta degli Alpini è circondata da tre grosse croci (è per questo che è detta anche “Chiesetta delle Tre Croci) rivolte ognuna verso una località diversa del Vescovado: Scanzo, Rosciate e Torre de’ Roveri. Se la giornata è limpida riuscirete a vedere tutta la pianura, da Bergamo agli Appennini. Qualcuno dice di aver visto anche lo skyline di Milano in una giornata particolarmente tersa. E’ bellissimo ed emozionante: soprattutto se lo vedete come me per la prima volta da una posizione che con la macchina non avreste mai raggiunto.

La discesa verso la Tribulina, passando davanti al Portone del Diavolo

Finito di ammirare il panorama e di scattare mille mila foto, ci siamo rimessi in cammino. Abbiamo percorso una stradina in discesa fino a incontrare un segnavia del C.A.I. (509). A proposito, sapete riconoscere i segnavia del CAI e il loro significato?

Imparare a riconoscere i segnavia del CAI

Si prosegue sul crinale, che alterna salite e discese a tratti pianeggianti. In lontananza a sinistra potrete distinguere i monti della bassa Valle Seriana, a destra gli alberi del bosco nel quale siete immersi (soprattutto querce). Poco oltre un capanno di caccia si arriva ad un punto dove si trovano diverse indicazioni escursionistiche e, dopo un tratto fra gli olivi con vista sulla pianura e i colli vitati, si torna sull’asfalto, in discesa fra le ville, verso la rotonda di Tribulina.

Qui passerete davanti al Portone del Diavolo. No non è quello della Celadina  di cui vi ho già parlato in un post. Questo è un altro portale, sempre in pietra arenaria e guarda sulle colline coltivate a vite di Negrone, una delle 5 frazioni di Scanzorosciate. Fermatevi a fare delle foto: la vista merita davvero.

Raffi Garofalo al Portone del Diavolo della Tribulina.jpg

Tra vigne e oliveti, il paesaggio si apre e lascia senza fiato

Attraversiamo la rotonda proseguendo dritti in salita con davanti a noi la facciata della chiesa parrocchiale della Tribulina di Scanzo. Fu costruita tra la fine dell’800 e i primi del secolo scorso in sostituzione della Chiesa di San Giovanni dei Boschi  che trovate affacciandovi sulla pianura, più in basso. L’antica chiesa si trovava in una posizione poco “dominante” e soprattutto si allagava spesso per via di una sorgente che si trovava lì vicino. Così gli abitanti della Tribulina pensarono di costruire un imponente edificio in stile neogotico, decorato sobriamente: quando fu decisa la sua costruzione non lo si fece per ostentare ricchezza, ma per essere visibile e raggiungibile da tutta la zona.

Chiesa della Tribulina di Scanzo.jpeg

Si prosegue per poco sull’asfalto della strada provinciale per poi abbandonarla prendendo sulla destra via del Dosso. Passerete vicino al Cimitero della Tribulina e tornerete sulla provinciale per entrare poco dopo su un sentiero che vi porterà verso i vigneti sulla destra (direzione aziende agricole Il Cipresso, I Cerri e Martinì). La stradina, prima asfaltata, poi sterrata e infine ampio sentiero, tocca le tre aziende e confina con il vasto oliveto dell’azienda agricola Il Castelletto. In questo tratto vigneti e oliveti si alternano dando vita a un paesaggio magnifico, con la vista in lontananza su Città Alta. E’ il punto che mi è piaciuto di più: quello senz’altro più romantico.

Curiosità: 3 cose che (forse) non sapete sulle vigne

Ogni volta che incontro i produttori di vino, mi piace fare domande e scoprire sempre qualcosa di nuovo. Nel mondo dei vini c’è sempre qualcosa da scoprire, da imparare e da raccontare: prodotti e produttori, tecnologie sempre più all’avanguardia, nuovi studi e ricerche in campo agronomico e vitivinicolo. Negli ultimi decenni, poi, si sta lavorando verso una maggiore consapevolezza dell’aspetto ‘naturale’ del processo produttivo a partire dalla vigna e dalla vite.

Durante le mie gite nelle cantine del Vescovado ho scoperto delle cose molto interessanti che non conoscevo e che ho ritrovato e ricordato mentalmente attraversando a piedi le Terre del Vescovado.

Durante il Cammino del Vescovado, troverete delle panchine: fermatevi ad ammirare il paesaggio: approfittatene come ho fatto io. Osservate le vigne: sono sorprendenti.

  1. La vite si alleva

Si avete capito bene: si alleva. E’ una particolarità come del resto è una particolarità che le ostriche e le cozze di coltivino nonostante facciano parte del mondo animale. Quindi, se un giorno vi dovesse capitare di chiacchierare con un vignaiolo, se dovesse dirvi che le sue vigne sono allevate a spalliera, sappiate che non sta sbagliando: si dice proprio così. Che non significa che la porta a pascolare, né che le dà il mangime per farla crescere. L’allevamento di una vigna è espressione della storia enologica di un territorio, di come i viticoltori abbiano modellato la vite per farle produrre al meglio in quell’ambiente secondo le loro esigenze.

  1. Le viti possono essere piantate parallele o perpendicolari alla pendenza della collina

Le coltivazioni di vite in collina possono essere a terrazze o a giropoggio e a rintocchino. Le prime sono parallele alla pendenza della collina e vengono piantate praticamente a scale o seguendo il crinale della collina. Le seconde invece seguono la pendenza della collina in modo perpendicolare, praticamente in discesa. La scelta di una piuttosto che l’altra viene fatta in funzione della pendenza con un occhio ai trattorini e ai macchinari agricoli: se sono troppo in pendenza potrebbero ribaltarsi.

  1. Le vigne amano le rose

Le vigne amano le rose, anche se non so se le rose amino davvero le vigne. All’inizio di ogni filare si trovava una pianta di rose. Non è una pianta ornamentale, bensì una pianta di controllo. Infatti la rosa è una pianta che viene attaccata dalle malattie ma è più delicata si ammala più velocemente. In genere una quindicina di giorni prima di quanto non succeda alle vigne. E in quel periodo i viticultori possono mettere in atto tutte le operazioni per salvare la produzione delle uve.

Con un ultimo tratto in salita si riguadagna l’asfalto in un vasto panorama verso Est, dalla pianura ai Colli di Bergamo ai primi rilievi prealpini, “Le tre montagne di Bergamo”: Linzone, Canto Alto e Misma. Si prende a destra (Via Collina Alta) e, dopo 200 metri, a sinistra in località Magri, seguendo il segnavia C.A.I. n. 626 e il cartello per la Tenuta Frizzoni.

Volete visitarla (anche solo virtualmente)? Avete mai visto una tinaia? 

Leggi anche: Tenuta Frizzoni, una villa e una tinaia affacciate sulle ville del Monte d’Argon

Da San Cristoforo a San Giorgio

La strada sale, prima cementata e poi sterrata e raggiunge così la chiesetta di S. Cristoforo, con panchine e un portichetto coperto. Guardate le foto: non sono un sogno?

La stradina prosegue alternando tratti in discesa con altri in salita, in un bel bosco di rimarchevole biodiversità, affiancata da grandi querce. Si arriva così quasi di fronte a un cancello e si imbocca la sterrata sulla destra e dopo poco uno slargo con diverse indicazioni: seguite le indicazioni per il sentiero C.A.I. 626 direzione Albano Sant’Alessandro.

Non ho molti ricordi di questo tratto perché la carovana si era allungata e io ero quasi sempre indietro. Una delle raccomandazioni (o preghiere) che posso è: se vi trovate a girare con gruppi eterogenei accertatevi sempre che tutti rimangano in gruppo e che un camminatore esperto chiuda sempre la fila, anche a costo di andare ad una velocità infinitamente più lenta di quello che potrebbe permettersi. Non basta fermarsi ad aspettare, se gli ultimi stanno girando a vuoto nel bosco su sentieri sbagliati.

Non è stato il mio caso ovviamente perché quando mi sono accorta di essermi allontanata troppo dal gruppo ho telefonato a chi mi precedeva e ho chiesto conferma sulla direzione da prendere. E in questo il Cammino del Vescovado è una sicurezza perché il cellulare prende ovunque. Ricordatevi però di caricarlo e di avere una batteria di scorta (anche piccola) e il cavo nello zaino.

Siamo sul Monte d’Argon: il sentiero segue a saliscendi, talvolta ripidi, per poi distendersi. Meno male, direte voi. Sbagliato, dico io! Prendete fiato perché la Chiesetta di San Giorgio  ad Albano Sant’Alessandro si trova sulla sommità del Monte San Giorgio e la si raggiunge con uno strappo in salita che vi ricorderete sicuramente anche a distanza di giorni. O almeno io me lo ricorderò, visto che per cercare di non arrivare troppo in ritardo e di non frenare il gruppo, avevo i polmoni praticamente che mi schizzavano dalle orecchie.

Ma ogni fatica viene ripagata, credetemi: la chiesetta di San Giorgio, attorniata da prati, panchine e tavoli, si apre su uno dei panorami più affascinanti che abbia mai visto. La vista a 360 gradi abbraccia la pianura davanti a voi e i monti Resegone, Alben e Colli di San Fermo alle vostre spalle. E’ uno dei luoghi più suggestivi di tutta questa prima parte del Cammino. Devo confessare che la salita per me è stata particolarmente difficile: ero senza i bastoncini e ho fatto davvero fatica. Quindi, consiglio: munitevi di bastoncini. Andranno bene sia all’inizio (sul sentiero del Giannino, ripido a tornanti) che in questo punto, in salita e… nell’inevitabile discesa.


La discesa

Si perché la montagna insegna che quando si arriva in cima… bisogna scendere! E la discesa non è mai solo semplice. E’ più veloce, sicuramente, e proprio per questo bisogna comunque fare attenzione. Anzi, forse bisogna fare attenzione il doppio perché la troppa confidenza potrebbe farvi perdere l’equilibrio e scivolare.

Il sentiero che vi porta verso l’agriturismo San Giorgio è sassoso, gradinato ma ripido. Lo si percorre sempre in discesa, finché si fa asfaltato. Qui si svolta a sinistra, fra ville e villette di Albano S. Alessandro.

Proseguite verso il centro del paese, direzione stazione o strada statale.  Raggiungete e attraversate al semaforo la Strada Statale, mentre sullo sfondo appare il Santuario della Beata Vergine delle Rose. 

Leggi anche: La storia del Santuario della Madonna delle Rose di Albano Sant’Alessandro

Albano_santuario_madonna_delle_rose_01.jpg

La fine della prima tappa

In poche decine di metri arriverete alla stazione ferroviaria di Albano S. Alessandro.

Qui potete decidere se proseguire con il Cammino del Vescovado o se tornare a casa. Da qui il treno raggiunge Bergamo in 11 minuti e il pullman raggiunge Scanzorosciate in 15’.

Sempre che non vi venga fame nel frattempo e non decidiate di fermarvi a mangiare all’Agriturismo Sant’Alessandro a pochi passi dal Santuario della Madonna delle Rose. 😉

Per riassumere:

Il Cammino del Vescovado è un cammino di nuova apertura che tocca 10 comuni delle Terre del Vescovado in provincia di Bergamo.

Lunghezza della prima tappa: km 12

Comuni attraversati nella prima tappa: Scanzorosciate, Torre de’ Roveri, Albano Sant’Alessandro

Dislivello in salita: m 350

Tempo di percorrenza, escluse le soste: h 3.00 per i più allenati 4 h per i principianti che vogliono fermarsi a scattare foto

Punto di partenza: fermata autobus ATB Piazza Caslini, Scanzorosciate

Punto di arrivo: stazione ferroviaria di Albano S. Alessandro

Note

Le informazioni contenute in questo articolo sono il frutto nella mia esperienza personale e della rielaborazione del materiale tecnico fornito dall’autore del Cammino del Vescovado, Michele Pellegrini.  Le foto sono mie. 

Questo post è stato realizzato in collaborazione con l’associazione Terre del Vescovado e il comune di Albano Sant’Alessandro (BG) nell’ambito del bando regionale Viaggio #InLombardia (o #viaggioinLombardia sui social).

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33 comments

  1. Non ho mai fatto un esperienza del genere, (anche un po per pigrizia) ma il tuo racconto sul Cammino del Vescovado mi é piaciuto. Potrei percorrerlo anch’io, grazie per avermelo fatto conoscere

  2. Una bellissima passeggiata nella natura e nella storia. Non conoscevo questo cammino, lo proporrò al mio compagno per la prossima primavera, grazie per avermelo fatto scoprire

  3. Il tuo racconto è davvero entusiasmante, ed invoglia non poco ad intraprendere questo cammino, di nuova apertura se non ho capito male. Purtroppo avendo problemi al ginocchio devo limitarmi a terreni liscia e in pianura. Ma leggendo è come se avessi partecipato con te alla passeggiata.

  4. Ho letto con interesse perché mi piace molto camminare, quando parli di ripido lo consiglieresti ugualmente ad una famiglia con bambini (non piccoli)?

  5. Ultimamente vengo a Bergamo abbastanza spesso e talvolta mi rimangono delle ore libere di pomeriggio, ormai ho già visitato la città in largo ed in lungo e l’idea di avventurarmi in questo bel percorso mi attira molto. Grazie per i tanti dettagli, ho sempre paura di perdermi quando cammino in zone sconosciute, ma con i tuoi consigli sicuramente questo non potrà succedere!

    1. Mi riempi di responsabilità. 🙂 Certamente sarà un’esperienza indimenticabile. Davvero.

      1. Contaci! Ormai quelle zone non hanno più segreti per me. 😉

  6. Studiando a Milano mi sono recato diverse volte a Bergamo, ma non ero (nella mia ignoranza) a conoscenza della possibilità di percorsi del genere. La prossima volta prenderò sicuramente ispirazione dal tuo articolo.

  7. Mi hai fatta sognare con le tue foto e le tue note sulle varie tappe del cammino. Ti ammiro perché io mi sarei arresa già alla prima salita e invece… Hai fatto bene, non ti sei persa nulla e sei stata previdente nel chiamare chi era più avanti di te per darti indicazioni. Tra l’altro non conoscevo la segnaletica CAI ed è sicuramente molto utile impararla!

  8. Mi avevi affascinato già con il post sull’apertura del Cammino. Certo mi sono un po’ spaventata dei chilometri da percorrere, ma se questa è la prima tappa e ci sono così tante cose da vedere, credo proprio che prima o poi verrò anche io a fare questo cammino!

  9. Non vedo l’ora di scoprire anche le altre tappe. Anche io come te avrei bisogno di un piccolo allenamento prima ma mi sembra comunque abbastanza facile anche per i meno esperti!

  10. Che bello questo cammino. Una zona di cui non so quasi nulla, sarebbe un punto di partenza ottimo per cominciare la mia esplorazione.

  11. sono davvero molto belli questi percorsi da percorrere…. si scoprono dei posti meravigliosi che in maccchina non avremmo la possibilità di visitare…. un pò di fatica ma ne vale sicuramente la pena

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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