Aprire le porte di un castello, mantenendone intatta la privacy, soprattutto se ancora abitato, sembra impossibile e invece pare proprio che ci siano riusciti. Infatti, se digitate Castello Camozzi Vertova su Google per farvi un’idea di quello che potrete ammirare al suo interno andandolo a visitare troverete pochissime foto. Sì perché in questo Castello inserito nel circuito delle dimore storiche bergamasche che si sono messe in rete e che da tre anni aprono le proprie porte al pubblico, non si possono scattare foto: è assolutamente proibito. Ma anche se avete una vocazione Social e dovete per forza immortalare quello che visitate date retta a me: “Se vi piacciono i castelli, quelli ancora abitati, andate a Costa di Mezzate nella Bergamasca: il castello che domina il paese è assolutamente da visitare! E, anche se non avrete foto, i ricordi non ve li porterà via nessuno”

Ecco quello che troverete in questo articolo
Tra i castelli più antichi e meglio conservati della Lombardia
Il Castello Camozzi Vertova, si trova nelle Terre del Vescovado a Costa di Mezzate. Lo incrocerete percorrendo la seconda tappa del Cammino del Vescovado e sono certa che ne rimarrete sorpresi e affascinati. Non se ne parla molto e non esistono trasmissioni televisive che lo abbiano mostrato al suo interno per questo, appena ho scoperto che era possibile visitarlo, ne ho approfittato.
E’ nato come fortificazione difensiva e ha origini antichissime. La sua struttura ne testimonia l’origine alto medievale, ponendolo tra i più antichi castelli che si trovano in Lombardia e tra quelli meglio conservati. L’abitato di Costa di Mezzate è dominato dal castello che, pur sorgendo a mezza costa del Colle Alto denominato Colle San Geminiano, costituisce l’elemento di maggior spicco del paese.
Il castello era composto da tre elementi principali: il mastio sulla vetta del colle, la rocca a mezza costa, a cui il mastio pare fosse collegato attraverso un camminamento sotterraneo, e la torre nel borgo. Risalgono presumibilmente al X secolo, quando furono costruiti per difendere la pianura lombarda dagli invasori provenienti dalla Val Camonica e dal Brennero.
Una posizione strategica
La posizione strategica spiega la presenza di fortificazioni fin dai tempi più antichi, ma niente conferma l’ipotesi di un’origine romana del “castrum” medioevale, attorno al quale si formò il primo “vico”, popolato da agricoltori che lavoravano la sottostante campagna. Per tutto il Medioevo il paese visse di riflesso le vicende tormentate di tutta la penisola come le lotte tra comuni, tra guelfi e ghibellini, le dominazioni straniere con le conseguenti miserie, le epidemie di peste che colpirono la popolazione e portarono alla nascita d’istituzioni importanti come il Pio Consorzio della Misericordia e l’Assistenza ai poveri.
L’origine del castello
Venne eretto dall’imperatore Ottone I (962) ma dopo la sconfitta definitiva del Barbarossa nella battaglia di Legnano (1176), le proprietà furono assegnate dal Comune di Bergamo alle famiglie fedelissime dei capitani, gli Albertoni de Vertua (Vertova), i Rogerio de Scalve e alla nobile famiglia Del Zoppo di Bergamo.
Intorno al 1160 Albertus Albertoni de Vertua sul luogo dell’antica rocca difese Bergamo nella guerra contro il Barbarossa (Lega di Pontida). Firmò nel 1183 la pace di Costanza, rimase insignito, e con lui i discendenti, del dominio del castello, divenendo il capostipite dei Conti Vertova, poi Camozzi Vertova, che ereditò la proprietà.
In epoca medievale il castello di Costa di Mezzate fu anche un forte baluardo di difesa contro Niccolò Piccinino. Quest’ultimo, a capo delle truppe del Duca Filippo Maria Visconti, stava completando l’accerchiamento dell’esercito veneto condotto da Francesco Gonzaga, quando venne bloccato dalla strenua difesa della fortezza.
In poche parole, la vocazione alle armi dei suoi proprietari e la sua posizione ne fecero un centro di difesa strategico lautamente ricompensato.
Da luogo di difesa a residenza rinascimentale
Nei secoli seguenti il castello fu al centro delle mire espansionistiche di Bernabò Visconti, duca di Milano, che però non riuscì a violare la fortificazione. Nel periodo delle Signorie, il castello adempì il suo ruolo di difesa dei luoghi e degli abitanti e si trovò al centro di fatti d’armi durante le guerre tra Milano e Venezia. Dopo la pace di Lodi (1454), il castello perse la sua funzione militare e diventò una residenza rinascimentale.
Nel 1433 fu emanato un decreto, della Repubblica di Venezia, che “esentava per cinque anni da ogni carico reale, personale et misto quei di Bagnatica et Mezzate in riconoscimento della loro fedeltà et in riconoscenza delle sciagure sofferte“. Alla ripresa delle ostilità tra le due potenze, il castello s’impose come baluardo di difesa e permise alle truppe della Serenissima di respingere i milanesi.
Nonostante queste trasformazioni, ad opera dei discendenti di Alberto degli Albertoni, che nei secoli successivi mantennero solo il cognome Vertova, le sue vicende restarono strettamente legate alla storia italiana. Lo testimoniano i documenti contenuti negli archivi bergamaschi e la visita di personaggi illustri, come San Carlo Borromeo, che vi soggiornò nel XVII secolo, Giuseppe Garibaldi e Margherita di Savoia, prima Regina d’Italia.
Gli ultimi discendenti
L’ultimo discendente maschile dei Conti Vertova morì nella prima metà del 1800. La loro stirpe continuò in linea femminile con la contessa Elisabetta in Camozzi de’ Gherardi Vertova, i cui figli si distinsero scrivendo le più belle pagine della Storia del Risorgimento Bergamasco.
Il contributo dato dalla famiglia Camozzi alle lotte per l’Unità d’Italia fu notevole, soprattutto grazie ai fratelli Gabriele e Giovan Battista, che fu sindaco di Bergamo nel 1860 e senatore del regno. Garibaldi fu più volte ospite del castello da cui partì una colonna di volontari, chiamata Colonna Camozzi. Comandata da Gabriele, mosse per soccorrere Brescia che in quel momento era impegnata in un’eroica resistenza contro gli Austriaci.
Di proprietà della contessa Maria Edvige Palma Camozzi de Gherardi Vertova (1928 – vivente), oggi il castello, con le sue antiche torri, le sale affrescate, il giardino all’italiana e le collezioni di famiglia, rappresenta un patrimonio storico davvero interessante.
Come si presenta oggi
Il castello è un vasto complesso formato da edifici, sorti in diverse epoche (dal XII al XVII secolo), la parte nord è la più antica e mantiene, pur dopo un restauro ottocentesco, il carattere tipico dei manieri medioevali. Un restauro più recente, di qualche anno fa ha messo in sicurezza alcune zone e ne ha sistemate altre con un restauro conservativo molto ben fatto.
Gli esterni
Esternamente il castello si presenta con un grande giardino composto da alberi secolari. Una torre in vetta al colle, avanzo duecentesco di una scomparsa rocca medievale che fu degli Albertoni, svolgeva le funzioni di osservatorio verso la valle e la pianura ed era il punto forte per la difesa del luogo.
La cinta muraria possiede torri angolari che garantivano un’ottima visuale durante i combattimenti. In epoca rinascimentale l’edificio ha subìto alcune modifiche. Lungo la cinta muraria si può trovare un secondo ingresso, su cui sono scolpite nella pietra le insegne araldiche della famiglia proprietaria, i Vertova. Un leopardo e un’aquila accompagnano il motto di tale casato: Honor et gloria.
Al di là del primo nucleo si protendono verso il sottostante villaggio vari corpi di fabbrica trasformati in attraente residenza di campagna, nella quale si apre un’elegante loggia del ‘500.
Il giardino all’italiana
Il magnifico giardino all’italiana del castello, tuttora esistente, risale al XV secolo. I cespugli di bosso pare abbiano subìto qualche danno e non siano più quelli di una volta, ma è comunque da ammirare perchè si tratta di uno dei pochi esemplari ancora esistenti nella bergamasca dove la nobiltà aveva sempre preferito i giardini all’inglese.
Questo giardino all’italiana ha un aspetto molto elegante in quanto contraddistinto da forme geometriche, ordine e simmetria. Queste rendono il look del giardino molto formale ed elaborato. La concezione del giardino all’italiana prevede che non si debba mai nascondere la vista delle campagne circostanti dal castello e viceversa, da qui la disposizione laterale o sul fondo dell’abitazione dei filari di alberi alti contrapposti agli arbusti del giardino vero e proprio.
Gli interni
Il cuore del castello, l’interno, è completamente diverso dalla corazza che lo avvolge. Infatti, vi si trova un cortiletto cinquecentesco di forma rettangolare, delimitato su tre lati da un porticato, sorretto da eleganti colonne di arenaria.
Sul lato nord del cortiletto interno è stata murata un’epigrafe che reca le seguenti parole a ricordo del capostipite della famiglia Alberto degli Albertoni dei Capitani di Vertova:
«ALBERTUS ALBERTONUS DE CAPITANEIS DE VERTULA AD PACEM COSTANTIAE ORATOR ANNO MCLXXXIII ANTIQUIOR FAMILIAE D.D. COMITUM ET EQUITUM VERTUAE AUCTOR REPERTUS ET PROPAGATOR BERGOMI».
Accanto, si troveranno due targhe che ricordano il soggiorno di Margherita di Savoia prima regina d’Italia e quello (come vi ho già detto sopra) di Giuseppe Garibaldi, amico dei Camozzi.
Gli ambienti interni, per lo più di gusto neoclassico, custodiscono una raccolta d’armi, oggetti di famiglia e tele, alcune assai pregevoli. Per gli amanti dell’arte, credetemi, saranno una bella sorpresa.
Le decorazioni delle pareti, la mia passione
Avendo però un’insana passione per i trompe d’oil e per le decorazioni murarie in genere che mi spinge ad ammirare spesso più i muri che i contenuti, dovo dire che questo castello non delude per nulla, anzi. Al piano nobile potrete ammirare pareti e soffitti decorati con tutti gli stilemi tipici del barocco e del rococò che si susseguono ogni volta diversi nelle 5 stanze che entrano una dentro l’altra in un continuum.
E poi c’è la chicca, quella che mi ha letteralmente fatto impazzire: la sala da pranzo ottocentesca con la volta a botte, completamente dipinta che mostra il castello immerso nella natura con i suoi dintorni. Un racconto animato da personaggi come il Nebbia (il pittore Luigi Deleidi che lo dipinse) intento a disegnare i suoi bozzetti intorno al castello, il conte Camozzi (quello della prima foto in alto) che parla con le sue persone, i contadini che lavorano nei campi. L’interno che raffigura l’esterno. La natura rigogliosa che esce dalle finestre. Uno scambio di luce e di colori che commuove.
Le visite guidate
Per visitare il castello tenete d’occhio il sito delle Terre del Vescovado o quello di Tosca Rossi, guida abilitata. Non è sempre aperto al pubblico e i posti sono limitati per tanto bisogna organizzarsi con un po’ di anticipo e prenotare, se volete riuscire a visitarlo.
Si entra solo su prenotazione. Ricordatevi di portate con voi un documento d’identità che verrà registrato all’ingresso. Durante la registrazione lascerete borsa e cellulari in una sala guardaroba e li recupererete all’uscita.
La visita costa 20 euro.
Note
Le foto degli esterni le ho recuperate in rete o sono mie e quelle degli interni sono fornite a tutti i media dalla proprietà. Ricordate che è inutile portare il vostro armamentario fotografico all’interno perché non è possibile fotografare: sarete controllati a vista.
Le informazioni contenute in questo post sono il frutto dell’elaborazione di appunti e materiali raccolti o ascoltati durante la visita guidata tenuta da Tosca Rossi, guida turistica abilitata e storica dell’arte autrice di diverse pubblicazioni dedicate al territorio bergamasco.
Questo post è frutto di una collaborazione con l’associazione turistica Terre del Vescovado nell’ambito del bando di Regione Lombardia, viaggio #inLombardia.
Un’altro luogo che si aggiunge alla lista delle mete da esplorare vicino a casa. Sembra davvero un posticino interessante e suggestivo!
Direi che devo proprio decidermi a organizzare un weekend dalle parti di Bergamo altrimenti passo in zona solo per partire da Orio al Serio ed è un vero peccato.
Mi piacciono tantissimo i castelli e in particolare quelli ancora abitati. Ne ho visitato uno in provincia di Parma dove vive tuttora un principe con la sua famiglia, e uno in provincia di Cuneo abitato da due sorelle un po’ fuori di testa. Ma in entrambi i casi la visita è stata molto interessante.
Ho un debole per i castelli, mi fa sempre piacere scoprirne di nuovi! Grazie per avermene segnalato un altro molto interessante 😊
Più leggo i tuoi articoli e più aumenta in me il desiderio di visitare Bergamo e le sue bellezze. Dopo le miniere di Dossena, questo è un altro posto che vorrei visitare sicuramente 🙂
Non avevo la minima idea che potesse esistere una preziosità del genere a Bergamo. Bisognerebbe valorizzare di più il patrimonio di questa zona d’Italia. Complimenti per il tuo costante lavoro di promozione territoriale, so benissimo che non è facile e il duro lavoro che c’è dietro.
Continua così!
Questo castello dista meno di un’ora da casa mia, e io non l’avevo mai nemmeno sentito nominare… Ci sono così tante chicche dalle nostre parti che non vengono affatto pubblicizzate e valorizzate… ed è un peccato! Ti stimo tanto per quello che fai, per questo blog.
Questo posto sembra bellissimo, sarei curiosissima di vedere la sala da pranzo di cui scrivi! Poi il fatto di non poter scattare foto aumenta ancor di più il mistero e il fascino di un luogo, secondo me! Spero di riuscire ad organizzarmi per una visita. Intanto ti ringrazio per avermelo fatto scoprire!
Ormai sai che amo i Castelli e questo sembra avere degli affreschi alle pareti bellissimi. Poi il giardino e gli esterni sono davvero curati e si vede che ci tengono a mantenere tutta la struttura al meglio. Mi chiedo se durante le visite si riesca anche a parlare con gli abitanti al suo interno.
No, non parli con nessuno degli abitanti. La parte visitabile è quella in cui si trovano le collezioni. Ogni stanza è come se fosse un piccolo museo. La parte “vivibile” del castello è privata.