Dire che un vino è buono oggi non basta più. La qualità è ormai un prerequisito (almeno per me deve essere così). Quello che cerco e che mi piace quando visito una cantina è assaggiare i vini e scoprire le storie di chi le produce. Per questo, se vi piace il vino di qualità e siete appassionati di storie come me, vi suggerisco un’esperienza bergamasca che dovete proprio fare: una degustazione di vini Pecis nella cantina dell’azienda agricola Angelo Pecis a San Paolo d’Argon (in Val Cavallina, provincia di Bergamo).
Il tour dura complessivamente circa un’ora e mezza e comprende la visita ai vigneti, quella ai locali di vinificazione e alla cantina di affinamento, e infine la degustazione dei vini in abbinamento ai formaggi e salumi tipici della terra bergamasca e pasticceria secca.
E se fin qui vi sembra tutto nella norma, sappiate che quella che non è così. La degustazione presso le Cantine Pecis è un’esperienza sensoriale che “narra mille storie”, a partire da quella di una famiglia che da decenni vive all’insegna del buon vino.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Pecis: un’azienda di famiglia che si racconta nei vini
Prima di cominciare a parlare della degustazione, lasciate che vi racconti qualcosa dell’Azienda.
Angelo Pecis è proprietario di 5 ettari di vigneto (metà a San Paolo d’Argon e metà a Cenate Sotto) dove si coltivano principalmente i vitigni prescritti dal disciplinare del Valcalepio Doc: Merlot e Cabernet Sauvignon per il rosso, Pinot Bianco, Grigio e Chardonnay per il bianco, Moscato di Scanzo per il passito. Minori sono – per estensione ma non per caratteristiche dei vini – le coltivazioni di Franconia, Moscato Giallo e Moscato di Scanzo. A questi si aggiungono le coltivazioni di Franconia, Petit Verdot, Rebo, Moscato Giallo, Moscato di Scanzo.
La produzione si articola su tre linee: vini fermi, passiti e spumanti ottenuti con metodo classico per un totale di 10 etichette e una media annuale di 25.000 bottiglie. La produzione dell’azienda Pecis comprende tre Valcalepio Doc (Rosso, Rosso Riserva e Moscato Passito) e tre Bergamasca IGT (Imberghem, Soffio del Misma e Solemne). Inoltre vanta tre spumanti prodotti con il Metodo Classico, il Pecis Maximus Brut, il Gaio delle Passere Dosaggio zero (con uve Moscato Giallo) e il Quadrifoglio Rosé Brut (con uve Franconia). Infine i due passiti , il Laurenzio (con uve Moscato Giallo), e Argo (con uve Moscato di Scanzo). A queste etichette si è aggiunto da pochissimo un Sidro spumante ancora in fase sperimentale, ma decisamente promettente.
Perché è così speciale una degustazione di vini Pecis?
Questi vini ci parlano di padri che cominciano per hobby a curare il vigneto e la trasformazione dell’uva. Ci raccontano di padri che trasmettono la loro passione ai figli che studiano enologia, imparano le tecniche e diventano abili imprenditori. E ci parlano di figli di figli che decidono di proseguire nel solco della tradizione e dell’esperienza di famiglia, con i punti di riferimento sui quali evolversi con innovazione e fantasia.

Ma andiamo con ordine.
Visitare i vigneti per cogliere la passione per il vino e le uve
Quando ho prenotato la degustazione con Cantine.wine alle cantine Pecis, ero molto curiosa: sul loro sito si parlava di “Vigneti giardino”, che avremmo visitato durante il tour. E la definizione è proprio corretta: la presenza non solo viti, ma anche di rose ed alberi di fichi e mele rendono la proprietà Pecis più simile ad un “giardino di delizia” che ad un terreno agricolo. Camminare tra le distese regolari dei vigneti, in particolare in questo periodo in cui le foglie assumono i colori caldi dell’autunno e i grappoli maturi vengono raccolti è un’esperienza inebriante. Solo gironzolando nei vigneti si può scoprire l’origine di un vino e apprezzare le fatiche e la passione di chi lo produce.
Mentre chiacchieravo con Angelo Pecis e suo figlio Lorenzo, non smettevo di osservarli, cercando di cogliere il loro sguardo sulle vigne. Per un attimo, mentre Lorenzo toglieva in modo furtivo alcune foglie rovinate dalla pianta, mi è sembrato di assistere a qualcosa di simile al gesto di affetto di una donna che toglie i pelucchi dal maglione del proprio uomo. Lo so, non è probabilmente l’immagine più giusta per spiegare quel gesto, ma è quello che ho pensato in quel momento mentre mi mostravano con orgoglio quei raspi d’uva carichi di chicchi dolcissimi.
Intanto io avevo una gran voglia di prender un chicco e mettermelo in bocca per assaporare quella dolcezza infinita, ma non osavo: era uva da vino, non da tavola e ogni acino sarebbe presto stato trasformato in nettare prezioso. Mi sono quindi limitata, a malincuore, ad ascoltare e a registrare tutto quello che mi veniva raccontato.

Tutto quello che ho scoperto durante la visita nei vigneti Pecis
Con una passeggiata in vigna si imparano molte cose. Vi siete mai chiesti, ad esempio qual è il significato di un nastrino rosso intorno al tronco di una pianta, che si vede spesso tra i filari? No, non è solo a scopo estetico: ho scoperto che serve ad indicare le piante malate, quelle che non producono più, quelle che al termine della vendemmia dovranno essere sostituite.
Oppure cosa significa un nastrino simile, ma di colore bianco? Semplicemente ci avvisa di tener d’occhio la pianta, che potrebbe essere aggredita da parassiti o comunque in pericolo …
E le rose in cima ai filari? Qui si parla di pura poesia: pensate che questo meraviglioso fiore nel passato fungeva da vera e propria sentinella, “pronta a morire per il bene della vite”. Veniva, e viene tutt’ora chiamata, “pianta spia”, in quanto manifesta per prima i sintomi di eventuali malattie o parassiti che possono colpire la vite stessa. La rosa è infatti così delicata che si ammala prima della vite e lascia qualche giorno di tempo al viticoltore per intervenire e cercare di fermare l’attacco di malattie.

Visitare i locali di vinificazione e i locali di affinamento
Se tutto va bene la vendemmia, che incomincia tra metà agosto e termina a metà ottobre, è una bella festa che premia il lavoro di tutto l’anno. Si vendemmiano le uve precoci con il tiepido sole di fine estate e si termina con le uve tardive verso metà ottobre quando, come dice il nome stesso, si alzano le prime nebbie d’autunno. E poi comincia il viaggio verso il vino.
La cantina è ordinata e funzionale: ogni spazio è disposto con criterio. E’ costituita da due corpi separati e prospicienti: una parte è riservata alla vinificazione che è tuttora condotta con criteri naturali in quanto si ritiene che la tecnologia, pur presente, non debba prevalere sull’opera dell’uomo.
L’altro corpo di fabbrica è destinato all’invecchiamento (in botti di legno, in barriques e in bottiglia) e allo stoccaggio.
Angelo Pecis è un ingegnere e la sua impronta è evidente. Un computer rileva le temperature di maturazione delle uve e del vino. Niente è fuori posto, ma l’impressione complessiva non è quella di un luogo asettico.
Per i vini vengono usate bottiglie di vetro leggere non solo per scelta economica ma perché ridurre la quantità di vetro significa anche risparmiare gas di scarico dei mezzi per trasportarlo, combustibile per riciclarlo: in altre parole, significa avere cura dell’ambiente e dell’uomo.
Degustazione guidata: “assaporare” il vino e la storia di famiglia
Dopo aver visitato le cantine passerete alla fase della degustazione dei vini. L’esperienza del vino è soprattutto un fatto sensoriale e come tale rimane in parte soggettiva, legata ad aspettative e a preferenze individuali. Ma, per quanto mi riguarda, la componente umana è l’elemento fondamentale che cerco anche in una degustazione. Primo perché ognuno di noi tende a immedesimarsi nelle situazioni altrui, magari proprio quelle che il produttore vive o ha vissuto. Secondo perché la mia mente, come insegna la neuroscienza, non è fatta per registrare dati, quanto piuttosto per ricordare le storie che le vengono raccontate. Infine, perché mi piace mettere ordine nei fatti: le storie mi aiutano a memorizzare quello che il produttore racconta, perché fa quello che fa, dove lo fa e, in generale, a cogliere meglio tutti quegli elementi che appartengono alla sua sfera affettiva.
Una volta pronto e portato in tavola ciascun vino rivendica la sua individualità, vuol raccontare la sua storia! Durante la degustazione scoprirete cos’è a rendere unico un vino. Prima la storia delle sue origini, dei luoghi in cui è nato, delle terre che lo hanno generato e degli uomini che lo hanno prodotto. In seconda battuta, ogni vino racconta la SUA storia, ricca di umanità e di tradizioni, ed è bello lasciarsi sedurre da queste narrazioni, lasciarsi accompagnare in un viaggio immaginario. In particolare i vini dell’azienda Pecis, con i loro nomi evocativi, ci parlano della storia di un soffio di vento, di un mostro dai mille occhi, di una donna che trova la fortuna e la regala, di padri che lasciano la terra ai figli, di un figlio che coglie una mela e la trasforma in bollicine.
Lo Spumante Brut di sidro di mele: una rarità bergamasca
L’Azienda agricola Angelo Pecis come già detto produce 12 etichette. Durante la degustazione siamo partiti assaggiando un sidro di mele lavorato a spumante. Era la prima volta che assaggiavo uno “spumante di mele” che è un termine improprio per definirlo, ma è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Ha una moderata gradazione alcolica e un delicato profumo di mela: davvero molto particolare!
I Pecis sono stati i primi a produrre Sidro di mele con questo metodo nella Bergamasca. L’idea è stata di Lorenzo, il secondo figlio di Angelo Pecis, che studia Scienze Enologiche e Viticultura, che dopo un’esperienza in Valle d’Aosta ha suggerito al padre di provare. Così è stata avviata la sperimentazione di questo sidro, utilizzando esclusivamente mele di propria coltivazione, provenienti dal piccolo meleto di famiglia: Golden Delicious per l’85% e altre cultivar per il rimanente 15%. Al momento si producono solo 600 bottiglie, ma i riscontri sono ottimi e stanno pensando di incrementare la produzione per diffonderla sul mercato italiano.
Il packaging moderno e accattivante è indicato anche per i giovani. Guardate le tre bottiglie qui sotto, non sono perfette?

Ed ora qualche dettaglio in più sugli altri vini della Cantina Pecis, perché possiate apprezzarne caratteristiche e abbinamenti ancor prima di visitare l’azienda.
QUADRIFOGLIO, lo spumante rosè dedicato alla moglie Marialaura
Si chiama “Quadrifoglio” – nome certamente ben augurante. Questo spumante è dedicato a Marialaura, moglie di Angelo. Un nome ispirato alla sua dote rara di trovare quadrifogli nei prati, simbolo di felicità e fortuna. Lo troverete insieme ad un piccolo pieghevole in cui viene raccontata la storia di Quadrifoglio, che poi è la storia di un matrimonio.
E’ un vino spumante Metodo classico ottenuto con sole uve di Franconia, un vitigno a bacca rossa di origine austriaca che in Bergamasca si è ben sviluppato dalla seconda metà dell’Ottocento, tanto che ha assunto localmente il nome di Imberghem. Si presenta con un colore acceso, rosa carico, il sentore floreale e fruttato, la sapidità in bocca.
La storia di Quadrifoglio
Fin da piccola lei, vedendo i fratelli trovare nei prati quella rarità si era imposta di imparare. Il suo sguardo a furia di allenarsi, era riuscito in fretta e a colpo sicuro a scorgere il quadrifoglio.
Fin da piccolo lui con fatica riusciva a mettere a fuoco ciò che c’era in un prato. Forse per questo, pur cercando di impegnarsi non riusciva mai a scorgere tra tanti trifogli, il quadrifoglio.
Un giorno, per caso, si incontrarono nello stesso prato. Lui fu colpito dall’acutezza dello sguardo di lei.
Le chiese di aiutarlo a vedere ciò che era poco visibile ai suoi occhi. Lei, forse sorpresa da una proposta tanto sincera e inaspettata, accettò senza riserve.
Camminarono insieme a lungo, ancora lo stanno facendo. Ogni tanto riposano e con sguardo soddisfatto vedono tutti i prati esplorati.
E lui, da sempre maestro nel ricavare dalla terra grappoli profumati, grato per essere stato accompagnato a trovare felicità e fortuna, le ha dedicato questo nettare rosato, che in suo onore, ha titolato QUADRIFOGLIO
(Testo di Elena Pezzoli)
MAXIMUS, lo spumante brut dedicato al primogenito Massimo
Spumante ottenuto con uve Pinot Bianco e Chardonnay con il tradizionale metodo classico della rifermentazione in bottiglia. Dal colore giallo carico con sfumature dorate, presenta grande ampiezza aromatica legata alla lunga permanenza sui suoi lieviti: fiori bianchi, spezie e crosta di pane. Ottima la struttura al palato, sapido, con buon equilibrio salino-acido; chiude cristallino e netto. Si abbina ad antipasti, primi piatti delicati e ricette di pesce.
SOFFIO DEL MISMA, il rosso che racconta le peculiarità del territorio
Nel bicchiere si presenta con un bel colore rosso rubino con riflessi che spaziano da violaceo (giovane) al granato (quando maturo); al naso si apre con note di spezie e cacao lasciando poi spazio alle note fruttate di ciliegia e prugna; al palato presenta un’importante struttura, ricco di tannini, sapido con lunga persistenza. “Soffio del Misma” esprime tutte le sue potenzialità nell’abbinamento con piatti importanti di carne rossa o selvaggina, formaggi a lunga stagionatura.
Il nome del vino è lo stesso del monte Misma, uno dei primi rilievi delle Prealpi Bergamasche: dalle sue pendici discendono, nelle calde notti d’estate, le fresche brezze che accompagnano le uve da agosto fino alla maturazione, esaltando la presenza di sostanze aromatiche nelle bacche e conseguentemente nei vini.
Il terroir
Il terroir è la combinazione dei fattori che determinano la tipicità di un vino: terreno, vitigno, condizioni ambientali, microclima, tradizioni, modalità di coltura in vigna e di vinificazione in cantina.
La pedologia dei vigneti Pecis è dovuta all’accavallarsi di depositi dovuti al dilavamento dei vicini versanti ma anche a quelli lasciati dal ghiacciaio camuno che ripetutamente ha invaso la Val Cavallina.
La loro differente composizione mineralogica assicura alle piante una ottimo apporto di elementi.
Al terroir dei vini contribuisce inoltre in modo determinante il monte Misma, uno dei primi rilievi delle Prealpi Bergamasche, ben visibile da gran parte della pianura centrale lombarda.
La sua presenza assicura infatti una sensibile protezione climatica e dalle sue pendici discendono nelle calde notti d’estate le fresche brezze che accompagnano le nostre uve da agosto fino alla maturazione esaltando la presenza di sostanze aromatiche nelle bacche e conseguentemente nei vini.
LAURENZIO, un passito giallo dedicato al secondogenito Lorenzo
Un passito giallo dedicato al secondogenito, il giovane Lorenzo, che ha deciso di seguire le orme del padre dopo aver frequentato un corso di degustazione vini, qualche anno fa. Angelo Pecis durante il racconto di questo vino si è detto sorpreso di come questo si adatti perfettamente alla personalità del figlio, e da qui la scelta del nome, in versione “latinizzata”.
Ottenuto dall’appassimento delle uve Moscato Giallo per circa 60 giorni, con pigiatura e pressatura soffice e fine fermentazione ed affinamento in piccole botti di rovere. Dal colore giallo dorato carico, al naso si presenta con fine aroma di fiori d’arancio, note speziate, di vaniglia e cannella; in bocca è gradevolmente dolce con buona sapidità e retrogusto di zafferano e frutta candita. Si accompagna alla pasticceria secca, a formaggi stagionati o erborinati, ottimo come vino da meditazione.
E’ un vitigno difficile da coltivare e un vino con una lavorazione complessa, ma molto buono.
Argo, Valcalepio Moscato di Scanzo Passito DOC
E’ un vino nato da uve del vitigno autoctono Moscato di Scanzo, accuratamente selezionate in vigna e poste in appassimento per un periodo di quaranta giorni. La pigiatura è soffice con successiva lenta fermentazione e affinamento di due anni. Dal colore rosso rubino carico con riflessi granati con il tempo; al naso presenta note di frutta rossa, spezie e vaniglia; buona dolcezza al palato, strutturato, persistente e morbido.
Eccellente vino da meditazione, può essere proposto in abbinamento a pasticceria secca, cioccolato fondente e con formaggi stagionati o erborinati.
Argo, la favola al pavone di famiglia
Quando Angelo Pecis ha introdotto questo vino passito rosso, prodotto con le uve Moscato di Scanzo, ha raccontato anche le storia del nome, Argo. Ancora una volta è legato alla storia di famiglia. Lorenzo, il secondogenito quant’era piccolo aveva una passione per gli animali e ne aveva tantissimi che curava tutti con grande dedizione. galline, anatre, oche, quaglie, caprette e persino un pavone. Questo pavone era bellissimo, ma “faceva un verso davvero forte e particolare. Solo chi ha avuto a che fare con i pavoni, può capire”. E un giorno Marialaura regalò una favola ad Angelo che parlava proprio di Argo.
Argo
C’era una volta un piccolo paese della bergamasca ai piedi della collina di Argon ove sorgeva un magnifico e ricco monastero, che aveva possedimenti fin sul lago d’Iseo ed era famoso per la produzione di ottimo vino. I vini erano così scrupolosi che raccoglievano perfino i chicchi caduti durante la vendemmia e si diceva fossero proprio questi a rendere il vino così delizioso.
Lo portò quindi al monastero nascondendolo nelle grandi cantine e lo mise in una stanza che dava sull’esterno in modo che l’animale non si sentisse prigioniero…
Era ormai giunta la fine di settembre ed era passato un mese da quando Argo era arrivato; i monaci si preparavano alla vendemmia dell’Imberghem, la prima uva da raccogliere…
L’Abate decise così di inviare un monaco in ogni campo a difendere l’uva dagli uccelli…
Tutti pensarono che Argo fosse stato mandato da Dio per Salvarli dal disastro…
(Argo, racconto di Marialaura Briola, illustrato da Sarolta Szulyovszky)
Se volete saperne di più sull’Abbazia di San Paolo d’Argon, leggete: Visita all’Abbazia di San Paolo d’Argon, il monastero benedettino gioiello della Val Cavallina.
Come prenotare una degustazione
Per prenotare una degustazione è molto semplice: basta andare sul sito Cantine.Wine e digitare Vini Pecis. Si aprirà una schermata in cui potrete scegliere la soluzione più adatta alle vostre necessità e curiosità.
Note. Articolo scritto in collaborazione con Cantine.wine, un sito di prenotazione delle degustazioni di vino.
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