Immerso nella Valle San Martino, sul Monte Canto, in provincia di Bergamo, sorge il Borgo del Canto, raggiungibile a piedi dalla piccola frazione di Sotto il Monte, Fontanella, o da Pontida. Piccolo centro rurale, di fondazione medievale, che tra gli anni Cinquanta e Settanta ha subìto un progressivo spopolamento. L’ultimo abitante del posto risale infatti agli anni Novanta e oggi sono rimasti solo i ruderi delle vecchie strutture, invasi dalla vegetazione. Principalmente si trovano resti di cascinali o stalle, che testimoniano la passata anima agricola del luogo. Il borgo ora abbandonato era infatti un importante centro di coltivazione di grano e di produzione di vino, spesso conteso tra il regno di Milano e la Repubblica di Venezia. Oggi è raggiungibile solo a piedi, tramite una piacevole passeggiata tra i boschi, partendo, come ho fatto io, dall’Abbazia di Sant’Egidio in Fontanella o dal cimitero di Pontida. Se siete abituati a camminare potete anche fare un giro ad anello molto suggestivo che tocca sia Pontida che Fontanella e altre attrazioni sul Monte Canto.
Borgo del Canto è oggi completamente disabitato, coperto di vegetazione, abbandonato a una storia che fu, un minuscolo agglomerato di ruderi che nascondono segreti e affascinano i visitatori più curiosi.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Trekking per famiglie fino al Borgo del Canto
Borgo del Canto è uno di quei luoghi misteriosi della provincia di Bergamo, dalla storia secolare ma incerta, un affascinante scrigno di vite mai raccontate. Situato sul monte Canto, da cui prende il nome, è una piccola contrada contadina immersa nella Valle San Martino, a pochi chilometri da Pontida (di cui è frazione) e Sotto il Monte.
Il Monte Canto è una montagnola alta 750 m. , circondata da paesi che hanno, ciascuno, sentieri che dalla base portano alla cima. L’escursione per raggiungere il borgo fantasma di Canto è molto bella ed agevole (anche per bambini) e si snoda lungo una mulattiera che parte dalla frazione di Fontanella che fa parte del comune di Sotto il Monte.
Proprio all’inizio della mulattiera c’è la bellissima millenaria abbazia di S. Egidio alla quale non si può accedere solo nei momenti nei quali si tengono le messe (alla domenica le messe sono alle 10 e alle 18).
Se volete saperne di più, leggete: Abbazia di Sant’Egidio in Fontanella, una storia lunga più di mille anni: tutti i segreti e leggende di un gioiello di arte romanica.
Il percorso che dall’Abbazia di Fontanella porta al Borgo del Canto
La mulattiera che parte dal sagrato dell’abbazia di Fontanella (o Abbazia di Sant’Egidio) ha solo un primo tratto di 150 metri un po’ ripido mentre nella parte rimanente presenta diversi tratti in leggera salita o falsopiano che portano agevolmente in circa 45 minuti al borgo situato in cima. Il percorso è ben lastricato grazie all’opera di volontari che nel 2003 ha messo in sicurezza tutta la mulattiera.
Seguite sempre le indicazioni per Santa Barbara e poco prima dell’ultimo strappetto che porta alla chiesetta troverete un bivio. Prendete la strada di sinistra e scendete per 150 metri verso un gruppetto di case e ruderi. Quello è il Borgo fantasma di Canto.
Sul cucuzzolo più alto del monte, a circa 150 m. dal borgo, c’è anche una chiesetta (S. Barbara) da dove, nelle giornate di tempo molto sereno si vedono a sud gli Appennini e ad ovest e nord si può vedere la catena delle Alpi dal Monviso, al Monte Rosa ai ghiacciai del Bernina. Si vede anche il monte Guglielmo e il monte Orfano di Rovato.
Nello spiazzo vicino alla chiesetta ci sono alcune panchine e ciclisti ed escursionisti spesso si fermano proprio li per una sosta e pic-nic. Portatevi sempre dell’acqua in borraccia perché non ci sono fontanelle.
Se dopo aver fatto pic-nic ve la sentite di camminare ancora potete addentrarti in qualche sentiero che dalla periferia ovest del borgo entra nei boschi. All’ingresso del borgo troverete una bacheca che riporta i sentieri del fronte sud del canto e –sul retro- quelli del versante nord.
La storia di Borgo del Canto
Borgo del Canto si trova proprio a metà strada tra due noti monasteri della provincia orobica: quello Benedettino di Pontida e quello di Sant’Egidio di Fontanella. Chi si recava da un santuario all’altro, per forza di cose passava da questa piccola contrada, in passato diventata dunque luogo noto tra i fedeli. Proprio i Benedettini di Pontida aiutarono la popolazione del borgo a divenire autonomi attraverso l’agricoltura. Tra il XVII e il XVIII secolo fu costruita la prima e unica chiesa della contrada, che divenne così indipendente anche dal punto di vista religioso.
Documenti datati 1308 confermano che, allora, era abitato da gente semplice, che viveva di agricoltura montana e allevamento. Fino alla metà del ‘900, la vita del borgo rimase invariata. Poi arrivò il boom economico: i giovani decisero di lasciare quel luogo rurale e dimenticato dal mondo per tentare la fortuna in città. Gli anziani, sempre più affaticati e privati dell’aiuto delle nuove generazioni, decisero di seguire i ragazzi. Fu così che, di anno in anno, Borgo del Canto divenne un villaggio fantasma.
L’intervento della Regione Lombardia
Nel 2003 il borgo venne acquistato dalla Regione Lombardia per un milione di euro. L’obiettivo era recuperare questo luogo unico e testimoniare così il passaggio di tante vite in un luogo così sperduto.
Sotto, una galleria di quello che si vedeva negli anni Settanta, quando ormai il Borgo del Canto era diventato un vero paese fantasma come ce ne sono tanti in Lombardia.
Gli anni passarono, ma il progetto non decollò mai. Fino al 2011, quando il Pirellone decise di investire 75mila euro per la messa in sicurezza della contrada. Una decisione nobile, se non fosse che, in realtà, per “messa in sicurezza” si intendeva l’abbattimento di diverse strutture del borgo. Da quella contestata azione si salvarono soltanto i pezzi più pregiati di alcune abitazioni, quali inferriate, archi e finestre, e alcune strutture più antiche.
In Rete ho recuperato un bel video girato qualche anno fa da Guido Merelli, che mostra il Borgo del Canto dopo l’ultimo intervento di decespugliamento e rimozione della vegetazione invadente dai resti degli edifici del borgo, in modo da riportarli alla vista e valorizzarli. Nello stesso intervento si era provveduto alla messa in sicurezza delle strutture edilizie, in particolare rimuovendo crolli di murature e alberi pericolosi gravanti sui muri; al ripristino della viabilità di servizio e storica rendendola ancora percorribile in sicurezza e alla sistemazione dell’area fruitiva attorno alla chiesa di Santa Barbara, migliorando il sentiero esistente utilizzato sia dagli escursionisti che dai bikers.
Cosa si vede di ciò che rimane del borgo fantasma di Canto
Oggi purtroppo piante infestanti hanno coperto quello che rimane delle costruzioni ed è difficile riuscire a distinguere quello che potevano essere abitazioni e stalle.
Si può comunque girare e farsi un’idea di quanto potesse essere difficile vivere in un luogo così isolato.
Storie di personaggi che abitarono il Borgo del Canto
Tra le storie più interessanti legate al Borgo del Canto ci sono sicuramente quella di don Virgilio Galizzi e quella del Paolì de Cat. Due figure molto diverse tra loro, ma attaccate a questo luogo in modo molto viscerale, tanto da sfidare la violenza e le difficoltà di una vita senza comodità.
Don Virgilio Galizzi, una figura mitica
Nato a Leffe il 22 novembre 1886 e morto a Pontida il 29 dicembre 1952, don Virgilio Galizzi è considerato un prete guaritore ed esorcista. Alla sua figura, come ben spiega Mirko Trabucchi nel libro “Dove muore il giorno”, sono legati numerosi aneddoti che raccontano le sue particolari doti.
Inviato nei primi decenni del Novecento a presiedere la piccola contrada, prese dimora in una canonica a ridosso della piccola chiesa di Santa Barbara e condivise con i suoi paesani le fatiche quotidiane della vita contadina. Di carattere agguerrito e deciso, talvolta scendeva in paese a Pontida per convincere il sindaco a costruire una strada che facesse uscire il borgo dall’isolamento e per reclamare la stesura della linea elettrica.
Sono molte le testimonianze che descrivono le doti di don Galizzi, la più conosciuta ha come protagonisti dei soldati tedeschi. Si racconta che in una mattinata del 1943 degli ufficiali fossero saliti sul monte per prelevare il religioso per interrogarlo con l’accusa di aver dato rifugio a dei prigionieri greci e slavi fuggiti dal campo di concentramento di Lallio. Dopo essersi incamminato con la pattuglia in direzione del paese, all’altezza della cascina di San Bartolomeo il prete disse ai soldati che lui sarebbe tornato verso casa sua mentre loro sarebbero rimasti fermi lì. Gli ufficiali, trattenuti da una forza invisibile, restarono immobili e pietrificati, sino a quando il religioso, che ormai era risalito dal sentiero per tornare alla sua dimora, disse loro di andarsene. Gli uomini, in preda al panico, scapparono e non si fecero mai più vedere.
Ol Paolì del Cat, l’uomo simbolo della decadenza del Borgo del Canto
Simbolo di una generazione attaccata alla propria terra, Paolo Panzeri, conosciuto da tutti come “Ol Paolì del Cat” , è stato l’ultimo abitante del Borgo del Canto. Morto all’età di 87 anni nel dicembre 2001, è salito giovanissimo sul monte all’inizio dello scorso secolo e non si è mai più mosso, neanche quando a partire dagli anni Cinquanta la contrada ha iniziato a essere abbandonata da tutti.
La sua vita oggi potrebbe apparire ai nostri occhi come un film: niente acqua calda, niente riscaldamento, isolato da tutto e da tutti in mezzo a dei ruderi costruiti secoli fa. Invece lui andava fiero della sua vita e neanche per un secondo ha pensato di scendere in paese in mezzo alla gente per avere più comodità. Neppure quando, ormai anziano, faceva fatica anche solo a muoversi. Le sue giornate seguivano il ritmo della natura: sveglia all’alba, mattinata nei campi e rientro a casa al tramonto.
“La terra è bassa e la schiena dei giovani non vuole più abbassarsi” era la sua spiegazione allo spopolamento. Viveva in una stanza della contrada, restaurata appositamente per lui dall’allora farmacista di Pontida. “Ol Paolì” è stato sicuramente un personaggio simbolo della decadenza del borgo: mentre tutto intorno andava in rovina e veniva invaso dalla vegetazione, lui, da solo, resisteva e continuava a vivere come se il tempo si fosse fermato. È morto in silenzio un giorno d’inverno, in solitudine, ma non abbandonato.
Cosa fare nei dintorni dopo aver visitato il Borgo di Canto
Nel blog troverete molti spunti per gite da fare nei dintorni. Qui sotto per comodità ve ne riporto alcune in zona, vi basterà cliccare sul link per leggere l’articolo con tutti i dettagli.
Alla scoperta delle misteriose pietre scolpite a Sotto il Monte (BG) sul Sentiero di Vanni
Itinerario del Romanico nelle Terre dell’Antica Lemine: passeggiata per famiglie tra arte e natura
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Note: le foto a colori sono mie, quelle in bianco e nero sono foto storiche recuperate in Rete.
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