Il Passo San Marco è sicuramente il più conosciuto valico della Valle Brembana, in quanto possiede una lunghissima storia che va dall’antichità ad oggi a testimonianza di ciò ci restano l’antichissima Cà San Marco e la Via Priula, ma anche tracce più recenti di una frequentazione umana continua e prolungata. Forse pochi di voi sanno infatti che il Passo San Marco da una ventina d’anni a questa parte è diventato anche un museo di scultura a cielo aperto, grazie alle sculture nella roccia di Angelo Gabriele Fierro lungo il sentiero che dalla provincia bergamasca va verso Sondrio. Quello che vi propongo, quindi, è un trekking per famiglie che accontenta tutti: dagli appassionati di sport nella natura, di arte, di fotografia e… di curiosità!
Destinazione Passo San Marco alla ricerca delle pietre scolpite
Cosa sono la Ca’ San Marco e la via Priula: storia di un tracciato antico
Sia la casa cantoniera, sia il Passo si trovano sulla Via Priula, una strada del XVI secolo che collegava la città di Bergamo con quella di Morbegno. La strada venne tracciata per facilitare lo scambio commerciale tra la Repubblica di Venezia (che ha governato sull’intera provincia di Bergamo per oltre tre secoli) e la Svizzera che fino al 1797 governava sul territorio valtellinese (la Valtellina appartenne ai Grigioni dal 1512 al 1797).
Dalla Cà San Marco al Passo San Marco: un parco rupestre tutto da scoprire


Ma è a 2000 metri, sul Passo San Marco, fra le provincie di Sondrio e Bergamo, dove di solito gli appassionati arrivano per arrampicare e fare boulder, che si può ammirare il gruppo scultoreo I quattro volti al vento, e lasciare che il proprio sguardo, come quello dei soggetti scolpiti nella roccia, si perda verso l’infinito.
Dai Quattro volti al vento, verso le trincee della Prima Guerra Mondiale
Dal gruppo scultoreo I quattro volti al vento di Fierro è possibile partire per altre escursioni di interesse storico e naturalistico. In particolare vi segnalo che proprio da questa “donna leonessa” potete incamminarvi e raggiungere il sentiero che porta alle trincee della prima guerra mondiale.
Orobie: con la scultura di Angelo Gabriele Fierro la roccia prende vita
La roccia prende forma e diventa immagine, storia, bellezza, spirito, racconto. Angelo Gabriele Fierro trasforma i sassi e le rocce inerti, dure da modellare e a volte quasi inaccessibili, in figure sinuose, corpi vivaci e volti espressivi di donna.
Fierro scolpisce le sue opere di pietra all’aperto, nel luogo preciso in cui scorge la roccia che fa nascere in lui l’ispirazione. Lavora preferibilmente il quarzo bianco e quello misto, oltre alla pietra calcarea, per gli effetti strabilianti che essi danno all’immagine scolpita. «Amo intervenire nella natura più pura, dove plasmo la pietra fra i maestosi silenzi di alte cime e pure acque dei fiumi che sgorgano dai ghiacciai» ha dichiarato in un’intervista.
Spiega Fierro: «scelgo le pietre nelle quali intravedo alcuni elementi morfologici della figura umana, completando con il mio scalpello l’opera che la Natura ha iniziato. Non sono io, quindi, a decidere il soggetto da scolpire, ma le rocce mi suggeriscono e ispirano. Il mio compito è portare alla luce le forme antropomorfiche che già si celano in esse e, in questo modo, continuare l’opera della natura».
Se volete saperne di più su questo artista, vi invito a vedere questa puntata di Pomeriggio 216 su SeilaTV e la sua intervista.
Pietre e rocce scolpite in provincia di Bergamo
Fierro non è l’unico scultore che ha lasciato un segno dell’arte rupestre sulle rocce bergamasche. Vi segnalo infatti questi quattro percorsi e incontri con l’arte che potete fare sul territorio bergamasco, dalla Val Cavallina, al parco dei Colli di Bergamo, all’Isola Bergamasca, fino ad arrivare in Val Seriana.
Per approfondire, leggete:
Alla scoperta delle Pietre di Cesare Benaglia, 7 santelle scolpite nella roccia
Alla scoperta delle misteriose pietre scolpite a Sotto il Monte (BG) sul Sentiero di Vanni
Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate dal web.
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