Un elegante palazzo nella campagna padana, circondato da un fossato difensivo: per questo è sempre stato catalogato come castello, anche se la sua è una struttura tranquilla e pacifica che ricorda più una nobile villa di campagna che altro. È il Castello Oldofredi Tadini di Calcio, ultimo lembo di terra bergamasca prima del confine segnato dal fiume Oglio. È una struttura con una lunga storia, oggi abitata da una piccola comunità di suore dell’Ordine delle Passioniste che hanno permesso in occasione delle giornate Castelli Aperti di visitare l’edificio, le sale, la chiesetta e persino la loro residenza privata, quella che si dice abbia ospitato Napoleone prima della famosa battaglia di Solferino.
Conosciuto come Castello Oldofredi Tadini, o semplicemente Castello Oldofredi, è una delle più antiche residenze dei cosiddetti feudatari condòmini che nel corso dei secoli hanno abitato i territori della Calciana dal XIV secolo. In particolare la famiglia dei Secco fu la principale rappresentante del “condominio”, e ne fu proprietaria dal 1380 fino alla conformazione attuale di Villa Oldofredi risalente al XVIII secolo.
Gli Oldofredi erano una nobile famiglia italiana di lunga stirpe, imparentata con Pandolfo III Malatesta, originaria di Manerbio. Nel XIII secolo acquisì forza e fortuna nella zona della Franciacorta e del lago d’Iseo, dove possedeva anche un castello a Peschiera Maraglio sull’isola di Montisola, e da dove le derivò il titolo di da Ysé o Isei. Furono ghibellini e filomilanesi, nemici giurati (ma non troppo) di Venezia.
Il personaggio più illustre del Castello fu il conte Ercole Oldofredi Tadini che prese parte attiva al processo risorgimentale e in particolare ai moti insurrezionali delle Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848) ma che, solo cinque mesi più tardi, con il ritorno degli austriaci a Milano, riparò velocemente in Piemonte lasciando la moglie a gestire in prima persona le proprietà di famiglia e l’economia dell’azienda agricola.
Questo scambio di ruoli fu raccontato anche nel salottino da ballo della villa, con un affresco, dove la figura maschile e la figura femminile si scambiano dei tratti, come il mantello gonna e lo scettro del comando.
Il conte continuò la sua attività politica rimanendo a distanza, nel Regno di Sardegna, e diventando in poco tempo una figura di rilievo nel panorama politico: senatore del regno, segretario e collaboratore di Cavour. Partecipò al Congresso di Parigi del 1856 dopo la guerra di Crimea e, dopo la seconda guerra di indipendenza (1859), negoziò con Napoleone III la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia. Fu nominato senatore del neo-costituito Regno d’Italia il 20 novembre 1861.
Ma c’è un’altra figura importante di questa famiglia che forse non tutti conoscono e di cui la storia non viene sempre raccontata: Mimì Terzi, moglie di Ercole. Durante tutta la sua vita rimase molto legata al Castello Oldofredi Tadini, anche quando seguì il marito nelle sue imprese politiche.
Maria (Mimì) Terzi era figlia del marchese bergamasco Luigi Terzi e della principessa russa Elisabetta di Galitzin. Con il marito, il conte Ercole Oldofredi Tadini, fu in prima linea durante le cinque giornate di Milano del 1848. Fu lei a far sventolare sul campanile di San Babila la prima bandiera tricolore.
Quando Ercole Oldofredi diventò uno dei principali collaboratori di Cavour, Mimì lo aiutò in questa eroica impresa che doveva portare all’Unità d’Italia. Durante il Congresso di Parigi nel 1856 aiutò a tessere relazioni con l’ambasciatore russo e quello austriaco.
Ercole e Mimì ospitarono Napoleone III a Calcio prima della battaglia di Solferino proprio a Castello Oldofredi Tadini. Mimì seguì le truppe franco-piemontesi nel sanguinoso scontro di Solferino, prodigandosi a soccorrere i feriti. Su richiesta di Cavour, che non aveva persona più fidata, portò a Milano, nascosto tra le stecche del suo busto, il discorso della corona con cui si diede inizio alla seconda guerra di indipendenza.
Durante la visita la Suora Passionista che ci guidava ci ha mostrato la stanza dove pare abbia dormito Napoleone e che oggi è parte dei loro appartamenti privati. Devo dire che mi ha fatto abbastanza impressione trovarmi in quella stanza, calpestare quel pavimento in cotto, e ripensare a quanto le vicende dell’Italia e dell’Europa si siano intrecciate grazie ad alcuni personaggi bergamaschi. Ma mi ha colpito anche pensare che in quel luogo forse Napoleone III aveva messo a punto le ultime strategie per prepararsi alla battaglia di Solferino. Battaglia durante la quale numerosi patrioti morirono.
Perchè si ricorda la Battaglia di Solferino
La battaglia di Solferino a Castello Oldofredi Tadini è ricordata con un targa e scopro che è importante per vari motivi, che possiamo riassumere in cinque punti:
1. vi si combattè una delle ultime battaglie a cavallo, nella quale si trovarono, in un raggio di pochissimi chilometrri, tre Capi di Stato: Francesco Giuseppe, Napoleone III e Vittorio Emanuele II;
2. durante la battaglia, un’Armata, che possiamo dire già italiana dato il considerevole numero di volontari accorsi da ogni parte della penisola, combattè per l’indipendenza d’Italia;
3. nell’Armata francese assai numerosi, per la prima volta nell’Europa moderna, vi furono combattenti di colore, la cui presenza era simbolo del colonialismo;
4. per l’ultima volta, forse, un Esercito, quello di Francesco Giuseppe, combattè mosso dalla lealtà dinastica e in difesa del principio di legittimità: uno dei suoi massimi ideatori – il principe Clemente Lotario di Metternich – era morto proprio in quei giorni a Vienna;
5. infine, ed è il fatto di maggiore rilievo per la storia dell’umanità, quell’evento segnò la nascita della Croce Rossa. Fu invero il vedere i caduti calpestati e mal sepolti, i feriti affidati più alla pietà delle popolazioni che all’efficienza dei servizi sanitari che ispirò ad Henry Dunant l’idea che portò alla creazione della Croce Rossa e che valse al suo fondatore il primo Premio Nobel per la pace. Mimì Terzi fu quindi una delle prime crocerossine della storia.
Le suore Passioniste sono oggi custodi della villa
In tempi più recenti, la villa-castello Oldofredi Tadini è stata proprietà di un piccolo gruppo di suore laiche consacrate che vi avevano avviato una scuola professionale per giovani con difficoltà che non avevano possibilità di dedicarsi agli studi. Non avendo vocazioni, la piccola comunità decise di donare la struttura alle Suore Passioniste che portano avanti l’attività con la Fondazione Icaros.
Ho potuto visitare la zona privata di questa villa, guidata da una delle suore che, mentre ci mostrava la chiesina settecentesca e ci accompagnava nelle stanze dove vive con le sue consorelle, ci ha spiegato la sua missione. Le suore Passioniste sono donne di oggi che interpretano l’affascinante e inquieto personaggio evangelico. La loro non è una scelta casuale, perché la fondatrice dell’ordine, una laica con una visione straordinariamente moderna, si chiamava Maria Maddalena Frescobaldi (il suo ritratto campeggia sulla rampa delle scale). Visse a metà del Settecento, apparteneva ad una ricca famiglia di Firenze, ma con grande coraggio si buttò nell’impresa di strappare tante ragazze dalla schiavitù della prostituzione. Aprì per loro una struttura in cui potessero ricostruirsi la vita. Quando alcune di loro sentirono la vocazione religiosa, decise di aprire un ordine di cui però lei non fece mai parte in quanto sposa e madre.
Una mostra tutta al femminile
In questa villa/castello è stata ospitata una mostra molto curiosa, immaginata dall’associazione Casa Testori. La mostra, che viene inaugurata sabato 21 aprile alle 18, prende il La da un verso di Alda Merini, Tra le tue braccia non invecchia il cuore. Il verso non è solo il titolo della mostra ma anche la suggestione attorno alla quale sono state chiamate a lavorare sette artiste: artiste, perché questo luogo profondamente segnato dalla femminilità.
Ho fatto diverse foto, che vi mostro. Le opere sono davvero molto affascinanti e la loro collocazione nelle sale del Castello Oldofredi Tadini, le esaltano davvero moltissimo.
A Calcio si respira la poesia di Alda Merini
Durante la visita ho scoperto che Alda Merini è un personaggio importante per Calcio, in quanto di qui era il suo primo marito oltre che padre delle quattro figlie, Ettore Carniti. Hanno vissuto qui insieme per qualche mese e, quando lui morì, la videro spesso recarsi al cimitero.
Quel verso tratto da una delle sue poesie più famose è un collegamento tra la vita e l’arte: le braccia sono quelle dell’amore e dell’accoglienza che viene sperimentata quotidianamente tra queste mura, ma sono pure quelle che le artiste aprono attraverso le loro opere, come sguardi pieni di tenerezza verso il mondo.
Note
La visita è stata fatta durante la settimana della Cultura di Calcio e mi ha permesso di scoprire anche i murales e il Castello Silvestri.
Consiglio a tutti di partecipare a queste iniziative perché sono davvero molto interessanti e ben fatte.
Il Tour completo di Calcio prevede la visita al castello Oldofredi e alle mostre che si svolgono nel periodo, il trasferimento guidato con spiegazione dei Murales e visita al secondo castello di Calcio, Castello Silvestri. Il tutto per un totale di una decina di euro massimo a persona (euro più euro meno, scusate ma in questo momento non mi ricordo la cifra esatta) e per un ottimo pomeriggio di arte e storia.
Per essere sempre aggiornati sulle iniziative di Calcio seguite come me la pagina FB della Proloco Calciana.
Le foto sono mie. I testi sono una rielaborazione di informazioni recuperate in rete e durante le visite guidate.
Raffi, ma quante ne sai su Bergamo! Anche in questo articolo imparo qualcosa di nuovo e affascinante. Questo castello e la storia delle suore è molto bella. Guardando le foto di questi castelli e ville penso che nel passato avevamo degli edifici meravigliosi. E’ bello vedere che sono ancora conservati alla perfezione. Adoro poi Alda Merini, quanto dice con quelle poche parole … “fra le tue braccia non invecchia il cuore”.
ma che meraviglia questo castello, sono stata Bergamo solo una volta per pochi giorni per fare un corso e devo dire che mi incantò già allora.
attraverso ciò che scrivi sto scoprendo quanto fascino e storia racchiude Bergamo, molto più di ciò che comunemente si possa immaginare. interessante la curiosità su Alda Merini.
io e il mio migliore amico siamo appassionati di castelli. ne vediamo tantissimi, anche quelli più piccoli. dalla storia che hai descritto e le foto pubblicate direi che potrebbe fare al caso nostro e me lo segno per una prossima visita. ne sarà molto felice =)
Ecco un altro bel posto da vedere quando verrò a Bergamo! Lo aggiungo alla lista
Mi piacciono le foto della mostra al femminile e la location capitava a fagiolo. 🙂
Ciao Raffaella ti rispondo così:
“Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una tempesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mai amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento.”
(Alda Merini)
Grazie. Non posso dire di più. Sono senza parole.
Mi piacciono molto i castelli e le tue informazioni storiche sono davvero interessanti, ciò che però davvero mi ha colpito è la mostra al femminile. Le opere erano davvero bellissime
Sto scoprendo di Bergamo e del suo territorio meraviglie! Ah ti avessi scoperta prima! Castello davvero ben tenuto ed ovviamente che non conoscevo!
Grazie per questa rinfrescata di storia moderna. Non ricordavo più il grande peso della battaglia di Solferino. Molto belle anche le opere d’arte contemporanea esposte!
Devo dire che non sono mai stata a Bergamo, e conosco pochissimo di questa città, che appare ben più ricca di risorse di quanto pensassi. Meravigliose le statue, il dettaglio dell’ordine scambio dei panni è molto interessante!
*dello scambio
Come al solito la tastiera fa le bizze 😀
Devo ammettere di non essere mai stata a Bergamo, e mi dispiace perché dai tuoi articoli ne emerge una città bellissima. Meravigliose le statue, il dettaglio dei panni scambiati l’ho trovato molto interessante 🙂
Non pensavo minimamente che Bergamo a essere luoghi cosi bello da visitare e vicere. Grazie ai tuoi racconti sto scoprendo queste meraviglie
Piano piano mi sto innamorando della tua Bergamo, prima o poi dovrò venirci. Mi hanno colpita la mostra al femminile e le parole di Alda Merini.
I castelli sono tra le mie “mete” preferite e minga quandi sempre un gran piacere scoprirne di nuovo. Complimenti come sempre per l accuratezza dei tuoi post!