Parco Gola del Tinazzo

Lago d’Iseo | Visita al Parco Gola del Tinazzo di Castro, area naturalistica ai piedi del Colle di San Lorenzo

Riapre dopo 15 anni il Parco Gola del Tinazzo, l’area naturalistica situata negli anfratti rocciosi scavati per milioni di anni dal fiume Borlezza. Siamo a due passi dalla sponda del Sebino Alto Lago, nel comune di Castro. Sabato 22 aprile 2023 è stato inaugurato ufficialmente il sentiero che consente di addentrarsi per circa duecento metri all’interno di un’oasi naturalistica di straordinario interesse e di visitare la Forra del Tinazzo, sfiorando imponenti pareti di roccia collocate tra la località Poltragno e il lago d’Iseo.

Un altro tesoro orobico torna alla collettività, grazie alla volontà di persone lungimiranti. Sui percorsi tematici del parco, ai piedi dello splendido Colle di San Lorenzo, si coglie il più grande legame con il territorio che ha creato la forra: il lago pleistocenico di origine glaciale di Pianico-Sovere in Valle Borlezza, scrigno che custodisce la storia del rapporto tra uomo e territorio, come narrano importanti studi geologici e naturalistici.

Visita al Parco Gola del Tinazzo

Attraversata l’arteria principale di Castro, da via Nazionale raggiungiamo una sterrata che porta al Parco della gola del Tinazzo . Dall’antica via Corna si stacca un sentiero che conduce alla forra scavata dal torrente nel corso di milioni di anni, fino al 1916, quando è stato deviato con galleria e canale artificiali.

Un cancello accanto ad un portale con due pesanti porte in legno permette l’accesso al sentiero verso la gola del Tinazzo. 

Il Parco del Tinazzo: le cose che si scoprono durante la visita

Visita al Parco Gola del TInazzo di Castro

Esteso su una superficie di oltre 20.000 mq, il Parco Gola del Tinazzo offre al visitatore un suggestivo interesse floristico-vegetazionale grazie alla sua articolata morfologia, al clima locale e alla natura della roccia di cui è costituito.

La filosofia che regola il mantenimento del Parco del Tinazzo

La filosofia di Legambiente che regola gli interventi dell’uomo in questo parco è quello di lasciare che “viva” in modo assolutamente naturale. Questo significa che se un albero cade, viene lasciato dov’è e rimosso solo se questo pregiudica la sicurezza o il mantenimento del parco.

Un caso eccezionale, tuttavia, si è verificato con la caduta dei 97 alberi durante la tempesta Vaia che  sono stati rimossi e accatastati per permettere il passaggio dei volontari che hanno ripulito il parco e la Forra del Tinazzo in vista della riapertura alle visite guidate prevista per giugno 2023.

Il bosco ceduo e la fauna prealpina

Il Parco, pur essendo di dimensioni limitate, è contraddistinto da un ricco mosaico di ambienti, ognuno dei quali ospita una fauna caratteristica. Il bosco ceduo, dominato dagli alberi di carpino e orniello, accoglie i più tipici rappresentanti della fauna prealpina, come ad esempio il capriolo, la volpe, la faina, il tasso, la lepre, lo scoiattolo, il ghiro e numerose specie di uccelli. I prati terrazzati, coltivati a ulivo, rappresentano un habitat ideale per le farfalle, mentre i muretti a secco ospitano diverse specie di rettili.

Il bosco di forra, le salamadre e i gamberi

Salamandra Pezzata

L’ambiente più caratteristico del parco è sicuramente il bosco di forra, contraddistinto da alta umidità e ombrosità. In queste condizioni prolifera la salamandra pezzata, un anfibio dalla tipica colorazione gialla e nera. La salamandra è un indicatore biologico molto importante perché prolifera nei luoghi incontaminati e poco inquinati.  Stesso discorso per il gambero di fiume, che però da qualche tempo non è più presente nel Parco per via di una “peste” che ne ha sterminato tutti gli esemplari. A settembre i gamberi di fiume saranno reintrodotti con una campagna di ripopolamento controllato.

La conchiglietta misteriosa

Sei mesi fa si è scoperta anche la presenza di una conchiglietta minuscola che fino ad allora era stata catalogata solo nella zona dal Lago di Garda alla Slovenia. Si tratta di una scoperta molto interessante che ha dato il via a degli studi che saranno pubblicati presto. Nel frattempo prendiamo atto dell’esistenza di questo mollusco.

I due esemplari di campanula insubria

Campanula Insubria

In questo parco si trovano due esemplari di campanula dell’Insubria. Si tratta di una specie che cresce  tra il Lago di Como e il Lago di Garda. Nella bergamasca si trova nelle zone rocciose tra i 200 e i 2000 metri poste in Val Torta, Val Taleggio, Valle Imagna, Val Brembana, Val Seriana (zona di Clusone). In Val Camonica la troviamo da Breno sino al Lago d’Iseo dove parecchie stazioni sono presenti sulle rocce che caratterizzano le sponde settentrionali dello specchio d’acqua; qui la specie raggiunge la sua quota inferiore: oltre al Parco del Tinazzo la troviamo lungo la ciclabile che unisce Vello a Toline posta alle pendici del monte Corna Trentapassi ad appena 185 metri di quota.

Nel Parco sono solo due esemplari, ma difficilmente vi diranno dove sono: quindi aguzzate la vista e, tra luglio e settembre, se avete un po’ di dimestichezza con le specie arboree e coi fiori, la vedrete sicuramente.

Galleria fotografica della visita al Parco Gola del Tinazzo

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La Forra del Tinazzo: tutto quello che c’è da sapere

Attraversato il piccolo bosco, grazie al comodo sentiero, si giunge ad una parete rocciosa che sembra chiudere la via. In realtà avvicinandosi si scorge un’altissima fessura nella roccia.

Due enormi pareti alte più di 40 metri fanno da ali all’ingresso della gola che è visitabile in sicurezza per oltre cento metri per una larghezza variabile da 1 fino a 4 metri. Un percorso in un territorio che dorme su millenni di battaglie infinite tra le forze dell’acqua e della roccia, modellato da glaciazioni ancestrali ed eroso dallo scorrere impetuoso del torrente Borlezza.

Forra o Gola del Tinazzo: il toponimo

Gola del Tinazzo è un toponimo che dice poco al grande pubblico (per ora), ma cinque milioni di anni fa questo era lo sbocco sul bacino idrografico dell’Oglio delle acque che sgorgano al Colle Vareno e attraversano la magnifica forra dello Stringiù di Pora per riemergere dopo una corsa di venticinque chilometri davanti al lago.

Il Tinazzo (Borlezza): un torrente con 6 nomi diversi

L’importanza di questa via d’acqua è scritta anche nei sei toponimi del percorso acqueo dalla sorgente a Castro. Per dirla molto semplicemente, questo corso d’acqua lungo 37 chilometri cambia nome 6 volte, diventando il Pora, il Tede, il Gera, il Valeggia, il Borlezza e infine, una volta entrato nel territorio di Castro, il Tinazzo. Sì, perché non chiedete ad un abitante di Castro dove si trova il Borlezza, chiedetegli piuttosto dove scorre il Tinazzo: vi risponderà con più facilità.

Forra del Tinazzo: la sua particolarità

Nella Forra del Tinazzo nel corso dei millenni sono passati centinaia di milioni di metri cubi di sabbia e roccia trascinati fino al lago d’Iseo dalla forza impetuosa del torrente Borlezza.

Nel 1915 il corso del Borlezza fu deviato per ragioni di sicurezza. Costruendo una piccola diga e scavando un canale artificiale che sfocia nel lago poco prima del Bogn di Castro, nacque la forra come la vediamo oggi e che la diga divise mantenendo attiva una parte (dove l’acqua scorre ancora) e rendendo fossile l’altra.

La leggenda di come si è formata la Gola del Tinazzo

Una leggenda medievale locale narra che la gola del Tinazzo si formò al tempo di Gesù.  Longino, il soldato ipovedente che trafisse con la lancia il costato di Cristo in croce veniva proprio da Castro ed era stato mandato in Palestina come punizione per la sua vita dissoluta. Quando trafisse il Cristo con la sua lancia, un terremoto fortissimo sconquassò la Terra e in quel preciso istante anche a Castro successe qualcosa: la montagna si spaccò in due e si formò la Gola del Tinazzo.

Se andate su tutti i testi, in realtà leggerete che Longino era originario di Lanciano, ma non è questo il punto. La leggenda in qualche modo ci racconta che la Gola è il risultato di un terremoto che  ha davvero spaccato in due la roccia e infatti avventurandosi all’interno della fessura si potranno distinguere le parti concave e quelle convesse delle pareti rocciose.

Galleria fotografica della visita alla Gola del Tinazzo

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Cosa vedere nei dintorni

A meno di un chilometro dall’antico lago si possono visitare la fucina e le rovine del Mulino di Poltragno.

Di particolare interesse anche il Bogn, di cui vi parlerò presto.

Come raggiungere Castro e il Parco Gola del Tinazzo

Castro si trova nella parte nord del lago d’Iseo ed è collegato a Bergamo con autobus di linea.

In auto si percorre la statale 42 per chi proviene da Bergamo e la statale del Sebino Orientale per chi proviene fa Brescia. Chi viene da Brescia può raggiungere Castro anche imbarcandosi sul battello dal porto di Iseo.

Il Parco Gola del Tinazzo è ubicato alle spalle del paese e la strada d’accesso costeggia il cimitero del paese. Nei dintorni troverete dei cartelli turistici (quelli marroni, per intenderci) che lo segnalano.

Quando visitare il Parco Gola del Tinazzo

Il parco è chiuso al pubblico e non è possibile visitarlo da soli. dal 2 giugno i volontari di Legambiente che hanno in gestione il parco, organizzeranno delle visite guidate. Per prenotare sarà disponibile un portale che vi segnalerò appena sarà pronto. Nel frattempo, lasciatevi ispirare da questo articolo e dalle foto che ho fatto in occasione dell’inaugurazione del Parco.

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Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. 

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Se amate andare alla scoperta di luoghi incontaminati, immersi nella natura, oasi naturali o grotte, ecco alcuni articoli che potrebbero interessarvi: 

 


Sitografia: 
Visitlakeiseo.net
corriere.bergamo.it
ecodibergamo.it
youtube.it

Note: Le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete. 

3 comments

  1. Clusone e la sua piana non è stata fatta dal fiume Serio che nasce dalla val Bondione ma dalla Presolana con tutti i nomi dei fiumi fino al Tinazzo! E perché Clusone e tutti i paesi fino alla Presolana vengono ubicati in Valle Seriana e non valle della Presolana?

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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