Valverde cose da vedere

Valverde: 10 cose da vedere in una delle valli più belle, all’interno dei confini di Bergamo

Valverde: 10 cose da vedere in una delle valli più belle dentro i confini di Bergamo. Questa valle di Bergamo ci catapulta in un paesaggio da cartolina. Se non rischiassi di sembrare una finta giovane, vi direi che questa è una delle valli più instagrammabili, perfetta per gli amanti dei paesaggi agresti. Ma non ve lo dirò. Vi dirò invece di esplorarne i sentieri e le stradine con calma, fermandovi ad osservare i particolari e i colori della natura e, se volete, immortalando con la macchina fotografica o il vostro smartphone tutti quegli angolini unici e affascinanti che vi si presentano dinnanzi. A Valverde avrete meravigliose viste panoramiche sui colli, sui tetti e i campanili di Città Alta, sui boschi e i prati che abbracciano l’antico borgo.

Valverde era un vero e proprio valico, tra la pianura fluviale e Valtesse. Attraversando la porta di San Lorenzo e spalancando sguardo, cuore e polmoni alla Bergamo che fu, realizzerete che qui non è mai cambiata. Scoprirete un’amena valletta, che sale verso il cuore della città antica, percorrendo un’ampia esse sinuosa. Sul suo fondo, vecchie case raggruppate quasi a proteggersi dall’implacabile tramontana.  Salendo, chiesette che ricordano i morti della peste, cascine, resti di porte distrutte e persino un castello. Ma quello che vi colpirà di più sarà il verde: tanto verde, di tutte le tessiture e le sfumature.

In tutto questo, ho deciso di raccontarvi Valverde in 10 punti su cui soffermarvi, perchè è bello camminare all’interno di una cartolina, ma è bello anche avere contezza delle storie che ci può raccontare un luogo.

La Greenway

Greenway di Bergamo meglio conosciuta come Greenway del Morla e Greenway del Quisa è una meravigliosa ciclabile alle porte di Bergamo immersa nel verde del parco dei colli.
Un itinerario di 10 km all’ombra dei boschi e nel silenzio della natura,  in completo relax dove è possibile godere dello splendido scenario delle Mura di Bergamo Alta – Patrimonio Unesco – come sfondo.
La ciclabile inizia in Via Baioni, attraversa il Parco di Valverde, costeggiando un centro sportivo e passando su un piacevole ponticello sospeso nel bosco.

Se amate camminare o andare i bicicletta, sappiate che questo è un percorso bellissimo. Una breve salita porta in via Ramera, poi si scende e ci si diverte con ampie curve nei boschi fino a giungere ai piedi di una collina che, al suo vertice, ospita il santuario di Sombreno.  A questo punto vi è un breve tratto su strada che corre intorno alla collina ma, poco dopo, si ritorna sulla ciclabile tra i boschi e i prati di Paladina passando per il santuario della madonna della Castagna e si termina questo bel giro nel comune di Mozzo.

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La Chiesa di Valverde e Cappelletta della Peste

Chiesa di S. Maria Assunta in Valverde, ancora oggi fulcro del piccolo nucleo di case attorno ad essa. Sulla destra del portale si trova la Cappelletta dei Morti della peste del 1630. Qui sono state radunate grazie ad una processione le ossa degli appestati, i cui corpi erano stati sepolti nella valletta che si crea tra Porta S. Lorenzo (ci arriveremo tra poco) e i bastioni delle Mura. Questa cappelletta era così importante che la sua presenza dava il nome alla via che si chiamava “Strada comunale dei morti di Val Verde”.

Nella Chiesa di Santa Maria in Valverde  sono ospitati i ritratti in forma di scheletri, o inseguiti da scheletri, di preti, re, soldati, contadini dipinti da Giuseppe Carnelli nel 1909 per l’ottava dei morti, tra cui uno scheletro con la falce della morte e il monito “oggi a me domani a te”.

Entrate in chiesa, dopo aver ammirato il meraviglioso pavimento, avvicinatevi all’altare. All’abside, in alto a destra, s trova un quadro di Carlo Ceresa con S. Rocco e S. Antonio: sullo sfondo, si intravede lo stesso paesaggio che si incontrerà salendo verso verso Città Alta: Porta S. Lorenzo, la valle, ma soprattutto i protagonisti di questo borgo, ovvero i lavandai di Valverde di cui avremo altre testimonianze proseguendo nel nostro cammino.

 

Cascina dei Soi (o dei Mastelli)

A Valverde, sulle sponde dei numerosi rivoli d’acqua che scendevano dal fronte Nord del colle, si lavavano le lenzuola e le tovaglie delle taverne e delle osterie di Città Alta. Ma non solo. Qui si lavavano anche i panni per i nobili: ritirati dalle lavandaie o dai commessi il lunedì, venivano inseriti in un mastello ricoperto da un tessuto a trame fitte, inondato di cenere da brace e di acqua calda, per poi essere stesi, asciugati e riconsegnati il venerdì successivo. 

Lungo la via è possibile vedere ancora uno dei lavatoi pubblici di Bergamo usati fino alla metà degli anni sessanta dalle donne e dalle lavandaie.

Sulla destra, invece, potete scorgere la storica Cascina dei Soi (dei mastelli) famosa per l’attività di lavandai, terminata con l’avvento della modernità.

Proseguendo, arriverete anche alla Fontana del Lantro e alla Fontana del Vàgine, entrambe usate in passato per prendere l’acqua, abbeverare gli animali e per lavare i panni.

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Il Castello di Valverde

Ma eccoci finalmente al Castello di Valverde. Ci arrivate riprendendo la strada e svoltando poco più avanti a sinistra, nel cuore della Valverde. Questa dimora privata apre in occasioni speciali il suo cancello e nasconde una meraviglia poco conosciuta!

Nato come punto di avvistamento nel corso del Medioevo, diventerà la sede del Capitano veneto Paolo Loredan, incaricato di controllare i lavori di conclusione delle Mura che si ergono proprio al di sopra del castello.

Il castello appartiene ora alla famiglia Cattaneo-Carrara che annovera fra le personalità più importanti Lydia Gelmi Cattaneo, la prima donna bergamasca che ha ottenuto il valoroso riconoscimento di “Giusta tra le nazioni” nel 1974. La sua storia è tanto unica quanto affascinante, tanto che nel 2022 ne hanno realizzato uno spettacolo teatrale che racconta di come salvò un gruppo di ebrei dalle persecuzioni raziali. E’ una storia talmente affascinante che presto ve la racconterò in un articolo.

Porta San Lorenzo

Percorriamo l’ultimo tratto di via Maironi da Ponte e finalmente ci troviamo davanti all’ingresso Nord della città, ovvero Porta S. Lorenzo.

Questa maestosa porta militare è in verità il più piccolo e il meno decorato dei varchi delle Mura veneziane: a pochi metri dalla porta, sulla sinistra, un sentierino porta infatti sotto la strada dove potrete osservare la precedente porta di S. Lorenzo, costruita nel 1580 e poi murata perché si allagava spesso rendendo la difesa della cinta muraria molto complessa. Nel ricostruirla nel 1627 si decise di disporla più in alto, proteggendola quindi dalle acque, ma in forme più semplici e meno ricche.

Osservando la porta, vi accorgerete che non esiste nessun leone di S. Marco sul frontone come sulle altre porte della città: saranno i Francesi a distruggere tutti i leoni veneziani, che verranno ridisegnati ad affresco a inizio Novecento e nel Dopoguerra sostituiti con dei bassorilievi. Solo questa porta non ha ricevuto un nuovo leone e l’affresco a poco a poco è andato scomparendo.

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La Caserma di Porta San Lorenzo

Guardandovi intorno, noterete anche che la porta di San Lorenzo è inserita all’interno di un complesso architettonico ben definito, ossia la Caserma di Porta San Lorenzo. Questo non dovrebbe sorprendere perché le Mura Veneziane erano una struttura complessa che si componeva , oltre che della cinta bastionata, anche di elementi ad essa funzionali. Tra questi le caserme che svolgevano un ruolo essenziale sia per l’alloggiamento del corpo di guardia, sia come magazzini e depositi.

La caserma di Porta San Lorenzo ha  una forma rettangolare distribuita su due piani ed è costruita in opposizione strategica rispetto al Baluardo di Valverde, al sistema di accesso alla città e alle traiettorie di fuoco. L’edificio si presenta oggi notevolmente ampliato e sopraelevato ma ben riconoscibile dell’impianto originario.

Per approfondire la storia delle Mura Veneziane, vi segnalo questo sito

La Chiesetta San Lorenzo e la cappelletta coi Macabri

Procedendo verso monte, superata una ripida scalinata, arriviamo alla piccola Chiesa di S. Lorenzo Anche qui, sulla destra, scorgerete una piccola cappella dedicata ai morti di peste del 1630. La riconoscerete per una decorazione macabra del Nembrini con la preghiera: “Riposando qui dalla chiesa traslocate le ossa dei nostri fratelli. Pregate alle loro anime refrigerio luce e pace”. 

Non è l’unico esempio di decorazione coi macabri nella Bergamasca. Qui sotto potete trovare il link ad un articolo che dovete assolutamente leggere, un itinerario insolito che dà la misura di quanto la Morte fosse un argomento molto presente.

LeggeteFamolo strano (macabro): itinerario tra gli scheletri dipinti che si trovano a Bergamo e in provincia

La Colonna che segna l’inizio della via Priula

Superato il varco, seguendo la strada che curva verso destra e poi di nuovo a sinistra, sorge la Colonna della via Priula: siamo nel 1593 quando il Podestà veneziano Alvise Priuli fece costruire una strada mercantile che collegava Bergamo con il cantone svizzero dei Grigioni, attraversando la Val Brembana.

Da qui partiva la via Priula. La Serenissima Repubblica di Venezia aveva deciso che era il momento di realizzare il passaggio diretto da Bergamo alla Valle Brembana senza più transitare dai valichi della bassa Val Seriana. Si affrontò così a costruzione di un viadotto ante litteram, dato di catene di ferro e assi di legno per superare la gola del Brembo alla Botta di Sedrina, le Chiavi della Botta fino a quel momento inaccessibile.

Venne in tal modo resa possibile la realizzazione di un collegamento dalla Porta di San Lorenzo fino al Passo San Marco, la Strada Nova, detta poi Via Priula. Da allora sono trascorsi 4 secoli: questa colonna è ciò che rimane di quell’antico percorso a Bergamo. E’ una colonna semplice, posta sopra un basamento bianco. Non cercate indicazioni: nessun cartello la segnala. A metà della colonna uno stemma con tre gigli e una cornice di pietra che forse conteneva una scritta oggi non più leggibile.

Siete affascinati dalla storia delle vie storiche? Leggete: Trekking per tutti | Alla scoperta delle vie storiche della Val Brembana: 4 cammini pieni di fascino e storia

La Fontana del Lantro

Fontana del Lantro Bergamo

Lasciandoci alle spalle la colonna si prende la via Boccola. Sulla sinistra si trova l’ingresso della storica Fontana del Lantro, una delle fontane più importanti della nostra città. Un tempo questa era una fontana a cielo aperto, ma la costruzione delle Mura ha portato ad una catena di eventi che ne hanno mutato la struttura. La cinta militare si impiantò a difesa della città andando a distruggere l’intero Borgo di S. Lorenzo, che prendeva il nome della originaria chiesa di S. Lorenzo, abbattuta anch’essa. Con un ricorso dei cittadini la Chiesa fu ricostruita all’interno delle nuove Mura, proprio qui, sopra la Fontana del Lantro.

Ubicata quindi nell’interrato della chiesa di San Lorenzo, è costituita da due vasche: la minore in posizione sopraelevata, e la principale con base quadrata ed una capacità di 400 metri cubi. Costruita in pietra squadrata a vista, è dotata di una colonna portante collocata al centro della vasca sulla quale poggiano volte ad archi a tutto sesto e sesto acuto. È alimentata da due piccole sorgenti: la sorgente del Lantro, che nasce da una cavità sotto la chiesa di San Lorenzo e fornisce il nome alla fontana stessa, è la più antica e dotata di una maggiore portata; l’altra, chiamata sorgente di San Francesco, venne scoperta e sfruttata in un secondo momento, durante i lavori di costruzione delle mura.

La Fontana del Lantro meriterebbe una visita: è citata in un documento che risale addirittura al 928, una pergamena scritta dal vescovo Adalberto (lo stesso della Torre di Adalberto, ricordate?). Già nel 1248 era descritta con la sua cisterna, i cunicoli, gli abbeveratoi e i lavelli.

Oggi la fontana è visitabile solo in alcune particolari occasioni come la Water Week, Bergamo Scienza o in occasione della Mille Gradini. Vi metto lo stesso delle foto trovate in rete che possano mostrare la bellezza di questo luogo, in attesa che venga riaperto al pubblico in modo definitivo.

Via della Boccola e la fontana del Vàgine

Ed eccoci all’ultimo tratto di strada che ci porterà nel cuore di Città Alta: siamo in via della Boccola, una delle vie più affascinanti della città antica, ma certamente meno battuta dai turisti.

Un tempo, Boccola significava “piccola bocca”, prestandosi, evidentemente, a infinite applicazioni. Tra queste, quella di un luogo ove sgorgasse, proprio come da una bocca del terreno, una sorgente. Qui, per la verità, ne sgorgavano almeno due: una all’inizio e una a metà della breve ripa. Dunque, via Boccola deve il suo nome alle “buccolae”, ovvero alle sorgenti.

Lungo la via troverete la Fontana del Vagine. Fonte di vita e sostentamento, la Fontana del Vàgine è stata per secoli una delle sorgenti più importanti della città. Citata per la prima volta in un documento nel 955, la presenza di una falda in zona era probabilmente attestata già in epoca romana essendo la stessa identificata con il nome di “fons opacinus” (“fonte tramontana”). Secondo quanto descritto da Mosè del Brolo nel “Liber Pergaminus”, le volte, il pavimento e le pareti della fontana sarebbero state ricoperte di marmo, dando così lustro a una struttura già particolarmente nota per le qualità curative delle sue acque.

A difesa della cavità nel 1248 fu emanato uno statuto dal Comune di Bergamo nel quale si indicavano le modalità per attingere l’acqua, le distanze minime per lavare i panni e l’orario di chiusura della porta d’accesso. Ma nel 1600 questa zona divenne luogo dove si venivano a lavare le prostitute che sfuggivano ai controlli dei postriboli ufficiali. E qualcuno ricorda che Vàgine, in realtà fosse solo un modo per censurare quello che tutti in realtà sapevano.

Se volete approfondire, leggete: Famolo strano (nei Sex District) | La storia di Bergamo a luci rosse e i quartieri del sesso (che non ci sono più)

 

Ti è piaciuto questo itinerario per raggiungere Città Alta?

Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita. 

Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio bergamasco, nell’ottica di ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.

Come ad esempio, tutti gli itinerari per raggiungere Città Alta a piedi. Quello che avete fatto insieme a me ora, a Valverde dalla Greenway alla Boccola, e gli altri 7. Curiosi? Leggete: Famolo strano (salendo) | Come raggiungere Bergamo Alta a piedi: 8 itinerari tutti all’insegna della bellezza e della storia. 

Ovviamente, una volta arrivati in Città Alta, dovete assolutamente visitarla, non trovate? Ecco come: Famolo strano (velocemente) | Visitare Bergamo Alta in 3 ore si può. Oppure Famolo strano (flanando) | Flanare nelle 10 vie più belle di Bergamo e meno frequentate dai turisti per (ri)scoprire le storie della città

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Sitografia

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Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete. 

2 comments

  1. L’hai solo accennata fortunatamente e vorrei metterti sull’avviso: i morti di peste non venivano portati in quello che era il “foppone” (che sarebbe stato stupido portare gli appestati in città) ma, come dalle relazioni dell’epoca in “fopponi” esterni (in questo caso dove c’è adesso il campo Utili). Un abbraccio, complimenti ancora e tanti auguri per tante cose buone.

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