Fotografare il lavatoio di via Mario Lupo in Città Alta, un luogo di storia e di storie

Una lunga vasca in marmo bianco, suddivisa in diverse parti, riparata da un’elegante copertura in ghisa e lastre di lamiera. Il Lavatoio di via Lupo in Città Alta, costruito nel 1891, è diventato uno dei luoghi più fotografati e ammirati di Città Alta e non potete proprio perdervelo!

Dove si trova il Lavatoio

Oggi è uno dei luoghi più instagrammati di Bergamo, a due passi dalla Torre del Gombito, nell’incrocio del Compitum, tra il Cardo e il Decumano  di Città Alta. Sulla piazza che in realtà è una via, la via Mario Lupo, si affacciano case storiche e le finestre di un Hotel Design, il Gombit Hotel.

Il lavatoio di Città alta

Il Lavatoio: un modello di idraulica 

Dotato di un sistema di adduzione dell’acqua, di uno scarico di troppo pieno, di un processo di scarico delle acque sporche dopo il lavaggio e del canaletto di raccolta degli spruzzi d’acqua prodotti durante il lavaggio, il Lavatoio era efficiente e funzionale e rappresenta ancora oggi un modello dal punto di vista progettuale e storico.

Servì non solo per facilitare il lavoro alle lavandaie che così non dovevano più andare a lavare i panni lungo le mura, ma anche per diffondere l’igiene in una parte della città che tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento era il luogo dove si scatenavano i peggiori focolai di epidemie.

La struttura in pietra di Zandobbio presenta una grande vasca divisa in due parti, per un totale di 22 “postazioni” di lavaggio all’avanguardia, per i tempi. Ciascuna postazione era fornita di una bocca che forniva l’acqua, di un foro sul fondo (dotato di un tubo per chiuderlo) per lo scarico dell’acqua sporca, oltre che di scanalature che impedivano agli schizzi d’acqua di una vasca di raggiungere quella adiacente.
Per proteggere le donne impegnate nel lavaggio, il lavatoio venne fornito di un tetto, cioè una copertura in ghisa e lamiera, in stile art nouveau.
Ogni singola vasca, ogni singola pietra, ogni centimetro di questo lavatoio, racconta le storie vere delle numerosissime donne che vi si sono recate, nel tempo, a fare il bucato di casa.
Chi è nato e vissuto in città conosce bene queste storie, conosce bene i vari aneddoti legati a questo luogo, che ancora oggi è capace di incantarci.

I lavatoi pubblici: una necessità igienica

Non è un segreto che all’epoca le condizioni igieniche in cui versava Bergamo fossero davvero molto precarie. Non potendosi sviluppare in larghezza, Città Alta si era sviluppata in altezza e in densità, con le case ammassate le une alle altre. Un’epidemia di colera nel 1884 aveva flagellato la città diffondendosi velocemente tra i livelli sociali più poveri della società, ma non risparmiando nessuno.

Le autorità cittadine avevano realizzato che la pessima qualità dell’acqua in Città Alta fosse in parte la causa della  diffusione del tifo, malattia altamente contagiosa e spesso mortale che si ripresentava ogni estate. Ecco perché, per cercare di contenere i morti, il Comune di Bergamo su sollecitazione degli Austriaci preoccupati dal diffondersi delle epidemie, aveva deciso di costruire una serie di lavatoi pubblici.

La storia del Lavatoio di via Mario Lupo

Il lavatoio fu costruito nel 1891, 10 anni dopo l’inaugurazione dell’acquedotto di Sant’Agostino. La città era stata devastata da una epidemia di tifo dalla quale stentava a riprendersi. Ma le malattie tornavano ogni anno proprio in quei punti dove le condizioni igienico sanitarie erano peggiori e le famiglie meno abbienti della città contavano, purtroppo, numerosi morti.

Il livello igienico cittadino era davvero pessimo e  le acque non potabili diventarono uno dei motivo di contagio. L’amministrazione cittadina, che aveva già adeguato le forniture delle acque per la parte bassa della città, costruì nuove fontane e lavatoi in via Boccola, in Borgo Canale e in via Lupo, così che anche la parte alta della città potesse avere un servizio migliore.

Il piano regolatore di Angelini inventa una nuova piazza

lavatoio storylabNel ‘26 il «Comitato di risanamento di Bergamo Alta» fece una relazione in cui si metteva l’accento sulla necessità di “bonificare” quella zona abbattendo le case più fatiscenti e  di scarso valore storico. Guardate la foto di Storylab, del 1930. Come potete vedere quelle case oggi non esistono più, ma allora erano davvero tante e densamente popolate.

A seguito di un concorso effettuato nel 1927, nel 1933 il podestà Ernesto Suardo avviò un piano di esproprio per tutte le abitazioni di Città Alta ritenute insalubri; l’anno seguente, podestà Antonio Locatelli, ottenuti i finanziamenti da parte dello Stato, il Comune di Bergamo incaricò Luigi Angelini di redigere un progetto di risanamento, che sarebbe divenuto attuativo nel 1937.

Nella piazza, poi intitolata a lui, abbatté nel ‘41 le case ormai marcescenti. Prima, la piazza si chiamava Verzeri, in onore della santa Teresa Verzeri, che nel 1823 fondò l’istituto Figlie del Sacro Cuore, una scuola per ragazze povere. Oggi l’istituto non è più scuola, ma resta un muro coperto di rampicanti, lo stesso che i turisti amano fotografare insieme al lavatoio.

Il Lavatoio diventa monumento storico da proteggere

Il Lavatoio di via Lupo rimase in uso sino agli anni ’50. Nel 1972 rischiò di scomparire a causa di un progetto dell’amministrazione cittadina che intendeva demolirlo: si voleva realizzare una piazzetta con panchine e una fontana. Un progetto fortunatamente bloccato dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali che permise di preservarlo e salvaguardarlo.

Grazie alla sua conformazione in marmo di Zandobbio e alle decorazioni liberty presenti nella copertura di ghisa, negli ultimi anni il lavatoio è divenuto una vera attrattiva turistica, un luogo che ancora oggi permette ai turisti di rivivere alcuni istanti di vita quotidiana bergamasca.

 

Una “piazzetta” piena di ricordi

Questa piazza è piena di storie e di ricordi. Qui si recavano le domestiche e le lavandaie delle famiglie della nobiltà cittadina che non dovevano più spingersi fino alle rogge in prossimità delle mura. Le lavandaie lavoravano anche d’inverno, con i geloni ai piedi e alle mani. Si racconta che una di loro morì addirittura al lavatoio, una mattina, forse per il troppo lavoro o per un malore.

Le persone più anziane ricordano il lavatoio comunale utilizzato dalle loro madri e da quelle dei loro amici fino alla fine degli anni 50. Qui ci si scambiava confidenze e si faceva amicizia. I bambini si ritrovavano per giocare e “partire in cerca di avventura” verso a Rocca, o  San Vigilio, o nei sotterranei delle Mura.

Il bucato all'aperto

Città Alta era povera. Non faceva eccezione piazza Angelini, sia la piazza vera e propria, quella dove ancora oggi ci parcheggiano le auto, sia la parte del lavatoio, che un tempo era piena di case e che poi è diventata una via vera e propria,  via Mario Lupo.

Piazza angelini

I ricordi di chi abitava in Città Alta

La vedete quella meridiana dipinta su un muro in Piazza Angelini? E’ del ‘47. Lì sotto, dove oggi troviamo i portici del Ristorante Pasticceria Donizetti un tempo c’era il mercato rionale coperto. Me l’ha raccontato un signore questa mattina mentre ero qui a fare le foto. Mi ha raccontato che “Era tutto chiuso. Ci si poteva trovare di tutto, persino il pesce. Pensi che mia mamma mi mandava a comprare il pesce e mi diceva di controllare che l’occhio fosse vivo. Così io che non sapevo cosa volesse dire, toccavo tutti gli occhi dei pesci sperando che il pesce si muovesse e mi dimostrasse che fosse vivo. Ero un bambino e un giorno la signora che vendeva il pesce, al quarto occhio, mi gridò dietro“.

Mi sono immaginata quel ragazzino toccare gli occhi a palla dei pesci e non ho potuto trattenere un sorriso.
Poi, un giorno, il mercato cominciò a ridurre le bancarelle. Rimase solo un formaggiaio. Aveva capito che ai turisti piaceva il formaggio stagionato, quello più forte e puzzolente. E così andava a cercarlo nelle casere. Ma lui mica lo mangiava. Lui preferiva gli stracchini delle nostre parti“…

E in via Mario Lupo? Guardatevi intorno: dove vedete i garage, un tempo c’erano la macelleria, il lattaio, il calzolaio. Il panettiere Tresoldi, che forniva l’acqua scaldata grazie al forno. Lì c’erano case medievali, abbattute durante la bonifica di Città Alta.

Un giorno un signore che passò tutta la sua vita a Bergamo Alta mi raccontò che “giocare in Città Alta era un’avventura. Sembrava di essere nel libro dei Ragazzi della Via Pal, o nella Guerra dei Bottoni“.

Allora in Città Alta si conoscevano tutti e c’erano un sacco di ragazzini. Ce n’erano così tanti che ogni piazza aveva la sua “banda di bambini”. Si narra che Virgilio Saltalamacchia, consigliere comunale  soprannominato anche “sindaco di Città Alta”, per Santa Lucia riunì i bambini poveri di Città Alta e regalò loro dei fischietti. Fu una festa decisamente rumorosa, di cui si parlò per parecchio tempo.

Ecco, ripensate a tutto questo quando vi aggirate intorno al lavatoio e immaginatevi i rumori e le voci delle donne e dei bambini: sarà tutto più magico.

 

 

Note

Le foto a colori sono le mie. Quelle in bianco e nero sono di Storylab. Le informazioni sul lavatoio le ho trovate in rete. I racconti li ho raccolti proprio in questi giorni. 

Questo post è frutto di una collaborazione con il GombitHotel. L’idea di questo post mi è venuta dopo aver potuto ammirare il Lavatoio da una prospettiva inedita, ossia da una delle stanze dell’hotel che si affaccia proprio sulla via Mario Lupo. 

46 comments

  1. Da quando abito in Australia ho spesso la sensazione di starmi rimbambendo sempre di più, dato il livello non proprio eccelso (eufemismo) della cultura e dell’approfondimento locale. Ma poi leggo bei post come questo e mi ricordo che nel mondo c’è ancora speranza… Grazie 😍:)

  2. Ogni tuo racconto mi fa scoprire un lato di Bergamo che non pensavo esistesse. Continua così che sei grande

  3. Sarà perché non conosco Bergamo, ma non sapevo dell’esistenza del lavatoio di via Lupo. Non mi meraviglio delle condizioni igieniche del tempo ma soprattutto delle problematiche del lavare all’aperto in inverno con l’acqua freddissima!

    Adoro le foto vecchie: sono meravigliose e si scoprono sempre cose nuove! Pensa che quando ho scoperto che le lavandaie lavavano i panni in piazza Duomo a Trento in un canale ora coperto, non vedo più questa piazza nella stessa maniera!

  4. mi hai fatto tornare in mente il lavatoio che c’era vicino a casa mia a Varese ci passavo sempre da bambina e più di una volta ho trovato persone che lo usavano veramente

  5. È bello che tu dia voce agli aneddoti popolari e fai rivivere al lettore le storie e le usanze della tua città, in questo mondo che va sempre più veloce e guarda troppo al futuro, è bello fermarsi e guardare alla vita del passato.

  6. Davvero affascinante… anche qui da me, a Savona, nella vecchia Darsena, ci sono i vecchi lavatoi e ogni volta che ci passo accanto sembra di fare un salto indietro nel tempo!

  7. Ammetto con non ho mai visitato Bergamo, e quindi non conoscevo questa “attrazione” . La cosa che mi colpisce di più è che questo lavatoio è enorme!!!Ne ho visti altri , ma non così grandi.

  8. Bello leggerti perché ci scoprire cose davvero interessanti. Questo lavatoio poi, è davvero grande ed è una bellissima testimonianza dei tempi passati. Sono questo genere di cose che bisognerebbe imparare a mantenere e valorizzare nel tempo

  9. Questi Lavatoi sono meravigliosi. Al paese dove sono cresciuta, dove abita ancora mia mamma, ce n’era uno che ora hanno rifatto. Ci andavamo dopo la scuola a chiacchierare, a giocare. Era bellissimo 😀

  10. I lavatoi li adoro.. sono testimonianze dei tempi che furono <3 a Genova ne abbiamo molti!

  11. In tutte le città c’era questi lavatoi ma sono stati smantellati quasi ovunque. Questo è molto bello, assomiglia a uno che ho visto poco tempo fa a Genova, nel centro storico.

  12. La storia del lavatoio è davvero interessante, rappresenta un pezzo di Italia che ora non c’è più. Me li ricordo quando ero piccola nel paesino dove viveva mia nonna, sebbene in disuso. Mi piace il lavoro di ricerca che fai dietro ogni articolo, sono davvero informativi e ben scritti.

  13. Ma lo sai che a me sono sempre piaciuti i lavatoi! Beh questo è grandissimo e spettacolare, molto interessante anche la sua storia. Vicino a casa mia (italia) ci sono molti borghi antichi con vecchi lavatoi e ogni volta mia mamma i racconta qualche aneddoto interessante.

  14. un vecchio scorcio di storia rimasto intatto e inalterato nel tempo a quanto pare….. Anche qui a Geova, nel centro storico, zona università ci sono i vecchi lavatoi…..

  15. Mi Immagino le scene di vita attorno a quel lavatoio le donne che spettegolavano mentre lavavano,i bambini che cercavano avventure li vicino….bello davvero per fortuna è stato salvato il lavatoio!

  16. Per me i lavatoi hanno sempre avuto fascino. Quando vivevo a Milano, andavo spesso a quello del Naviglio. Mi sembra di essere catapultata in un’epoca così diversa dalla nostra. Questo di Bergamo non lo conoscevo.

  17. Ogni volta scopro qualcosa di Bergamo che mi sfuggiva completamente. Che spettacolo questo lavatoio, non ne conoscevo l’esistenza, nei nostri paeselli non ci sono. Bellissimo!!

  18. La sua valenza storica è incredibile. Una tappa importante verso un cambiamento igienico sanitario che a quei tempi non era da poco. Anche esteticamente parlando è uno dei lavatoi più particolari che abbia visto. Non sapevo della sua esistenza e non sapevo si trovasse proprio in piazza!

  19. Bravissima, hai fatto una descrizione bellissima! Sembra di sentire le voci intorno al lavatoio, che tempi devono essere stati!

  20. spesso i lavatoi pubblici sono il centro della vita popolare dei borghi, e raccontano tante storie di vita passata insieme allo scorrere delle loro acque. Li ho sempre trovati molto affascinanti.

  21. Ma lo sai che i lavatoi pubblici sono sempre un elemento di grande fascinazione per me? Al paese dei miei genitori ce niente uno e da quando ero piccola mi immaginavo come dovesse essere strano e importante quel momento di incontro e lavoro collettivo. Da allora, li cerco ovunque e questo e bellissimo

  22. Lo sai che ti leggo sempre con piacere 🙂 da bergamasca scopro sempre qualcosa in più! Lo stile liberty di questo lavatoio è senza tempo davvero, un must-see a Bergamo!

  23. Quanta storia dietro ad un “oggetto” apparentemente anonimo come un lavatoio! E’ stato bello ripercorrere un pezzo della storia di Bergamo

  24. Bellissimo articolo! Ci sono oggetti, arredi e luoghi che conservano un fascino immutabile. Sarà che mi fanno tornare in menti i racconti di mia nonna, ma amo proprio tutto ciò che ha a che fare con le tradizioni antiche 🙂

  25. Sai che quando ho visitato questo posto a Bergamo alta non riuscivo a capire cosa fosse? grazie per averlo spiegato, e soprattutto è molto bello il confronto tra come è oggi e come era prima. Adoro le foto storiche!

  26. Bergamo d’altri tempi, ma tuttora attuale. Passeggiare nella nostra citta’ alta e’ un autentico tuffo nella nostra storia!!
    Citta’ alta non stanca mai, e’ eterna.

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