Borgo Pignolo Bergamo. Borgo Pignolo è uno dei borghi più belli e meglio tenuti della città di Bergamo. Visitandolo vi sembrerà di essere in un piccolo borgo antico dall’atmosfera magica quando invece sarete nel centro della città. Borgo Pignolo ha una storia infinita, che lo vede protagonista di un percorso storico importantissimo: era infatti la via che conduceva a Venezia e i suoi bellissimi palazzi ricordano un passato nobile e ricco. Ma era anche un luogo di artisti e di uomini di cultura: qui hanno vissuto Giacomo Carrara, collezionista e fondatore dell’omonima Accademia, Gianandrea Gavazzeni, maestro d’orchestra e compositore, Cesare Tallone, pittore.
È fiancheggiato da palazzi del XVI secolo, ora principalmente condomini, ma originariamente dimore di ricchi mercanti e notabili locali. I piani terra sono spesso caratterizzati da portici occupati da negozi perché, come le antiche case cittadine romane, questi palazzi si affacciano verso l’interno. Alla sequenza dei palazzi signorili di impianto rinascimentale e neoclassico, oggi si aggiungono laboratori artigianali, tra i quali quello di un liutaio di fama internazionale e di numerosi restauratori.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Dove si trova Borgo Pignolo a Bergamo
Borgo Pignolo si colloca a cavallo tra Bergamo Alta e Bergamo Bassa. Borgo Pignolo è composto da Via Pignolo, Piazza Santo Spirito, Via Pignolo Alta, Piazzetta del Delfino, Via San Tomaso, Via Masone.
Lo si percorre per raggiungere velocemente Città Alta, partendo dal Sentierone, il salotto buono di Bergamo, e attraversando una delle arterie più chic di Bergamo, via Tasso. Dopo parchi, monasteri e botteghe storiche, giunti in Piazzetta S. Spirito, si prosegue proprio lungo via Pignolo.
Una passeggiata da compiere con il naso all’insù, affascinati dalle facciate e dagli scorci che meritano più di uno scatto con il vostro smartphone o con la vostra macchina fotografica. Ma non solo. Scoprirete che questo borgo custodisce delle opere d’arte importantissime e tante tante curiosità tutte da scoprire.
Qual è la storia di Borgo Pignolo?
La storia di questo borgo è legata a doppio filo con l’edificazione delle Mura che comportò la demolizione di tutte quelle abitazioni di patrizi, di commercianti e artigiani che vi risiedevano e gestivano le proprie attività in corrispondenza della fortificazione. Trovandosi d’improvviso sfrattati ma con un ricco patrimonio a disposizione, furono proprio questi nobili e ricchi commercianti, che erano ormai la nuova forza economica cittadina, a costruire quei palazzi che dall’inizio del XVI secolo hanno reso unica e importante via Pignolo.
Con i palazzi edificati nel Cinquecento la via divenne tra le più rinomate della città orobica, tanto che continuarono le costruzioni di palazzi anche nel Seicento e nel Settecento. Questa ubicazione offriva anche una situazione migliore rispetto alla città alta ormai troppo satura, diventando una soluzione intermedia, tra la vita cittadina e quella della campagna.
15 curiosità su Borgo Pignolo
Borgo Pignolo dai bergamaschi è anche soprannominato “Borgo del Sapere”: nella parte alta oggi vi è infatti collocata la sede del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Bergamo, proprio lungo le vie anticamente percorse da illustri personaggi provenienti da Venezia: eminenti rettori o autorità cittadine, che transitavano per il borgo dirigendosi verso Città Alta.
Borgo Pignolo è un luogo affascinante, ricco di storia e dall’atmosfera unica. Le sue vie nascondono curiosità che cattureranno sicuramente l’attenzione di chiunque lo esplori. Tra gli edifici storici e le pittoresche botteghe artigianali, ogni angolo racconta un capitolo del passato. Da piccoli dettagli architettonici, alle targhe affisse sui palazzi, a segreti nascosti nelle antiche mura, Borgo Pignolo offre una serie di sorprese che rendono indimenticabile ogni visita.
#1 In via Pignolo 80 soggiornò Torquato Tasso quando venne in visita a Bergamo
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Al N. 80 il palazzo dei Tasso (1480) fu sede della loro compagnia postale e vi soggiornò anche il poeta Torquato nel 1556. È quasi superfluo anche solo accennare alla storia di Torquato Tasso, dato che tutti noi l’abbiamo studiata a scuola. Il Tasso non è solo un grande poeta, ma rientra nel novero dei più grandi autori italiani, insieme a pochissimi altri. Mostri sacri del calibro di Dante, Petrarca, Ariosto, Alfieri, Foscolo e Leopardi.
Interessanti e molto meno noti sono invece i rapporti tra il poeta e la terra bergamasca. Egli fu almeno un paio di volte a Bergamo e non dimenticò mai la città, tanto è vero che si definiva “bergamasco non solo per origine, ma anche per affezione”. Da giovane dedicò un bel sonetto alla patria orobica. Da ricordare anche che nella biblioteca Angelo Mai di Piazza Vecchia si trova il Centro di Studi Tassiani con la raccolta di opere del, e sul, poeta più importante d’Italia.
Per approfondire, leggete: Lasciarsi ispirare dal sonetto di Torquato Tasso dedicato a Bergamo. Ma non solo.
#2 La chiesa di Santo Spirito era detta Chiesa dei Tasso

Camminando in Borgo Pignolo, all’altezza di Piazzetta Santo Spirito, sarà difficile rimanere impassibili di fronte alla facciata rustica di questa chiesa, dominata da un’imponente scultura in bronzo che rappresenta la discesa dello Spirito Santo che incombe sul sagrato. Questa chiesa un tempo era chiamata la Chiesa dei Tasso, proprio perché furono loro a finanziarne il restauro e l’ampliamento nel corso del Cinquecento, affermando così il loro status symbol.
I Tasso erano tra le famiglie più ricche e importanti non solo di Bergamo, ma di tutta la Bergamasca. originari di Cornello dei Tasso in Val Brembana, inventarono il sistema postale privato e crearono un monopolio potentissimo. Trasferitisi a Bergamo, con la loro ricchezza, apporteranno benefici e migliorie all’intero borgo.
La Pala del Lotto è sicuramente l’opera di maggior pregio presente nella chiesa, di cui puoi ammirare il luminoso cielo con il turbinio di nuvole e angeli che incorniciano l’apparizione della colomba dello Spirito Santo. Potrai riconoscere, nell’assetto maestoso e imponente dei personaggi, un rimando alla pittura del grandissimo artista rinascimentale Raffaello Sanzio, che affrescò anche le Stanze del Vaticano.
Leggete anche: Celebrare Francesco Tasso, il fondatore delle moderne poste d’Europa, a Cornello dei Tasso con una lettera affrancata.
#3 In Borgo Pignolo si può ammirare un’altra splendida Pala dipinta dal Lotto

Aggirandovi tra le viuzze acciottolate del Borgo, non perdetevi l’occasione di entrare nella Chiesa di S. Bernardino, dove è collocata una stupenda pala d’altare di Lorenzo Lotto, risalente al 1521. La riconoscete perché si presenta con una facciata neogotica con il tetto a capanna, risalente al restauro del 1876. La facciata è suddivisa da quattro lesene in marmo di Zandobbio che interrompono la sequela di archetti posta nel sottotetto. Il portale, sormontato da un architrave a sesto acuto, termina con un fondello in pietra dove è scolpito il trigramma del santo senese, ed è il solo accesso da via Pignolo. La facciata è completata da una grande finestra centrale e due nicchie laterali a tutto sesto contenenti la statua di san Bernardino con il trigramma tra le mani, e san Antonio da Padova orante
Lorenzo Lotto consegnava alla confraternita di San Bernardino il suo capolavoro, la Madonna in trono con il Bambino, santi e angeli. La grande pala per la chiesa di San Bernardino (tre metri di altezza, due metri e 75 centimetri di larghezza) è considerata non soltanto un capolavoro di Lorenzo Lotto, ma dalla storica dell’arte Francesca Cortesi Bosco: “Uno dei più alti esiti dell’arte di ogni tempo”. E, in effetti, il quadro è di una bellezza che lascia senza fiato appassionati d’arte e non solo.
Se volete saperne di più: Oculum Angelorum, l’installazione che apre una porta tra gli Angeli del Lotto nel cielo sopra la Corsarola
#4 In via Pignolo 56 è nato Giacomo Carrara, fondatore della pinacoteca cittadina
In via Pignolo 56 si trova la casa natale di Giacomo Carrara dove visse fino a 1796. La riconoscete dalla targa affissa sulla facciata, sopra il portone.
Giacomo Carrara era un nobile bergamasco diventato celebre per essere un grande appassionato e collezionista d’arte. La sua collezione è stata all’origine della decisione di istituire e donare alla città una pinacoteca. La stessa che oggi porta il suo nome.
Il conte Giacomo Carrara fu iniziato agli studi presso un collegio della zona gestito da religiosi, dove poté cominciare a dedicarsi allo studio dell’arte.
Approfondì le proprie conoscenze e, grazie al notevole patrimonio famigliare ereditato dal padre, cominciò ad acquistare quadri, sculture ed altri oggetti d’arte, tanto da divenire un famoso collezionista nella bergamasca. Riuscì ad accumulare un patrimonio artistico talmente ingente che ben presto si trovò nella condizione di non trovare più spazio all’interno delle sue case di Bergamo. Fu così che decise allora di costruire un edificio neoclassico, ai piedi di città alta, dove creare una Pinacoteca ed una Scuola d’arte, al fine di poter insegnare l’arte ai giovani talenti della zona.
Non avendo eredi diretti (il suo unico figlio era morto in tenera età), alla sua morte avvenuta il 20 aprile 1796 destinò il suo ingente patrimonio artistico ed economico venne affidato ad una fondazione che ne garantisse il futuro. Questa fondazione, che avrebbe dato luogo all’attuale Accademia Carrara e di cui facevano parte, tra gli altri, la vedova di Giacomo, Marianna Passi, e Don Girolamo Adelasio, continuò, con acquisizioni e lasciti, a gestire sia il grande patrimonio artistico che la scuola d’arte, dalla quale uscirono le numerose personalità che diedero lustro sia alla scuola stessa che alla città di Bergamo.
Soltanto nel XX secolo l’Accademia passò sotto il controllo del Comune di Bergamo.
A questo punto, vi consiglio di farvi un bel giro in Accademia Carrara. Ma prima lasciatevi ispirare e leggete: Bg Bs 2023| Accademia Carrara di Bergamo: una nuova esposizione e tante novità per la pinacoteca cittadina
#5 In Via Pignolo visse Gianandrea Gavazzeni, grande compositore e direttore
Gianandrea Gavazzeni (1909-1996) era un direttore d’orchestra e compositore bergamasco vissuto proprio in via Pignolo in un bel palazzo nobiliare. L’antica dimora dei Tasso, infatti, fu la sua casa natale. Il padre Giuseppe, avvocato e deputato al Parlamento del Partito Popolare, era un appassionato conoscitore di musica e organizzatore di stagioni operistiche. La madre invece lo aiutò a familiarizzare con il teatro di prosa. Ancora fanciullo, sempre a Bergamo, il piccolo Gianandrea ascoltò l’opera Isabeau di Mascagni in braccio alla nonna, esperienza che ne segnò in un certo senso la vocazione futura.
Gavazzeni esordì come compositore sulle orme del suo maestro Pizzetti. Frequenti nella sua produzione sono i riferimenti a Bergamo e alla bergamasca, dal Concerto bergamasco ai Canti per Sant’Alessandro (patrono della città), dalle Cantate su Iscrizioni di Meridiane (raccolte da Luigi Angelini) ai Notturni di bevitori bergamaschi, dal Dialogo per tenore, baritono e orchestra dedicato a Martinengo a i Concerti di Cinquandò (toponimo che indica una campagna sulle rive della Tremana dove i Gavazzeni trascorrevano le estati).
Nel 1935 Gavazzeni scrisse per la stagione lirica del Teatro Donizetti di Bergamo l’opera Paolo e Virginia su libretto di Mario Ghisalberti ispirato all’omonimo romanzo di Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre e incentrato sul dramma dell’amore totale e tragico di due giovani immersi in una natura incontaminata. L’opera fu importante soprattutto perché aprì le porte all’esperienza importante del Teatro delle Novità che prenderà avvio due anni più tardi su iniziativa di Bindo Missiroli e Franco Abbiati, con l’appoggio dello stesso Gavazzeni e di Sandro Angelini.
#6 In via Pignolo ci sono importanti dimore storiche che non ci si aspetta

Nel tratto in salita della strada, compreso tra le chiese di S. Bernardino in Pignolo e S. Alessandro della Croce, si allineano a destra e a sinistra le dimore signorili per lo più cinquecentesche dei ricchi mercanti bergamaschi. I palazzi sono accomunati dall’aspetto austero della fronte verso strada, che nasconde la raffinatezza dei cortili e delle facciate interne rivolte ai giardini.
Sulla sinistra si incontrano ai NN. 70 e 72 i palazzi Martinengo-Colleoni (1500) e Grataroli (1515), forse da un progetto unitario di Pietro Isabello.
Cinquecenteschi ma trasformati in età neoclassica sono palazzo Suardi, ai NN. 63 e 65, e al N. 74 palazzo Maffeis.
#7 In via Pignolo 45 si trasferirono i Marenzi ex dirimpettai di Palazzo Moroni
I Marenzi erano una famiglia ricca di Bergamo. In origine vivevano in Città Alta ed erano i dirimpettai della nobile famiglia Moroni. Erano loro a coprire la visuale sulla città bassa ai proprietari del celebre Palazzo. Tra i Marenzi e i Moroni non correva buon sangue per via di un matrimonio non andato a buon fine, tanto che i Marenzi avevano deciso di decorare la facciata del proprio palazzo, quello che guardava verso Palazzo Moroni, con delle teste di caprone.
Gli screzi e i dispetti andarono avanti per molti anni, fino a quando palazzo Marenzi cominciò a scricchiolare. Sì, avete capito bene. Il terreno aveva cominciato a cedere e nel palazzo si erano aperte delle vistose crepe. Così i proprietari decisero lasciare Città Alta e di farsi costruire un palazzo altrettanto degno in una delle vie più eleganti della città con un meraviglioso parco annesso. Oggi questo palazzo è in via Pignolo e il parco è l’omonimo Parco Marenzi che vi consiglio di visitare.
Leggete anche: Bergamo green | I magnifici sette: alberi monumentali dentro i confini di Bergamo
#8 In via Pignolo 86 si trovano delle scuderie storiche bellissime
Nella parte inferiore del fabbricato di Palazzo Agliardi si trovano dei locali scuderia molto ben conservati, le cantine e il loggiato. Sono stati oggetto di un restauro alla fine del Novecento e oggi le possiamo ammirare durante le giornate di apertura delle dimore storiche bergamasche.
Il palazzo venne edificato nel Cinquecento su progetto di Antonio Moroni, figlio di Venturino, che aveva lavorato per Bartolomeo Colleoni per il consolidamento del castello di San Vigilio e nipote di quel Bertolasio che aveva collaborato con il Filarete nella progettazione del duomo cittadino. L’edificio fu progettato su commissione di Marco Martinengo che, trovandosi al servizio della Serenissima per lavori di fortificazione di Crema incaricò per procura il figlio Alessandro Martinengo Colleoni come risulta dal contratto rogato il 23 settembre 1500 nel castello di Malpaga, atto conservato presso l’Archivio di Stato di Bergamo.
Il palazzo rimase alla famiglia Martinengo fino al 1741 quando fu venduto al conte Benedetto Mosconi. I nuovi proprietari fecero una ricostruzione completa dell’immobile e forse il progetto di ristrutturazione fu firmato da Giovan Battista Caniana. L’alta qualità architettonica e artistica della nuovo palazzo indica desiderio di unitarietà e un’alta capacità dei restauratori. Gli stucchi furono eseguiti da Muzio Camuzio mentre gli affreschi sono stati realizzati nel 1750 da Carlo Carloni e, un ventennio dopo, da Federico Ferrario.
Nella primavera dell’Ottocento i Mosconi acquistarono anche i fabbricati posti sul lato ovest degli Albani e Ragnoli incorporandoli. A opera di monsignor Mosconi nel 1835 fu eseguiti interventi d’architettura neoclassica da Quirino Salvatoni. Ma l’immobile venne venduto solo un decennio dopo a Paolo Agliardi al prezzo di 80.000 svanziche. La famiglia Agliardi fece eseguire lavori di stuccatura e decorazioni anche nel XX secolo.
#9 In via Pignolo 67 si trova un bellissimo palazzo palladiano, Palazzo Bonomi

Palazzo Bonomi venne edificato tra la fine del XVII secolo e il XVIII come abitazione privata dalla famiglia Pezzoli. L’atipicità della facciata in neoclassico d’impronta fortemente palladiana, la sola ad avere questa caratteristica nel panorama cittadino, rende il palazzo unico. Ma non solo. La forma ellittica del vestibolo d’ingresso è unica in Bergamo.
La zoccolatura di base prosegue con una parte in intonaco divisa da lesene e da due ordini di finestre, quello inferiore rettangolare, mentre quadrato quello superiore il mezzanino. Il piano nobile è diviso da semicolonne ioniche che raccolgono grandi finestre arcuate sulla cui sommità a chiave di volta si trova teste scolpite. La parte terminale è poco visibile dalla strada; presenta lesene con una soluzione a rastremazione verso il basso. Questa soluzione potrebbe ricondurre all’architettura manieristica milanese o mantovana piuttosto che quella veneta, e che ha poca assonanza con l’arte neoclassica. La facciata ha volutamente un’evidenziata plasticità con chiari scuri che caratterizzano la parte superiore, quella nobile maggiormente esposta a sud.
Il palazzo dalla forma a U è d’importanti dimensioni, presenta sulla controfacciata due nicchie al piano terra e una grande finestra centrale che riprende quella in via Pignolo. La proprietà prosegue con il parco che, rispetto alle proporzioni dell’immobile, è di modeste dimensioni. All’interno si trova un piccolo teatro privato. Il palazzo conserva anche un affresco risalente alla prima metà di Seicento opera pittorica di Pietro Baschenis.
#10 In via Pignolo 11 c’è un ex asilo del Principe di Napoli

Edificio storico di grande valore entrato a far parte del patrimonio storico del Comune di Bergamo nel 1998. Fu donato con un lascito all’Ente Principe di Napoli, un istituto di beneficienza. Grande valore storico architettonico, anche se per molti anni è rimasto molto ammalorato e ora si sta provvedendo alla riqualificazione. L’edificio si compone di una sequenza di corti, spazi aperti, loggiati, porticati, per finire con uno spazio verde particolarmente suggestivo. La prima corte è il nucleo più antico e lo di capisce dal colonnato con colonne a forma ottagonali cinquecentesche.
Oltre allo storico Asilo del Principe di Napoli, dopo la chiusura, l’edificio ha ospitato delle residenze e dei laboratori di artisti. Ed è proprio dagli artisti che si vuole ripartire. L’artista bergamasco Andrea Mastrovito sta infatti preparando un’opera site specific che caratterizzerà l’edificio appena sarà riaperto.
Se volete saperne di più sull’artista contemporaneo Andrea Mastrovito, leggete:
- Gli occhi più belli e struggenti di Bergamo, dall’Accademia Carrara all’opera di Andrea Mastrovito all’Hpg23
- Entrare a Bergamo (e nella sua storia) con il mosaico di Andrea Mastrovito all’aeroporto di Orio
- Neverending end, 100 ultime pagine: l’opera di Mastrovito al Villaggio degli Sposi
- Polvere di Stelle di Andrea Mastrovito: il Cappello d’Oro si apre all’arte contemporanea
#11 La casa a graticcio della Piazzetta del Delfino ha superato i confini di Bergamo

In Piazzetta del Delfino noterete una casa a graticcio all’angolo con via S. Tomaso: grazie alle sue rifiniture in legno verniciato che adornano la facciata e la sua forma, sembra una prua di una nave!
Costruita nel cinquecento, nasce come roccolo in quanto pare che il suo proprietario fosse un appassionato di caccia. Questo spiegherebbe perché gli abitanti di Borgo Pignolo chiamino questa casa “roccolo”. Il suo stile così raro in città e l’ambientazione in cui si colloca ha colpito anche lo scenografo russo Léon Bakst che l’ha riproposto in uno dei fondali dei noti Balletti Russi di Djagilev nel 1917!
Per approfondire: Riscoprire la storia della casa a graticcio nella Piazza del Delfino a Bergamo
#12 Una fontana con la pigna dimostra che un tempo Borgo Pignolo “era tutta campagna”

Tra via pignolo bassa e via pignolo alta si trova una piazza che si chiama Piazzetta del Delfino per via della fontana posta al centro. A dispetto del nome, il delfino non è il vero protagonista della fontana, ma guardandolo bene vi renderete conto che è un tritone. Questa fontana nasce infatti con l’espansione del borgo di Pignolo in pieno Cinquecento ed era alimentata dalle acque di una sorgente in prossimità di Porta S. Agostino.
La curiosità che non dovete lasciarvi sfuggire è un piccolo bassorilievo sulla fontana che rappresenta non a caso il simbolo del borgo, ovvero la pigna, da cui il nome Pignolo. Sì, perché un tempo questa era terra di boschi di conifere, poi trasformati in ortaglie e frutteti a gradoni e infine nel corso dell’Ottocento in meravigliosi giardini romantici!
Se volete approfondire, leggete: Girare intorno alla Fontana del Delfino di via Pignolo in cerca di una pigna
#13 In via Pignolo si trova la Fonx Lux Morum inglobata in un ingresso

In via Pignolo si trova La Fonx Lux Morum inglobata nell’ingresso di un edificio residenziale. Era la sorgente di una fontana pubblica che alimentava la zona di Pignolo, fatta realizzare dal Podestà Gualtiero Ruffino D’Asti nel 1208.
Oggi rimangono solo le tracce con la lapide, in quanto dopo la costruzione della fontana del Delfino fu abbandonata e inglobata appunto dalle costruzioni vicine. La descrive anche Padre Donato Calvi nei suoi libri delle “Effemeridi” e dice che nel 1600 la vecchia sorgente era già secca.
#14 In Borgo Pignolo si trova il Paiolo Magico di Harry Potter

Prendiamola larga: il pub più antico di Londra, come sanno tutti i maghi, è il Paiolo Magico di Charing Cross Road. Il Paiolo Magico si trova lì fin da prima che Charing Cross Road fosse progettata; il suo vero indirizzo è Diagon Alley, numero uno, e pare che sia stato costruito all’inizio del Cinquecento insieme alle altre strade dei maghi. Ma non tutti sanno che quel Paiolo Magico non è l’unico.
C’è un Paiolo Magico anche a Bergamo in via Pignolo e si tratta di un luogo che farà battere il cuore a tutti i Potteriani. Qui infatti potranno trovare gadget e abbigliamento originali della serie e incontrare in particolari eventi i loro beniamini. E’ un negozio a due vetrine che catturerà immediatamente la vostra attenzione.
Se volete approfondire, leggete: Gita fuori porta | Weekend a tema Harry Potter a Bergamo e provincia: vestirsi, mangiare, dormire e divertirsi!
#15 Su alcune vetrine di Borgo Pignolo ci sono delle scritte in giapponese
I più attenti noteranno delle scritte in giapponese su alcune vetrine di via Pignolo. Si tratta di quello che rimane di un’attività organizzata alcuni anni fa dall’Ente di Cultura Giapponese in occasione di una mostra. Tutte le vetrine di via Pignolo infatti avevano una decalcomania con il nome del negozio tradotto in giapponese. Il fatto che ora non tutti abbiano il nome tradotto in giapponese è dovuto semplicemente al fatto che nel frattempo molti esercizi commerciali hanno chiuso o sono stati ceduti e quelli che sono subentrati hanno ovviamente adattato la vetrina secondo le proprie necessità commerciali, a partire dal nome.
Quindi, quando scorgete una scritta in giapponese sulla vetrina di un negozio di via Pignolo, potete senz’altro dire che si tratta di una realtà commerciale che è attiva da oltre 10 anni. Chi non ce l’ha è, quindi, più recente.
Conoscete altre curiosità su Borgo Pignolo da condividere qui?
Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce le mille mila cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita.
Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio, nell’ottica di ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.
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Riguardo invece a Borgo Pignolo, se avete delle curiosità da condividere con tutti noi, scrivetele qui sotto nei commenti. Le aggiungerò al testo, appena possibile.
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