Quando finalmente ci lasceremo alle spalle la Pandemia, il 2021 potrà essere ricordato anche come l’anno in cui l’Ultima Cena di Alessandro Allori è tornata finalmente a casa, nel Refettorio dell’ex Monastero di Astino a Bergamo. È la fine di un viaggio durato secoli per questo capolavoro errante che — grazie a Mia, Comune di Bergamo e Fondazione Credito Bergamasco — ritorna al suo posto dopo essere passato dal Palazzo Nuovo del Podestà (odierna Biblioteca Angelo Mai), Accademia Carrara e infine dal Palazzo della Ragione, dove l’avevo visto l’ultima volta.
L’ex Monastero di Astino è un luogo magico, quasi senza tempo, che ogni anno da quando è stato restaurato diventa sempre più bello e prezioso. Un gioiello di Bergamo che amo e che mi piace visitare e vivere e che oggi mi ha lasciato senza fiato per la bellezza di un’opera che è tornata ad illuminare la sala del Refettorio.
Ma prima di cominciare vi invito a fare un giro nell’ex Monastero di Astino e tutt’intorno, cominciando a leggere questo articolo: Visitare un luogo senza tempo sui colli di Bergamo, il Monastero di Astino.
Ecco quello che troverete in questo articolo
L’Ultima Cena di Allori torna al suo posto al Monastero di Astino
Nel corso del XVI secolo il Monastero di Astino visse una stagione di splendore a seguito della Controriforma e grazie al rinsaldato rapporto con l’Abbazia di Vallombrosa, casa madre della Congregazione Vallombrosana, protetta dai Medici Granduchi di Toscana.
Nel 1578 vi fu tuttavia un tentativo di rivolta da parte dell’abate Lattanzio Medolago che, con Astino a capo, intendeva liberare i monasteri lombardi dall’egemonia toscana. Fallita la ribellione, nel 1580 il nuovo abate Calisto Solari volle comunicare con forza il rientro del monastero nell’alveo della Congregazione, commissionando gli arredi lignei del refettorio sul modello di quelli di Vallombrosa e la Grande Ultima cena al Principale artista fiorentino del tempo, Alessandro Allori.
Quando il dipinto giunse da Firenze, nel marzo del 1583, i monaci rimasero stupefatti e nelle loro Ricordanze si ripromisero di conservare la tela con tutte le attenzioni possibili.
La versione inviata a Bergamo rimase nel refettorio fino al 1798, quando per volontà del neo governo napoleonico cisalpino venne decisa la soppressione del convento con conseguente confisca di tutti i beni. L’opera rimase comunque in Lombardia, venendo collocata nel salone del municipio di Bergamo che all’epoca era in Città Alta in quella che ora è la Biblioteca Angelo Mai.
Nell’Ottocento la tela venne spostata nel Salone delle Capriate all’interno del Palazzo della Ragione. Per un certo periodo entrò a far parte della collezione dell’Accademia Carrara e poi tornò al Palazzo della Ragione. Fino al suo ritorno a casa, nel Refettorio dell’ex Monastero di Astino.
Nella foto sotto, il dipinto quando era nel Palazzo della Ragione in Città Alta e dominava il Salone delle Capriate.
Cose da sapere sull’Ultima Cena di Alessandro Allori: curiosità
Il dipinto, giunto a Bergamo da Firenze nel 1583, servì a ornare il refettorio del Monastero vallombrosiano di Astino, località che si trova sulle colline all’interno dei confini della città di Bergamo.
In esso vi sono raffigurati i dodici apostoli, riuniti per l’ultima volta attorno a Gesù, in un tripudio di colori e gestualità artistica che dirottano lo sguardo del visitatore verso il centro della tela, ovvero verso la figura del Cristo. Numerosi i dettagli da ammirare, dalla tovaglia bianca che rimanda alla quotidianità della comunità religiosa, ai piatti e bicchieri di squisita fattura, qui ben raffigurati; sul tavolo, in un ritmo armonico, fanno bella mostra di sé frutti di differenti qualità, un desco a “pane e vino” che simboleggia l’Eucarestia e ricorda al visitatore ciò che si sta per compiere, ovvero il sacrificio di Cristo.
Sotto il Cenacolo di Astino i monaci mangiavano in Comunione con Cristo
Il Cenacolo, dal latino Cenaculum, “stanza della cena”, è la raffigurazione dell’Ultima cena presente nei refettori monastici secondo una trafizione molto diffusa a Firenze tra il 400 e il 500. La presenza di questo dipinto ricordava ai monaci che il pranzo era un momento dal forte valore religioso.
Il dipinto rappresentava una sorta di prolungamento della sala reale nella dimensione sacra del Vangelo, con il quale si creava una corrispondenza simbolica.
Come nell’Ultima Cena i monaci mangiavano in comunione spirituale con Cristo e ascoltavano la sua parola letta dal monaco lettore, nutrendo il corpo e insieme lo spirito. L’abate era seduto esattamente sotto la figura del Cristo ed era affiancato dai monaci, rendendo palpabile l’analogia Cristo-abate e Apostoli-monaci in nome dell’obbedienza monastica.
Una tavola raffinata e simbolica per il Refettorio del Monastero di Astino
Alessandro Allori mette in scena un’elegante tavola imbandita del XVI secolo, inserendovi con naturalezza anche i simboli dell’Eucarestia, istituita da Cristo durante l’Ultima Cena.
Guardate con attenzione quello che si trova sulla tavola, senza tralasciare la tovaglia:
– I pani e il vino si riferiscono all’offerta del corpo e del sangue di Gesù per la salvezza degli uomini;
– La candida tovaglia piegata, simile al sudario nel sepolcro, allude alla sua morte;
– I fiori vermigli al suo martirio;
– Le bottiglie d’acqua al fiotto di acqua e sangue che di lì a poco avrebbe zampillato dal suo costato;
– Il boccone offerto a Giuda all’ostia consacrata.
Una cena di magro piena di valori simbolici cari ai monaci Vallombrosiani
In tavola non è servita la cena pasquale ebraica con agnello e pane azzimo, che l’ultimo pasto di Gesù con gli Apostoli, ma il pranzo di magro che i monaci consumavano nei giorni di digiuno come il Venerdì Santo, quando erano consentiti solo prodotti vegetali o eventualmente pesce, uova e formaggio.
Nel dipinto vige un ferreo regime vegetariano, indicato certamente dall’abate committente: vari frutti “in purezza” come pinoli, castagne, uva sultanina, capperi, olive, pere, noci, cedro affettato, mandorle, da insaporire semplicemente col sale contenuto in piccole saliere dorate.
Le grandi pagnotte avvolte in tovaglioli sono probabilmente la razione giornaliera di ogni monaco, come prescritto dalla Regola di San Benedetto. Sparsi sulla tavola ci sono i cialdoni, tradizionali della cucina toscana e alternativa croccante al pane.
Due versioni dell’Ultima Cena di Allori: una ad Astino e una a Firenze
Alessandro Allori nacque a Firenze nel 1535 e morì nel 1607. Fu un raffinato pittore della corte medicea.
Nel 1582 realizzò due versioni dell’Ultima Cena: quella che possiamo ammirare nell’ex Monastero di Astino, certamente autografa e preziosa testimonianza della sua concezione sontuosa dell’arte sacra, e una ad affresco nel refettorio del convento del Carmine a Firenze, più debole e semplificata, eseguita quasi certamente da un collaboratore sulla base dei disegni del maestro.
Ma guardandole a confronto (Nella foto: sopra quella di Astino e sotto quella di Firenze) si nota davvero come l’impianto fosse lo stesso (la posizione degli Apostoli è pressochè identica), segno che al tempo i pittori “ottimizzavano” e “capitalizzavano” il prodotto del proprio ingegno realizzando dei multipli.
L’autoritratto di Alessandro Allori nell’Ultima Cena di Astino (forse)
Nella versione bergamasca, oltre che con la firma e la data presenti su uno dei sostegni della tavola, Allori lasciò una precisa traccia di sé: è probabile che l’Apostolo con il mantello rosso sul capo, che sta guardando l’osservatore, sia il suo autoritratto, come dimostra la somiglianza del personaggio con un noto ritratto dell’artista che si trova a Firenze (nella foto a destra).
Il Monastero di Astino diventa ogni estate più bello
Sembra impossibile dirlo, ma è così: l’ex Monastero di Astino ogni estate diventa più bello. Questo luogo tanto amato dai Bergamaschi e dai turisti, che sembra essere lontano da tutto gode di una posizione magnifica. Un vero e proprio scorcio di Paradiso, circondato da boschi, colline, campi.
Diventato uno dei luoghi insostituibili per il passeggio e il relax, la Valle d’Astino e l’ex Monastero hanno ricevuto il Premio Nazionale del Paesaggio 2021, assegnato per i beni e le attività culturali, e la candidatura (in corso) al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, sembrano solo la logica conseguenza al percorso di conquistata armonia, uomo-natura.
Una passeggiata da fare assolutamente
Facendo correre lo sguardo sul prato che circonda il complesso di monumenti, si rimane sopraffatti dalla bellezza e dalla tranquillità del paesaggio. Si può percorrere la fitta trama di vie che ruota attorno al monastero: a est verso il quartiere Longuelo di Bergamo, a ovest verso la valle San Martino, a nord verso San Sebastiano e i colli della Bastia e di San Vigilio.
Se volete godervi questo luogo e quello che c’è intorno, vi interesserà sicuramente leggere:
Una passeggiata nella Valle d’Astino, a Bergamo, tra storia e natura.
Ma non solo. Se vi piace entrare nei luoghi con i libri leggete il punto qui sotto.
Un ex monastero da leggere in romanzi e racconti
L’Ex Monastero di Astino lo potete trovare anche all’interno di due libri di cui vi ho già raccontato su questo blog: il primo è Nel silenzio c’era il vento, racconto lungo di Francesco Fadigati e il secondo è Sotto gli occhi di tutti il cryme story di Fabio Paravisi. Leggendoli scoprirete alcuni passaggi della storia millenaria di questo luogo.
Per approfondire, leggete:
Astino Estate 2021
L’allestimento estivo dell’ex Monastero di Astino, con i 630 metri quadri di terrazza, ospita la proposta enogastronomica firmata dallo chef pluristellato Chicco Cerea e, dallo scorso anno, la proposta della pasticceria Cavour di Città Alta. Potete decidere di fermarvi a fare colazione o a prendere un aperitivo con proposte sfiziose, oppure di fermarvi a mangiare al ristorante o nella zona dello street food. Qualsiasi cosa scegliate la proposta gastronomica è davvero di ottimo livello.
Ristorazione come fiore all’occhiello, ma senza trascurare il calendario culturale (nelle sue diverse declinazioni). L’11 giugno è stata inaugurata la mostra fotografica di Guido Guidi che vi consiglio di visitare.
Come arrivare ad Astino
Ad Astino in automobile
Per il rispetto e la tutela del luogo, il traffico nella Valle di Astino è limitato ai soli residenti. E’ stato perciò allestito un parcheggio a pagamento in Via Astino per chi vuole raggiungere l’ex Monastero.
Per raggiungere il parcheggio di Astino in auto, la via più veloce è uscire alla rotonda di Longuelo sulla Briantea (quella dove c’è un rivenditore di cucine), proseguire ancora dritto per due semafori (quello della Chiesa Parrocchiale a forma di tenda e quello che imbocca una strettoia) e procedere dritti per circa 600 metri fino a che la strada principale curva a sinistra: bene, al bivio noi giriamo a destra e proseguiamo il nostro tragitto su via Astino e, dopo un 50 metri, a sinistra. Il parcheggio si trova a 100 metri, dopo un piccolo ponticello, sulla destra.
Parcheggio a pagamento disponibile in Via Astino, aperto tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 24.00.
Ad Astino con l’autobus
Da Bergamo centro: Autobus ATB – 8B direzione Briolo oppure Autobus 9B – direzione Mozzo.
Per maggiori informazioni atb.bergamo.it
Ad Astino a piedi
Da Bergamo Alta: partendo da Largo Colle Aperto (capolinea autobus ATB), prendere Largo di Porta S. Alessandro, procedere per Via Sudorno e svoltare a destra per Via Astino. Oltrepassata Via Allegrezza il Complesso Monumentale si trova sulla sinistra.
Ad Astino in bicicletta
Le vicine piste ciclabili sono: la ciclo-pedonale dei Colli di Bergamo Sombreno-Madonna della Castagna-Piana di Valbrembo-Madonna del Bosco-Astino, parcheggio Via Ripa Pasqualina-Monastero di Astino e la ciclo-strada su misto di Bergamo Alta. Tutte percorribili non necessariamente con mountain bike.
Cosa vedere nei dintorni di Astino
e già che siete al Monastero di Astino, quello che vi consiglio è di andare in Città Alta a piedi. Ecco un articolo sugli 8 modi per salire a piedi verso il cuore della città vecchia. Tra questi anche il percorso che da Astino porta in Piazza Vecchia, passando anche da Piazza Mascheroni, Piazza Duomo e Piazza Vecchia.
Scoprire Piazza Mascheroni ingresso della Bergamo veneziana.
Lasciatevi sorprendere dei tesori di Piazza Vecchia.
Alla scoperta di Piazza Duomo, il cuore antico di Bergamo Alta.
Note: le foto sono in parte mie e in parte di repertorio.