Prosegue il nostro viaggio in compagnia delle guide turistiche bergamasche alla scoperta del territorio. Ho chiesto loro di segnalarmi un luogo del cuore o luogo imperdibile e, dopo Michela e Alessandro (Abbazia di Fontanella), Barbara (Piazza Mascheroni) e la Margì (Piazza Vecchia), ecco che Valentina Ronzoni ci porterà in uno di quei luoghi magici di Bergamo che tutti noi dovremmo conoscere: la Valle d’Astino (o Val d’Astino).
“Ciò che amo di più di Bergamo è che puoi avere, a distanza di poche centinaia di metri, la vitalità e l’eleganza di un centro cittadino e angoli di pace, verde e silenzio. Uno di questi angoli, quello che preferisco, è il complesso della Chiesa ed ex monastero del Santo Sepolcro di Astino, incastonato in una splendida valletta verde detta Valle d’Astino”.
Inizia così questa visita (virtuale) in compagnia di Valentina che mi dà la possibilità di raccontarvi un po’ più approfonditamente questa valle così bella, “perfetta per una passeggiata senza uscire dai confini di Bergamo, immersi nella storia e nella natura“.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Come arrivare alla Valle d’Astino
La Valle d’Astino si trova, infatti, all’interno dei confini della città di Bergamo. La si raggiunge dal quartiere di Longuelo, quello dove si trova la chiesa che sembra una tenda o un extraterrestre progettata dal grande architetto bergamasco Pino Pizzigoni. Seguite le indicazioni per Astino e lasciate l’auto all’inizio dell’omonima via. Potete provare a parcheggiare nei pochi spazi blu a pagamento o in un moderno parking con un centinaio di posti. Poi, proseguite rigorosamente a piedi verso Città Alta. Oppure per chi viene proprio da Città Alta, il suggerimento è di scendere da via Sudorno: subito dopo il Tempio dei Caduti si incontra il bivio per Astino. Non potete sbagliare.
E’ una passeggiata davvero perfetta. Un tuffo nella Bergamo medievale fatta di strade strette, scalette, muri a secco e verde. Tanto verde. Adagiata tra il bosco dell’Allegrezza e il colle della Benaglia, la Val d’Astino infonde in chi la visita una sensazione di pace e di quiete. Non deve essere stato un caso la scelta fatta nel lontano 1107 dai monaci vallombrosani di costruire proprio qui il loro Monastero e la chiesa annessa, chiamata del Santo Sepolcro.
La valletta cittadina è circondata da boschi, colline, campi, e dalla fitta trama di vie che ruotano attorno al monastero. “La passeggiata nella Valle d’Astino ci permette di calarci nel silenzio e nella spiritualità del luogo, ancora forte nonostante i monaci non ci siano più da tempo e i locali del convento servano ora ad ospitare mostre ed eventi” continua Valentina.
Gli edifici che puntellano la Valle d’Astino
A spiccare nel panorama collinare è senza ombra di dubbio il complesso monastico fondato a cavallo fra l’XI e il XII secolo dall’abate Bertario e composto dalla chiesa del Santo Sepolcro con annesso il chiostro cinquecentesco e dal “Palatium” del Beato Guala, il Monastro d’Astino. Ma non solo. Se vi guardate intorno, infatti, noterete delle costruzioni di chiaro stampo medievale.
Nel corso del Medioevo questo territorio fu costellato inoltre di una serie di fortificazioni fra le quali tre torri e un castello che formarono un quadrilatero eretto probabilmente a difesa dell’area. L’edificio, posto nei pressi della Cascina dell’Allegrezza, si ritiene potesse trattarsi del cosiddetto “Castrum de Longullo”, indicato per la prima volta in un documento del 1353 come proprietà di Alberto Suardi e in precedenza della famiglia La Crotta.
Le altre strutture sorgono invece l’uno all’interno di uno stabile rustico denominato Cascina Becchella, l’altro all’inizio di via Astino e trasformato in epoca rinascimentale in residenza, mentre il terzo sarebbe posizionato più a sud, lungo la strada per Curno.
Nelle foto sotto notate la cascina Mulino e ciò che resta del Castello dell’Allegrezza.
Il Monastero di Astino: un gioiello che incanta
La relazione tra questa valle e il monastero è fortissima. L’antichità del luogo si legge nelle pietre dell’imponente torre angolare e nelle forme severe: furono i monaci vallombrosani, derivati dall’ordine benedettino, a fondare il cenobio nel 1107.
“Il monastero resistette per secoli nella sua funzione primaria, fino alla soppressione napoleonica. Poi passò di mano fino a diventare addirittura un manicomio nell’Ottocento. Cadde in abbandono nel Novecento e soltanto grazie ad un grande restauro, concluso per Expo 2015, è possibile accedere di nuovo a questo gioiello” spiega Valentina Ronzoni.
“Nella Chiesa invece si celebra ancora la Messa alla domenica pomeriggio: la scalinata che vi porta all’ingresso e alla semplice facciata è un colpo d’occhio notevole, insieme scenografica e austera. Si leggono ancora le colorate tracce di una decorazione più recente, realizzata tra il Cinquecento e il Settecento e un tempo sicuramente ricchissima”.
Se volete approfondire la storia del Monastero di Astino, vi consiglio di leggere questo articolo: Visitare un luogo senza tempo sui colli di Bergamo, il Monastero di Astino
Una curiosità: sapete che è spesso citato in racconti e romanzi?
Proprio per la sua storia così lunga e varia, il Monastero di Astino offre spunti sempre diversi, perfetti per essere inseriti in romanzi e racconti. Ve ne segnalo due.
Nel silenzio c’era il vento di Francesco Fadigati è un racconto di cui ho già scritto, ambientato proprio nel Monastero di Astino. Vi invito ovviamente a (ri)leggerlo. Ma se volete saperne di più potete leggere qui.
Anche nell’ultima Crime Story di Fabio Paravisi, intitolata Sotto gli Occhi di Tutti trovate il Monastero di Astino. Nella terza avventura, uscita recentemente, i due improbabili detective che abbiamo già incontrato con Le Impronte del Male e Uno di Troppo si troveranno a investigare sulla sparizione della calotta cranica di Gaetano Donizetti ed entreranno in contatto con strani personaggi “ospiti” proprio dell’ospedale psichiatrico di Astino. Vi consiglio anche in questo caso di leggere il romanzo (di cui parlerò presto) e, visto che si racconta la vicenda dell’osso scomparso del musicista bergamasco (e quindi non rischio di spoilerarvi nulla), vi invito a leggere uno degli articoli di questo blog che svelano la verità sulla leggenda della calotta cranica di Donizetti usata come portamonete.
Se invece volete saperne di più sul monastero, potete acquistare questo testo molto interessante dedicato proprio a questo luogo.
Nella Valle di Astino la natura è tutt’intorno
Delimitata ad est dallo sperone della Benaglia, circoscritta a nord dalle selle della Piegna e del San Sebastiano e dai colli della Bastia e di San Vigilio, la valletta si caratterizza in particolare da una serie di terrazzamenti realizzati lungo i dolci pendii che circondano il Monastero e da tanta tanta natura. Quando inizierete la vostra passeggiata vi sorprenderete pensando di essere all’interno dei confini di Bergamo. E non sto parlando della provincia, ma proprio dei confini della città.
L’esposizione della zona a mezzogiorno e la protezione dai venti settentrionali ha favorito nel corso dei secoli la collocazione degli insediamenti e la messa a coltura dei terreni circostanti, quest’ultima sostenuta in alcuni casi da una serie di muretti a secco, utilizzati in funzione di contenimento a fronte di pendii ripidi o particolarmente sassosi.
Valle della Biodiversità
Proprio di fronte alla Chiesa c’è la sezione dell’Orto Botanico Lorenzo Rota, detta Valle della Biodiversità.
La “Valle della Biodiversità” ad Astino dell’Orto Botanico di Bergamo è un luogo di pace, un museo all’aperto dove si studiano e si conservano collezioni botaniche che comunicano il rapporto tra Piante e Uomo e educano alla sostenibilità.
Proprio qui, ad aprile 2018, è nato un affascinante progetto che riguarda la coltivazione del lino e della canapa. La sperimentazione, nata dalla collaborazione di Comune di Bergamo, Fondazione MIA, Parco dei Colli, Linificio e Canapificio Nazionale (fondato a fine Ottocento a Villa d’Almè e oggi leader mondiale nella produzione di filati di lino e di canapa), ha lo scopo di reinserire due storiche fibre tessili delle valli bergamasche da dove mancano dal secondo dopo guerra.
Le coltivazioni della Valle d’Astino
Nella valle d’Astino trovate oltre alle coltivazioni di canapa e lino per i tessuti, anche quelle di luppolo per la birra e di olive per l’olio. Sono tutte coltivazioni speciali.
Ma non solo. Trovate anche piccoli frutteti coltivati da giovani imprenditori agricoli che hanno partecipato a bandi per riportare antiche e nuove coltivazioni nel parco dei Colli di Bergamo. In particolare mi piace segnalare l’oliveto curato dall’azienda agricola Il Castelletto di Scanzorosciate che ha riportato gli ulivi per la produzione dell’olio in questa zona.
Nella Valle d’Astino esiste anche un frutteto Pick you up, ossia dove potete andare a raccogliere la frutta direttamente dagli alberi (mele e pesche), pagarla e portarvela via.
La vegetazione della Valle d’Astino
Avvicinandosi verso le vette, è possibile però notare la presenza della Zona Speciale di Conservazione dei boschi di Astino e dell’Allegrezza, veri e propri centri della biodiversità che contraddistinguono i Colli di Bergamo.
A farla da padrona sono sopratutto specie quercine come rovere, farnia e castagno a cui si aggiungono esemplari di ornelli, aceri e sambuchi oltre che di carpini e noccioli. L’intervento umano ha introdotto anche alcune varietà esotiche come la robinia che, con il passare degli anni, ha conquistato spazi in tutte le nostre valli a discapito – diciamolo – di specie autoctone.
La valle è ricca anche di arbusti come il biancospino, il ligustro comune, il sanguinello, il pungitopo, la rosa selvatica, la fragola e il nespolo. E gli amanti dei fiori non potranno non notare la campanella comune, il dente di cane, l’anemone dei boschi e la primula comune.
La fauna della Valle d’Astino
In campo faunistico gli anfibi popolano le aree umide come nel caso della rana di Lataste, del tritone crestato italiano, del rana agile e del rospo smeraldino, mentre fra i rettili si segnala il colubro d’Esclulapio o saettone.
Fra gli uccelli troviamo il rampichino, l’occhiocotto, il torcicollo, il picchio rosso maggiore, il picchio muratore, il canapino, l’usignolo e il saltimpalo. Rari sono invece gli insediamenti di picchio verde e di luì verde, ma comunque sono stati avvistati e quindi li segnaliamo.
All’interno delle riserve non mancano nemmeno rapaci diurni come lo sparviero, la poiana e il gheppio, ma anche di alcuni notturni come l’allocco, l’assiolo, il barbagianni e la civetta.
Nutrita è anche la presenza di insettivori come il riccio, la talpa e i toporagni, e di roditori come il ghiro, le arvicole, i topi selvatici, mentre i carnivori sono rappresentati dalla volpe, dalla faina e, in misura minore, dalla donnola.
Torneremo a viaggiare…
Nelle ultime calde estati, Astino è stata sede di un vivace programma di eventi e di gastronomia: al tramonto, sotto le antiche torri o gli archi del chiostro, si chiacchiera al fresco e si ascolta musica mangiando buon cibo e bevendo ottime birre di aziende del territorio.
Note: Le foto di questo articolo sono in parte mie, in parte di Valentina Ronzoni e in parte recuperate in rete.
Valentina Ronzoni fa parte dell’Associazione Art-U nata nel 2012; opera principalmente sul territorio di Monza, della Brianza e di Milano ma organizza anche visite a Bergamo:
“I territori sono così vicini che ci piacerebbe sempre più portare i brianzoli a Bergamo e… i bergamaschi a Monza!” Potete trovarla sul sito http://www.artuassociazione.org.
Mi piacciono molto i tuoi articoli, mi fai scoprire sempre qualcosa di nuovo e di interessante!
Ma wow! Quello che mi colpisce, dei tuoi articoli, è che trovi ovunque dettagli estremamente interessanti. Io amerei particolarmente l’orto botanico. E poi andrei anche solo per vedere la specie di uccelli denominata torcicollo. Imperdibile! 😀
Negli ultimi anni ho sviluppato una predilezione per le passeggiate in mezzo alla natura, in luoghi che trasmettono tranquillità, lontani dall’affollamento. Questo percorso potrebbe fare al caso mio!
Da quello che hai descitto sembra un piccolo paesino sperduto nella natura con tutte le comodità possibili. Sicuramente una bella gita è d’obbligo
Ho scoperto un altro angolo della provincia di Bergamo di cui non avevo mai sentito parlare. Mi affascina molto il monastero, il fatto che sia stato nominato in alcuni romanzi aumenta la mia curiosità.
Bellissima la correlazione sottile fra natura e architettura che si avverte leggendo questo articolo. Credo che sia la sintesi perfetta di quell’idea di turismo di prossimità che ci accompagnerà in questi mesi
Che bellezza!! Ogni volta che vengo sul tuo blog trovo sempre spunti e zone interessanti da visitare. Quando tornerò in Lombardia voglio proprio fare un giro a Bergamo e dintorni.
Amo passeggiare in mezzo alla natura tra boschi, radure e corsi d’acqua ed è quello che in questo periodo mi manca in assoluto di più
Adoro partecipare ad eventi organizzati in luoghi caratteristici e carichi di storia come questi. Sarebbe davvero molto interessante fare una passeggiata in questa valle, soprattutto per me, che sono quella in famiglia che più adoro i borghi medievali e le storie che Si portano dietro.
Ho notato, infatti, che i monaci scelgono – quasi sempre – dei luoghi molto suggestivi per i loro monasteri. Non solo sono situati dove ci sono, prevalentemente, bei paesaggi, ma anche a livello emotivo, trovarsi in quei luoghi, è già un’esperienza particolare. La sanno lunga. 🙂
Non conosco questa valle, ma tu mi stupisci sempre con cose nuove. Mi sembra il posto ideale per una passeggiata nella natura.
Anche questa volta mi hai fatto conoscere un aspetto di Bergamo che è sorprendente: praticamente un’oasi verde, quasi di montagna… però in città, raggiungibile magari anche a piedi.
Mi piacerebbe molto fare una passeggiata nella Valle d’Astino, in particolare per vedere l’orto botanico.
Articolo interessante ed informativo, oltre che evocativo! Grazie anche per i suggerimenti di romanzi ambientati in zona, amo molto approfondire le connessioni letterarie con i luoghi che visito.
Non conosco Bergamo ma sicuramente qui ho trovato tanti post per approfondire città e dintorni, chissà in questo nuova estate italiana se citassi so dove cercare ispirazione!